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di M.H.G.

Quando tutto è complotto, nulla è complotto. Questo è uno dei principali problemi del cosiddetto complottismo, spesso ridotto a condensatore di banalità, delirii, inesattezze… largamente controproducenti. La vera sfida, siccome le congiure e le trame oscure esistono eccome, è distinguere quelle vere da quelle false e non scambiare la pioggia ad ottobre per un indecifrabile esito di un articolato disegno umano.

I “complottisti” di tutti i tipi, per via dell’antica necessità mediatica di buttare il bambino con l’acqua sporca (cioè buttar via le cose giuste e quelle sbagliate), hanno sempre goduto di pessima stampa. Ora no. Ora che Bergoglio è in blanda difficoltà son tutti complottisti. Ovviamente pro-Bergoglio.

Servizi segreti, lobby di potere, massonerie, gaie congreghe di monsignori diversamente eterosessuali: si son tutti riuniti per dire che i Vangeli non avevano torto e che la Tradizione va difesa. Sarebbe il primo complotto internazionale a difesa della Tradizione, fatto da chi vuole smantellarla.

Il vaticanista Paolo Rodari, su Repubblica, lanciando il libro di Nello Schiavo “I nemici di Francesco”,  va a dar spazio alle tesi di Boff secondo cui

dietro il coming out di Charamsa vi sia “una trappola montata dagli ambienti di destra nella Chiesa che si oppongono al Papa. Perché non lo ha fatto in modo semplice ma provocatorio, per creare un problema al Sinodo e a Francesco. Ostentare in quel modo la sua scelta, il suo compagno… Non si deve giocare per mettere il Papa alle strette”.

Insomma gli “antigay” avrebbero convinto un gay a dichiarare la sua gaiezza. Fra un po’ sentiremo che in realtà Charamsa era un noto playboy e che no, non è scappato in Spagna con l’amico, ma Santo Domingo con la morosa.

La tesi gode di ampio spazio e su Micromega si riporta l’intervista di Pieluigi Mele a Valerio Gigante. In una domanda addirittura c’è un outing sul complottismo. Del resto gli outing vanno di moda:

Un altro episodio clamoroso è quello di Monsignor Charamsa. Per Leonardo Boff questo episodio è “una trappola montata dagli ambienti di destra che sioppongono al Papa”… Sarò un “complottista” ma la penso come Boff.

Ma la palma d’oro rimane nelle mani di Rodari e Scavo. Continuando l’articolo precedentemente citato, si arriva a parlare del card-cons Pell:

Zar dell’economia vaticana, ha posizioni dure sulle aperture papali. Ritiene che concedere l’eucaristia ai divorziati risposati sia un male. Una posizione simile a quella di altri firmatari della lettera, fra cui il cardinale Robert Sarah per il quale pensare di dare l’eucaristia ai divorziati è opera del Maligno. La costituency di Pell è quella della finanza americana. Ritenuto vicino ai potenti Cavalieri di Colombo, quando deve tenere una conferenza va sempre al Pontifical North American College sul Gianicolo, il luogo in cui i circuiti curiali finanziari americani danno sfoggio di sé nella capitale. Così anche altri due cardinali firmatari della lettera: Daniel N. Di Nardo, arcivescovo di Galveston- Houston e vicepresidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti, e Timothy Dolan, arcivescovo di New York e capo dei vescovi Usa. Gran parte dell’opposizione mossa a Francesco viene dal mondo conservatore nord americano. È ancora Scavo, nel suo volume, a ricordare che a sostenere le battaglie dei “neocon” anti-Bergoglio ci sono uomini come Dick Cheney e capitali come quelli messi a disposizione dalla Halliburton.

Se sulla stampa italiana avessero usato lo stesso “complottismo” antineocon negli ultimi 10-15 anni, avrebbero visto più lungo sulle crisi del Vicino Oriente. Gli esempi potrebbero continuare ma ci fermiamo qui.

In ogni caso va notato come ci si ricordi delle ingerenze USA, principalmente quando non riguardano la guerra ad Assad o gli scontri con Putin. Sia chiaro: questi “conservatori” non ci sono simpatici e lo abbiamo scritto in tempi non sospetti (si vedano link in fondo all’articolo) ma questa riscoperta del “complotto” ci pare piuttosto comica. Quando non grottesca.

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