di Alessandro Elia
Premessa: Il Matrimonio è il sacramento che unisce indissolubilmente l’uomo e la donna, come sono uniti Gesù Cristo e la Santa Chiesa, sua sposa. Uno Stato rispettoso dei diritti divini ha il dovere di riconoscere pubblicamente e tutelare tale sacramento. Il seguente articolo intende dimostrare come, perfino in uno Stato laico, e dunque esplicitamente disgraziato, in cui – ingiustamente – il matrimonio possiede esclusivamente un valore civile, nonostante tutto ciò, sarebbe lo stesso davvero controproducente e insensato riconoscere i diritti delle cosiddette “coppie omosessuali”. Quindi il testo non tratterà del sacramento ma semplicemente del matrimonio civile.
Quando si parla di estensioni dei diritti alle coppie omosessuali, spesso e volentieri, non si tiene minimamente in considerazione l’essenza del matrimonio e il suo ruolo a dir poco fondamentale per qualsiasi comunità.
Il matrimonio non è un semplice contratto come tanti altri, e certamente non ha lo scopo di accontentare le pretese egoistiche di chi intende privare un bambino di una mamma o un papà per soddisfare un proprio capriccio. Il matrimonio civile è il legame istituzionale alla base di una famiglia; è l’istituzione nata per proteggere e garantire la filiazione, stabilita per determinare i diritti e i doveri che passano fra le generazioni. Siccome una “coppia omosessuale” non prevede la filiazione, è una realtà totalmente diversa. E va trattata diversamente.
I bambini sono il futuro di ogni società. Una nazione che non si cura del processo di filiazione non ha un futuro. Il matrimonio ha un ruolo vitale in questo processo, perciò bisogna assolutamente difenderlo e non distruggerlo. Aprire al “matrimonio tra persone dello stesso sesso” significa distorcere la natura di un’istituzione che, da sempre, è alla base di tutte le società. Ciò che rende il matrimonio un bene intoccabile è appunto il suo orientamento intrinseco alla procreazione e all’educazione dei figli. Il matrimonio non è riducibile a mero “riconoscimento di un amore”, perché è invece l’istituzione che articola l’unione stabile e permanente dell’uomo e della donna con la successione delle generazioni. Non è concepibile fuori da questa funzione.
Per soddisfare i desideri delle coppie che non sono fertili, esiste la fecondazione artificiale, processo per cui il bambino non è generato naturalmente, ma tramite l’attuazione dell’unione dei gameti artificialmente, rendendo così il bambino volontariamente orfano (ancor prima di nascere) e condannandolo a essere privato delle sue origini: il padre e la madre (oppure solo uno dei due ma non è rilevante dato che con un meccanismo del genere tutto è permesso). In questo modo non si riconosce la dignità del bambino come persona da accogliere, ma al contrario diviene oggetto di diritto, rendendolo qualcosa (anziché qualcuno) da avere a tutti costi.
Uno degli argomenti in favore del “matrimonio tra persone dello stesso sesso” è che la scelta di non permettere alle coppie omosessuali di sposarsi sia una forma di discriminazione, poiché non rispetta l’uguaglianza fra i cittadini.
La risposta è molto semplice. Come insegna anche il diritto, l’uguaglianza fra i cittadini deve essere sempre commisurata alle differenze che la realtà stabilisce fra loro. Ad esempio, bambini e anziani non hanno i medesimi diritti, lo stesso vale anche per uomini e donne. Ciò non vuol dire che sia presente una qualche forma di discriminazione o disuguaglianza di fronte alla legge. Al contrario, si tratta di un’uguaglianza che tiene conto delle possibilità differenti, senza però corrompere il concetto di uguaglianza dinanzi alla legge.
Inoltre, i diritti al matrimonio sono già pari per tutti. Se un individuo intende sposarsi, indipendentemente dall’orientamento sessuale, ha il pieno diritto di farlo con una persona del sesso opposto, come previsto nell’istituzione matrimoniale. I gay semplicemente hanno un (dis)orientamento sessuale che non coincide con il matrimonio.
È assurdo non fare distinzione tra sfera pubblica e privata. Dato che le relazioni uomo-donna sono sicuramente un bene per la società, giacché consumano l’amore dal quale sorge la vita, mentre non si può certo dire lo stesse delle “coppie omosessuali”, è ragionevole erigere una relazione a istituzione e l’altra no; è logico che una venga incoraggiata e riconosciuta e l’altra solo tollerata.
La regola d’oro sempre valida per il matrimonio, che spiega la sua stessa esistenza, è la seguente: dove la procreazione è impossibile in principio, il matrimonio diviene irrilevante e inutile.
Una coppia che non è fertile, però, non può essere paragonata in alcun modo a due partner dello stesso sesso. Vediamo perché.
“In principio” indica il collegamento alla definizione di qualcosa, non può essere associato a un caso specifico. Se un’arancia è contaminata da un insetto, quest’ultimo non condiziona la definizione di un’arancia, né ciò che essa è in principio. Un uomo e una donna che non sono fertili rappresentano una situazione differente dall’infertilità di due persone dello stesso sesso. In principio, infatti, un uomo e una donna sono fertili. Ciò non vale per due persone dello stesso sesso. Una coppia sposata che non può generare figli, non altera la definizione del matrimonio in principio. Infatti, in principio, tra una donna e un uomo, la procreazione è sempre possibile. È proprio tale inclinazione alla procreazione che ha fatto nascere l’istituzione del matrimonio, e a questo proposito sono state fatte leggi in sua difesa. L’infertilità omosessuale non è semplicemente accidentale. In principio è impossibile che una “coppia omosessuale” generi un figlio. Non è mai esistita.
Il punto è che se classifichiamo l’unione omosessuale come “matrimonio”, si sta affermando che esso può essere compreso, in principio, disgiunto dalla procreazione. In questo modo si sta cambiando la definizione stessa di matrimonio in maniera tale da distruggere la necessità dell’istituzione, giacché l’unico motivo per cui è esistita nella società umana e nelle civilizzazioni è stato di regolare, da un punto di vista sociale, i doveri e le responsabilità di coloro che generano un essere umano. A livello sociale e civile, al di fuori di questa finalità, il matrimonio non ha mai avuto motivo di esistere. Sostenere il “matrimonio omosessuale” vuol dire omettere le basi fondamentali dell’istituzione del matrimonio.
Affermare che il matrimonio fra una donna e un uomo è uguale a quello fra due omosessuali costituisce, difatti, una chiarissima negazione della verità, che, per forza di cose, va a ledere la famiglia, ovvero una delle strutture base della società umana. Tale mistificazione della realtà altro non è che asservirsi all’ideologia dell’egualitarismo, che ha già accecato in tanti nel Novecento, quando, prima ancora del dramma del Sessantotto, si è cercato di raggiungere una completa uguaglianza socioeconomica (Comunismo) o biologica (Nazismo).
Infine, i cattolici – o presunti tali – che non vedono nulla di male a riconoscere legalmente le “coppie gay” dovrebbero anzitutto sfogliare il Catechismo. Se lo studiassero, scoprirebbero che non è carità assecondare i sodomiti nel proprio peccato. Come spiega egregiamente San Pio X, la carità è esattamente l’opposto: “La Dottrina cattolica ci insegna che il primo dovere della carità non consiste nella tolleranza delle convinzioni erronee, per quanto sincere esse siano, né nell’indifferenza teorica o pratica per l’errore o per il vizio in cui vediamo immersi i nostri fratelli, ma nello zelo per il loro miglioramento intellettuale e morale, non meno che per il loro benessere materiale.”
I poteri forti anti-cattolici, che mirano a distruggere la famiglia partendo dal matrimonio, lo fanno con uno scopo ben preciso; quello di creare un amorfo gregge di individui – e non persone – senza identità, che non sanno più relazionarsi fra loro, così da rendere le masse infinitamente manipolabili. Infatti l’uomo è tale solo in relazione agli altri, ma una volta che perde la capacità di relazione, diviene un semplice individuo in balia delle mode del momento e di coloro che le promuovono. Questo piano di disgregazione delle comunità e di sradicamento dell’uomo dalla sua natura relazionale è già in atto da parecchio. Perciò sia chiaro a tutti: chi si schiera dalla parte delle associazioni pro-gay, consapevolmente o meno, fa il gioco del suddetto progetto.
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