Madonna dei Palafrenieri,  Caravaggio [fonte: Wiki]

Madonna dei Palafrenieri, Caravaggio [fonte: Wiki]

di Danilo Quinto

 

Vorrei onorare la memoria di un grande principe della Chiesa, il cardinale Giacomo Biffi, deceduto oggi. Lo conoscevo solo attraverso i suoi scritti, ai quali mi sono abbeverato in questi anni di conversione. Mi viene, in particolare, alla mente, quella sua sorta di testamento spirituale, “Memorie e digressioni di un italiano cardinale”, pubblicato da Cantagalli nel 2010. Un testo straordinario, che la Conferenza Episcopale Italiana farebbe bene a distribuire tra i suoi componenti, sollecitandone la meditazione e la comprensione. Sinceramente, non so dire se Mons. Nunzio Galantino sia in grado di comprendere la profondità e la limpidezza del pensiero di Biffi, ma sono certo che con uno sforzo – e aiutato dallo Spirito Santo – potrebbe perlomeno avvicinarsi alla comprensione.

Scriveva l’Arcivescovo Emerito di Bologna: «Riguardo al problema oggi emergente dell’omosessualità, la concezione cristiana ci dice che bisogna sempre distinguere il rispetto dovuto alle persone, che comporta il rifiuto di ogni loro emarginazione sociale e politica (salva la natura inderogabile della realtà matrimoniale e familiare), dal rifiuto di ogni esaltata ‘ideologia dell’omosessualità’, che è doveroso. La parola di Dio, come la conosciamo in una pagina della lettera ai Romani dell’apostolo Paolo, ci offre anzi un’interpretazione teologica del fenomeno della dilagante aberrazione culturale in questa materia: “tale aberrazione”, afferma il testo sacro, “è al tempo stesso la prova e il risultato dell’esclusione di Dio dall’attenzione collettiva e dalla vita sociale, e della renitenza a dargli la gloria che gli spetta (1, 21)”». Aggiungeva: «San Paolo si premura di osservare che l’abiezione estrema si ha quando “gli autori di tali cose… non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa” (Rm, 1, 32)». All’ideologia omosessuale, definita  «aggressiva» e «vincente», per Biffi occorre contrapporre quel che la Chiesa ha sempre insegnato: «la caduta comportamentale e teorica nella più completa dissolutezza in conseguenza di un accecamento intellettuale», senza restare intimiditi dalla «persecuzione promossa dagli omosessuali faziosi e dai loro complici ideologici», tacitati dalle accuse di «omofobia», al punto da «passare sotto silenzio» quel brano della Lettera di san Paolo ai Romani dove la «passione infame» è descritta come «retribuzione dovuta al traviamento», cioè come giusta pena per aver abbandonato Dio. Nello stesso testo, Biffi ricordava ai divorziati che sono «in antitesi alla volontà di Cristo» e dunque è meglio che «la smettano di sollecitare pubblicamente la Chiesa» e si acconcino a sopportare «in silenzio sofferto» la loro condizione, «implorando con umiltà la divina misericordia».

Una posizione, quella di Biffi, detta con grande coraggio e forse anche nella consapevolezza che ormai la prassi pastorale – largamente praticata – ammette alla Santa Comunione sia i divorziati risposati sia gli omosessuali. Piaccia o non piaccia a chi se la prende con la senatrice Monica Cirinnà – autrice del disegno di legge sulle unioni civili e secondo diverse fonti commensale di Mons. Galantino nei giorni scorsi –, questo lo fa la “Chiesa Cattolica” di oggi, nel suo tentativo di assecondare i desideri mondani, di dismettere il suo ruolo di guida e di non proclamare i principi della legge divina. Non quelli non negoziabili – espressione ormai priva di senso, vuota e insignificante – ma quelli scritti nelle Tavole della Legge, nel Vangelo, nel Magistero e nella Dottrina, perenni e immutabili.

La Cirinnà fa solo il suo mestiere, come l’ha fatto Elsa Fornero, Ministro del Lavoro del Governo Monti – fortemente voluto e sostenuto da ambienti ecclesiastici che si richiamavano a “Todi1” e “Todi2” – che ha introdotto la teoria del gender nelle scuole italiane. Decisione ratificata negli scorsi giorni da quei parlamentari che si proclamano cattolici, che mentre partecipavano alla manifestazione del “20 giugno”, avevano già preso accordi o – come ha dichiarato il portavoce del Nuovo Centro Destra, Gaetano Quagliariello – “negoziato” con il Ministro Giannini, il “consenso informato” per i genitori dei bambini che vanno all’asilo o alla scuola elementare o a quella media, che dovrebbero giocherellare con il preservativo o con i loro organi sessuali, ammaestrati da persone estranee alla potestà genitoriale ed ai quali si “deve” far intendere la normalità dell’omosessualità.

sommaria

[fonte: blogcamminarenellastoria]

Galantino – che è più realista del suo Re, quasi ammaliato da quella frase amena detta da Bergoglio, “Chi sono io per giudicare?”, che ha fatto più danni, in termini di dannazione delle anime, della seconda guerra mondiale – vorrebbe sconquassare con il compromesso duemila anni di storia della Chiesa, della Dottrina e del Magistero. Per pusillanimità e forse anche per viltà, la stragrande maggioranza dei Vescovi e dei Cardinali, tace. Hanno paura? E’ probabile. Cercano per il Sinodo una soluzione di compromesso – che riguardi ancora la pastorale – rispetto al vicolo cieco nei confronti di Dio nel quale si sono posti? E’ possibile. Credono all’inferno? E’ da escludere. Credono a Satana? Men che meno, altrimenti si renderebbero conto che il loro silenzio fa il gioco del principe di questo mondo.

Qualche settimana prima di morire, Mario Palmaro indirizzò al direttore della Bussola Quotidiana una lunga lettera. La concludeva così: «Io voglio capire che cosa deve ancora accadere in questa Chiesa perché i cattolici si alzino, una buona volta, in piedi. Si alzino in piedi e si mettano a gridare dai tetti tutta la loro indignazione. Attenzione: io mi rivolgo ai singoli cattolici. Non alle associazioni, alle conventicole, ai movimenti, alle sette che da anni stanno cercando di amministrare conto terzi i cervelli dei fedeli, dettando la linea agli adepti. Che mi sembrano messi tutti sotto tutela come dei minus habens, eterodiretti da figure più o meno carismatiche e più o meno affidabili. No, no: qui io faccio appello alle coscienze dei singoli, al loro cuore, alla loro fede, alla loro virilità. Prima che sia troppo tardi».

Queste parole sono profetiche. Ci si prepari, dunque, al tempo della battaglia. Quella finale, tra la Madonna e il Serpente. Il Cuore Immacolato di Maria schiaccerà quella bestia immonda per sempre, ma grande sarà il travaglio. Guai a coloro che si faranno trovare con le braccia conserte e che in attesa dello scontro finale non proclameranno la Verità, in ogni luogo e in ogni circostanza della loro vita.

Per quella battaglia, quello che fanno, dicono, compiono, “i Galantino” di turno – che sono tanti – è assolutamente irrilevante. Sono già morti e non hanno che da seppellire i loro morti. A quella battaglia servono persone vive, ancorate alla Parola, al Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, a coloro che sono disponibili a rinunciare a tutto quello che è di questa terra, per avere gli occhi fissi al Cielo e solo al Cielo.