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di Alessandro Pini

 

Qualche notte fa, mentre pensavo all’esito – peraltro scontato – del Sinodo sulla famiglia, ho iniziato ad immaginarmi come un naufrago in mezzo ad una terribile tempesta; tra i flutti del mare, i fulmini, il freddo ed il pericolo squali. In tal contesto, ho pensato subito ai miei figli, dopodichè ai nostri antenati, pensando a loro quali naviganti, marinai e soldati in viaggio verso la nostra stessa Mèta.

 

Li ho visti, affaticati ma lieti, navigare dietro la Nave Maestra, i volti magri ma luminosi, le mani imperfette ma forti, le loro anime protese verso il Porto, il che rendeva il viaggio una bellissima avventura; tutt’altro che semplice, i venti, infatti, soffiano da sempre, i mari sono infestati dagli squali oggi come ieri, ma ciò che rendeva gioiosa tale impresa era la consapevolezza di avere una Nave Invincibile come guida, un’armata compatta a proteggerli dalle scorrerie dei pirati, e soprattutto la sicurezza che tutto era nelle mani del Costruttore di simile gioiello, il quale, peraltro, provvide la Nave – quindi il Capitano con i suoi Ufficiali – di una Bussola e di una Mappa.

 

Finché suddetta Nave seguì la Rotta giusta, i Nemici, Predoni dei Mari, niente poterono, e gli uomini che La seguivano viaggiavano protetti dalla maestosa ombra che essa proiettava su di loro. Sia chiaro, questo non li preservava dalla lotta, e spesso neanche dalla morte violenta, bensì dal perdere la Direzione, quindi il Porto finale ove ogni fatica e sacrificio sono ben ricompensati.

I nostri antenati, navigatori di un tempo, ben sapevano cosa significasse smarrire la Rotta, pertanto seguivano la Nave a qualsiasi costo, anche se intorno ad essa si alzavano le più spaventose tempeste o i più sanguinari attacchi. Senza di Essa non vi erano che pericoli maggiori e morte certa.

 

Al contempo, la Nave proteggeva tutti i naviganti con la sua Autorità e fedeltà al Costruttore, indicava loro la via da seguire e le rotte da evitare; il Capitano aveva ovunque suoi fedeli Ufficiali, i quali navigavano seguendo le sue Istruzioni, e se qualcuno deviava dalla giusta Rotta, subito veniva aiutato ed esortato a ritrovarla, poiché soltanto una era (ed è) quella indicata dal Costruttore.

 

In quel tempo l’equipaggio sapeva benissimo come comportarsi in caso di tempesta o d’attacco piratesco. Il Capitano, in tal senso, fu sempre molto chiaro; il Nemico andava affrontato con la lotta, poiché il dialogo è pericoloso con chi ha abbandonato la Via e dimostra di non amare la Mèta.

Pertanto, Essa ha sempre respinto gli attacchi; valorosi uomini e donne d’ogni censo hanno sacrificato la loro vita per difendere questo tesoro, senza il quale il Porto della Salvezza sarebbe praticamente inarrivabile. Questi uomini sapevano molto bene che quella Nave era la loro unica speranza, e anche se talvolta era dura seguirla, essi lo facevano perchè erano ancora realisti. Immuni al canto delle sirene.

 

Ammiravano il mare, il sole, gli animali, il cielo e le stelle quali doni di Dio. Erano immersi nel reale, e la fatica quotidiana ricordava loro tale realtà-verità. Amavano il loro lavoro, qualsiasi esso fosse, poiché rispettavano l’ordine vigente e ne riconoscevano la bontà al di là della propria condizione.

 

Tutto cambiò quando la Nave, o meglio, il Capitano con i suoi Ufficiali decisero di non respingere più gli attacchi dei malvagi, bensì di dialogare con loro, dimenticandosi delle raccomandazioni e degli strumenti fornitegli dal Costruttore. S’illusero di poter dialogare con quanti desideravano soltanto l’affondamento della Nave. In un attimo gli antichi nemici divennero benevoli collaboratori, ed in breve tempo conquistarono i primi posti tra l’equipaggio, altresì dirottando l’imponente imbarcazione dalla Via prestabilita. Il resto della flotta seguì ingenuamente siffatta direzione, e quanti resistettero saldi lungo la “Rotta di sempre” furono accusati di disobbedienza; il che è parzialmente vero, precisamente, disobbedirono agli ordini dei Nuovi Ufficiali per poter obbedire al Costruttore che è anche l’unico padrone della Nave.

 

I nemici sembrano scomparsi perchè abbiamo perso la nozione stessa di nemico, e ciò è avvenuto poiché abbiamo smarrito la Direzione e navighiamo tra le tenebre della notte. Dunque, niente sembra più distinguibile. Égalité.

 

Adesso, in un certo senso, la situazione è più “chiara”, dacché i frutti della Grande Diserzione sono ben visibili. Il mare è popolato da milioni d’anime smarrite, e molte di loro s’infrangono su mortali scogliere. Ciò nonostante, c’è chi si ostina a seguire la Nave dirottata, addirittura magnificandola ed esaltando il panorama che dall’albero di prua si può ammirare. Non comprendono, tuttavia, che questa vista è così “ampia” perchè Essa giace tra i tentacoli di una Piovra gigante, la quale la innalza sì, ma per illudere e farla sprofondare più a fondo.

 

La Piovra stringe forte e la Nave è in rovina, ma sappiamo benissimo che essa non perirà. Schegge di legno antico schizzano ovunque, la Bestia non molla la presa, ma proprio da queste “reliquie” rinascerà e tornerà a solcare i mari, a liberare le acque infestate dai malvagi e traghettare i suoi verso il Porto della Salvezza.

 

Il Costruttore, quando sarà giunto il momento, verrà e spazzerà via ogni inganno, la Piovra tornerà negli abissi del mare e con essa quanti Lo hanno tradito.

 

A noi, semplici naviganti, non resta che seguire la Rotta tracciata una volta e per sempre; su imbarcazioni di fortuna, zattere o quant’altro, quel che è necessario è seguirla fedelmente, con l’occhio e il cuore protesi verso il Porto e la Nave stessa, la quale ha bisogno delle nostre preci per affrettare l’unico aiuto efficace per la propria Liberazione.

 

La tempesta infuria, ma a Colui che è obbediscono i venti e le acque.

“Non abbiate paura” .