Il vento di guerra torna a soffiare in Ucraina orientale

di G.S.

Il cessate il fuoco, nell’Ucraina orientale, non è che un lontano ricordo.

Così come i famosi accordi di Minsk, che avrebbero dovuto quantomeno placare la situazione.

Se nell’ultimo periodo, nonostante gli scontri non si fossero mai realmente fermati, non si sono registrate manovre offensive eclatanti, negli ultimi giorni il conflitto è tornato ad avere una dimensione grave e palese.

A Marinka e Krasnohorivka, sobborghi di Donetsk (controllate dai filorussi), le forze ucraine hanno attaccato le milizie del Donbass con carri armati ed artiglieria pesante.

L’offensiva è stata giustificata dal presidente ucraino Poroshenko con l’appello al rischio di:

Un’invasione russa su larga scala

Che di conseguenza deve essere fatta cessare subito, con la forza ovviamente.

Washington, stranamente (sic!), è sulla stessa linea:

La Russia è direttamente responsabile per gli attacchi – ha commentato Marie Harf, portavoce del dipartimento di Stato – Qualunque tentativo di occupare altro terreno comporterà costi crescenti.

Il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov, ha così reagito alle accuse euro atlantiche:

Chi sta cercando di far aggravare la situazione militare lungo la linea di contatto, volontariamente o involontariamente persegue l’obiettivo di impedire progressi nei colloqui su tutti gli aspetti chiave, siano essi politici, economici o umanitari. (…)  Finché la gente è impegnata a combattere ecco pronta la scusa per non affrontare le riforme politiche.

In tutto questo, i leader europei entro fine giugno dovranno prendere la decisione se prorogare le sanzioni economiche contro la Russia fino al prossimo gennaio.

Ricordiamo che le sanzioni dovrebbero cessare nel caso di rispetto, da parte di Mosca, dei famosi accordi di Minsk, che prevedono tra l’altro il cessate il fuoco (palesemente violato dal governo ucraino).

Eppure è proprio Vladmir Putin ad appellarsi a tali accordi al fine della risoluzione della crisi ucraina:

Il documento concordato a Minsk, il cosiddetto Minsk 2, è l’unica via per la risoluzione del problema.Non l’avremmo mai concordato se non lo considerassimo corretto, giusto, equo. (…) Il punto chiave della soluzione politica è che bisognava nella prima fase cessare le azioni militari, ritirare le armi pesanti ed ora bisogna cominciare a realizzare gli accordi di Minsk. (…) Concretamente, bisogna fare una riforma costituzionale garantendo i diritti d’autonomia ai rispettivi territori delle Repubbliche non riconosciute.

E riguardo alla minaccia della possibile proroga delle sanzioni alla Russia, così il presidente ha affermato:

Non c’è bisogno di impaurirci con le sanzioni. Bisogna far partire la rinascita economica e sociale di questi territori, dov’è in corso una catastrofe umanitaria. Ma tutti fanno finta di nulla. (…) La Russia è interessata e cercherà di ottenere una realizzazione completa e incondizionata di tutti gli accordi di Minsk, non esiste altra strada.

E’ questo il punto focale, siamo troppo impegnati a dimostrare di chi sia la colpa del conflitto per pensare alla vera catastrofe che ha messo in ginocchio un popolo.