Oltre-la-maschera

di Andrea Giacobazzi

Sono reduce dalla conferenza riminese della Fraternità San Pio X. Giorni di “boccate d’ossigeno” in cui ritemprarsi (e in cui i più pazienti mi hanno fatto l’onore di ascoltare ciò che volevo dire sulla Siria). Visibilmente aumentata la presenza numerica, innegabilmente accresciuta l’attenzione del pubblico, certamente per il merito degli altri conferenzieri e dei solerti organizzatori ma soprattutto – non me ne vogliano – perché i cosiddetti “tradizionalisti” iniziano a sentire che le cose vanno davvero male, davvero molto male. E quando le cose vanno così male si cerca la roccia su cui costruire la casa.

Sento già l’obiezione: la vita degli uomini “va male” da sempre, è la condizione umana ad esser fragile. Verissimo: dopo il peccato originale non esistono epoche d’oro. La storia è sempre un impasto di buono e di cattivo. Ma le cose ora non vanno solo male, vanno un po’ peggio. Vanno peggio perché chi dovrebbe difendere la Verità, tace. E soprattutto perché chi osa dire che non siamo in un tempo proprio perfetto, viene prontamente accusato di disfattismo ed emarginato.

L’ho scritto nel titolo, questo articolo è per pochi, non necessariamente per i migliori – sia chiaro – ma per quelli che un po’ per stanchezza, un po’ per esasperazione, in rarissimi casi per virtù, sanno che ci son poche illusioni da vendere e ancor meno da comprare. Metà di quelli che hanno iniziato a leggere avranno già cliccato su un altro collegamento.

Il Sinodo? I “conservatori” sono stati sconfitti ma non è il Sinodo il problema. È la conseguenza di un problema. Si vede negli occhi di tanti zelanti “arrampicatori sugli specchi” che nemmeno loro ormai credono a ciò che dicono quando parlano di “dottrina salvata” o di “legge divina tutelata”. Sanno benissimo che la Dottrina non è lì per essere salvata, ma per salvare e che la legge divina non è li per essere tutelata ma per tutelare. Sanno benissimo che non stiamo parlando della protezione del panda dall’estinzione. Su queste pagine già lo abbiamo detto molte  volte: più o meno in buona fede che sia l’interlocutore (ci sono anche molti “genuini”), siamo in una fase in cui il tempo da perdere in sterili chiacchiere sulla lana caprina deve esser necessariamente poco.

Lo dico perché chi – pur avendo qualche elemento per giudicare – non vede la straordinaria crisi che ci investe o è un complice o è un utile idiota. Sì, o un complice (se non in buona fede), o un utile idiota (se in buona fede). Sia chiaro: non esiste persona al mondo, fatte alcune minime eccezioni, che si volti indietro di tanto in tanto e non dica: “quanto sono stato fesso quella volta!”, “come ho potuto non vedere!”, oppure: “forse sapevo e avrei dovuto essere più coraggioso”, “forse ho avuto rispetto umano e ho taciuto”. A me capita e credo di non essere l’unico: anche sulla “crisi nella Chiesa”  ho avuto i miei tempi e dubito che esista una singola persona che dopo aver assistito alla sua prima “Messa di San Pio V” avesse tutto chiaro nei minimi dettagli.

Oggi chi sa come stanno le cose, tace. O per confondere la situazione si abbandona in festeggiamenti improbabili e grotteschi. “Tutto bene! Il Sinodo non si è concluso con il matrimonio in San Pietro di due gay!”. Benissimo, insomma.

C’è sempre una battaglietta moralistica che non si è persa del tutto da sbandierare con discrezione (non troppo, per carità, perché altrimenti si vede che è quasi  insignificante), c’è sempre un decreto legge “contro la famiglia” che rallenta il suo iter per poter cantare una mezza vittoria di fronte a qualche centinaio di illusi semi-volontari, c’è sempre il sollievo gioioso per un vescovo emerito di una remota diocesi dell’Africa che riesce a fare un discorso senza eresie , per un prete in più che dice all’alba la “Messa di sempre” (comunicando al suo vescovo che si tratta di quella di Paolo VI in latino). Ancora: c’è sempre qualche letterina conservatrice che fa tirare un mezzo sospiro sentimentale (poi smentita e dimenticata, ma che importa?), c’è sempre l’illusione – un po’ penosa, un po’ ridicola – di quelli che si senton tosti “perché combattono da dentro”, ne ho visti tanti, tra cui il sottoscritto. Il “combattimento da dentro” abbiamo visto dove ha portato i “cardinaloni conservatori” del Concilio.

Signori, giù la maschera. Giù la maschera, davvero. E non solo sull’attualità ecclesiale. Quando nel gruppo editoriale abbiamo deciso di stampare il libro “L’opposizione magisteriale a fascismo, nazionalsocialismo, liberalismo e comunismo” (con raccolte le encicliche di Pio XI: “Non Abbiamo Bisogno”, “Mit brennender Sorge”, “Quadragesimo Anno”, “Divini Redemptoris”), lo dicemmo: questo libro ci farà odiare perché – Magistero alla mano – andrà a ferire le illusioni di chi vuole credere che siano esistite epoche d’oro in camicia nera. Illusioni umane, certamente comprensibili perché quei tempi – rispetto ad oggi – son tempi di giganti, perché sì, oggi le cose vanno peggio ma, come detto qualche riga fa, le epoche d’oro non esistono e la (pia) finzione in base alla quale oggi o ieri “è (o è stato) tutto a posto”, è una pura falsità. E, si badi, è falsità anche applicata alle lagne nostalgico-monarchiche, tanto riguardanti l’Impero (si pensi a cosa è stato il giuseppinismo) quanto la Francia pre-rivoluzionaria (che, giusto volendo fare un piccolo esempio, per i suoi interessi si alleò con gli ottomani, nemici della Cristianità).

Non esiste nella storia umana una Societas perfecta diversa dalla Chiesa che – per quanto investita da questa o da quella crisi – rimanga indefettibilmente stabile. La falsa dottrina (per quanto edulcorata) non è Dottrina della Chiesa, l’”autorità” che la caratterizza non ha il carisma dell’infallibilità per un visibile impedimento all’uso da parte di chi siede sul Trono di Pietro.

Ed è proprio per questo che non si può tacere sulla “crisi nella Chiesa” (e non “della” Chiesa). Proprio perché peccatore e gravemente imperfetto, invoco la Tradizione e la chiarezza delle Sue regole: se fossi migliore di ciò che sono potrei forse pensarci di meno, ma non è così.

Con tutti i nostri limiti dobbiamo tentare – adesso in particolare – di dire la verità anche se, citando le parole dell’amico Piergiorgio, “la verità fa schifo oggigiorno”.

Ecco perché questo articolo è per pochi.