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Lo stiamo vedendo col Sinodo, lo avevamo visto con e dopo il Concilio: fare i “conservatori” in ambito rivoluzionario, significa somministrare palliativi e – probabilmente con buone intenzioni – rappresentare, rispetto alla tesi (ultrarivoluzionaria), l’antitesi (pseudotradizionale) necessaria al trionfo della sintesi (semplicemente rivoluzionaria), presto contraddetta da molto più numerose e agguerrite nuove antitesi (ultrarivoluzionarie). Parliamo del principio, vecchio come il mondo, della sovversione lenta: tre passi avanti e due indietro, cinque avanti e uno indietro, sette avanti e una breve pausa. Il modernismo, dai Papi, è sempre stato descritto così.

Come dicevamo, sul Sinodo la letteratura è ampia:

Un caso meno ecclesiastico, ma non meno interessante è rappresentato dall’ex deputato PD Mario Adinolfi. Dopo aver lanciato in modo roboante il suo quotidiano bergoglian-conservatore “La Croce”, lasciando intendere gloriosi anni di sviluppi editoriali, lo vide sparire dalle edicole in pochi mesi. Per certi versi un peccato, perché facendo parecchio slalom tra democristiani e affini, alcuni collaboratori della testata non erano affatto male. Alcuni li conosciamo, altri li abbiamo solo letti. Un giornale veramente cattolico e controrivoluzionario avrebbe fatto davvero bene a tutti, ma così non è stato.

Ora ci risiamo, col “conservatorismo delle speranze”. Il 24 settembre parlando trionfalmente della sparizione del ddl Cirinnà, scriveva su Facebook:

Il ddl Cirinnà, in pratica, non esiste più. La legge che voleva di fatto introdurre il matrimonio omosessuale in Italia “con un altro nome per ragioni di realpolitik” (copyright Ivan Scalfarotto), legittimare la pratica di utero in affitto compiuta all’estero ad esempio dal senatore Sergio Lo Giudice, equiparare la famiglia naturale tutelata dall’articolo 29 della Costituzione a qualsiasi “formazione sociale”, è stata messa su un binario morto. Formalmente la causa è una sorta di ingorgo di calendario causato dal sovrapporsi del voto sulla riforma costituzionale alla sessione di bilancio. La questione in realtà è politica e solo La Croce ha avuto la pazienza di indicarne sempre i contorni, fin dalla sua prima uscita in edicola a gennaio: non c’è in Parlamento una maggioranza possibile per una legge sulle unioni civili perché tale legge non ha il consenso del Paese.

Ancora:

Si proverà un colpo di coda, si tenteranno fantasiose forzature, ma l’impressione è che le energie Lgbt siano ridotte al lumicino. Non sono riusciti a spiegare al Paese la necessità di approvare quella legge.

Più avanti, addirittura:

Non dovevate credere ai giornali propaganda che non raccontano i fatti, li evocano per provare a determinarli. Noi vi abbiamo sempre raccontato la verità: il 20 giugno, piazza San Giovanni, aveva cambiato tutto. Voi avete cambiato tutto. La vostra tenacia aveva cambiato tutto.

Insomma, “solo La Croce” ha fatto ciò che sappiamo e “il 20 giugno, piazza San Giovanni, aveva cambiato tutto. Voi avete cambiato tutto”. Il dibattito ospitato qui su Radio Spada, relativo al “20 giugno”, ha fatto emergere come la manifestazione non fosse l’onda controrivoluzionaria che alcuni dipingevano ma purtroppo i fatti – sì, i cocciutissimi fatti – si son presi la briga di mostrare che quel “20 giugno” (principalmente un palcoscenico neocatecumenale) ha cambiato poco o nulla.

Il ddl Cirinnà è oggi (14 ottobre) in Senato, con gran plauso di stampa e pubblico.

Non si può conservare il progresso combattendo il progresso estremo, perché quest’ultimo corre più veloce. Il “gender” e il “ddl Cirinnà” sono “figli del divorzio” e di quel compromesso morale, politico e “religioso” che questi “conservatori” paiono voler salvare. Qui non c’è alcuna battaglia al ribasso (per quanto urlata) da fare. Siamo di fronte ad una proposta che o si rifiuta in blocco o si accetta in blocco. Questa battaglia noi, con le nostre forze e i nostri limiti, cerchiamo di farla. E lo faremo ancora una volta il 28 novembre a Roma, con la conferenza DAL DIVORZIO AL GENDER – Famiglie centrifugate e identità liquida: una dissoluzione dalle origini remote. Per tutto questo non possiamo escludere chi ha buona volontà, e se Adinolfi vuole combattere davvero, è il benvenuto. Crediamo che gli amici della Cirinnà possano essere battuti.