di Massimo Micaletti
Di questi giorni arrivano dall’estero due belle notizie per i difensori della Vita.
In primis, l’annuncio che il neocostituito governo polacco intende cessare il pubblico finanziamento della fecondazione artificiale [1]: dal 2013 la fecondazione extracorporea beneficia infatti in Polonia di fondi pubblici ma lo Stato prende ora atto dell’eccessivo costo di questa tecnica, quindi dà lo stop.
Ma le ragioni non sono solo economiche: già del 2013, all’indomani dell’approvazione dei fondi da parte dello Stato, un fronte compatto e dichiaratamente cattolico aveva formato una solida opposizione nel Paese, raccogliendo il testimone delle iniziative che avevano espresso il loro dissenso prima che lo Stato erogasse i suoi finanziamenti per la produzione degli esseri umani e rispondendo all’invito, tra gli altri, dell’Arcivescovo di Szczecin-Kamien, Mons. Djega, che aveva denunciato senza mezzi termini la fecondazione artificale come una grave privazione della dignità umana.
La forza politica ora al governo in Polonia, Legge e Giustizia, ha costruito parte del proprio consenso elettorale sui cattolici integrali e non sta mancando di tener fede alle promesse fatte: non va dimenticato che lo stesso partito aveva annunciato più volte, in campagna elettorale, di voler mettere fuorilegge la FIVET e c’è da sperare che lo faccia.
A questi fatti s’aggiunge, pure pochi giorni fa, il successo pro life negli Stati Uniti, dove il Senato ha deliberato di togliere a Planned Parenthood, l’organizzazione privata che fa della macellazione dei concepiti il suo core business, ogni sostegno da parte delle finanze federali.
L’assenso del Senato, ottenuto per un risicato 52 contro 47 ed a fronte di una procedura particolare, è un risultato storico, che può essere vanificato solo dal veto opposto dal Nobel per la pace più sanguinario di tutti i tempi, quel Barack Obama che ha acconsentito a che restasse nell’ordinamento statunitense l’aborto a nascita parziale e dal quale quindi poco di buono ci si può attendere [2].
Si tratta del blocco dei finanziamenti per un solo anno, perciò, data l’enorme mole di fondi privati e statali di cui beneficia, Planned Parenthood non chiuderà di certo, purtroppo; tuttavia è la prima volta che una simile proposta di legge arriva all’approvazione e ciò preoccupa non poco il fronte abortista. Donna Crane, vice presidente del NARAL, la prima e più importante organizzazione pro choice americana, dichiara “L’eco mediatica di questi fatti conta, e conta il modo in cui influisce sull’ambiente e sull’opnione pubblica, e non potremo contare per sempe sul fatto che è in carica un presidente pro choice“.
Questo traguardo è stato raggiunto certamente per un insieme di condizioni contingenti, principalmente la debolezza di Obama e dei Democratici nelle assemblee legislative, la guerra senza quartiere che i Repubblicani stanno portando all’Obamacare ed a tutti gli atti ad esso conseguenti, nonché gli scandali che hanno interessato Planned parenthood, portando alla luce il commercio di parti dei feti uccisi ed anche le pratiche barbare applicate in certi centri per giungere al “risultato”; ma l’esito favorevole non è dovuto solo a questo.
C’era e c’è un popolo negli Stati Uniti pronto a cogliere il verificarsi di quelle condizioni, un gruppo di pressione vivo e costante, che ha presato nell’elezione dei membri del senato e del congresso e che continuato a tener loro il fiato sul collo, soprattuto dopo le elezioni di mid term che hanno visto i Democratici in seria difficoltà. Questo gruppo di pressione – fatto di cattolici, ma non solo; comunque, di cristiani – ha lavorato incessantemente, nella società e nelle coscienze, anche a volte coi metodi teatrali che si vedono oltreoceano, ma senza arretrare di un passo. Anche negli anni di Clinton o in questi anni di Obama, in cui su Planned Parenthood continuavano a piovere soldi e pubbliche benemerenze da parte del governo federale e di qualche governatore, i pro life americani non hanno mai desistito, mai si sono piegati al compromesso o alle battaglie possibili, e sono arrivati ad un traguardo che pareva a molti impossibile e che, al di là del merito, ha un forte impatto sull’opinione pubblica. La stessa Dawn Laguens, Vicepresidente della Federazione di PP in USA, ha ammesso che pare “impossibile” che la politica abbia scelto di togliere il sostegno federale a PP “senza compassione” per le tre vittime della sparatoria di Colorado Springs: infatti i pro choice contavano anche sull’onda emotiva di quei drammatici fatti affinché la proposta fosse affondata, ma così non è accaduto.
Queste vittorie si fondano su due elementi… elementari, evidentemente però non ovvi per troppi cattolici in Italia: la tattica e la strategia. La tattica deve saper approfittare di contingenze favorevoli, come l’eccessivo costo di certe pratiche (così in Polonia) o la delicatezza procedurale e politica di certi passaggi legislativi (così in USA). La strategia deve essere chiara e senza mezze misure. Troppe volte si sente e si legge che la 194 non si può cambiare, o meglio che lo si vorrebbe ma non si ha “la bacchetta magica“: ma in Polonia o negli Stati Uniti l’hanno forse trovata da qualche parte, ‘sta famosa bacchetta magica? O hanno piuttosto lavorato per anni e con costanza alla formazione ed alla preservazione di una coscienza popolare e politica sulla difesa della Vita umana? Certo questo comporta perdere qualche treno, ma non importa perchè ciò significa che il treno era quello sbagliato. Soprattutto, una strategia integrale di lungo periodo comporta di uscire finalmente dall’angolo, impone di smettere di credere che, persa la battaglia in Parlamento o alla Corte Costituzionale ai cattolici non resti che tornare mesti nelle proprie riserve indiane ed accontentarsi dei tozzi di pane che qualche politico in buona fede o per opportunismo gli lancia. Prima di arrivare a quel voto in Senato, i pro life americani ne hanno prese di bastonate, ma non hanno mai pensato di aver perduto la guerra: questo noi cattolici del Bel Paese dovremmo impararlo.
La strategia del compromesso è di corto respiro, è un arraffare quello che si può, quello che ci lasciano, ed implorare gli avversari di non portarci via anche quello (e tanto ce lo porteranno via, eccome. l’abbiamo visto colla Legge 40, lo vedremo a breve coll’obiezione di coscienza della 194); chi segue la Verità tutta intera, invece, è costretto a non arrendersi e ad allargare lo sguardo oltre il Parlamento per guardare alle coscienze e gettare i semi dei politici e dei giudici di domani. Seguire la Verità, difendere la Vita integralmente significa non pensare che la partita si giochi solo in politica, ma anche non pensare che in politica sia persa sempre e comune: si combatte sui due fronti, legge e società. E se n’è aperto da qualche tempo un terzo, che negli Stati Uniti e in Polonia non hanno: il fronte della Chiesa.
Dinanzi ad un magistero contingente che parla per un secondo di aborto e per giorni di migranti, che per la Giornata per la Vita accomuna extracomunitari ed embrioni, morti sul lavoro e malati terminali, ambiguo sulla contraccezione, che preferisce difendere la famiglia e sorvolare sul matrimonio, che ammonisce sui telefonini e sull’ambiente ma da troppo tempo non alza fiato sulla fecondazione artificiale, difendere la Vita integralmente comporta abbracciare la ricchezza del magistero millenario e farne tesoro, con carità, anche dinanzi al silenzio o alla confusione di certi ecclesiastici.
Bisogna emanciparsi, in definitiva, dall’idea che solo con una fantomatica “bacchetta magica” si cambino le cose, che si possa d’un colpo riparare a guasti tanto criminali e macroscopici quali quelli procurati dall’aborto o dalla cosificazione dell’Uomo in provetta: arriverà certo il momento del colpo di mano, della mossa opportunistica che consenta di afferrare qualcosa di insperato, ma quel momento va preparato in lungo tempo, con Fede, tenacia, rigore.
[1] http://www.theguardian.com/world/2015/dec/02/poland-end-state-funding-ivf-treatment
[2] Tanto ciò è vero che le femministe USA sono certe del veto del Presidente: si veda tra i molti http://www.refinery29.com/2015/12/98907/congress-vote-defund-planned-parenthood-truth