Il “cyberteologo” Antonio Spadaro, gesuita direttore della prestigiosa rivista La Civiltà Cattolica, ha documentato con grande zelo le vicende del Sinodo 2015 dal suo account Twitter. Certo, chi si aspettava una cronaca piana e asettica, imparziale e scientifica, forse è rimasto deluso, perché lo zelo di padre Spadaro è grande e il suo sostegno a Bergoglio e più in generale alle politiche dell’ala “progressista” è entusiastico e magniloquente.

 

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“Cristo si è adattato, perché è ‘apparso in forma umana’: è dottrina della Chiesa, ed è la dinamica della Chiesa” – “Ciò che ha fatto il Sinodo è stato abolire la perniciosa distanza tra la fedeltà alla dottrina e la fedeltà alla cura delle persone”

 

In che cosa consista questa “cura delle persone” asseritamente scissa (ma da chi?) rispetto alla fedeltà alla dottrina, non è chiaro; né è chiaro come si possa aver cura di qualcuno senza curarsi in primo luogo della salvezza della sua anima, secondo quanto prevedono le 7 opere di misericordia spirituale:

Consigliare i dubbiosi.
Insegnare agli ignoranti.
Ammonire i peccatori.
Consolare gli afflitti.
Perdonare le offese.
Sopportare pazientemente le persone moleste.
Pregare Dio per i vivi e per i morti.

 

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“Una delle sfide affrontate al Sinodo è stato non mischiare ‘dottrina’ e ‘teologia’” – “Al Sinodo nessuno ha vinto o perso, ma insieme la Chiesa ha fatto un grosso passo in avanti verso una migliore integrazione e una migliore comunione”

 

A parte la difficoltà di comprendere sotto quale aspetto e per quale motivo “dottrina” e “teologia” debbano essere tenute “distinte e distanti”, a che tipo di integrazione e di comunione padre Spadaro si riferisca, non è difficilissimo immaginarlo. Già l’anno scorso, in concomitanza della prima sessione del Sinodo, avevamo avuto modo di costellare le sue dichiarazioni frizzanti con più di un punto interrogativo (qui l’articolo), per cui non si può dire che le “aperture” del gesuita al Sinodo 2015 ci stupiscano o ci colgano impreparati. Certo, la sfacciataggine ha sempre un suo, perverso, fascino.

 

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Con tanto di faccina, p. Spadaro denuncia l'”abbaglio” dei normalisti, che “disperatamente cercano di convincere se stessi e gli altri che ‘nulla’ è accaduto” al Sinodo. Più chiaro di così…

 

Sugli “abbagli” dei “normalisti” suggeriamo di leggere qui e qui (un articolo “per pochi”). Peraltro, anche a bocce ferme da diversi giorni, la vena sarcastica di padre Spadaro non si placa, come segnala il sibillino tweet di stasera:

 

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Notare il leggiadro nickname del suo follower.

 

Ma l’apoteosi è toccata a Sinodo ancora in corso. La bomba è talmente grossa che il “popolo” di Twitter accenna una rivolta:

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Che cosa fa padre Spadaro? In pratica, estrapola una massima di San Cirillo di Gerusalemme e la tarocca, facendo dire al Santo (che si rivolta nei cieli) qualcosa – assumere il Corpo di Cristo, la cosa più santa che esista, anche in stato di peccato pur di non privarsene – che ovviamente il Santo mai aveva detto né pensato. Lasciamo la parola a Berlicche, blogger acuto che, come vedremo, entra in scena con una certa efficacia e spiega la “taroccatura”:

Andiamo a vedere cosa ha realmente scritto Il nostro San Cirillo, arcivescovo di Gerusalemme nel quarto secolo. Questo bravo santo ci ha lasciato tutta una serie di prediche catechetiche, fatte apposta cioè per coloro che si accostavano per la prima volta al battesimo e agli altri sacramenti.
Fin dal prologo esorta, se si è in stato di peccato, a non accedere alla liturgia. Chi si accosta ai sacramenti in stato di peccato, dice, sarà ritenuto nei cieli uno spergiuro. Cita la parabola di colui che, al banchetto di nozze, fu trovato dal re non vestito adeguatamente e per questo gettato fuori legato mani e piedi. “Hai visto cosa è accaduto a quell’uomo: rendi la tua condizione sicura“. E se non sei convinto, “Impara da quello che vedi, vai via e ritorna il giorno dopo“.
Nell’ultimo di questi sermoni descrive ai nuovi battezzati il rito della Messa. Si sofferma in particolare sul Padre Nostro, dove così commenta “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”:
Perché noi abbiamo molti peccati. Perché noi offendiamo sia in pensieri che opere, e moltissime cose che facciamo sono degne di condanna; e se diciamo che non abbiamo peccato, mentiamo, come dice Giovanni. E noi facciamo un patto con Dio, entrando. Che lui perdoni i nostri peccati, e noi a nostra volta perdoniamo ai prossimi i loro debiti. Considerando allora quanto noi riceviamo e in cambio di cosa, non ritardiamo nel perdonarci gli uni con gli altri. Le offese contro di noi sono piccole e triviali, e facilmente appianabili; ma quelle che abbiamo commesso contro Dio sono grandi, e hanno bisogno di tale misericordia che solo Lui la può dare. Fate attenzione, dunque, che i piccoli e triviali peccati contro di te non ti chiudano fuori dal perdono per te stesso da parte di Dio per i tuoi gravosi peccati.
e al termine pronuncia la frase che completa suona così:
Attenetevi strettamente a queste immacolate tradizioni e rimanete liberi dalle offese. Non separate voi stessi dalla Comunione; non privatevi, a causa della sporcizia dei peccati, di questi santi e spirituali Misteri.
Letta così, la frase assume un significato opposto a quello che a molti, me compreso, era parso di primo acchito.
Ed è un pochino più grande, come concetto, del piccolo cabotaggio di “aperture e chiusure”. Qui si parla di salvezza eterna, materia che non ammette errore o sottovalutazione.
Ora, riguardando la frase originale, possiamo vedere come deve essere letta se si vuole rispettare il suo significato. “Non peccate, perché questo vi separa di Dio“. Purtroppo è facile fraintendere le frasi e gli intenti.
“Omnia munda mundi”, tutto è puro a chi è puro. Io, disgraziatamente per me, non sono più mundo da un bel pezzo. [Fonte]

 

Notiamo però che nell’ospedale da campo ricco di misericordia che padre Spadaro auspica, per i contestatori, ancorché garbati, a quanto pare c’è poco spazio:

 

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La cura delle persone si può esprimere anche bloccando i loro account

 

Opsss!… Forse esser stato oggetto di “attenzioni” da parte del nostro sito (Le aperture di don Spadaro (dir. Civiltà Cattolica) e il suo interesse per l’icona gay Tondelli e Wired! Un’altra imbarazzante collaborazione per padre A. Spadaro (Civiltà Cattolica)) non è stata cosa gradita al direttore della Civiltà Cattolica. E infatti la scure misericordiosa cala anche… su Radio Spada:

 

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E dire che, con i suoi tweet, padre Spadaro ci stava dando degli importanti assist. Per esempio, demitizzando un Vescovo assoldato a forza nelle schiere dei “simpatizzanti della tradizione”. Dedichiamo quest’ultimo screenshot ai poveri “conservatori perplessi” cui ci siamo rivolti qualche giorno fa.

 

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