“Per far trionfare il Regno di Dio è necessario innanzi tutto comprendere a fondo le realtà in cui siamo immersi. Il mondo non è altro che la rappresentazione di due forze in conflitto tra loro: Dio, che vuole salvare ogni uomo, e Satana, che vuole impedire tale evento e che quindi cerca con ogni mezzo di ingannare, fuorviare l’uomo, allontanandolo dalla Verità di Dio”
Sant’Ignazio di Loyola
di Alessandro Elia
Sin dai primi tempi l’eresia gnostica, sotto varie forme e camuffamenti, ha sempre tentato, assediato, importunato la Santa Madre Chiesa, cercando di corrompere, svilire e mutare, seppur impercettibilmente, il Nostro Credo. Da circa mezzo secolo a questa parte il terribile attacco si è intensificato e, sebbene non stia mettendo in crisi la Chiesa, poiché è ontologicamente impossibile, data la promessa di Nostro Signore del “Non Praevalebunt”, ebbene la gnosi sta però causando una tremenda crisi nella Chiesa.
Il modernismo, ovvero “la grande eresia”, è adeguare il Credo alla cultura; assoggettare la Fede allo spirito dei tempi e stravolgerla per aderire allo spirito del mondo. San Giovanni Eudes pregava Dio in questo modo: “ [Signore,] Imprimi nel mio cuore il tuo odio contro il mondo, che voglio detestare come un vero anticristo, dato che ti resta sempre avverso e ti ha crocefisso crudelmente”. La cultura contemporanea post-moderna è intimamente ed essenzialmente antropocentrica, quindi adeguare il Credo in Dio Onnipotente, Re dell’Universo, alla cultura di cui oggigiorno siamo succubi, assecondando perciò il modernismo, significa soprattutto accettare che sia l’uomo, il nuovo perno e criterio di ogni cosa.
Siccome il modernismo è profondamente agnostico e di conseguenza ateista nella prassi, non tiene in giusta considerazione l’anima e i beni divini, ma ripone tutte le attenzioni sui beni terreni, precipitando in un agghiacciante materialismo, le cui origini si trovano nell’umanesimo e nell’empirismo, che per forza di cosa sfocia nell’idolatria del culto dell’uomo anziché nel vero e santo culto di Dio. Questo spostamento del baricentro da Dio verso l’uomo, esattamente secondo il volere delle maledette sette massoniche, spiega l’odierna dottrina immigrazionista sostenuta da svariati prelati, come anche la riduzione della carità a mera beneficienza, oppure l’esaltazione dei sostentamenti materiali per i poveri a scapito delle opere di carità spirituale per i peccatori.
Non c’è quindi da stupirsi se all’interno del mondo cattolico si sia ormai radicato un odioso disprezzo nei confronti della ricchezza in generale, specie quando a possederla è la stessa Chiesa Cattolica. Ma questi apologeti di una chiesa povera, che accusano di materialismo chiunque non sia in linea col loro insolente pauperismo, non si rendono conto che i primi materialisti sono proprio loro, perché sostengono il primato del materiale sullo spirituale, giacché per loro il nocciolo del problema si risolve nella quantità dei possedimenti. Il catechismo cristiano ha sempre affermato che i beni materiali devono essere subordinati ai beni spirituali.
Nel Catechismo Tridentino si trova scritto: “[I beni della vita presente] Noi dobbiamo desiderarli e chiederli, sia perché così vuole l’ordine della Provvidenza, sia perché ne abbiamo bisogno per conseguire i beni celesti e arrivare con essi al nostro fine” (393). Essi non sono di per sé un male, ma lo divengono quando non sono ordinati secondo il Fine Ultimo e dunque conducono all’idolatria della ricchezza e del denaro. Non è la ricchezza il male ma l’uso disordinato della stessa. Infatti, se da un lato la ricchezza può essere guadagnata illecitamente, infrangendo il settimo comandamento, dall’altro essa può anche essere una Grazia e una ricompensa del Buon Dio. Ciò vale anche per la povertà; quest’ultima può essere una croce da accogliere come via di santificazione, oppure può essere altresì un castigo di Dio dovuto all’infedeltà nei Suoi confronti.
Appaiono scandalose oggi le parole di San Bernardo da Chiaravalle: “Si merita di più ascoltando devotamente una Santa Messa che col distribuire ai poveri tutte le proprie sostanze e col girare pellegrinando tutta la terra”.
San Francesco d’Assisi, che praticò con grande zelo il consiglio evangelico della povertà, diceva che “la povertà finisce ai piedi dell’altare”. Infatti, la povertà non era il fine di Francesco ma soltanto un mezzo con il quale egli viveva, testimoniava e predicava il Vangelo. Inoltre, bisogna tenere in considerazione che mai e poi mai egli separava la carità dalla Verità, perché non era un filantropo, come invece Soloviev si immagina l’anticristo.
Nel Medioevo si erano formate diverse sette con derivazioni gnostiche, come i Catari che, al contrario di San Francesco, disprezzavano la ricchezza e rendevano culto alla povertà come fosse un dio, tant’è che più volte si scagliarono contro il potere secolare e i possedimenti terreni della Chiesa. Le autorità ecclesiastiche giustamente condannarono con decisione la falsa povertà evangelica di queste sette di eretici, dai quali San Francesco si tenne a debita distanza, ben sapendo che costoro, nel tentativo di persuadere i fedeli a imitare il loro modo di intendere la carità, non cercavano l’altruismo delle persone ma più probabilmente la loro anima per mandarla in perdizione.
A ben vedere il dualismo che oppone il corpo all’anima, la materia allo spirito, tipico del pauperismo di matrice gnostica, è caratterizzato da un’influenza ebraica nella misura in cui i giudei hanno rinnegato il Messia. Il disprezzo nei confronti delle ricchezze e dei beni materiali trova un parallelo nell’odio verso il Cristo da parte di chi non può accettare che il Verbo si sia fatto Carne. È proprio grazie al mistero dell’Incarnazione che Dio redime l’uomo ed espande la Salvezza non solo al popolo eletto ma a chiunque accolga la Buona Novella. Le correnti gnostiche invece, proprio come l’ebraismo, hanno la peculiarità di riservare a pochi eletti ciò che intraprendono.
Teocentrismo contro antropocentrismo
Dietro ad una dialettica apparentemente futile e ideologica, che contrappone ortodossia ed eterodossia dottrinale, in realtà si celano due concezioni del cristianesimo ben diverse e inconciliabili: il teocentrismo e l’antropocentrismo. Nel primo caso è impossibile che la dottrina venga travisata, né che si rompa con la Tradizione, perché l’approccio è teologico, incentrato su Dio, e quindi si esercita la ragione sul messaggio della rivelazione accolto dalla fede. Nel secondo caso invece l’uomo è l’unico Assoluto, mentre tutto il resto, la teologia, la dottrina, la pastorale, la liturgia, i sacramenti, ecc., sono in funzione dell’individuo. È l’auto-divinizzazione dell’uomo e la banalizzazione del Divino, del Sacro, che comporta inevitabilmente un decadimento della vita spirituale. Si innalza l’uomo come Assoluto e di conseguenza si relativizza tutto il resto, compreso il Catechismo.
Il suddetto relativismo è la spiegazione delle continue offese al Santissimo Sacramento: dalla Comunione in mano all’abolizione dell’obbligo di ricevere il Sacramento in ginocchio, passando per l’obbligo pratico di accostarsi alla Comunione in piedi, per giungere fino al recente Sinodo in cui molti padri sinodali hanno sostenuto che anche chi si trova in stato di peccato mortale possa accedere alla Comunione; gli stessi padri sinodali che a quanto pare si sono commossi all’udire la storiella della bambina che spezza l’Eucaristia dandone metà al papà “divorziato risposato” e dunque commettendo – inconsapevolmente – un duplice sacrilegio.
Con l’avvento del nuovo umanesimo cambia anche la concezione di misericordia e si insedia una pericolosa dottrina: il “misericordismo”. La natura di tutte le eresie è tralasciare una parte della Verità per assolutizzarne un’altra. Oggi questo accade continuamente; si proclama la misericordia senza la giustizia, si dice che la misericordia è infinita tralasciando che non è incondizionata, si pretende il perdono dei peccati senza il pentimento. Ma l’adulatore è proprio il Maligno, che agisce in due maniere: accusando il peccatore per i suoi peccati causando dannosi sensi di colpa, oppure sminuendo la gravità dei peccati per glorificare la condizione dell’uomo separato da Dio (chi si trova in “stato di peccato” non è in comunione con Dio). D’altro canto, invece, lo Spirito Santo corregge e consola. Non asseconda mai il peccatore nel proprio peccato e poiché è Amore, odia e condanna perentoriamente il male e il peccato. “Non essere troppo sicuro del perdono / tanto da aggiungere peccato a peccato”, dice il Libro del Siracide.
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Dottore della Chiesa e “celeste Patrono di tutti i confessori e moralisti”, nella sua opera “Apparecchio alla Morte”, mette in guardia chi confida in maniera sconveniente nella misericordia anziché temere Dio, perché “il timore del Signore tiene lontani i peccati”(Sir. 1,21) , dice la Scrittura. Sant’Alfonso infatti scrive: Dice: «Dio è di misericordia». Ecco il terzo inganno comune de’ peccatori, per cui moltissimi si dannano. Scrive un dotto autore che ne manda più all’inferno la misericordia di Dio, che non ne manda la giustizia; perché questi miserabili, confidano temerariamente alla misericordia, non lasciano di peccare, e così si perdono. Iddio è di misericordia, chi lo nega; ma ciò non ostante, quanti ogni giorno Dio ne manda all’inferno! Egli è misericordioso, ma è ancora giusto, e perciò è obbligato a castigare chi l’offende. Egli usa misericordia, ma a chi? a chi lo teme. «Misericordia sua super timentes se… Misertus est Dominus timentibus se» (Ps. 102. 11. 13). Ma con chi lo disprezza e si abusa della sua misericordia per più disprezzarlo, Egli usa giustizia. E con ragione; Dio perdona il peccato, ma non può perdonare la volontà di peccare. Dice S. Agostino che chi pecca col pensiero di pentirsene dopo d’aver peccato, egli non è penitente, ma è uno schernitore di Dio: «Irrisor est, non poenitens». Ma all’incontro ci fa sapere l’Apostolo che Dio non si fa burlare: «Nolite errare, Deus non irridetur» (Gal. 6. 7). Sarebbe un burlare Dio offenderlo come piace, e quanto piace, e poi pretendere il paradiso.
Di seguito un altro passo del Siracide:
Non dire: «La sua misericordia è grande;
mi perdonerà i molti peccati»,
perché presso di lui ci sono misericordia e ira,
il suo sdegno si riverserà sui peccatori.
Non aspettare a convertirti al Signore
e non rimandare di giorno in giorno,
poiché improvvisa scoppierà l’ira del Signore
e al tempo del castigo sarai annientato.
(Sir. 5, 6-7)
Dallo spirituale al sociale
Tipico del cattolicesimo degradato da uno gnosticismo di carattere antropocentrico è scambiare ed invertire lo spirituale con il sociale. Dal momento che l’uomo è il parametro di tutto, si antepongono le questioni sociali a quelle spirituali; se Dio è al centro, invece, le cose sociali saranno in funzione di quelle spirituali. Nella Chiesa ultimamente abbiamo assistito a un processo di desacralizzazione del culto divino e una sacralizzazione delle questioni sociali.
Addirittura si finisce per rileggere il Vangelo in chiave ideologica e sociale, se non persino vagamente socialista, in alcuni casi.
Lo splendido discorso delle beatitudini è spesso strumentalizzato per avvalorare le tesi materialiste. Nel Vangelo di Luca Gesù dice: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio”. Ed ecco che i cattocomunisti ne approfittano per affermare che solo i poveri sono beati. Tesi risibile, per non dire altro. Come se Gesù guardasse al conto in banca e non al cuore delle persone. Iddio non discrimina e non ama i Suoi figli in base alla classe sociale o ai soldi che possiedono, tant’è che la Chiesa ha canonizzato uomini ricchissimi, tra cui Re e Sovrani.
Nel discorso delle beatitudini Gesù sta parlando di un’altra povertà: quella di chi si rende conto di essere povero davanti a Dio, di essere un peccatore e di non meritare la Sua grazia, perciò implora pietà e misericordia. Infatti l’umiltà è una condizione necessaria per essere santi e “beati”, appunto. Tutto ciò è confermato anche dalla narrazione dello stesso episodio raccontato dall’evangelista San Matteo, in cui il Signore insegna: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. “Poveri in spirito”, dunque, è questo che intende, non poveri di denari.
L’uguaglianza degli uomini è un’uguaglianza trascendentale, in rapporto al Creatore, ma oggi spesso e volentieri, anche all’interno del mondo cattolico, viene confusa per egualitarismo, sostenendo, forse inconsapevolmente, un’omologazione più che un’uguaglianza. Alla radice dell’immigrazionismo, del filantropismo, dell’insensato ultra-europeismo, dell’atlantismo, dell’ecologismo, del terzomondismo, del “diritto-umanesimo” e del pacifismo umanitario, che – sia chiaro – non hanno nulla di cattolico, vi è il mondialismo, già esplicitamente condannato da San Pio X come parte del modernismo, che com’è stato detto più volte il Santo Padre definì “la cloaca di tutte le eresie”.
Il Complotto
Chiaramente, le sette che intendono, pian piano, distruggere la Chiesa, essendo segrete per costituzione, agiscono nell’ombra, di nascosto, specie nella Chiesa in cui il Magistero, oltre che alle Scritture, si ispira alla sacra dottrina e alla Tradizione, le quali non può rinnegare. Perciò i settari, non potendo intervenire agevolmente per modificare le fonti della Rivelazione (Scrittura, Tradizione e Magistero infallibile), cercano con ogni mezzo di raggirarle, cambiando in primis il modo di filosofare, che è poi la maniera di riflettere sulla Fede.
Per secoli, tante schiere di anticlericali hanno tentato di distruggere la Chiesa dall’esterno senza alcun successo, ma da qualche tempo a questa parte, hanno cambiato strategia: intendono distruggere la Chiesa dall’interno; vogliono, sostanzialmente, che la Chiesa rinneghi se Stessa, si tradisca. San Pio X lo aveva intuito e avvertì: “[I modernisti e i massoni] sono lupi sotto apparenze di agnelli. Il prete deve svelare le loro trame e i loro complotti, che sono perfidi”. Sua Santità scrisse precisamente “complotto”, perché – si sappia – è in atto un vero e proprio complotto contro Dio, in primis, ma anche contro la Chiesa di Cristo perché sia distrutta e non sia più fedele al Re, che è il Signore Gesù. Ancor prima di San Pio X, Pio VII scrive che «nella folle speranza di distruggere la Chiesa, la maggior parte dei nemici di Cristo si sono uniti in Società segrete e Sette occulte, per aggregare, in tal modo, un maggior numero d’adepti al loro ‘complotto’» (Enciclica Ecclesiam a Jesu Christo, 1821).
Ai normalisti che ne sottovalutano il pericolo e ai negazionisti che fingono di non vedere ciò che è evidente, sempre San Pio X rimprovera: «È doveroso studiare e trattare il Complotto, senza temere di essere derisi come “complottisti”. Invece minimizzare, snobbare e negligere lo studio del Complotto è una partecipazione implicita e passiva al Complotto contro Cristo, Maria, la Chiesa e la Cristianità. Mentre studiare per combattere il Complotto, significa partecipare attivamente ed esplicitamente al compimento dell’opera della Redenzione, ad “instaurare e restaurare tutto in Cristo”.»
Tutto ciò infine ha inevitabili ripercussioni anche sui dogmi. Un esempio lampante è la condanna dogmatica allo Stato laico e aconfessionale proclamata nell’Enciclica Quanta Cura da Papa Pio IX. L’Enciclica possiede le quattro condizioni dell’infallibilità, eppure innumerevoli cattolici, tra sacerdoti e laici, sostengono invece convintamente la laicità dello Stato. Già all’interno della Democrazia Cristiana vi erano moltissimi “laicisti”, tant’è che la D.C. fu giustamente bollata come “modernismo sociale”.
I tempi sono cupi come non mai, è vero, ma non bisogna abbattersi, né scoraggiarsi, ricordando sempre che “la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle (Sant’Agostino).
“I veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti”.
(San Pio X, lettera apostolica “Notre charge apostolique”, 1910)
Meraviglioso articolo, un vero compendio del vero cattolicesimo ed una messa in guardia dai suoi nemici, esterni ed interni; purtroppo i danni maggiori da 57 anni a questa parte sono provocati dai nemici interni, da Roncalli in poi (illusi, utopisti, oppure in mala fede?)
la diagnosi è perfetta, ma, come al solito, torno a precisare che questo “attacco” ( di natura gnostica ) non solo non mette in crisi ‘la’ Chiesa ma nemmeno avviene ‘nella’ Chiesa…. sempre per la stessa ragione del “non praevalebunt!”. Questo è un attacco che viene mosso alla Chiesa (quella vera ) da parte di una ‘simulazione’ di chiesa, di natura modernistico-gnostica, la nuova chiesa di conio vatican-secondista. Chi è ‘dentro’ la Chiesa, chi vive la sua fede e la sua dottrina, sta al sicuro, per quanto terribili siano le onde che dal di fuori la aggrediscano, come nell’Arca di Noe stavano i suoi inquilini tra i sommovimenti e scossoni del Diluvio…Pensare che ‘la Chiesa sia in crisi,significa non credere nella Chiesa e nella forza dello Spirito di Cristo…” Uomini di poca fede…”. Lasciamo questo ‘mostro’ di chiesa-nova lanciare i suoi forsennati attacchi alla Barca di Pietro – vera Arca di salvezza – lasciamola cantare le sue ‘seducenti’ canzoni socio- umanitaristiche, e tiriamo avanti verso il porto sicuro…
Voi mi fate paura. Siete solo dei fondamentalisti che dell’amore e la pace fra gli uomini non ve ne frega nulla. Brrrr
Della pace e dell’amore, come le da il mondo, non ce ne frega nulla, anzi…vorremmo sparissero.
Piergiorgio Seveso
Infatti…voi volete solo un mondo dominato dalla paura. Niente gioia, niente amore, solo timore di dio…bel mondo di merda. Mi dispiace ma non siamo più nel medioevo. La gente non è più ignorante come allora, la chiesa non riesce più a tenere nascosta la conoscienza…che se ci fosse stata allora avrebbe gia spazzato via la “vostra” associazione da secoli. Siete obsoleti, siete il male…voi e le altre 2 religioni patriarcali. Basta con l’oscurantismo. Estinguetevi
caro pagliaccio, il circo è dall’altra parte. magari qualcuno le dà un euro.
Chi è realmente devoto non si comporta da str..zo, si vede che conosci solo ipocriti.
L’amore dev’essere soggetto alla Legge Divina, o diviene solo una sua squallida parodia, come il cosiddetto amore tra sodomiti.
La pace, come disse Sant’Agostino, è la tranquillità dell’ordine ; mancando l’ordine non può esistere tranquillità, perchè altrimenti sarebbe resa al nemico.
La gioia è quella che scaturisce dal vivere in un clima di vero amore, secondo le Leggi di Dio, e di pace garantita secondo i giusti principi e mai senza.
Ecco, ho sprecato il mio tempo a risponderti usando le tue stesse parole. Non meriti di più, e concludo da vero medioevale quale effettivamente mi pregio d’essere : insultare non faccia a faccia è molto, molto da vigliacco, e in internet è probabilmente il modo più vile di tutti. Se hai tutta questa voglia di mancare di rispetto, dovresti provarci da più vicino, chissà che dopo quello che fa un po’ pena finiresti con l’essere tu.
Articolo fondamentale e attualissimo.
Al nocciolo del culto dell’uomo stanno due gravissimi errori impliciti: negazione del teismo (creazione dal nulla, uomo come essere dipendente da Dio) e negazione del peccato (e quindi di leggi divine, giudizio, diavolo).
La deificazione dell’uomo va sempre di pari passo con la demolizione del concetto di Dio:
Deismo massonico (Dio non dà leggi, non giudica, ma solamente crea il mondo), modernismo e postmodernismo (Dio è il sacro, una dimensione di significato, un’esperienza positiva per l’uomo, è la forza dell’universo, la divinità non è mai in contrasto con il progresso sociale, ecc…).
Oh Giovanna D’Arco…lo sai, la tua “argomentazione” non mi ha convinto neanche un po’
E le tue “argomentazioni”, pagliaccio, chi credi che convincano? Sono i soliti luoghi comuni da due soldi dei più ignoranti fra i laicisti: è facile buttare il cervello all’ammasso e “ragionare” a luoghi comuni, non è vero?
Spiegami la cazzata di Bernardo di Chiaravalle allora. “Si merita di più seguendo devotamente una messa che fare la carità o andare in pellegrinaggio”. Tornasse Gesù Cristo prenderebbe a calci tutti voi. Ne conosco di gente devota che poi nella vita si comporta da stronzo. Ah…ma è devota e andrà in paradiso, giusto? A voi interessa solo che la chiesa mantenga il potere temporale e basta. Siete tristissimi, mi fate un po’ pena sinceramente
Le “cazzate” le dice lei. E ha pure il coraggio di commentare su temi di cui davvero non capisce nulla.
Ottimo articolo. Chi attacca mente e sa di mentire. In bocca al lupo quando sentirà caldo.
Convertiti all’ evangelo ,Ravvedetevi e siate in ispiritò e verità ,la verità libera ,2 timoteo 3:16
Bellissimo articolo. Grazie di cuore.