di Andrea Giacobazzi
Vedere il popolo dei social scimmiottare le varie Marcuzzi, Rodriguez, D’Urso che inneggiano dai loro profili alle unioni civili, fa davvero ridere. Ricorda quelli che mettono lo stemma Ferrari sulla Panda per sentirsi à la page.
Son queste le cose che, al netto dei limiti propri del Family Day del 30 gennaio, spingono chiunque abbia un barlume di buon senso a non restare indifferente. Ma lasciamo da parte il gaio bombardamento mediatico per entrare nel merito del problema.
La piazza del 30 sarà una piazza composita e “diversamente cattolica”: questo è il primo limite evidente. I pericoli della neutralizzazione reciproca e della convergenza ecumenica son sicuramente presenti.
Insomma, il rischio consistente nello scindere la morale dalla Dottrina, non è un aspetto trascurabile: se la morale non è fondata su un solido ed eterno basamento finisce per essere mutevole come la desiderano i fautori delle nozze gay: si sposta il problema senza risolverlo. Questo dato non va né sottovalutato, né sopravvalutato. La sua sottovalutazione implica la relativizzazione di questa battaglia fino a renderla inutile, la sua sopravvalutazione determina il soffocamento di ogni militanza fino a renderla impraticabile. In medio stat virtus.
Un sano equilibrio mi sembra rappresentato dal comunicato della Fraternità San Pio X che in relazione a quanto discusso afferma:
[La FSSPX] Consapevole della complessità della situazione e della eterogeneità delle associazioni e delle persone che aderiscono all’evento, riconosce che lo scopo specifico è condivisibile, che la partecipazione non presenta chiari profili problematici dal punto di vista morale, e che il risultato politico-sociale che la manifestazione si prefigge di raggiungere è urgente e della massima importanza
Il secondo limite della manifestazione deriva dal primo. Lo ha ben descritto Massimo Micaletti su Radio Spada, chiedendosi:
[…] a Roma andiamo contro le unioni civili o solo contro le adozioni gay?
La questione è complicata assai perché impone un confronto colla Verità ed impone con sincerità ed al cospetto di Dio di chiedersi se davvero siamo convinti, come vanno predicando alcuni degli alfieri contemporanei della famiglia naturale, che quello che fanno i gay va bene purché lo facciano a casa loro, o che certi diritti vanno comunque riconosciuti ma altri no.
[…] Al Circo Massimo saremo due milioni, e si spera: ma dopodomani, saremo ancora in piazza? E in quanti? Quanti di quei due milioni si opporranno ad una regolamentazione delle unioni civili “sostenibile”?
In relazione al 30 gennaio, siamo lontani dall’ottimo. Si dice tuttavia, con San Giovanni Bosco, che l’ottimo è nemico del bene. Qui siamo nel benino in relazione ai fini, nel malino in relazione ai mezzi. L’alternativa però è il malissimo. Il principio di prossimità, sommato alla virtù della prudenza, ci dicono che la manifestazione del 30 gennaio risulta ineludibile, al netto di ciò che non ci piace, ovvero gli effetti secondari appena citati, affiancati dai risvolti politico-partitici evidentemente intersecati con quelli della piazza.
La situazione è paragonabile per i cattolici di oggi alla battaglia di Lipsia del 16-19 ottobre, 1813. Da un parte Napoleone, l’esportatore della rivoluzione, dall’altra le potenze europee continentali (Russia, Prussia, Austria e Svezia).
L’imperatore francese, devastatore dell’ordine tradizionale, nel 1804 si incoronò alla presenza del Papa (prima che i cercatori di pagliuzze inizino l’abituale stracciamento delle vesti, chiarisco che non sto mettendo sullo stesso piano Pio VII e Bergoglio – il primo fu un gigante – ma così andarono i fatti).
I nemici di allora, come quelli di oggi erano, spesso, battezzati e nominalmente “figli della Chiesa”. Le truppe napoleoniche minacciavano la pace e contro di esse si ergeva una numerosa ed eterogenea coalizione di cattolici, scismatici, protestanti e miscredenti assortiti. La guida delle armate svedesi addirittura era affidata ad un ex giacobino francese, il futuro Re di Svezia e Norvegia, Jean-Baptiste Jules Bernadotte.
Insomma, coscienti che nella storia le similitudini non son mai perfette, oggi come all’epoca, ci troviamo di fronte alla possibilità di vincere una battaglia contro la “rivoluzione” avendo a fianco soggetti che in un qualche modo da quella stessa rivoluzione non possono prescindere. Le vittorie di questo tipo sono, per loro natura, fragili.
Se Napoleone perse a Lipsia e si aprì la strada al Congresso di Vienna e alla traballante Restaurazione, va detto che ancora nel 1815 riuscì a tornare in sella per poi essere definitivamente sconfitto a Waterloo da un’altra coalizione tutt’altro che papalina. Ma chi ragionevolmente avrebbe tifato per una vittoria francese? La risposta è ovvia.
Il 30 gennaio, anche chi come me non sarà in piazza, non potrà restare indifferente e lasciare il campo libero alle orde rivoluzionare, come allora minoritarie ma agguerritissime. Non potrà nemmeno ignorare i limiti dell’eventuale successo o i rischi di una cocente sconfitta. Se il 30 “si vincerà” quali saranno le alternative all’attuale ddl Cirinnà? Ci verrà proposta una versione light più digeribile ma sostanzialmente impresentabile? Chi si opporrà in quel momento? Domande fastidiose ma difficili da evitare.
Infine: è una battaglia da fare – chi fisicamente, chi culturalmente – senza settarismi grotteschi e senza entusiasmi ridicoli. Soprattutto pregando.
uno dei soliti “cercatori di pagliuzze” trova pagliuzza disdicevole tale atto d’ incoronazione -il tentato atto, perché Napoleone ci penserà lui a completarselo – da parte di Pio VII: atto politico sbagliato, di cui avrà modo poco dopo di pentirsi, come del suo atto arrogante si pentirà al tempo giusto il Napoleone. Per il resto concordo: grande papa, e martire. Sul contenuto dell’articolo, niente da dire.
Che il trio Marcuzzi, Rodriguez, D’Urso si metta a pontificare sulla famiglia fa veramente ridere. Almeno le prime due si sono fatte vedere nude dai guardoni di tutt’Italia e non solo, la terza non lo so e non me ne frega nulla di saperlo, ma di certo facendo una ricerca in internet salterebbe fuori senza braghe o come minimo senza reggiseno.
Che possano pubblicamente blaterare a certi riguardi è un indice dei tempi grotteschi nei quali viviamo, almeno una volta le conclamate zoc..le avevano la decenza di restare al posto loro. Adesso invece hanno pure i dementi che le prendono come fonti di saggezza!
Quanto al resto, condivido quasi tutto l’articolo : in definitiva meglio il benino del malissimo.
Quanto ai metodi da usare, ho già commentato abbondantemente negli altri articoli sull’argomento, e ripeto un’ennesima volta che reputo ASSURDO CHE UNA SIMILE MOLTITUDINE NON RIESCA AD IMPORSI, ma trattandosi di una moltitudine così frammentata ed indecisa forse tanto assurdo non è… è solo un altro deprimente segno dei tempi.
Che le orde rivoluzionarie di oggi siano agguerritissime non mi sembra proprio, sono solo appoggiate politicamente da chi ha l’interesse a distruggere la nostra Civiltà, ma a differenza dei napoleonici sul piano fisico non sono nulla e senza i loro amici in “parlamento” non sarebbero mai in grado di fare niente.
Preghiamo, preghiamo… abbiamo il materiale umano per fare qualcosa di più? No, quindi preghiamo e stiamo a vedere quali saranno gli sviluppi.
Purtroppo per ora tocca accontentarsi di questo “benino”, ottenuto anche senza nessun impegno da parte della Chiesa (e quando mai?).
Ogni battaglia,anche la piu’ difficile,ricordate Lepanto?fu vinta con il S.Rosario;recitiamolo con fede,ben sapendo che ha piu’ interesse Dio che noi di distruggere il nemico sodomitico.
A Lucius
Lepanto fu vinta con il Rosario e con tanti benedetti colpi di spada e di moschetto, se fosse bastato pregare sarebbero rimasti tutti a casa in orazione. Invece, bei tempi, i cattolici andarono in battaglia.
Anche questo l’ho già scritto tante volte, ma una in più male non fà : pregare è ottimo ma per ottenere dei risultati materiali sono necessarie anche azioni materiali, cerchiamo di non dimenticarcelo.
Lepanto non si confonde con lo scendere in piazza contro un decreto che deve esser riscritto in un altro modo. Chi scenderà in Piazza per dire che vi è un unico matrimonio che è quello cattolico e altro non ci vuole? Condivido tutto di quanto scritto da Giacobazzi.
A Piergiorgio
Infatti, Lepanto non centra nulla, ho solo risposto ad un commento che tirava in ballo la gloriosa battaglia. Ai tempi di Lepanto si combatteva, oggi anche essendo moltitudini sterminate si manifesta pacificamente e basta… l’episodio di Lepanto non va minimamente confuso.
Io non mi sento rappresentato dal popolo del Family Day, plaudo e mi compiaccio dell’iniziativa DEI SINGOLI(che il Signore, se vuole, renda merito all’impegno di ciascuno) , ma non accetto che la si spacci come mobilitazione del “popolo di Dio”. A Dio si deve tutto e sempre, non qualcosina e ogni tanto! A Dio si deve anzitutto un’adesione incondizionata, possibile solo attraverso una Fede integrale, veramente cattolica. A Dio si deve un obbedienza incondizionata sempre, non a giorni e temi alterni. Che i neocatecumenali vengano ora presentati come archetipo di cattolicesimo integrale, questo non lo accetto. Che i signori(politici e non) che, a vario titolo, hanno organizzato e aderito al family day si spaccino portavoce dei cattolici in quell’occasione così come quando scenderanno a compromessi in Parlamento o in altri discorsi privati e pubblici, questo non lo accetto. Non mi sento rappresentato dal family day anche per il semplice fatto che considero il modernismo di cui è infarcita questa manifestazione la causa e non la soluzione dei problemi. Penso che simili iniziative che avranno forse un successo a breve, brevissimo termine, contribuiranno a confondere ed anestetizzare le coscienze di chi da tempo pretende di militare sotto lo stendarlo di Cristo ma alle proprie schizofreniche condizioni. Dio non sosterrà alcuna iniziativa che non segua le sue regole. Bon basta combattere per ottenere la vittoria ma occorre farlo secondo regole fissate e immutabili, diversamente è irragionevole pretende che Dio intervenga a nostro favore. Quella del family day è, con tutto il rispetto, un’armata Brancaleone che non avendo collante comune, si scioglierà come neve al sole e non avendo un comune condottiero finirà per darsi ad una imbarazzante ed anarchica ritirata!
Nell’apprezzare la perfetta analisi regalataci dal Giacobazzi, desidero sottoscrivere quanto commentato da Alessio ed Alessandro.
Del resto, Alessio, quel sordido trio di pseudo donne non è altro che una parte dell’ingranaggio della famigerata Overton Window orchestrata dal Potere massonico.
Costoro, forti del loro grado di attrazione (peraltro anch’esso orchestrato), hanno contribuito, insieme con i media asserviti, a portare il sentire comune al livello “Popular” dell’evoluzione dell’idea filoricchiona voluta dal Potere. Il Parlamento la porterà al livello “Policy”, legalizzandola.
Così è stato per il divorzio e per l’aborto: così sarà per la pedofilia (già avanti rispetto ai livelli della “finestra”), la pederastia, la poligamia, l’incesto. E “quello” se ne sta zitto: tanto, chi è lui per giudicare?!
Ed ha ragione Alessandro quando dice che non si sente rappresentato dal Family Day: da quella ammucchiata. Un’ammucchiata (fatte salve le intenzioni dei singoli) che non ha fatto altro che appiattire le coscienze al “male minore”: “van bene i froci purché non si sposino e non adottino figli”.
Nessuno che abbia detto, parafrasando il motto delle Crociate: “Dio NON lo vuole”.
Nessuno che abbia detto che esiste un sola Verità cui il Mondo si deve adeguare. Una Verità Creatrice del Mondo, una Verità di cui il Cristiano deve essere sostenitore ed esecutore: Dio li creò uomo e donna a Sua immagine e somiglianza.