Pensieri di Augusto Del Noce (1910-1989), a cura di Marco Massignan
Nulla più ripugna alla borghesia, oggi in ascesa, progressista e illuminista, che l’idea di verità e di valori eterni, permanenti, assoluti. La de-valorizzazione dei valori sino a oggi considerati come supremi è la condizione per esservi ammessi. Il gruppo sociale che oggi si chiama progressivo e aspira all’egemonia accetta tutte le negazioni del marxismo nel riguardo del pensiero contemplativo, della religione e della metafisica; accetta la riduzione delle idee a strumento di produzione… (C’è) l’assorbimento della cultura nell’“industria culturale”, che riconosce due tipi di intellettuali: i dissacratori, cioè i custodi del nichilismo o corteggiatori del presente (c’è da dimostrare che il presente è progressivo e l’unica via per provarlo, in questa prospettiva, è appunto progredire nella dissacrazione) e gli esperti e i tecnici.
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Apparentemente la civiltà tecnologica lascia aperto un posto alla religione, nel senso che distingue tra il verificabile e l’inverificabile. Da una parte la zona del profano, dall’altra quella del sacro. E qualcuno aggiungerà che questo significa una purificazione del sacro, nel senso che è tolta ogni sua commistione col profano. Ma attenzione! Di fatto nella comune coscienza della civiltà tecnologica il verificabile sarà il reale, l’inverificabile illusione soggettiva. Supponendo anche una posizione più temperata, la religione sarà ridotta alla sua funzione vitalizzante. Con ciò sarà posta sullo stesso piano delle droghe; e non è affatto certo che considerata sotto quest’aspetto sia la più efficace. Personalmente penso che in questa subordinazione dell’aspetto di verità della religione a quello di forza vitalizzante, il che importa tra l’altro che le sue affermazioni metafisiche e i suoi dogmi non siano considerati che come simboli e giudicati non nella loro verità ma nella attitudine a esercitare questa funzione stimolante, stia l’essenza della bestemmia.
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È opportuno insistere su certe verità su cui è caduto un quasi totale oblio. L’idea di matrimonio monogamico indissolubile e le correlative (pudore, purezza, continenza) sono legate a quella di tradizione che, a sua volta, in quanto “tradere” è consegnare, presuppone quella di un ordine oggettivo di verità immutabili e permanenti (il Vero in sé, il Bene in sé)… Ma se noi separiamo l’idea di tradizione da quella dell’ordine oggettivo, essa deve apparire come il “passato”, come “ciò che è superato”, come “il morto che vuole soffocare il vivo”; come ciò che deve essere negato per poter ritrovare l’equilibrio psichico. All’idea del matrimonio indissolubile deve sostituirsi l’unione libera, rinnovabile, o solubile in qualsiasi momento. Non si può parlare di perversioni sessuali, anzi le forme omosessuali, maschili e femminili, dovranno essere considerate come le forme pure dell’amore… Il dominio della sessualità libera è dunque il puro presente; da ciò la ricaduta nel sottoumano, nell’animalismo, situazione da cui si cerca di sottrarsi attraverso l’evasione in “un’altra realtà”. Da ciò il legame necessario tra erotismo e i “paradisi artificiali” della droga.
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Il carattere proprio del laicismo ottocentesco era di arrestarsi, nella sua critica, davanti alla morale… Oggi invece il riconoscimento della pluralità dei criteri di morale e la negazione correlativa che si possa parlare di un’etica assoluta e definitiva, sono asserzioni prime del pensiero che si dice laico. Consegna del nuovo laicismo è che bisogna essere tolleranti con ogni forma di pensiero, meno che con una, quella che si presenta come asserzione di una verità assoluta e definitiva, e, sotto sotto, c’è questo pensiero: l’etica tradizionale cristiana corrisponde al momento storico della natura non dominata; il dominio totale dell’uomo sulla natura coinciderebbe con la scomparsa dell’etica, per l’aspetto almeno in cui essa significa rinuncia, sacrificio, ascetismo. Alla vittoria della tecnica sarebbe quindi correlativa la scomparsa ad un tempo della religione e della morale. Il progresso tecnico renderebbe cioè possibile un completo naturalismo.
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La crisi delle idee di rivoluzione e di progresso coinvolge quella dell’idolo maggiore che si oppone alla riaffermazione dei valori permanenti, quella dell’idea di modernità assunta come valore. È in dipendenza di questa idea di modernità che si contesta appunto l’unità del pensiero greco e del pensiero cristiano, in varie forme, che tutte però concordano di fatto nel sostituire alla trascendenza e normatività dei valori assoluti, il movimento intramondano della trascendenza. Il Voegelin ha mostrato con esemplare efficacia il carattere neognostico dell’idea di modernità, come dipendente dalla secolarizzazione di quella veduta gioachinita della storia che si sostituì progressivamente all’opposta veduta agostiniana; e che negli ultimi secoli è diventata talmente incontrastata da permeare in forma diretta, come il modernismo, o rovesciata, come il pensiero reazionario, lo stesso pensiero religioso.
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La storia d’Italia, dal 1945, è la storia del progressivo dominio del Partito d’azione, del partito dei ceti emergenti, del capitale finanziario, degli speculatori, della mobilità sociale. Il partito dissolutore della tradizione… Il Partito d’azione è il partito di ricambio della borghesia italiana, qualora il fascismo avesse ricevuto, come successe, una sconfitta.
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Nel vecchio illuminismo era sostanzialmente prevalsa la linea che criticava, sì, le superstizioni del passato, ma in nome di una ragione comune a tutti gli uomini (quella da Locke a Kant), oggi prevale invece la direzione nettamente distruttiva e immoralistica, da Lamettrie a Sade… Dunque lotta contro l’etica repressiva, in nome della libertà istintuale; affermazione della caduta di ogni valore assoluto; intolleranza in nome della tolleranza;
negazione sulla scia di Lamettrie – oggi curiosamente assurto alla posizione di grande pensatore – della differenza qualitativa tra l’uomo e l’animale… E correlativamente immoralismo, per cui Sade sta prendendo il posto che nella storia della morale avevano una volta Rousseau e Kant.
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Il razionalista accetta la religione, purché si tratti di una religione razionale, traducente in un linguaggio simbolico le affermazione della ragione, o limitantesi alla coscienza stessa che noi abbiamo della ragione, in quanto principio di comunione universale tra gli uomini. Egli rifiuta ogni trascendenza. Egli si chiude nell’immanenza, perché pensa che la ragione, la nostra ragione, non si appoggia su nulla di altro, che essa non ha bisogno di completarsi con nulla di altro, che essa non ha dunque a curarsi di alcun al di là. Egli si accontenterà, a rigore, con l’inconoscibile. Egli non tollererà mai il soprannaturale… Condizionato da questa iniziale negazione del soprannaturale… il razionalismo a nient’altro può condurre che all’affermazione della normalità della situazione umana, vista questa in senso ottimistico (la realtà è ciò che deve essere) sia in senso pessimistico (la realtà mondana è ciò che necessariamente é), con la possibilità che la vita spirituale venga prospettata come ricerca di una liberazione orientata necessariamente verso il nulla oppure come accettazione della vita in una disposizione che si pone necessariamente “al di là del bene e del male”.
Altro che frecce, sono proiettili!
Potreste indicare da quali opere sono tratte le citazioni? Grazie!
Opere da dove sono tratte le citazioni.
1. AA.VV., Pluralismo culturale. Scuola e Società. La scuola italiana tra cultura di stato e pluralismo culturale (Massimo Editore 1977, pp. 87-88).
2. A. Del Noce, L’Epoca della secolarizzazione (Giuffré 1970, p. 95).
3. A. Del Noce, Rivoluzione, Risorgimento, tradizione (Giuffré 1993).
4. A. Del Noce, Il problema dell’ateismo (Il Mulino 1964).
5. A. Del Noce, Contestazione e valori (intervento al Congresso internazionale su “I valori permanenti nel divenire storico”, Roma, 3-6 ottobre 1968, pubblicato in Ethica, 1969, II, pp. 107-119).
6. A. Del Noce, Il Principio-Menzogna/Cancellazione della memoria storica (in Studi Cattolici 1977/6 a
7. A. Del Noce, L’Epoca della secolarizzazione, cit., pp. 53-54.
8. A. Del Noce, Il problema dell’ateismo’, cit., pp.17-19.
Ottimo! Grazie mille!