di Pietro Ferrari
Il mondo cattolico è attraversato da un dibattito sul matrimonio, istituzione che risale agli albori edenici della storia umana, elevata a sacramento da Gesù Cristo. I matrimonii ci sono sempre stati in tutte le latitudini e civiltà, sempre tra uomo e donna, in vista della procreazione e della formazione solida della famiglia, a tal punto, da essere connotati da una rilevanza sociale e spesso da una partecipazione collettiva all’evento. Tra le varie ritualità è degna di nota quella che viene rievocata a Scanno, paesino montano abruzzese famoso per il Lago, in cui il matrimonio diventa l’occasione comunitaria che si manifesta nel corteo che accompagna gli sposi.
Cathopedia: “Il Catenaccio (in dialetto Ju Catenacce) è una rievocazione storica che si tiene annualmente a Scanno (L’Aquila) il 14 agosto; si tratta di un corteo nuziale che accompagna la sposa prima in chiesa e dopo nella casa dello sposo novello. Lo sposalizio, secondo la tradizione scannese, fa riferimento, oltre che ad una consuetudine tramandatasi fino ai giorni nostri, anche da un antico documento Zu matremonio azz’uso (1735 – 1831), poemetto in dialetto, redatto nel 1760 da Romualdo Parente, dove lo scrittore racconta le varie fasi di un matrimonio popolare, dal risveglio alla vestizione della sposa, dagli impegni dello sposo occupato ad assicurarsi di persona della partecipazione dei parenti ed amici, alla cerimonia, alla stima e trasporto della dote, fino al corteo, al pranzo ed al ballo finale (detto spallata): antica danza nuziale diffusa in tutte le regioni che costituivano il Regno di Napoli e che oggi sopravvive solo in alcuni territori dell’Italia meridionale. Si tratta di un corteo nuziale che accompagna la sposa prima in chiesa e dopo nella casa dello sposo novello. La coppia che realmente celebra il proprio Matrimonio durante la rievocazione è, in effetti, solo una. Gli altri che partecipano al corteo nuziale sono tutti amici e parenti che sfilano rigorosamente sistemati in coppie disposte secondo l’ordine di parentela o d’amicizia con gli sposi. Il corteo nuziale, unico e singolare, dall’alto sembra un “catenaccio”, infatti, da questa figura trae la denominazione questa tradizione…Il costume delle donne scannesi, indossato per le occasioni solenni, è scuro, solitamente composto di un’ampia gonna lunga fino ai piedi, di colore nero ma a volte anche verde scuro o d’altri colori, coperta davanti da una mandera, ovvero un grembiule di broccato realizzato con colori più chiari…Il cappello, piuttosto complesso e formato di vari componenti, è sicuramente l’elemento più caratteristico dell’intero costume: realizzato in seta e con colori generalmente chiari, ha una forma vagamente a basco ed una foggia che ricorda alcuni copricapo orientali. Il vestito è, infine, completato da pantofole di panno ricamato. Sul costume sono messi in bella mostra i gioielli rituali che le famiglie si tramandano di generazione in generazione. Vengono indossate le circeglie, la presentosa, il laccio e l’amorino, preziosi gioielli che sono divenuti il simbolo della comunità e dell’artigianato scannese. Gli uomini indossano il tight. La festa termina nella piazza principale di Scanno, cioè la Piazza della Madonna della Valle (dopo la celebrazione del matrimonio ed una lunga sfilata nelle vie del centro storico), e varie cerimonie le persone che sfilano per “Ju Catenacce” ballano la spallata (antica danza simile alla quadriglia), mentre gli organizzatori offrono agli spettatori dei dolci tipici scannesi.”.
In tempi di anomìa diffusa, di indifferenza e di minimizzazione edonistica e di divorzi brevi, queste tradizioni popolari scaldano il cuore e ci rimandano a tempi in cui i legami parentali e sociali scolpiti dalla natura stessa, si esprimevano anche con una forza simbolica. Il matrimonio è per sua stessa natura intrinsecamente e ‘geneticamente’ connotato da unità ed indissolubilità. Il fine primario del matrimonio, prima della deriva personalista di Wojtyla, è quello della procreazione e dell’educazione cristiana dei figli.
POSTILLA: PUNTI FERMI SUL MATRIMONIO (Fonte > Termometro Politico)
-IL MATRIMONIO NON VENNE ISTITUITO DAGLI UOMINI, MA DA DIO. (SENTENZA TEOLOGICAMENTE CERTA, CONTRO TUTTE LE DISTORSIONI GNOSTICHE O PLATONICHEGGIANTI)
-IL MATRIMONIO è UN VERO E PROPRIO SACRAMENTO ISTITUITO DA GESù CRISTO (DI FEDE: CONCILIO DI TRENTO, SILLABO DI PIO IX, LEONE XIII NELL’ENCICLICA “ARCANUM”, SAN PIO X, PIO XI NELLA “CASTI CONNUBII”) -IL FINE PRIMARIO DEL MATRIMONIO è LA PROCREAZIONE E L’EDUCAZIONE DELLA PROLE: IL FINE SECONDARIO è IL RECIPROCO AIUTO E LA SODDISFAZIONE MORALMENTE REGOLATA DELL’IMPULSO SESSUALE (SENTENZA TEOLOGICAMENTE CERTA: CODICE DI DIRITTO CANONICO, ARTICOLO 1013 PRIMO COMMA) -LE PROPRIETà ESSENZIALI DEL MATRIMONIO SONO UNITà (MONOGAMIA) E INDISSOLUBILITà (SENTENZA TEOLOGICAMENTE CERTA: CODICE DI DIRITTO CANONICO, ARTICOLO 1013 SECONDO COMMA) -OGNI VALIDO CONTRATTO MATRIMONIALE TRA CRISTIANI è DI PER Sè STESSO SACRAMENTO (SENTENZA TEOLOGICAMENTE CERTA: TRENTO E MAGISTERO PONTIFICIO) -DAL CONTRATTO SACRAMENTALE NASCE IL VINCOLO CHE CONGIUNGE TRA LORO I DUE CONIUGI PER TUTTA LA VITA INSEPARABILMENTE (DI FEDE) -IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO CONFERISCE AGLI SPOSI LA GRAZIA SANTIFICANTE (DI FEDE: CONCILIO DI TRENTO) -I CONTRAENTI IL MATRIMONIO SI AMMINISTRANO RECIPROCAMENTE IL SACRAMENTO (SENTENZA CERTA) -LA CHIESA POSSIEDE IN MODO PROPRIO ED ESCLUSIVO IL DIRITTO DI FARE LEGGI E DI GIUDICARE CIRCA LE QUESTIONI MATRIMONIALI DEI BATTEZZATI IN QUANTO ESSE RIGUARDANO IL SACRAMENTO (SENTENZA CERTA: CODICE DI DIRITTO CANONICO: ARTICOLI 1016, 1090: LA CHIESA RIPROVA E CONDANNA IL COSIDDETTO “MATRIMONIO CIVILE”).
Mi pare che il pezzo evidenziato in maiuscolo contenga molte inesattezze e contraddizioni, in modo particolare il fine del matrimonio, e non solo, come effettivamente scritto, il matrimonio diventa “sacramento” solo nel XVI secolo ( prima, com’era considerato?), le pubblicazioni matrimoniali solo nel XIII secolo(perché?), cerchiamo di attenerci alla prassi della Grande Chiesa, la questione non è così semplice come la si vorrebbe intendere, non facciamo che la Chiesa parta da sant’Agostino e da san Gerolamo, essa si fonda dagli apostoli, ergo, le questioni vanno esaminate secondo la Tradizione, diversamente non se ne esce.
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