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di Danilo Quinto

Un gongolante Eugenio Scalfari, nell’editoriale di domenica 23 agosto, intitolato «Quando un Papa cita Ulisse e si oppone al potere temporale», cita il segretario della CEI, Nunzio Galantino, che al Meeting di Comunione e Liberazione, durante la «lectio» dedicata a De Gasperi – che in quanto cattolico «liberale» e «democratico», viene contrapposto alla «brutale» Chiesa temporale incarnata dall’ultimo grande pontefice, Pio XII – afferma: «Gesù Cristo senza ricchezze e nessuna ostentazione esterna di scienza, sta nel proprio ordine di santità. Non ha fatto invenzioni, non ha regnato, ma è stato umile, paziente, santo di Dio, terribile per i demoni, senza alcun peccato». Il fondatore di «Repubblica», commenta: «Pascal, citato senza commenti da Galantino, descrive Gesù non come un Dio ma come un uomo, “santo di Dio, ma terribile con i demoni e senza peccato”. Un uomo con qualità ammirevoli proprio perché uomo. Così lo concepiscono i non credenti che proprio perché uomo lo ammirano. Così lo considera ormai gran parte dell’Occidente moderno e secolarizzato. Fa parte di quell’incontro con la modernità che Francesco si propone di realizzare».

I cantori della «modernità» avevano bisogno, per i loro fini mondani, di una Chiesa che ignorasse ed eludesse le sue fondamenta e i suoi principi che non possono essere scalfiti dal tempo. L’hanno trovata. E’ al loro servizio. Stentano a crederci, ma ormai esiste, pronta ad assecondare «disegni» e «strategie» ormai sempre più chiari e accecanti. Galantino «deve» citare Pascal, che propone Gesù «santo di Dio». Il Vangelo non serve ai suoi fini e non lo cita, infatti. Sarebbe proprio una favoletta raccontare agli uomini e alle donne della «modernità» il grandioso inno a Gesù che apre il quarto Vangelo, quello di Giovanni. Che senso avrebbe, raccontare a questa «modernità» che l’esistenza di Gesù non iniziò nel momento in cui si fece uomo? O ricordare che Egli – prima di divenire carne nel grembo della Vergine Maria e prima di ogni creatura – era essere divino ed eterno come Verbo consustanziale al Padre e allo Spirito Santo? O tenere presente che questa verità fu definita sin dai tempi antichi del Magistero della Chiesa (Concilio Ecumenico di Calcedonia, 451)?

Dice Giovanni nel suo Vangelo: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato». Con la Rivelazione, all’essere umano viene “consegnata” la realtà della sua piccolezza e della sua grandezza e, insieme, la verità originaria: «L’essere la sua anima creata e immaginata a somiglianza di Dio». Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (357): «Essendo ad immagine di Dio, l’individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno. È capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone; è chiamato, per grazia, ad un’alleanza con il suo Creatore, a dargli una risposta di fede e di amore che nessun altro può dare in sua sostituzione».

Non c’è nessuna «modernità» che tenga rispetto a questa Verità. L’«homo», inteso come genere appartenente alla famiglia degli ominidi, diventa uomo attraverso la consapevolezza, la presa di coscienza dell’idea che forma su di sé: l’essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio. È il Cristianesimo a produrre questa nuova umanità – la nuova generazione umana – e questo avviene con il realizzarsi di un fatto storico: quando il «Verbo si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi».

Karl Löwith, il filosofo tedesco di origine ebraica, nella sua opera «Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX», scrive: «Il mondo storico in cui si è potuto formare il “pregiudizio” che chiunque abbia un volto umano possieda come tale la “dignità” e il “destino” di essere uomo, non è originariamente il mondo, oggi in riflusso, della semplice umanità, avente le sue origini nell’“uomo universale” e anche “terribile” del Rinascimento, ma il mondo del Cristianesimo, in cui l’uomo ha ritrovato attraverso l’Uomo-Dio, Cristo, la sua posizione di fronte a sé e al prossimo». L’idea della persona è il dono che il Cristianesimo fa al mondo e che fonda la civiltà europea. Viene scoperta la persona umana come un mistero non manipolabile da nessun potere, unica, irripetibile. E’ il Cristianesimo a dare all’uomo la sua dignità. Nessuna «democrazia», nessuna «rivoluzione», sono mai riusciti e mai riusciranno in un intento simile. Né tanto meno vi riusciranno religioni diverse dall’unica religione che porta alla salvezza eterna e che ha al centro Cristo, la Persona-Dogma.

Torniamo a Scalfari ed alla sua «democrazia liberale». Cita le parole di Bergoglio rivolte al Meeting di Rimini («È una ricerca, quella che dobbiamo intraprendere, che si esprime in domande sul significato della vita e della morte, sull’amore, sul lavoro, sulla giustizia e sulla felicità. Le esperienze più frequenti che si accumulano nell’animo umano provengono dalla gioia d’un nuovo incontro, dalle delusioni, dalla solitudine, dalla compassione per il dolore altrui, dall’insicurezza del futuro, dalla preoccupazione per una persona cara (…) Perché dobbiamo soffrire e alla fine morire? Ha ancora un senso amare, lavorare, fare sacrifici e impegnarsi? Che cosa stiamo a fare nel mondo? (…) Il mito di Ulisse ci parla del “nostos algos”, la nostalgia, che può provare soddisfazione solo in una realtà infinita») e aggiunge: «Rispondere a quelle domande realizza l’incontro della Chiesa con la modernità, ci fa sentire tutti simili e, anche se le singole risposte sono differenti, risulterà sempre più chiaro che la radice della nostra specie è comunque la stessa: libertà, dignità, fratellanza. Francesco lo dice esplicitamente nel messaggio ma consentirà ad un amico quale io mi sento di ricordare che quei tre valori, con l’aggiunta dell’eguaglianza che anche Francesco più volte evoca, sono quelli che dominarono il pensiero liberale e illuminista inaugurando l’Europa moderna».

L’Europa «moderna» fu il frutto di uno dei più abominevoli bagni di sangue della storia dell’umanità, la Rivoluzione Francese, che tra i suoi primi nemici ebbe proprio la Chiesa cattolica e le popolazioni cristiane. Si pensi, ad esempio, al genocidio della Vandea. A quell’Europa «moderna» si richiamò l’azione massonica risorgimentale degli ambienti «illuminati», che avevano come principale obiettivo quello di sottrarre alla Chiesa il suo potere temporale e di distruggerla. «Questa è la battaglia che Francesco sta conducendo – afferma Scalfari – e che incontra opposizioni numerose e potenti dentro la Chiesa. E questo è anche il significato del pensiero moderno che divide la politica dalla religione. Rappresentano entrambe il bene comune, la politica quello del benessere, la religione quello dell’anima. Ho detto più volte a papa Francesco nei nostri incontri che Lui concepisce una libera Chiesa in un libero Stato, esattamente come diceva il conte Camillo Benso di Cavour. Benso e Bergoglio uniti insieme: per un liberale come me non ci potrebbe essere un sodalizio ideale migliore di questo. E chi l’avrebbe mai detto: un miscredente e un gesuita che prende il nome di Francesco d’Assisi? La vita è faticosa, ma a volte ti dà anche soddisfazioni e felicità e per me questo è un caso felice». Che si tratti di Felicità Universale quella di cui si parla in queste telefonate così feconde di nuovi insegnamenti per la Chiesa e per il mondo?

 

 

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Ricordiamo a chi può di partecipare alla campagna in sostegno di Danilo Quinto, ingiustamente licenziato per non aver fatto altro che dire la verità, QUI un riassunto della vicenda.