di Alessandro Elia
Oggi, 29 settembre, la Liturgia della Chiesa ricorda la festività di San Michele Arcangelo. Il suo nome deriva da «Mi-ka-El», che vuol dire «chi è come Dio?». Infatti nessuno è come l’Onnipotente e chiunque osi sfidarLo si fa nemico anche San Michele, che combatte coloro i quali non hanno alcun timore di Dio. Nella nostra epoca c’è grandissima urgenza dell’aiuto dell’Arcangelo, perché moltissimi uomini, anche all’interno della Chiesa, non temono l’Altissimo e perciò sono “peggio dei demoni, che almeno temono e tremano davanti a Dio” (Padre Pio).
Michele si contrappone ed è detestato da Lucifero, che è il capo degli angeli che Dio fece precipitare negli inferi poiché si ribellarono a Lui. San Michele è generale degli angeli che combattono contro il male e con il suo scudo è difensore della Fede, della Verità e della Chiesa. Egli è «capo supremo dell’esercito celeste», secondo la Sacra Scrittura, in cui è citato ben cinque volte, nel libro di Daniele, di Giuda e infine nell’Apocalisse.
Come Maria Santissima, anche San Michele ha un grande potere di intercessione ed è cosa molto buona e gradita al Signore la devozione all’Arcangelo. Non a caso nell’iconografia cattolica sia la Beata Vergine Maria che L’Arcangelo Michele sono raffigurati, a seconda delle circostanze, con il serpente o il drago rappresentante il diavolo sotto i piedi, che nel caso di san Michele, Egli è pronto a trafiggere con la sua spada.
Siccome San Michele è protettore del popolo cristiano, che infatti un tempo ne chiedeva sempre l’intercessione durante i pellegrinaggi pericolosi, vi è una sua maestosa statua sulla vetta di Castel Sant’Angelo a Roma. Inoltre, durante il Medioevo furono costruiti in suo onore la splendida abbazia di Mont Saint-Michel in Normandia, La Sacra di San Michele sul Monte Pirchiriano, in Piemonte e il santuario del Monte Gargano in Puglia.
Il 13 ottobre 1884, al termine della Santa Messa da lui celebrata, Il Santo Padre Leone XIII rimase immobile per qualche minuto in stato di turbamento. Subito dopo si recò nel suo studio ed è proprio in quel momento che scrisse la preziosissima preghiera, che tutti sono invitati a recitare il più possibile, rivolta a San Michele Arcangelo. Soltanto in seguito il Pontefice spiegò cosa gli successe durante la messa. Disse di aver udito Gesù e Satana e di aver avuto una spaventosa visione dell’Inferno: «ho visto la terra avvolta dalle tenebre e da un abisso, ho visto uscire legioni di demoni che si spargevano per il mondo per distruggere le opere della Chiesa ed attaccare la stessa Chiesa che ho visto ridotta allo stremo. Allora apparve San Michele e ricacciò gli spiriti malvagi nell’abisso. Poi ho visto San Michele Arcangelo intervenire non in quel momento, ma molto più tardi, quando le persone avessero moltiplicato le loro ferventi preghiere verso l’Arcangelo».
Il giorno stesso ordinò al Segretario della Sacra Congregazione dei Riti di far avere a tutti i Vescovi la supplica a San Michele che aveva appena scritto, giacché da quel momento al termine di ogni Messa doveva essere recitata la suddetta invocazione al Principe delle milizie celesti.
Tristemente, ma anche piuttosto misteriosamente, dopo il Concilio Vaticano II, tale nobilissima supplica cadde in disuso e non fu più obbligatoria al termine del Santo Sacrificio.
Di seguito la preghiera a San Michele Arcangelo di Papa Leone XIII.
Sancte Michaël Arcangele, defende nos in proelio, contra nequitias et insidias diaboli esto presidium; imperet illi Deus, supplices deprecamur; tuque, princeps militiae coelestis, satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen
Significato: San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli. E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell’Inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime. Amen.
Sancte Michaël Arcangele, defende nos in proelio, contra nequitias et insidias diaboli esto presidium; imperet illi Deus, supplices deprecamur; tuque, princeps militiae coelestis, satanam aliosque spiritus malignos, qui ad perditionem animarum pervagantur in mundo, divina virtute, in infernum detrude. Amen
E’ LA PREGHIERA RECITATA ALLA FINE DELLA S.MESSA IN RITO ANTICO, IO LA CONOSCO DA QUANDO FREQUENTO LA S.MESSA ex decreto di papa Benedetto XVI.
Vorrei menzionare un grande devoto di S.Michele, lo scrittore Eugenio Corti