di Augustinus
Da ieri, è divenuta efficace la defenestrazione, più o meno meritata, di Sandro Magister.
Nel discutere sul punto, mi è capitato di porre in luce alcune interpretazioni forzate effettuate dal giornalista – ora non più in grazia presso la corte/circo del vescovo di Roma –col chiaro intento – a mio convincimento, intellettualmente disonesto – di tentare di salvare il magistero bergogliano, facendolo ritenere dagli sprovveduti come pienamente “ortodosso”, quasi che esistessero, in un’unica persona, due personalità distinte: una sorta, insomma, di Dr. Jekyll e Mr. Hyde.
Secondo quest’impostazione, infatti, esisterebbe un Bergoglio eterodosso ed eretico, che compie gesti assai discutibili (a questi sarebbero, infatti, ascrivibili le nomine nei dicasteri curiali e nelle sedi episcopali, le epurazioni, ecc., ivi inclusi gli inviti alle associazioni LGBT), ed un “vescovo di Roma” Francesco, invece, perfettamente ortodosso ed addirittura “conservatore” (per quel che possa valere quest’indicazione), che sarebbe persino contrario alla dittatura gender, a favore della famiglia tradizionalmente intesa e del matrimonio quale unione di un uomo e di una donna. Ma si tratta solo di una distinzione artificiale ed artificiosa, che proprio per un Francesco/Bergoglio non si può proporre se non a costo di negare l’evidenza.
Dicevo, mentre discutevo di questa dubbia operazione in alcuni gruppi su internet, qualcuno mi fermava, inviandomi una serie di messaggi privati nei quali mi invitava a moderare i toni, perché non tutti i frequentatori di quei gruppi sarebbero stati in grado di comprendere le critiche raffinate a questa altrettanto bizantina teoria dello sdoppiamento di personalità o i ragionamenti che proponevo, sebbene supportati da documenti.
Io, per rispetto della netiquette, mi arrestavo. Mi domandavo, però: stavo facendo e faccio così la cosa giusta, impedendo in tal modo a coloro che sarebbero meno attenti di poter aprire gli occhi sull’attuale situazione della Chiesa? È giusto che pure costoro siano tenuti all’oscuro e non portati a riflettere su queste problematiche?
A questi interrogativi mi è stato sempre risposto, non solo virtualmente, ma anche nella vita reale, che questa sarebbe, in fondo, anche la posizione – quella cioè di non discutere questi problemi mettendo in luce le contraddizioni e le aporie di tale teoria – di alcuni autorevoli prelati, i quali sarebbero, per altro verso, ben consapevoli dell’eresia bergogliana e dei verosimili disturbi di carattere psicotico del soggetto (accentuato narcisismo, auto rappresentazione distorta della realtà, ecc.), e magari lo bisbiglierebbero persino ad alcuni fidati. Questa sarebbe la loro posizione. Non quella mia, poiché in essa non mi riconosco per nulla, sebbene possa essere autorevolmente sostenuta da persone che, sotto altri aspetti, ritengo degne di massima considerazione e stima.
A differenza di costoro, infatti, penso che bene primario da salvaguardare sia la Verità, senza ricorrere ad interpretazioni personali assai unilaterali pur di accreditare un’immagine – inesistente – di un vescovo di Roma/Francesco/Bergoglio “ortodosso”, come aveva fatto pure il dr. Magister – salvo poi ricevere da questi una dolorosa pedata nel fondoschiena.
Secondo i paladini della distinzione farlocca, vi sarebbe la necessità di salvaguardare l’unità della Chiesa e, per altro verso, non scandalizzare i piccoli ed i semplici.
Personalmente non condivido queste motivazioni.
A differenza dei modernisti, o dovrei dire “neo-modernisti”, preoccupati di questa “unità della Chiesa”, per i quali lo stesso vincolo di unità possa prescindere dalla Verità (v. al tal riguardo il movimento ecumenista, che mira a creare una “super-Chiesa” o una “confederazione di Chiese” unite tra loro, sebbene con verità diverse; o si pensi al motto “bisogna cercare ciò che unisce non ciò che divide”, condannato dal S. Uffizio negli anni ’20 del secolo scorso, ma oggi assai di moda), io credo fermamente che l’unità si consegua solo nella Verità: è la condivisione della comune ed intera Verità che unisce e crea la vera fratellanza, come personalmente mi è anche capitato di sperimentare.
Ad esempio, su Facebook, mi è accaduto di incrociarmi con persone diverse, confrontandomi e spesso scontrandomi. Tra queste, Dio ha posto sulla mia strada alcune particolari. Con esse – molte delle quali non conosco, né ho mai viste né incontrate o di cui addirittura ignoro il nome della vita reale o dove abitino o cosa facciano – ho potuto intessere un legame speciale, sentendo di avere con loro, al di là delle umane barriere, delle limitazioni geografiche e dello stesso PC, un vincolo davvero singolare, “fraterno” oserei dire, perché mi sono ritrovato a condividere con loro la comune Verità, provando un idem sentire. Questo mi porta a dire di queste persone quel che canta la liturgia: Haec est vera fraternitas. È una bellissima sensazione, che certamente non ho provato né provo con le persone che conosco e che frequento abitualmente nella vita reale in Parrocchia, in Università, nell’ambiente di lavoro e persino in famiglia.
Ecco, con costoro – molti dei quali sconosco – percepisco quell’unità di cui dicevo, quella comune condivisione della Verità, che non percepisco negli ambienti chiesastici e clericali direttamente frequentati da me.
La comune Verità crea davvero unità e fraternità!
Per cui, la preoccupazione – tutta modernista o neomodernista – di voler mantenere un’unità, che è solo fittizia, apparente e non reale, in quanto non sorretta dalla Verità, la trovo estremamente dannosa sia per la Chiesa sia, soprattutto, per la salute delle anime, che non sono rese libere («la Verità vi farà liberi», afferma Gesù nel Vangelo!) e sono trattenute in un apparente recinto solo dalla menzogna, dall’artificio e dall’astuto raggiro. In epoca moderna, solo Mons. Lefebvre ha avuto il coraggio di scoperchiare il vaso di Pandora dell’odierno regime chiesastico – pur dopo molte esitazioni e pur dopo aver agito, con la firma dei documenti del Vaticano II e nei primi anni successivi, esattamente come i buoni prelati che ho sopra indicato – ed ha pagato di persona. Ecco perché personalmente lo considero un vero eroe.
L’altro argomento utilizzato dai “normalisti” è quello di evitare lo scandalo dei piccoli e dei semplici, di coloro cioè che non avrebbero [sic!] la mia stessa sensibilità. Anche qui, però, c’è un fraintendimento di fondo: lo scandalo non è dato dalla Verità, ma, al contrario, dal suo occultamento. È questo che crea scandalo e che è pietra d’inciampo, non la Verità. Anzi, la Verità dà ordine alle realtà, rimette ordine al disordine o all’ordine apparente creato dai menzogneri.
Di qui il mio sforzo di far riflettere anche chi non riflette e ciò cerco di compiere come mi è proprio: confrontandomi con i documenti e citandoli in maniera onesta, senza adulterazioni o difese preconcette d’ufficio. Cerco di vedere e far vedere le cose in maniera obiettiva, senza ideologie o pregiudizi in un senso o nell’altro. E questo mi differenzia, in maniera fondamentale, da alcuni… apologeti ed apologete: riporto i fatti ed i documenti, senza nulla occultare o fingere di non conoscere. Per questo mi son preso accuse, invero, ingiuste, e spesso ho dovuto sopportare epiteti od etichette “non affettuosi”.
Taluno – lo ammetto – sostiene che io esulti quando Francesco/Bergoglio, o qualcuno del suo entourage, dice o fa qualcosa delle sue, cioè una tipica… bergogliata. No, io non mi esalto se la Chiesa va a… p… (scusate il francesismo). Ci mancherebbe! Dio me ne scampi dal volere questo! No, non esulto per questo, ma perché ogni volta cade un frammento, più o meno rilevante, dalla maschera di Francesco/Bergoglio ed al contempo scricchiola la pseudo-unità, solo apparente, che ancora resiste e che nasconde sotto il tappeto, invece, uno scisma già esistente, che attende solo di essere annunciato formalmente, tra la Vera Chiesa – legata alla Verità – e la falsa chiesa, tutta umana, come del resto avevano vaticinato diversi mistici (la Emmerich in primis). L’errore di molti è di pensare che Francesco/Bergoglio appartenga alla prima e non, invece, piuttosto, alla seconda. Ma questo è un dettaglio che viene ignorato o, anche se riconosciuto, per le medesime predette ragioni, viene fatto ignorare: atteggiamento, ahimè, non dissimile da quello dei sommi sacerdoti e dei capi dei giudei nei riguardi di Gesù. Questi non ignoravano che Egli era da Dio ed era Dio, solo che, per ragioni di “unità” (la famosa frase di Caifa, riferita da S. Giovanni, «È meglio che un uomo solo muoia …» è emblematica in tal senso), preferivano che tale Verità fosse occultata all’intero popolo. Noi, oggi, ci troviamo a vivere la stessa condizione.
Che Dio ci aiuti in questa difesa della Verità.
Concordo con quest’ottimo articolo!
È la VERITÀ che fa l’unità e non viceversa; capita anche a me di sentire unita e fraternità (quella VERA, non quella buonistica dell’89) nei confronti di persone che non conosco ma con le quali condivido la Verità e devo dire che è veramente una bellissima sensazione!
Concordo anche sul fatto che lo scisma esiste già e che Bergoglio appartiene alla SECONDA Chiesa.
lo stessio sdoppiamento di personalità che mostrava il lupo nel letto della nonna di Cappucceto Rosso! Per poterci “sbranare meglio”…
Dice un vecchio principio della scolastica: bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu… E qui sai quanti ‘defectus’ ci sono!
Ottimo e chiaro articolo, che condivido in pieno !
Non bisogna aver paura di dire la Verita’.Che lo Spirito Santo dia la Grazia di testimoniarla sull’esempio di Gesu’e dei santi veri!
La “net-etiquette” che può essere ammessa in senso di prudenza (intesa come virtù) può motivare un uso moderato ed appropriato della terminologia (e neppure sempre) ma non una castrazione concettuale, né una censura sull’argomento specifico, col presupposto che alcuni potrebbero non capire.
Se Cristo si fosse preoccupato di tacere perché alcuni di quelli che lo ascoltavano non lo capivano, sai che sugo.
Sono solo ipocrisie ed opportunismi, altro che net-etiquette da benpensanti.