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Venezia, 8 maggio 2015

 

In riferimento alla vicenda della chiesa veneziana di S. Maria della Misericordia e all’allestimento lì predisposto dal padiglione islandese nell’ambito della nuova edizione della Biennale d’Arte, si precisa quanto segue.
L’edificio in questione, chiuso al culto, non appartiene più a realtà ecclesiastiche ma è proprietà di privati dal 1973.
Per ogni utilizzo diverso dal culto cristiano cattolico va richiesta autorizzazione all’autorità ecclesiastica indipendentemente da chi, al momento, ne sia proprietario; tale autorizzazione, per questo specifico sito, non è mai stata richiesta né concessa.
Nello scorso mese di febbraio, inoltre, era stata richiesta al Patriarcato di Venezia la concessione di altri edifici sacri situati in città da mettere a disposizione per questa stessa installazione artistica; tale concessione non fu accordata per le stesse motivazioni che oggi vengono qui confermate.
La singolarità dell’intervento proposto – ora realizzato nella chiesa di S. Maria della Misericordia – comportava, infatti, maggiore attenzione e richiedeva il coinvolgimento delle comunità religiose interessate e non solo la valutazione dell’intervento artistico e l’eventuale autorizzazione all’uso di uno spazio, a chiunque esso appartenga.
La scelta di usare una chiesa chiusa al culto – e di proprietà non più ecclesiastica – non risolve questo aspetto, ma lo ignora. L’intervento così attuato ricade su componenti della città che avrebbero dovuto essere maggiormente coinvolte per meglio condividere un’esperienza che ha risvolti sociali, culturali e religiosi, anche nella prospettiva di accrescere le relazioni cordiali e la serena convivenza tra quanti vivono e frequentano Venezia, per eccellenza città dell’incontro tra culture e fedi differenti.

 

 

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