di Moreana
Regina Angelorum, ora pro nobis.
In questa santa ricorrenza, una riflessione necessaria e incoraggiante.
Il palinsesto televisivo del 24 dicembre proponeva, oltre alla solita fuffa, il film Fantasia di Walt Disney, uno dei più grandi classici delle casa cinematografica statunitense. Dal 1940 ai nostri giorni il successo di questo film di animazione è stato costante. Apprezzato da bambini e adulti, Fantasia affascina in effetti per la bellezza delle musiche magnificamente sincronizzate allo scorrere delle immagini. Pur essendo costituito di una serie di episodi non concatenati narratologicamente (La sagra della Primavera – sulla nascita dell’Universo- La sinfonia pastorale n.6 di Beethoven – a soggetto mitologico), l’animazione termina con il solito happy ending, con la vittoria del bene sul male in chiave metaforica. In effetti, la conclusione felice del racconto rientra nell’orizzonte d’attesa del pubblico e va, dunque, perseguita quale obiettivo principale dell’opera. Nel film in questione, però, non essendovi una trama a parte intera, i produttori/sceneggiatori hanno deciso di concludere la narrazione con un dittico in cui si alternavano il poema sinfonico La notte del monte calvo del compositore Modest Petrovic Mussorsgkij e la nota melodia dell’Ave Maria di Franz Schubert. Come molti di voi ben sapranno, gli ultimi minuti di Fantasia sono stati da sempre un vero incubo per i bambini.
La causa di questo ‘pueril sgomento’ era ed è la presenza del demone Chernabog nel penultimo episodio della saga fantastica : sulla base del poema sinfonico di Musorsgkij (1867) gli sceneggiatori rievocano il sabba luciferino sulle pendici del Monte Calvo in Ucraina (il Lysa Hora che fa da sfondo a molte leggende russe), animato ed orchestrato dalla divinità slava della notte Chernabog, occultato dalla morfologia ispida ed erta della montagna: chi conosce il film ricorda bene la sequenza di scene in cui le pendici del Monte Calvo – che sovrastano un lugubre villaggio nell’azzurrino notturno della valle – si squarciano e si aprono progressivamente a mo’ di ali di pipistrello per far ‘sbocciare’ in tutta la sua malefica potenza il terribile demone pronto ad inscenare un baccanale satanico, mentre richiama i suoi spiriti satelliti e le anime dannate dalle loro tombe.
La danza lugubre si dispiega in tutta la sua turbolenza e degenere passionalità finché dei rintocchi di campana non intervengono nel tappeto musicale; essi fanno da transizione dalle musiche sfrenate della sinfonia alla placida armonia schubertiana. Chernabog, inizialmente ‘infastidito’ dai pii rintocchi di campana, è costretto a poco a poco a ritirarsi e a riacquistare la forma montagnosa rintanandosi nelle sue ali. Nel momento in cui, le note dell’Ave Maria risuonano limpide, uno stuolo di monaci muniti di torce si incamminano in pellegrinaggio verso un colle, le cui forme addolcite fanno da contrasto alle vette altere e alle balze ispide del monte Calvo.
Episodio rincuorante, si dirà. Il Bene vince sul Male sulle note dell’Ave Maria di Schubert, olé! In effetti, raccontata così sembra abbastanza tranquillizzante, ma siccome a pensare male si fa peccato però spesso poi si indovina – vecchio adagio, giovane saggezza – cimentiamoci nell’analisi di qualche dettaglio interessante. Sarà, soprattutto, utile per quelli che adottano la postura intellettuale del semaforo giallo – con spirito ‘democristiano’ – ovvero di coloro che quando vedono che ci sono segnali di ripresa generali, si rilassano e dicono che alla fine va tutto bene (che la 194 ‘è una buona legge’, che difendono la famiglia da felicemente divorziati, che si vogliono vandeani in minigonna e scolli fino all’ombellico, che pensano che cum Petro et sub Petro non sia un precetto divino – da rispettare fintanto che Petro est cum Christo, ma una ottusa postura mentale). Sappiate, che vi state facendo prendere dai fondelli dai vostri stessi nemici. Cornuti e mazziati, insomma.
Ritorniamo alla nostra pellicola.
- Per prima cosa possiamo notare che, al rintocco delle campane, Chernabog (il demone slavo, i cui tratti somatici sono ispirati al volto dell’attore horror Bela Lugosi) è più che altro infastidito dagli echi pii che vengono dalla valle. Non è integralmente sconfitto. A poco a poco si ritira, cosciente che la notte è finita, il giorno sta per ricominciare e che deve lasciar spazio alla processione dei buoni. Va a riposare, insomma, aspetterà la notte seguente per ritornare a macchinare la sua ridda spiritale.
- La processione di monaci guidati dalle luci delle candele ha dal punto di vista iconografico qualcosa di inquietante : la foresta è rappresentata con colori scuri e tonalità fredde che la rendono intircata, le figure dei monaci sono essenziali, ritratte da lontano cosicché più che ad una sequela di romiti singolarmente definiti e individuabili, assistiamo al reiterarsi pedissequo della stessa sagoma, un edificio che dovrebbe essere una chiesa – è nel buio più totale, illuminato da radi raggi di sole che penetrano attraverso le vetrate (sul modello dell’arte gotica). In breve : i cromatismi freddi ed essenziali, la bidimensionalità delle figure l’assenza di definizione concorre ad ispirare un forte sentimento di malinconia. Tra l’altro, la continuità di cormatismi ‘freddi’ (ovvero sui toni del blu e del verde) sull’intero arco del dittico non crea quella rottura con l’episodio del Monte Calvo, che dovrebbe segnalare una cesura fra Bene e Male. L’occhio dello spettatore è mantenuto in una linea cromatica senza particolari fratture. Illustratore delle due sequenze fu il danese Kay Nielsen (1886 – 1957), la cui formazione artistica fu particolarmente nutrita dallo studio delle opere dei pittori romantici e simbolisti.
- E’ vero che la processione intona il celebre brano schubertiano, ma nel rifacimento della Disney le parole dell’Ave Maria non sono quelle comunemente conosciute. Bisogna, anzi, precisare che Franz Schubert non musicò la salutazione angelica che da sempre la Chiesa Cattolica Romana incoraggia ai fedeli di recitare, ma che la melodia universalmente conosciuta faceva parte di una serie di lieder ispirati da un poema dello scrittore inglese Walter Scott The Lady of the lake : in uno di essi la protagonista della piccola saga, Ellen, si rivolge in preghiera alla Vergine, affinché Ella la esaudisca; le prime parole del lied corrispondono in effetti alla saluto dell’angelo Gabriele (‘Ave Maria’), ma fu solo in seguito che il sensum fidelium scorse nella melodia un gradito omaggio musicale alla Vergine, ampliando quelle che erano le volontà e le intenzioni artistiche del compositore austriaco.
Nel film della Disney, l’arrangiamento sinfonico del brano da parte del maestro Leopold Stowkowski è accompagnato dal libretto di Rachel Field. Solo la terza strofa è udibile nella sceneggiatura di Fantasia
Ave Maria! Heaven’s Bride.
The bells ring out in solemn praise,
for you, the anguish and the pride.
The living glory of our nights,
of our nights and days.
The Prince of Peace your arms embrace,
while hosts of darkness fade and cower.
Oh save us, mother full of grace,
In life and in our dying hour,
Ave Maria!
Traduzione italiana :
Ave Maria! Sposa del Cielo.
Le campane risuonano nella lode solenne
per Te, l’angoscia e l’orgoglio.
La gloria vivente delle nostre notti,
delle nostre notti e giorni.
Il Principe della Pace si stringe nelle tue braccia
mentre i padroni delle tenebre perdono il loro potere e declinano
Oh salvaci, madre piena di grazia,
Nella vita e nell’ora della nostra morte,
Ave Maria!
Di per sè le parole non hanno nulla di particolarmente inquietante. Tuttavia, desta stupore il fatto che, malgrado la menzione musicale di un brano tradizionalmente votato alla Santa Vergine, non vi sia accenno a Lei dal punto di vista iconografico. La scena si conclude con l’immagine serena di un placido colle su cui aleggiano nuvolette e da cui si dipanano rassicuranti i raggi del Sole; di quel giorno che appunto, ancora una volta, ha segnato la fine dei rituali notturni opera dei demoni. Ovviamente, sarebbe erroneo voler cercare nel disegno concettuale disneyano un accenno di puro sentimento religioso. Sulle ‘metodologie’ Disney molto è stato detto e scritto. Tuttavia, questo episodio può indurci ad una fruttuosa riflessione in questo periodo natalizio.
Anzitutto, rispetto alla visione manichea del film, la vittoria di Maria sul Demonio è totale e definitiva, ordinata e predisposta da Dio ab initio (“Ella ti schiaccerà il capo” ci dice la Genesi “Io porrò inimicizia tra la tua stirpe e la sua stirpe”). Mentre in Fantasia, vi è un’alternanza ciclica tra Bene e Male – di chiara impronta gnostica, sul modello giorno/notte -, sul piano metafisico la Vergine Maria per il solo fatto di esistere sublimemente è una sconfitta per il Nemico, refrattario e disobbediente al mistero dell’Incarnazione che unisce in un unico disegno Cristo e l’Immacolata, il Re e la Regina. In un tale momento storico una simile affermazione potrebbe apparire peregrina (persi come siamo nell’apostasia e nella corruzione), ma sappiamo che Dio permette i periodi bui per poter distinguere il grano buono dalla zizzania, rispettando il libero arbitrio dell’uomo.
Ne deriva che il Male e i Suoi aderenti sono schiavi del tempo, che è un dono di Dio. Costoro sebbene possano sembrare forti e condurre sulla via della perdizione un gran numero di anime, non vivono nella prospettiva dell’Eternità se non in ciò che sarà la loro definitiva dannazione. Il loro ordire su questa terra trama maligne è ordinato ad un disegno temporale di cui sono ben consapevoli. Gli stessi demoni sanno di essere soggetti alla temporalità ordinata dal Creatore (leggiamo in Matteo 8:29 “Ed ecco si misero a gridare: «Che c’è fra noi e te, Figlio di Dio? Sei venuto qua prima del tempo a tormentarci?”). Tempus fugit dunque per gli aderenti all’impero del Male. Tuttavia, questa massima non deve farci abbassare la guardia nella lotta, nè farci trovare delle rassicuranti soluzioni di compromesso con leggi, proposizioni e atteggiamenti che sono intrinsecamente ed oggettivamente votati alla pravità. Condannare l’operato attuale del clero apostata, tenendo salvo ciò che è stato fatto nei decenni precedenti perché ‘aveva almeno una parvenza’ di santità equivale a quella sequela di monaci del film Fantasia che pur intonando le note dell’Ave Maria avanzano verso un colle, l’indefinito, il nulla….e si assoggettano alla finta legge di una ciclicità tra bene e male.
Un’ultima riflessione sul ruolo della Santa Vergine in questa lotta. Tutti noi ci sentiamo vincolati e rincuorati dalla sublime promessa di Fatima, dai doni del Rosario e dello scapolare, ma ignoriamo, guardando con trepidazione, gli eventi che verranno. Nel frattempo restiamo increduli e perplessi rispetto alla disunione, alle fratture, alle litigiosità che inficiano la comune e giusta lotta. Chi scrive non riesce a dare una risposta ad una tale domanda. Tuttavia, ci rallegra pensare che, forse, Dio ha predisposto tutto questo affinché la Salvezza ci venga direttamente dall’intercessione della Sua Santa Madre per Sua maggiore gloria: bistratta, insultata, offesa e malmenata nella salita al Calvario durante la Passione di Nostro Signore, la Vergine Maria è da sempre lì mite, buona, pronta a soccorrerci. Il Suo amore perfetto per Dio e l’umanità sono stati il Suo conforto durante il comune martirio con il Figlio tanto amato; ma sono stati soprattutto il silenzio e la modestia della Vergine a fare la gloria dei Suoi aspri patimenti. Il tempo per Maria – che fu pensata da Dio sin dall’eternità – non fugge ladro, ma accresce i Suoi meriti. Se a Lei la Trinità ha voluto affidare la missione di salvarci da questa immane catastrofe è per rendere meriti a Colei che, da innocente che era, più di noi tutti messi insieme offrì le Sue sofferenze a Dio. E quanto è bello sapere che se per i malvagi il tempo fugge – ma quanto è difficile crederlo al giorno d’oggi, ahinoi!!- per Maria il tempo che passa è un aumento di gloria. Pensare, infatti, di risolvere la catastrofe attuale con le nostre sole azioni sarebbe un’aberrazione: dovremmo anzi ringraziare Dio di averci preservati dal peccato di orgoglio; immaginate, infatti, quanto saremmo immodesti nel voler affermare i nostri meriti, nel voler canonizzare le nostre gesta una volta passata la tempesta? Dio ce ne ha scampati e ne ha applicato i meriti e la ricompensa a Colei che non chiederà mai nulla per se stessa.
Stiamo intanto sicuri che Costei fa tremare tutto l’Inferno, poiché il salmista interrogandosi disse: “Chi è costei che sorge come l’aurora,/ bella come la luna, fulgida come il sole,/terribile come schiere a vessilli spiegati?” (Cantico dei Cantici, 6:10).
Non nobis Domine, non nobis, sed Maria Tua da gloriam!
“Io sono Colei che sono nella Santissima Trinità”
(La Madonna delle Tre Fontane a Bruno Cornacchiola)
Pezzo bellissimo. Grazie, Moreana.
Complimenti davvero a Moreana.