J. Ratzinger: i protestanti devono rafforzarsi. No al confessionalismo. Grande Lutero. Cambiare idea di conversione

di CdP Ricciotti.

In un clima di crescente polemica anti-bergolgiana, di proseliti pro-ratzingeriani, di sfide dal sapore antropocentrico fra le opposte fazioni (atteggiamento scismatico voluto dal modernismo), torniamo a parlare di J. Ratzinger e della sua teologia, tanto “sopraffina”, quanto “non cattolica”. Qui l’elenco completo dei precedenti mini-dossier (clicca qui).

In «Principles of Catholic Theology», 1982, alla pagina 202 si legge: «Ciò significa che la Chiesa cattolica [il Cattolico] non insiste sullo scioglimento delle confessioni protestanti e la demolizione delle loro chiese, ma spera, anzi, che saranno rafforzati nelle loro confessioni e nelle loro realtà ecclesiali».

Ancora: «c’è un confessionalismo che divide e che deve essere superato […] dobbiamo opporci a questo confessionalismo della separazione un’ermeneutica di unione che vede la confessione di fede come quella che unisce».

Ma se protestanti e Cattolici hanno una “fede diversa”, differenti “credo”, come si può pensare di unire “fedi differenti” senza che la controparte rigetti i propri errori in ragione della verità, depositaria ne è Chiesa cattolica? J. Ratzinger nei suoi pensosi ragionamenti accusa i «confessionalismi» e «confessionalisti», sostenendo che questo atteggiamento «divide», dunque deve «essere superato» perché la Chiesa, a suo dire, «non si oppone alle chiese protestanti» ma vuole «rafforzare le loro confessioni e realtà ecclesiali». Difendere la vera fede diventa per J. Ratzinger «confessionalismo che divide».

Successivamente rimescola le carte e, dopo aver parlato di «nostro interesse, cioè, l’interesse di ecumenismo», tuttavia adulterando il significato del termine «ecumenismo», sostiene che si può ottenere non a «condizione che le confessioni protestanti spariranno», ma solo se «le confessioni protestanti saranno tradotte dal loro esilio […] nel senso pieno di una comunità vincolante di fede nella Chiesa».

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Un passo indietro, dunque. Affermare e negare anche più volte in uno stesso scritto è la tipica azione teologica del modernista, sono ridicoli sofismi utili alla dissoluzione della fede.  Secondo J. Ratzinger – si legge chiaramente – prima bisogna favorire le realtà ecclesiali e le confessioni protestanti, poi bisogna combattere i confessionalismi anti-ecumenici, infine bisogna vincolare i protestanti nella comunità di fede con la Chiesa, ma senza snaturare le realtà ecclesiali protestanti e senza opporsi alle loro confessioni, anzi incentivandole in chiave ecumenica.

Oltre che illogiche, queste affermazioni sono chiaramente pancristiane, tendenza sorta nei movimenti di area protestante, celebrata nel “concilio” Vaticano II, che vuole unificare le “chiese” senza superarne differenze dottrinali e gerarchiche; tendenza pericolosissima, eretica, oggi spacciata dai vaticanosecondisti per «ecumenismo», proprio come fa J. Ratzinger.

In «Theological Highlights of Vatican II», 1966, pagine 61, 68, J. Ratzinger [Paperback – March 1, 2009], si legge: «Intanto la Chiesa cattolica non ha il diritto di assorbire altre Chiese […] A unità di base – delle Chiese che rimangono Chiese, ma diventano una Chiesa – devono sostituire l’idea di conversione […]».

Se non fosse che abbiamo già chiarito, in decine di mini-dossier e documenti, cosa intendono i vaticanosecondisti per «ecumenismo», ovvero «pancristianesimo», ci sembrerebbe di leggere una frase scritta da un folle. Invece non è così, anche se, in un certo senso, si può ritenere che il modernismo è esternazione di colpevole “follia teologica”. Come verosimilmente folle è la dichiarazione: «Intanto la Chiesa cattolica non ha il diritto di assorbire altre Chiese».

Ratzinger anzitutto trasforma le “chiese” in «Chiese», poi dice che queste devono «diventare una Chiesa», ma devono «rimanere Chiese». La sua soluzione è «sostituire l’idea di conversione». Insomma, uniti nelle diversità dottrinali, dogmatiche: ovvero l’annullamento della dogmaticità dei dogmi. Già abbiamo visto cosa intende J. Ratzinger per Chiesa e qual è la sua idea di «Chiesa di Cristo» (clicca qui), dunque oramai nulla ci stupisce.

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Quindi per quasi 2.000 anni, da Gesù al preconcilio (Vaticano II), l’idea di conversione sarebbe stata sbagliata, allora «va sostituita». Unire credi differenti in un’unica Chiesa, conservando le “chiese” (loro “credi” e loro “gerarchie”), significa che l’esistenza stessa della Chiesa cattolica è inutile, poiché sarebbe come una sorta di parlamento egualitario dove si uniscono e si condividono, sullo stesso piano, verità e menzogna, pertanto non ci sarebbe più una verità ma tante verità, quindi tutto il trascendente sarebbe falso perciò inesistente. È ateismo mascherato.

In «Principles of Catholic Theology», 1982, alla pagina 263 J. Ratzinger parla di «odierno deplorevole dibattito su Lutero […] senza riconoscere il centro religioso che è stato più importante per lui: la chiamata al perdono». Pertanto, dice, «in Lutero [ciò] rende tutto il resto sopportabile a causa della grandezza del suo fervore spirituale».

Le «Chiese» di cui parla J. Ratzinger, che per noi devono essere (e sono) invece “chiese”, sono solitamente diramazioni del degenerato credo luterano che apre ai cinque “sola”, pertanto rende la fede un’esperienza soggettiva – relativa – suscettibile di milioni di interpretazioni e sfaccettature, a partire dalle tante personali interpretazioni della Scrittura (sola Scriptura). Per J. Ratzinger, Lutero sarebbe stato «grande» nel suo «fervore spirituale» poiché per lui era «importante la chiamata al perdono». Perché per la Chiesa non lo era? Avevamo bisogno dell’ “anticristo” Lutero?

Insomma, piano piano anche i più “duri”, persino gli “innamorati” di J. Ratzinger (una sorta di morbosa “omosessualità teologica”), credo che stiano capendo chi hanno per “idolo”: sembrerebbe anche un cripto-luterano.

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Alcuni sostengono che in questi mini-dossier si faccia “taglio e cucito” al fine di denigrare l’immagine “ortodossa” di J. Ratzinger. Sebbene è  dimostrato che sono illazioni prive di alcuna base, piuttosto diffamazioni o censure ideologiche di chi non può controbattere con le armi della teologia, con un piccolo esempio vediamo come J. Ratzinger applica queste sue deliranti affermazioni teologiche.

Prendiamo come esempio il documento vaticano del 9 dicembre 2005, «Discorso alla delegazione del consiglio metodista mondiale» (link quasi introvabile su Google), dove J. Ratzinger giubila: «Mi ha incoraggiato l’iniziativa che porterebbe le Chiese membro del Consiglio Metodista Mondiale ad aderire alla Dichiarazione Congiunta sulla Dottrina della Giustificazione, firmata dalla Chiesa cattolica e dalla Federazione Luterana Mondiale nel 1999. Se il Consiglio Metodista Mondiale dovesse esprimere la sua intenzione di aderire alla Dichiarazione Congiunta, ciò contribuirebbe alla guarigione e alla riconciliazione che desideriamo ardentemente e sarebbe un significativo passo avanti verso il fine dichiarato della piena e visibile unità nella fede».

Del sofistico e prolisso documento sulla «Dottrina della Giustificazione» abbiamo già parlato in passato. Qualche altro breve cenno: «Le interpretazioni e applicazioni contraddittorie del messaggio biblico della giustificazione sono state nel XVI secolo una causa primaria della divisione della Chiesa d’Occidente, che si è espressa anche avuto effetti sulle condanne dottrinali. Una comune comprensione della giustificazione è quindi fondamentale e indispensabile per il superamento della divisione delle Chiese. Facendo sue le intuizioni dei recenti studi biblici e attingendo alle moderne ricerche della storia della teologia e della storia dei dogmi, il dialogo ecumenico, realizzato dal Concilio Vaticano II in poi, ha condotto ad una significativa convergenza a riguardo della dottrina della giustificazione. Essa permette di formulare in questa Dichiarazione congiunta un consenso su verità fondamentali della dottrina della giustificazione alla luce del quale le condanne dottrinali del XVI secolo ad essa relative oggi non riguardano più la controparte» (numero #13).

Siamo in presenza di relativismo dogmatico, elogio degli studi biblici protestanti, reinterpretazione contraddittoria della Scrittura, ri-progettazione della dottrina cattolica sulla salvezza in chiave anti-dogmatica, annullamento arbitrario delle precedenti condanne, giustificazione delle eresie protestanti e molto altro. Una sintesi eretica senza precedenti: il trionfo del modernismo nelle viscere della Chiesa (cf. Pascendi).

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Ancora (numero #41): «Con ciò, le condanne dottrinali del XVI secolo, nella misura in cui esse si riferiscono all’insegnamento della giustificazione, appaiono sotto una nuova luce : l’insegnamento delle Chiese luterane presentato in questa Dichiarazione non cade sotto le condanne del Concilio di Trento. Le condanne delle Confessioni luterane non colpiscono l’insegnamento della Chiesa cattolica romana così come esso è presentato in questa Dichiarazione».

La Chiesa cattolica ci dice, contro J. Ratzinger e contro i firmatari e divulgatori di questo documento e di tanti altri scritti similmente immondi: Concilio di Trento (Paolo III), «Decreto sulla Vulgata»: «Inoltre, per frenare certi spiriti indocili, stabilisce che nessuno, fidandosi del proprio giudizio, nelle materie di fede e morale, che fanno parte del corpo della dottrina cristiana, deve osare distorcere la sacra Scrittura secondo il proprio modo di pensare, contrariamente al senso che ha dato e dà la santa madre Chiesa, alla quale compete giudicare del vero senso e dell’interpretazione delle sacre Scritture; né deve andare contro l’unanime consenso dei Padri, anche se questo genere di interpretazioni non dovesse essere mai pubblicato […]» (qui maggiori info sulla “convergenza dei Padri”); Concilio Vaticano (Pio IX), Dei Filius: «Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato, né mai si deve recedere da quel significato con il pretesto o con le apparenze di una più completa intelligenza. Crescano dunque e gagliardamente progrediscano, lungo il corso delle età e dei secoli, l’intelligenza e la sapienza, sia dei secoli, sia degli uomini, come di tutta la Chiesa, ma nel proprio settore soltanto, cioè nel medesimo dogma, nel medesimo significato, nella medesima affermazione» (Qui maggiori informazioni).

I modernisti possono inventare, condividere e celebrare tutte le loro novità ed invenzioni, possono celarsi dietro paramenti eleganti e cattedre usurpate, tuttavia la nostra fede non cambierà mai e le loro illazioni e fantasie resteranno sempre tali poiché la Chiesa ha già codificato la verità, verità stessa che annienta modernisti, luterani, pancristiani, metodisti ed affini. Ancora, rilanciamo un vecchio pezzo (19 novembre 2008) di «La Stampa», firma G. Galeazzi: «Joseph Ratzinger riflette sulla figura e le teorie del suo connazionale che spaccò in due la cristianità. “Non sbagliava quando sosteneva che ci si salva solo per fede”». Chi ha buona memoria non dimentica (clicca qui).

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In tutto ciò, l’emerito che aveva promesso “invisibilità al mondo”, continua a manifestarsi, magari per degustare una bella birra ghiacciata alla festa bavarese (clicca qui per il video raccapricciante).

Alla prossima puntata …