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di Piergiorgio Seveso

In questi giorni cade il terzo anniversario della nascita di questo nostro blog, venuto alla luce nella festa del Sacro Cuore del 2012, il 14 giugno. Andrea Giacobazzi aveva già ricordato il nostro primo anniversario in una video-conferenza ed a me era toccato lo scorso anno vergare un articolo di bilancio e prospettiva cui vi rimando perché non ha mai perso d’attualità (QUI)

Anche quest’anno, vincendo le mie consuete remore e ritrosie, mi trovo a ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile lo sviluppo impetuoso e a tratti turbinoso di questo blog e la crescita della nostra casa editrice, giunta ormai a sedici pubblicazioni all’attivo in poco più di un anno e mezzo.

Radio Spada è diventata ormai una voce seguita, spesso combattuta e disprezzata, altrettanto spesso apprezzata ed amata, nella piccola blogosfera cattolica che si oppone alla rivoluzione del concilio vaticano secondo e ai suoi sempre nuovi ed operosi corifei e scherani (in primis il trionfante Bergoglio).

Di qui si passa spesso per avere notizie, per leggere interpretazioni o suggestioni che altrove difficilmente potrebbero essere reperite, di qui si deve passare per raccogliere una provocazione utile, uno stimolo nuovo alla riflessione tra letteratura e storia, una buona argomentazione della sana teologia oppure per inquadrare con maggior chiarezza le questioni maggiormente dibattute all’interno del mondo cosiddetto “tradizionalista”. Per usare un aggettivo che ultimamente mi trovo ad usare spesso, Radio Spada è diventata, nel suo piccolo e sempre senza troppe pretese, un fenomeno, umanamente parlando, irreversibile e imprescindibile. Lo speriamo per molti di voi lettori, simpatizzanti o antipatizzanti, ma soprattutto lo è per le nostre vite che sono così radicalmente cambiate in questi anni. Pur mantenendo saldo l’ubi consistam teologico ed ecclesiale della nostra cattolica milizia, abbiamo conosciuto e studiato nuovi temi, scandagliato sempre di più e sempre maggiormente la complessità della crisi, vertiginosa e abissale, che viviamo, abbiamo incontrato nuovi visi e storie nuove, intrecciato con esse una parte della nostra vita, compreso ancor di più l’immenso spaesamento e l’ineffabile snaturamento che sta vivendo in questi anni il “popolo cattolico”, toccato con mano anche il significativo sgretolamento di una parte del “nostro” piccolo mondo, quello che vuole e vorrebbe conservare la Fede cattolica, in questi anni di scisma deflagrante e di lancinante vuoto d’autorità.

Eppure Diabolus tamquam leo rugiens circuit quaerens quem devoret: e lo vediamo ogni giorno questo leone aggirarsi e ruggire attorno a noi, ora con la voce melliflua e untuosa che invita alla resa, ora con il volto protervo del disprezzo mondano, ora con il dileggio, ora con la ricerca di pacificanti e rassicuranti vie di fuga, ora con una capillare ed estenuante opera di disintegrazione delle nostre vite e dei nostri affetti ma noi non abbiamo (troppa) paura.

Siamo in fondo solo una piccola compagnia di ventura, senz’altra bandiera che la Croce e la Tiara, un manipolo dalle armature imbrunite per combattere anche di notte, un po’ picari, un po’ hidalgos, un po’ guasconi ma soprattutto amici.

Lo scriviamo senza vergognarcene, anzi gloriandocene: nulla sarebbe stata Radio Spada, nulla sarebbe stato di Radio Spada, nulla sarebbe oggi Radio Spada, se alla base non ci fosse stata la solida amicizia, la coraggiosa dedizione, il desiderio di mettersi in gioco integralmente al servizio del Cattolicesimo romano da parte di alcuni di noi. Mi sovvengono alla mente i tanti dibattiti a tavola, gli innumerevoli colloqui serali all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano cinque, sei, sette anni fa, l’incertezza sul cosa fare e sul come farlo, i tanti divertiti colloqui davanti ad un pizza al trancio in una delle tante periferie (esistenziali?) della decadente Milano (nel nostro caso, zona Famagosta). E poi la dolorosa complessità dei primi abbandoni, ancor prima della fondazione, ed infine la scelta di partire, “vada come vada”. A quei visi amici, a quelle voci fedeli, a quei cuori generosi e disinteressati, in primis quelli di Andrea Giacobazzi e del carissimo Luca Fumagalli ma anche ai tanti altri che sono arrivati dopo, dedico quest’articolo ed un tributo di gratitudine inesaurabile.

Auguri Radio Spada, ad multos annos!