In un discorso in diretta tv alla nazione, il premier greco Alexis Tsipras ha annunciato le dimissioni rimettendo il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica. Ai suoi occhi non si tratta dell’ammissione di una sconfitta: “Ho la coscienza a posto, in questi mesi ho combattuto per il mio popolo”, ha detto Tsipras, rivendicando diversi successi nonostante le difficoltà di questi mesi. Ha poi annunciato di aver inviato una lettera al presidente del Parlamento europeo Schulz per chiedere “la sua partecipazione nel programma greco per affrontare in modo più democratico le nuove misure di austerità”. Questa difficile fase di negoziati, ha aggiunto Tsipras, “è finalmente finita”; “siamo obbligati a rispettare l’accordo ma combatteremo per mitigarne le conseguenze avverse”. I greci “giudicheranno l’accordo sul prestito con il loro voto”. “Vogliamo un forte mandato, un governo stabile e la solidarietà con la società che vuole le riforme in senso progressista”, ha aggiunto Tsipras.
“Mi dimetto – ha spiegato – perché ho esaurito il mandato che mi è stato dato nelle elezioni di gennaio”. Come spiega il sito di Kathimerini, la mossa del primo ministro è la risposta definitiva alla spaccatura che si è creata dentro il suo partito, Syriza, dopo l’approvazione del terzo piano di salvataggio da 86 milioni.
Non si tratta, secondo l’edizione online de IlSole24Ore, di un colpo di scena, ma della mossa con cui il leader di Syriza cerca di uscire dall’impasse politica in cui si è venuto a trovare dopo gli sviluppi degli ultimi mesi: prima il braccio di ferro con i creditori internazionali, poi il referendum per dire no all’austerity, infine la capitolazione di fronte alle nuove condizioni imposte dai creditori internazionali. Un dietrofront che ha fatto crescere la fronda dei dissidenti del partito contrari al terzo bailout, approvato solo grazie alla “stampella” dell’opposizione. La maggioranza su cui Tsipras può adesso contare (considerando anche i 13 seggi dei partner di governo, la destra nazionalista di Anel) è scesa sotto quota 120 (Syriza ha 149 seggi su 300 e i dissidenti sono 44), una soglia considerata critica per continuare a governare. Soprattutto quando bisogna far digerire misure impopolari, come quelle su tasse e pensioni che Atene si è impegnata a realizzare.
In un primo momento era stato ipotizzato un voto di fiducia, che però il premier sembrava destinato a non superare, con i ribelli di Piattaforma di sinistra dell’ex ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis decisi a tenere la linea dura (in vista della formazione di un nuovo movimento anti-bailout) e i partiti di opposizione (Pasok e Nea Dimokratia) che già avevano dichiarato la loro intenzione di non sostenere l’esecutivo. Così Tsipras, dopo essersi consultato ieri con i suoi consiglieri, ha preso la decisione.
Le elezioni anticipate sono praticamente scontate e si terranno in settembre (forse il 20). In realtà il leader del partito conservatore greco Nuova Democrazia Vangelis Meimarakis ha ricevuto dal presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos l’incarico di formare un nuovo governo, come prevede la costituzione ellenica. Ha ora 3 giorni per espletare il suo incarico, ma le chance di successo appaiono scarse, in quanto anche gli altri partiti pro-europei (Pasok e To Potami) hanno detto che non intendono creare nuove maggioranze né appoggiare esecutivi di minoranza.
Intanto, il fondo salva-Stati Esm ha versato la prima tranche del pacchetto da 86 miliardi, in tutto 23 miliardi dei 26 previsti: 13 sono destinati a far fronte agli impegni finanziari immediati, come i rimborsi dovuti ieri alla Bce (3,2 miliardi) o ai creditori internazionali per il prestito ponte accordato il mese scorso mentre continuavano i negoziati; dieci miliardi serviranno alla ricapitalizzazione delle banche, anche se per il momento verranno custoditi in un conto ad hoc in Lussemburgo ed erogati quando Atene lo chiederà e le autorità di controllo bancario daranno il via libera. I tre miliardi residui della prima tranche saranno sborsati entro novembre, quando la Grecia avrà completato ulteriori “azioni prioritarie”. Con quale governo ancora non si sa.
Fonti: ansa.it, corriere.it, ilsole24ore.com