di Mattia Rossi
La molteplicità dei messaggi trasmessi dal repertorio gregoriano di oggi, santo Stefano, è tale per cui in queste poche righe mi limiterò a fornire, brevemente, qualche indicazione interpretativa di tre brani del Proprio: introito, graduale, communio.
L’introito Etenim, innanzitutto, è interamente costruito su un preciso ambitus modale e melodico. E non mi riferisco a nessuna melodia o dimensione che rimandi esplicitamente al Natale, bensì a un’altra festa che, al Natale, è indirettamente collegata: la Natività di san Giovanni Battista.
Ho già trattato qui su Radio Spada dei rapporti melodici e musicali che il gregoriano instaura tra Giovanni “il Precursore” e il Cristo (link), ma in questo ulteriore caso la stratificazione raddoppia: l’introito del giorno di santo Stefano si collega modalmente all’introito del 24 giugno, festa della natività di san Giovanni Battista. E’ come se il canto della Chiesa, il canto cattolico a motivo della sua stessa essenza esegetica, ponesse una relazione tra il “Precursore”, ovvero colui che per ultimo annunciò il Cristo e la sua venuta, al Protomartire, ovvero colui che per primo testimoniò e diede la vita per il Cristo.
Il graduale Sederunt principes, con un testo pressoché identico all’introito, narra del consiglio tenuto contro Stefano: “I principi si radunarono per parlare contro di me e gli empi mi perseguitarono”. Anche questo graduale, naturalmente, non vive isolato ma si richiama ad altre melodie.
E il parallelo balza subito agl’occhi: il richiamo è al graduale Constitues eos principes, il graduale della festa dei Ss. Pietro e Paolo: “Costituirai principi [i tuoi apostoli] su tutta la terra ed essi ricorderanno sempre il tuo nome, Signore”. Due brani melodicamente uguali, dal simbolismo diametralmente opposto: da un lato, i principi empi che si radunano per condannare e perseguitare, dall’altro, i “nuovi” principi posti al di sopra della terra per governare e testimoniare il Signore.
Infine, nel repertorio odierno, spicca il communio Video caelos: “Vedo i cieli aperti e Gesù che sta alla destra di Dio Onnipotente; Signore Gesù, ricevi l’anima mia e perdona loro questo peccato”. E’ un testo particolarmente simbolico: in un tempo nel quale la nuova religione ammanta il Natale, nella migliore delle ipotesi, ovvero laddove non sia apertamente apostata, di una stucchevole e mielosa glassa superficiale di povertà e buonismo, ebete gioia e finta fratellanza, in questo tempo – dicevo – il repertorio gregoriano cattolico rimanda invece direttamente e senza mezze misure o necessità interpretative alla Passione di Nostro Signore.
Con le stesse parole di Cristo, “Accipe spiritum meum”, infatti, la liturgia di santo Stefano ricorda il primo giorno dopo Natale, nel pieno del clima di letizia per la nascita del Divin Figlio, il vero senso dell’Incarnazione: testimoniare la fede nel Redentore usque ad mortem.
Non dimentichiamo, mai, nelle nostre preghiere e nei nostri piccoli fioretti, con s.Stefano, tutti i martiri cristiani di oggi, dalle FilippIne al Nord Africa, dalla Palestina alla Nigeria, dai cattolici inglesi licenziati perchè portano una piccola croce (oddio…quale crimine!!) all’India.
Quando si parla della dignita’dell’uomo viene per cosi’dire da ridere.Per tutti eccetto per i cristiani:costoro non hanno alcun diritto.poi si faranno i conti!!!