di Maurizio Blondet
Ha riempito il suo profilo Facebook di proprie foto Ilaria Boemi, la bambina morta a Messina sulla spiaggia. Primi piani dei suoi piercing, la perlina infitta sulla lingua, delle sue pettinature: a cresta, a rasatura alta…tutti per convincersi di esistere, povera sciocca bambina.
“ Guardatemi, sono qui, sono interessante! Sono dark! “ No poverina, a nessuno interessavi. Le foto che hai postato sono tutti “selfie”, perché chi volevi ti fotografasse, né bella né brutta com’eri? Troppo palesemente fuori posto, ancora bambina, in quel travestimento da dura, con gli occhi infantili che non riuscivano a nascondere lo spavento di essere abbandonata in questo mondo? Eri standard, eri una dei tanti, delle nullità da discoteca. Non hai interessato nemmeno i tuoi “amici” dark, che appena sei caduta in spiaggia se ne sono scappati, e per tre giorni non hanno detto nulla, tremanti come vermi – vermi quali sono, quali sono stati educati a divenire: sballo, egoismo, narcisismo, sensualismo, trasgressione, in una parola, “Libertà”.
Eri una di quelle piccole schiave di queste “Libertà” che ti hanno insegnato i sistemi di persuasione mediatica. La libertà di fare sesso ancor prima di poter provare piacere, perché lo fanno tutte e così si deve fare altrimenti “Il gruppo ti esclude”. La libertà di stare nel gruppo – che è il branco schiavizzatore per eccellenza, luogo in cui le piccole, insignificanti sprovvedute come te, povero topino grigio, sono schiacciate e dominate da esseri ignobili della vostra stessa età, è la catena dove si esercitano le più insopportabili, umilianti angherie…e voi le accettate , ragazzine “liberate”, fate i pompini, prendete la droga, fate tutto quello che vi dice il bulletto o la ganga dei farabuttelli senza onore, perchè altrimenti “vi escludono”; e voi non sapete dove andare. Non avete risorse, né mentali, né morali, per sopportare la solitudine.
Gridate aiuto: ma – disgraziate ignare nullità – su Facebook, inferno di derisioni ed insulti, un luogo di giudizi spietati che feriscono e uccidono, dove centinaia di migliaia di insignificanti topini come te si propongono come “interessanti” perché “amo Lady Gaga Solar Sonika, Fabri Fibra, Rancore & dj Myke.” Passioni insignificanti per finzioni insignificanti.
Bisognava che qualcuno ti guidasse. Qualcuno ti disciplinasse, sapesse darti una direzione, un orgoglio di non buttarsi via perché papà e mamma ti amano, sei importante per loro; che ti vietasse quelle che un tempo i genitori chiamavano “le cattive compagnie”. Prendendosi magari i tuoi urli, le tue ribellioni, le tue insopportabili scenate di sprovveduta che è piena di paura di vivere. Un mestiere di genitori.
A proposito, dove erano i tuoi genitori? Per tre giorni, i giornali non hanno detto nulla. la polizia trova un corpicino sulla spiaggia, un corpicino di nessuno – un piccione morto, un topino grigio – e non riesce subito a sapere chi è. Ci mette qualche giorno, la polizia, a risalire agli amici scappati, che s’erano rintanati in casa senza dire nulla in famiglia. Risalgono alla spacciatrice dalle descrizioni dei dark, duri ormai ridotti a topastri tremanti, che spifferano ed accusano subito: “Noi? No. La droga l’ha passata una coi ricci viola…”. Una che i genitori avevano denunciato per droga, che avevano cacciato di casa.
Ma i tuoi genitori, topino, dove sono? Ti hanno cercata? Erano in angoscia per te? Leggo dai giornali che i tuoi negano di aver avuto verso di te incomprensioni o scontri – per forza, ti hanno lasciato fare tutto quello che volevi, – e come “prova” del clima disteso, “uno dei tre fratelli nati dalle precedenti convivenze del padre, mostra il motorino appena regalato alla ragazza”.
Ah ecco. Il “padre” ha avuto “precedenti convivenze”, più d’una. E sicuramente le “madri”, plurime, hanno avuto anch’esse le “loro esperienze”. Hanno bevuto a grandi sorsi la libertà magnificata dai media e raccomandata dalla pubblicità. A Messina, nelle periferie orribili del sottoproletariato inutile, di quelli che un tempo si chiamavano “Poveri” o umili non si fanno mancare la libertà sessuale, la trasgressione…si sono emancipati anche loro.
Insomma hanno perduto Dio, il Dio a cui credevano bene o male i nonni; ed hanno perduto tutto.
Come tutto il popolo italiano, che si rigettato Dio, non è più nulla e sta affondando nel nulla del suo degrado. Ma in quei quartieri, in quel Meridione, è peggio: perché non avevano altro che sperare in Dio. E adesso, sperano nella libertà sessuale.
Sono diventati schiavi, anche loro, della libertà.
Certo papà e mamme non potevano insegnarti niente, povero topino. Nè imporsi a darti una disciplina che loro mai hanno saputo cosa fosse, né ingiungerti di non frequentare cattive compagnie, ché loro non fanno che frequentarle. Ti avevano regalato il motorino, cosa volevi di più. Così andavi in giro e non rompevi, ché loro dovevano “vivere la loro vita”.
Ti hanno lasciato cambiare scuola due volte, il fatto che tu ti entusiasmassi e poi deludessi di ogni “scoperta” non li ha potuti indursi a pestare il pugno sul tavolo a cena (quale cena, poi? Coi tre fratelli nati da precedenti convivenze?) Ti lasciavano tutta la tua libertà, che era come la loro: vuota, portante al nulla, al callo sull’anima per non sentire l’insensatezza di tutto ciò. Tu per un attimo – non avevi ancora il callo – nei hai avuto il sentore: che tutto fosse sbagliato. I l giorno 21 aprile, su tuo profilo Facebook, hai scritto: «Il buio è più denso ed io non riesco a trovarci un senso».
Infatti avevi ragione, povero topo morto sulla spiaggia. Non ha un senso una vita così. Ci voleva qualcuno – qualcuno che tu amassi, che stimassi abbastanza da sopportarne le prediche, e anche i divieti – che ti parlasse del senso della vita. Della purezza di cui avevi sete senza saperlo, del non darsi, del non buttarsi via con le cattive compagnie; che di aiutasse a tenere la barra della vita. Il senso della vita, a sedici anni, con l’età mentale e l’aspetto di tredicenne, non si trova da soli, senza guida. Si è ancora troppo insignificanti, ancora senza alcuna esperienza di vita (se non quelle già spaventose che ti hanno fatto fare). Ti hanno lasciata libera, col motorino.
Così, sei morta. Uno straccetto sporco e bagnato dalla risacca, un piccione con le piume inzuppate e arruffate. Difficile saperne il nome, persino. Chi eri?
Un nessuno . Nessuno ti amava, ti cercava, ti impediva di farti male. Una piccola vita ancora insignificante.
Sei morta di libertà.
bellissimo articolo
Triste e vera analisi per questa ragazza cresciuta troppo in fretta per godere l’essenza della vita che e’ fatta di altri valori.
Possa riposare in pace il nostro (di tutti) “topino”
Mi associo a Lorenzo !
Grande topino! ???
Preghiamo per la sua anima
AMEN.
Aggiungo che, in tutto questo, la cosa più strana mi sembra proprio il fatto che la famiglia è Avventista.Paradossalmente, se erano Cattolici (“Materialiter”, come quasi tutti i battezzati nella Chiesa vAT.Secondista di oggi) sarebbero stato tutto più “normale”. Gli Avventisti del ramo originario (come la famiglia della piccola), non sono puritani e salutisti come il loro ramo scismatico di quelli del Settimo Giorno (che sono pure vegetariani), però….
Talvolta le parole mancano per ciò che è solo “banalmente” ovvio. Non sapevo cosa, di questa notizia, mi lasciasse una duplice amarezza. Il tuo articolo mi ha fatto riflettere perché riesce a centrare il cuore di una realtà problematica: lo status. Lo status sopra la ragione d’essere.
I miei più sinceri complimenti.
Ma non vi vergognate a incensare questo articolo becero, scritto bene ma pieno di fango, cattiveria?
Gesù Cristo non vi ha insegnato l’amore, la misericordia, il rispetto, la cautela nell’esprimere giudizi morali?
Il Dio di cui si parla chi è, il Dio terribile dell’A.T. o quello misericordioso del N.T. ?
Legga di più Radio Spada e scoprirà che il Dio dell’AT e quello del NT non sono differenti
E lei non si vergogna a giudicare questo articolo definendolo becero e pieno di cattiveria? A me pare veritiero assai e quindi pieno di carità altro che fango.
O solo lei ha la licenza per spacciare la falsa misericordia adulterata di cui la teppa modernista
ha da tempo fatto e fatto fare overdose?
Stai a vedere che adesso per valutare un articolo di uno come Blondet dobbiamo stare ad ascoltare le lezioncine di qualche eretico marcionista da quattro soldi (che non sa manco di esserlo… magari)…
Molti lettori non hanno capito il senso profondo dell’articolo di Blondet e hanno reagito male. Io, fra le righe, vi leggo un grido di dolore per quel che è accaduto.
Penso che l’articolo non voglia essere uno sputare giudizi e cattiveria su quella che è stata la sorte della vittima. Penso piuttosto che voglia essere una riflessione, che esprime mooolta rabbia, sulla condizione dei ragazzini oggi.. Non sono d’accordo solo su una cosa: è stato confuso (qui nell’articolo ma anche nella società descritta dallo stesso) il termine “Libertà” con “libertinaggio”. E penso che la riflessione debba partire proprio da qui..
Fango e cattiveria? Per me c’è solo tanta verità!
Federico…scommetto che non hai figli…e se li avessi, non saresti diverso dai genitori che hanno lasciato crepare la figlia per eccesso di libertà! grande Blondet!!
bellissimo…..quanta verità in queste parole!!!!! dure come un pugno nello stomaco ma vere!!!!
Quoto!!!
Giusto verdetto..
Sinceramente? Non sono d’accordo con le tue parole. Non sempre una mano ferma, una famiglia unita, serve a “salvare” le anime. Il nostro Dio è una guida non un dittatore che punta il dito. In questo articolo non trovo nulla di costruttivo, se non una miriade di critiche estetiche. Dovremmo piangere per questa ragazza che non ha avuto la possibilità di riscattarsi nel mondo e farsi amare. Perché nessuno alla sua età è veramente amato dai coetanei. La gioventù è fatta di errori e piaceri. Ma la morte non è un gioco di moda sbagliata.
Se è per questo, neppure lo sbrago, i “piaceri” e il far fare tutto quello che ti salta nel melone salva le anime, anzi quasi sempre le rovina.
E’ proprio il tuo commento non ha niente di costruttivo ed è intriso solo di ipocrisia e buonismo da due soldi.
Piangere per questa ragazza non serve a nulla, perché orami è morta come un topo di fogna ed è già passata per il giudizio di Dio (che non è certo un dittatore, ma il dito lo punta su tutti
eccome, perché tutti dovremo rispondere davanti alla sua somma giustizia quando arriva il momento, saremo chiamati tutti per nome….).
Serve molto di più invece un articolo come questo, che mette in guardia quei poveracci che pur vivendo da topi di fogna, sono ancora vivi e quindi ancora in tempo a cambiare strada.
Piangere sul latte versato è inutile, ammonire chi invece può ancora salvarsi è molto più costruttivo ed è vera carità cara Jessica.
Il sentimentalismo è una cosa, la verità un’altra e nostro Signore ci ha insegnato che è la verità che salva e non il buonismo o le lacrime sulle carcasse putrefatte.
Preghiamo per questa poveretta, certo, ma sbattiamo in faccia la verità a quelli che rischiano di finire come lei.
Grande articolo!
Ho conosciuto molte ragazze come la povera ‘topino’. Piercing, tatuaggi, Facebook, ecc… Tutte accomunate da un’unica intenzione: dimostrare al mondo, nonostante la vita difficile, una situazione familiare come descritta da Blondet, che possono offrire qualcosa, anche se poco, che possono dire la loro, che possono dimostrare che valgono, nonostante tutto. Mi ricordo una in particolare, una graziosa ragazza, che spendeva i soldi guadagnati facendo la barista, in tatuaggi e piercing. Aveva un sogno: diventare una fotografa. Sapeva tutto di tecniche di fotografia, conosceva nei minimi dettagli ogni macchina. La separazione dei suoi genitori hanno ostacolato il suo sogno. Le ho fatto notare che chi si butta nei tatuaggi e nel piercing denuncia un vuoto esistenziale. Mi misi in modo pesante e riuscii a farle coltivare il suo sogno. In fondo, cos’è che accomuna tutti? Cercare e donare amore; amore e pace. Ma la pace solo Dio può donarla. Queste sono persone che hanno rinunciato alla guerra, alla lotta. Milizia Est Vita Homini Super Terram. Quando prenderemo atto di ciò, è già un primo, decisivo passo.
Tanta compassione, tanta carità ma anche tanta lucida analisi di un degrado interiore che, proprio perché vissuto nella libertà assoluta, diventa dissoluzione. Bravo Blondet, unica voce fuori dal coro che chiama alla sbarra del tribunale della coscienza i genitori. Quando il 22 dicembre del 1950 un’auto impazzita per il conducente folle, tranciò la vita del mio fratellino di 5 anni, nel processo successivo i miei furono minacciati del reato di “incustodia di minore” e indotti ad abbandonare la costituzione di parte civile. Oggi sono i genitori che, dopo qualche minuto dalla tragedia di un loro figlio, parlano e parlano davanti alla telecamera come se il fatto interessasse altri. Il dolore come spettacolo e visibilità. Mia madre rimase oltre un mese, quasi in coma, portandosi le stimmate della tragedia per tutta la vita. Un modo per difendere la famiglia “naturale” è anche quello di indicare ai genitori, con severità se occorre, la responsabilità a tutti i livelli. Quanti tromboni, in questi giorni hanno parlato di colpe collettive! Troppo comodo.
Questi ragazzi di oggi hanno perso i valori,non credono,non vanno a messa pensano solo a sballarsi…Quanta pena mi fanno!
scusi ma c’entrano dio e l’andare a messa con l’avere dei valori? allora chi è ateo non li ha?
Crede di averli, in realtà però li fonda solo su sé stesso ed è per questo che si sbaglia.
Un valore è tale solo se è assoluto e non relativo, altrimenti è solo una preferenza personale, una opinione.
Chi rifiuta l’assoluto quale principio di tutto, chi ritiene che Dio non esiste, ovvero che non vi sia alcun principio primo da cui tutto discende, non può fare altro che costruirsi da sé i suoi “valori” di cartapesta precari e infondati.
La fede non è una condizione irrazionale in cui ci si affida a qualcosa che ci piace, la fede è uno strumento cognitivo che consente una più ampia comprensione della realtà, perché anche l’assoluto, l’infinito e l’eterno sono realtà, realtà che proprio durante la Messa diventano tangibili e intellegibili, anche se in forma velata.
La Messa è quel ponte sul mondo con cui Dio, (valore)assoluto, (valore) infinito, (valore) eterno e onnipotente, si fa presente in mezzo a noi.
Questo credo, è il sensato sviluppo del post di @Fede.
Il fatto che lei non veda il suo creatore non significa che non esista. Detto ciò, sarebbe molto difficile spiegarle perché Nostro Signore è il Salvatore, al punto che credo che spiegarglielo non servirebbe a nulla senza una sua decisa volontà di ricercarlo.
L’articolo avrebbe voluto fare un’importante denuncia sociale, non cogliendo però il punto. Siete adulti, è normale che non riusciate a cogliere il punto, in quanto non vivete quotidianamente in questa realtà. Io sono un adolescente del tutto atipico, ma so perchè alcuni miei coetanei si comportano cosi. E posso dire che, questo post, parla del nulla. Alcuni giovani di oggi fanno schifo, sono totalmente traviati dalla disinformazione e dalla voglia di uniformarsi, di provare pur sapendo di star rischiando, del fatto che non abbiano una concezione di “limite”, e pensano di potersi divertire maggiormente inibendo i sensi con l’ausilio di alcol e droghe. È di questo che un post serio dovrebbe parlare, perchè è stato questo mix letale a causare la morte alla giovane. Ma è stato affrontato tutto male.
@mauro
L’articolo non intendeva fare una “denuncia sociale” come pensi tu…Bensì fare una’analisi critica del fatto che, come tanti altri sono tipici di una società che ha perso il senso dellla vita e del sacro.
E quello che bisogna capire è che ognuno di noi, aldilà degli errori e delle carenze della propria famiglia, è CHIAMATO a cercare il sacro per onorare e servire Dio Creatore.
Se non ci si accorge di questa chiamata, tutto è vuoto e nulla aiuta.
E la strada sarà sempre sbagliata e mortale
Articolo vero e toccante
Un articolo denso di carità cristiana e lucida consapevolezza del male da cui ogni bambino o adolescente ha diritto di essere salvaguardato.
Bell’articolo, alla fine mi sono ritrovato con gli occhi lucidi…
ALBATROS.
Ancora una storia da raccontare. Che mi pare doveroso e onesto pubblicare. La storia vera di una ragazzina italiana di 16 anni, passata alle cronache di tutti i quotidiani nazionali, per aver terminato in questi giorni la sua breve esistenza tra le conchiglie porose di una spiaggia siciliana.
Dove il sole picchia, ma mai tanto forte quanto il peso di un’esistenza vissuta senza amore.
Mai quanto i sogni screpolati dal dolore. E un quarto di luna che si veste di pietà.
Amore, amore… Amore;
ma che mai vuol dire questa parola amore? Quando le barche attraccheranno al lido e il cavalluccio lento ripeschero’ dalla tua sabbia?
Forse non lo sai ma…
Ho atteso per giorni il tuo ritorno,un tuo cenno, una tua parola.
Ho atteso con tutto me stesso così forte che tutto mi fa male e, più di tutto,fa soffrire al cuore.
Due dosi di delirio, di desiderio e, solo per me, amore. Per te due ore per risorgere, per me due ore per morire.
Raggiungere la vetta più alta e poi precipitare accanto a te stessa,in un inferno di solitudine.
Non c’è più la bellezza dell’incanto,l’idea, ah quell’idea!,di perfezione,
di dolcezza,di giovinezza …
tutto finito in due ore di fisica, nostalgica,terribile tentazione.
Eppure, cosa darei per ritrovarmi lì e consolarti ancora e ancora fra le mie grandi inconsolabili tenere braccia.
CIAO ILARIA!
Pregherò per te.
Alessandro – un lettore affezionato di radio spada.
Che verità … Avrei voluto avere io la penna per scrivere queste parole… Anche io mamma mi sono chiesta : ma mamma tua dove stava??? Figli di un Dio minore di questa moderna libertà che rende astratti e reali in questo nulla che uccide. Angelita’s
Leggo parole,come,”piccolo topino”,”vittima” e molte altre e mi viene da pensare,che fosse capitato ad una sua “amica”presente con lei,quella sera,definita “verme tremante”e fosse a sua volta scappata,sarebbe stata lei,a sua volta,il “verme tremante”,la”cattiva compagnia”.
Fa riflettere,come nel passaggio a miglior vita,diventiamo tutti,vittime,incastrate in un vortice di degrado più grande di noi,quando magari,fino ad un attimo prima,siamo stati,giudice,giuria è carnefice.
Per tutto il resto mi trovo d’accordo,parole dure,parole amare,parole vere.
L’ottimo articolo è stato lo spunto per Blondet per ripulire il suo blog dai “commenti” di idioti sputa sentenze e insulti.
Può piacere o meno ma Blondet è un giornalista onesto, uno dei pochi .
A lui va il mio costante ringraziamento per avermi aiutato a ritornare su i miei passi e ritrovare la Fede.
Inviterei i suddetti inutili commentatori a abbandonare il blog di Blondet, come Radio Spada, luoghi che servono per la riflessione e la conoscenza.
Un articolo scritto molto bene , con sincerità ed un analisi trasparente della drammaticità di essere adolescenti oggi. Da genitore di tre figli, di cui una ragazza in piena eta’ adolescenziale, desidero sottolineare l’importanza della presenza, anche fisica, dei genitori, e la sintonia delle indicazioni e dell’esempio che danno ai propri figli. Presenza, esempio, indicazioni, che spesso costano fatica e sacrificio, perché e’ molto più facile e meno faticoso lasciar fare tutto quello che vogliono, ma indispensabili per aiutare i ns. Figli a trovare i valori e le cose importanti in questa eta’ difficile e piena di fragilità.
Grazie per l’articolo.
Posso concordare con l’analisi di Blondet, ma l’articolo non mi garba per nulla! Sarebbe stato certamente meglio dedicarle una preghiera o una poesia, piuttosto che gettare altro fango su una situazione già deprimente. La ragazzina avrà anche sbagliato, ma qui la si affossa del tutto. Non vuol dire difendere quanto hanno fatto, ma pubblicare queste cose, non fa altro che aumentare il dolore e la vergogna di quanti già soffrono per lei. Queste frasi andavano dette prima che il fatto accadesse e dalle persone a lei vicine, non tramite Radio Spada
Queste frasi vanno dette a grande beneficio di chi vive come questa poveretta e rischia di fare la sua stessa fine.
Per questo vanno proclamate dai tetti… perché sono vere e possono fare molto bene; è un modo assai valido per usare a fin di bene una tragedia come questa altro che poesie. Infine nessuno
ci impedisce di pregare per questa poverina, ma il nostro dovere
è prima di tutto occuparci di chi è ancora vivo e rischia di sprecare la sua vita come è capitato e capiterà purtroppo ancora e ancora.
Siccome alcuni commenti soprastanti mi fanno ridere, (mi piacerebbe sapere come reagirebbero i simpaticoni che appoggiano il modo in cui è stato scritto l’articolo, se la figlia fosse stata la loro, ma vabbeh!) vi posto, riprendendo la frase di Matteo “per questo vanno proclamate dai tetti” una canzone dell’oratorio di quando ero piccino picciò
Annunceremo che Tu sei verità,
lo grideremo dai tetti della nostra città,
senza paura anche tu lo puoi cantare.
E non temere, dai, che non ci vuole poi tanto,
quello che non si sa non resterà nascosto.
Se ti parlo nel buio, lo dirai nella luce, ogni giorno
è il momento di credere in me.
Con il coraggio tu porterai la parola che salva,
anche se ci sarà chi non vuole accogliere il dono,
tu non devi fermarti, ma continua a lottare,
il mio Spirito sempre ti accompagnerà.
Non ti abbandono mai, io sono il Dio fedele,
conosco il cuore tuo, ogni tuo pensiero mi è noto,
la tua vita è preziosa, vale più di ogni cosa,
è il segno più grande del mio amore per te.
e relativo video https://www.youtube.com/watch?v=v8bfuNJx3aw
C’è qui chi pure si erge con nomi altisonanti quale “Simone Petrus Basileus” ma indica la sua limitatezza dottrinale e culturale ed è convinto di dare un contributo valido citando una canzoncina forse sessantottina della chiesa sessantottesca che non è altro che una filastrocca sciocca !
Tale filastrocca era adoperata a schitarrate per i gggiovani tipo CL affabulati da personaggi alla don Giussani, quando tra la destra che soccombeva e la sinistra becera ed urlante i pavidi preferivano il centro DC accomunato dalla Falcemartello del Piccì.
Ormai non è più tempo per nessuna rimenata mediocre poichè i tempi spingono a decidere ben chiaro dove si deve stare senza sotterfugi bergoglieschi.
Sarà difficile forse, comprendere quanto scrivo, dal “Basilius-basiliscus” ma è ora di aprire gli occhi !