Tutto in Crimea parla della nostra storia condivisa e del nostro orgoglio.

di G. S.

Tutto in Crimea parla della nostra storia condivisa e del nostro orgoglio. Questo è il posto degli antichi Khersones, in cui il Principe Vladimiro fu battezzato. La sua decisione di adottare l’Ortodossia predeterminò la base generale della cultura, della civiltà e dei valori umani che uniscono i popoli di Russia, Bielorussia e Ucraina. Anche le tombe dei soldati Russi il cui coraggio portò la Crimea nell’impero Russo sono in Crimea. Questa è anche Sebastopoli – una città legendaria con una magnifica storia, una fortezza che serve da luogo di nascita per la Flotta Russa del Mar Nero. La Crimea è Balaklava e Kerch, la Kurgan di Malakhov e la Cresta di Sapun. Ognuno di questi posti è caro ai nostri cuori, simbolizza la gloria militare Russa e il nostro valore eccezionale. (Vladmir Putin)

La Crimea è una penisola posta sulla costa settentrionale del Mar Nero e che lo separa dal Mare di Azov.

Circa il 57% della popolazione locale è composta da Russi e solo per il 27% da Ucraini.

Una delle quattro flotte della marina militare russa ha sede a Sebastopoli, citta situata a sud-ovest della penisola. Qui sono ospitati circa 11.000 effettivi e circa 60 navi.

Permanenza, quella della flotta, che nel 2010 il parlamento russo e quello ucraino avevano esteso fino al 2042, in cambio di uno sconto del 30% delle forniture di gas russo a Kiev.

Il controllo del porto di Sebastopoli è fondamentale affinchè la flotta russa possa mantenere sia il controllo sul Mar nero, sia lo sbocco sul Mar di Marmara e di conseguenza sul Mediterraneo.

A seguito del referendum tenutosi in Crimea a marzo dell’anno scorso, la penisola si è dichiarata autonoma dal nuovo governo di Kiev (plebiscito  a favore).

Come avevamo già scritto negli articoli precedenti, la storia dell’Ucraina non può essere considerata in maniera autonoma prescindendo dall’evoluzione della Russia. A maggior ragione per quanto riguarda la Crimea, che per storia, cultura e tradizione è sempre stata più vicina a Mosca che a Kiev.

E’ utile, al fine di comprendere l’importanza della Crimea, ripercorrere in grandi linee gli avvenimenti più salienti della sua storia.

1784: Dieci anni dopo la guerra russo-turca, che aveva fatto sì che la penisola uscisse dal dominio ottomano, il Khanato di Crimea viene ufficialmente annesso all’impero russo.

1853-1856, la famosa “Guerra di Crimea”: L’impero russo si trova a fornteggiare l’impero ottomano, sostenuto da Gran Bretagna, Francia e Regno di Sardegna. Nel 1855 l’abbandono del porto di Sebastopoli da parte dello zar apre la strada alla vittoria dell’alleanza.

1941-1942, Battaglia di Crimea: Le truppe Nazionalsocialiste e Sovietiche si fronteggiano per il controllo della penisola.

A guerra conclusa Stalin ordina la deportazione della popolazione tartara (etnia ancora oggi presente nel territorio), accusata di collaborazionismo con Hitler, con documentazione.

Nel 1954, poi,  la Crimea, per volontà del leader sovietico Nikita Krusciov, viene formalmente annessa alla Repubblica Socialista Sovietica Ucraina.

A seguito della dissoluzione dell’URSS, gruppi nazionalisti filorussi, appartenenti al “Movimento Repubblicano di Crimea”, si resero protagonisti di tumulti per l’indipendenza della penisola.

E’ a marzo dell’anno scorso, però, che a seguito di un referendum, gli elettori della Repubblica autonoma di Crimea hanno deciso l’adesione della penisola alla federazione Russa. E’ stato un plebiscito che nessuno può contestare: 1.233.002 persone, il 96,77% di voti favorevoli.

Ovviamente la comunità internazionale si è scagliata contro il referendum: mancava dei requisiti legali ecc. ecc. … dicono i baroni del democraticismo massonico.

Così Putin sulla situazione:

(…) In più, le autorità Crimeane si riferirono al ben noto precedente del Kosovo – un precedente che i nostri colleghi occidentali crearono con le loro stesse mani in una situazione molto simile, quando accettarono che la separazione unilaterale del Kosovo dalla Serbia, come la Crimea sta facendo in questo momento, era legittima e non richiedeva alcun permesso dalle autorità centrali di quel paese. Seguendo l’Articolo 2, Capitolo 1 della Carta delle Nazioni Unite, la Corte Internazionale delle Nazioni Unite accettò questo approccio e rilasciò il seguente commento a proposito della loro decisione il 22 Luglio, 2010, e cito: “Nessuna proibizione generale può essere dedotta dalla pratica del Consiglio di Sicurezza riguardo le dichiarazioni di indipendenza” e “la legge internazionale in genere non contiene alcune proibizioni sulle dichiarazioni di indipendenza”. Cristallino, come dicono loro.

Putin si dimostra anche in questo caso un eccellente stratega, rinfacciando agli occidentali la controversa indipendenza del Kosovo (che per la cronaca tutt’oggi Mosca non riconosce), situazione analoga a quella della Crimea, in quanto a seguito di un referendum la piccola regione ha raggiunto l’indipendenza dalla Serbia.

Con la differenza però che in Crimea non è stato sparato un colpo, mentre in Kosovo, ancora oggi, ci sono truppe armate a controllare la situazione in un paese strappato ad uno stato sovrano con un internvento militare.