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Riceviamo e pubblichiamo da Gian Paolo Babini, dei Giuristi per la Vita.

 

Ho conosciuto Danilo Quinto a Roma, nell’aprile del 2013, in occasione della presentazione del suo libro:”Emma Bonino dagli aborti al Quirinale?”. Dopo pochi mesi, infatti, ci sarebbero state le elezioni del nuovo Presidente della Repubblica ed era fondato il timore che l’esponente radicale potesse succedere a Giorgio Napolitano, col consenso anche di una considerevole parte del mondo cattolico. Ho poi approfondito la sua conoscenza, tanto da organizzare – assieme ad amici – la presentazione di un altro suo libro di estremo interesse: “L’Europa tra Sodoma e Gomorra, viaggio nel continente senza Dio”.

La vicenda personale di Danilo Quinto mi ha subito colpito.

E’ stato infatti un grande peccatore che, ad un certo punto della sua esistenza, ha incontrato la bellezza della Parola di Cristo ed ha iniziato un percorso di conversione, abbandonando tutto quello che apparteneva alla sua vita precedente, per seguire il suo nuovo Maestro.

Certo, si dirà, la storia della Chiesa è costellata di simili conversioni, ad incominciare dalla Maddalena, che – trasformata da un Incontro – è divenuta esempio di santità. Che dire, poi, di San Paolo, persecutore dei cristiani, che – dopo essersi convertito – ha iniziato efficacemente la predicazione tra i Gentili. Nella letteratura, poi, la tribolazione della conversione è stata spesso rappresentata ed è descritta in maniera sublime dal Manzoni, tramite il personaggio dell’Innominato, nei “Promessi Sposi”.

E’ vero, Danilo Quinto ha avuto un’esperienza analoga a quella di moltissimi credenti di ogni epoca, ma è anche vero che tale esperienza desta stupore e fa domandare, a coloro che non sono stati sottoposti ad una simile prova, se avrebbero il coraggio e la forza per superarla.

Ebbene il grande peccato di Danilo Quinto è quello di essere stato un componente del nucleo dirigente del Partito Radicale, vale a dire di quella fazione politica che ha avuto un ruolo decisivo, negli ultimi decenni, nell’elaborazione di leggi segnatamente anticristiane in Italia e – trasformatosi anche in organizzazione trasnazionale –  in Occidente. Leggi che hanno contribuito alla trasformazione della mentalità dei popoli, cosicché è oramai diffusamente ritenuto lecito quello che, sino a poco tempo fa, era percepito come un male anche dai non credenti: l’omicidio (aborto, eutanasia), la pratica di atti sessualità impuri (autoerotismo, omosessualità, rapporti prematrimoniali, pornografia), l’adulterio (divorzio, infedeltà matrimoniali) e quant’altro.

Si tributerebbe, peraltro, troppo “onore” a Danilo Quinto ed ai suoi compagni di un tempo, se si imputasse soltanto a loro questo disastro. La progressiva scristianizzazione della società ha radici profonde nel contesto storico-culturale dell’Occidente ed un ruolo significativo l’ha avuto anche una parte importante della Chiesa Cattolica.

Quest’ultima, pronta ad “aprirsi al mondo” per meglio rispondere alle nuove sfide di evangelizzazione, ad un certo punto della sua storia recente si è fatta inquinare da esso, tanto che – come è stato detto – un pensiero non cattolico è rapidamente penetrato al suo interno.

E’ quel “fumo di Satana” di cui ha parlato il Beato Paolo VI, nella famosa omelia del 29 giugno 1972, e che, qualche anno prima, era stato percepito dal giovane Ratzinger con la sua “profezia” sul futuro della Chiesa.

A partire dagli anni sessanta del secolo scorso, molti teologi hanno infatti rifiutato il loro tradizionale ruolo di servizio al Magistero, sino a contrapporsi apertamente ad esso, attribuendosi un’autonomia mai avuta nei secoli passati, con il risultato di dar origine ad una sorta di magistero parallelo, ben presto recepito anche nei seminari.

Tutto questo ha causato un turbamento epocale che è stato all’origine di copiose defezioni tra il clero ed i fedeli, tant’è che in molte parti dell’Europa gli edifici di culto sono oramai dismessi in gran numero, mentre in altre zone – compresa l’Italia – la presenza alle funzioni religiose è sempre più scarsa.

In tale contesto, la maggior parte dei praticanti ha, di fatto, acquisito una cultura protestante, cosicché pare appropriato parlare di “catto – protestanti”, definendo con tale espressione quei fedeli che riconoscono un primato morale al Santo Padre, senza però ritenere vincolante il Magistero. Essi si costruiscono una “religione fai da te”, scartando o accogliendo ciò che più fa comodo e  adottando – in materia di fede – la mentalità relativistica propria del mondo contemporaneo.

Tutto ciò si accompagna ad un’enorme ignoranza dei fondamenti della dottrina cattolica, tanto che recenti sondaggi rivelano come molti praticanti non credano all’indissolubilità del matrimonio, alla resurrezione della carne alla fine dei tempi, al fatto che l’Ostia consacrata sia vero Corpo di Cristo, così come molti sono favorevoli alla contraccezione, alla comunione ai divorziati, al sacerdozio femminile, ecc. Parimenti numerosi sarebbero coloro che prestano fede a credenze di altre religioni, come ad esempio la reincarnazione, ritenendole compatibili con la dottrina cattolica.

Ancor più grave è il fatto che, non di rado, questa ignoranza appartiene a numerosi sacerdoti, che  così contribuiscono a diffonderla ai fedeli. Sono molti gli esempi che si potrebbero citare, valga per tutti il caso di un parroco toscano che mette delle paperelle di plastica a galleggiare nell’acquasantiera, perché i fedeli si convincano che l’acqua benedetta è solo una superstizione.

In un contesto così scoraggiante è davvero un … miracolo che  – con simili ministri del culto –  continui a rinnovarsi il Miracolo della Transustanziazione durante le  Sante Messe.

Nel corso dei decenni, questo degrado non ha consentito una valida resistenza all’attacco del mondo ateo, con il risultato che una grande moltitudine di cattolici giustifica oramai, anche se con sfumature diverse, aborto, eutanasia, convivenze, matrimoni omosessuali, ecc.

Il cattolico contemporaneo è molto preoccupato del benessere e della felicità terrena, mentre è decisamente scemata l’attenzione alla preparazione per la vita eterna, nonché al Giudizio che dovrà affrontare dopo la morte. E’ infatti sempre più raro ascoltare una predica durante la quale il sacerdote si addentri, col dovuto approfondimento, nei Novissimi, vale a dire nella trattazione della Morte, del Giudizio, dell’Inferno e del Paradiso.

Si tratta di un pensiero riduttivo, che fa assomigliare la Chiesa ad una mera “ONG pietosa”, come ha ammonito Papa Francesco all’inizio del suo pontificato.

La fede degrada, in tal modo, a mero sentimentalismo e la stessa Incarnazione del Verbo non è più percepita come un episodio essenziale per la Salvezza dell’uomo, visto che quest’ultima sarebbe raggiungibile anche per vie diverse dalla sequela di Cristo e, dunque, anche tramite le altre religioni, se non addirittura attraverso l’ateismo.

Si tratta di un quadro devastante, nel quale i fedeli sono sempre meno “sale della terra e luce del mondo”, visto che il desiderio di apertura verso la modernità, anziché produrre una più efficace  evangelizzazione, sta involvendo nella mera “apertura” ai desideri di un mondo che rifiuta la  visione escatologica della vita. Conseguenza di ciò è, addirittura, la pretesa che il Magistero Dottrinale possa modificarsi – sino a contraddire se stesso – a seconda dei “capricci” della contemporaneità.

In tal modo la Chiesa sta perdendo la propria identità, perché “flirtando” con la Modernità, diviene inutile, in quanto il messaggio salvifico viene annunciato in maniera incerta, sì che appare privo di qualsiasi valore aggiunto per un mondo che ha imparato a vivere come se Dio non esistesse. L’apostasia di massa dell’Occidente è anche effetto di tutto ciò e non solo delle forze storicamente anticristiane.

E’ questo che tormenta Danilo Quinto, poiché – innamorato di Cristo- non può che soffrire per lo sfascio a cui sta assistendo.

Per effetto della sua conversione ha infatti abbandonato tutte le sicurezze che aveva. E’ stato oggetto di ingiurie e malignità di ogni genere. E’ caduto in povertà, affidando sé e la sua famiglia a Dio ed accettando questa sofferenza come fuoco purificatore per le colpe un tempo commesse.

Una persona che sta affrontando una simile esperienza non può certo aderire ad una religiosità insipida, incapace di suscitare vere emozioni e che, in ultima analisi, allontana dalla salvezza.

Si può certamente dissentire dalle riflessioni di Danilo Quinto ed io stesso, pur condividendo molti dei suoi timori sulla condizione attuale della Chiesa, non di rado resto perplesso nel leggere i suoi scritti. Infatti, come è stato osservato, essendo Gesù Cristo – onnipotente e onnisciente – l’unico capo della Chiesa, si deve presupporre che sappia “un po’ meglio di noi quale sia la scelta migliore, quanto al suo temporaneo rappresentante terreno”. Scelta che, nella limitata prospettiva temporale dei contemporanei può destare sorpresa, ma che potrà essere valutata dai posteri in una più ampia prospettiva storica.

Detto questo, è comunque assai doloroso apprendere che, proprio nella Chiesa che tanto ama, Danilo Quinto ha trovato persone che gli hanno negato la sua unica fonte di reddito, incuranti di porre in difficoltà lui e la sua famiglia. Rattrista, in particolar modo, che ciò sia avvenuto per opera di un’agenzia-stampa cattolica, nonostante scrivesse sotto pseudonimo e su argomenti (Asia, Terzo Settore e Mezzogiorno) che nulla hanno a che vedere con la sua recente produzione letteraria e che, dunque, non potevano in alcun modo essere fonte di contrasto con la linea editoriale.

Spero che chi lo ha allontanato possa ricredersi e sono certo che – se ne fosse al corrente – il primo ad essere turbato da questo licenziamento sarebbe proprio Papa Francesco. Certezza che deriva dalla telefonata che fece al compianto Mario Palmaro (pure lui allontanato da un media cattolico), per confortarlo nei suoi ultimi giorni di vita, nonostante le pubbliche critiche che aveva mosso al Suo pontificato.

E’ dunque anche per la mia fedeltà al Santo Padre ed alla Chiesa che, con questo mio scritto, invito i lettori a sostenere Danilo Quinto e la sua famiglia.

Gian Paolo Babini