Il trans Efe Bal si traveste da suora e lo cacciano dal Family Day. Poi si lamenta con i giornali!

di CdP Ricciotti.

ANSA ed altri media di propaganda al lobbismo, come Repubblica, hanno rilanciato da pochissimo dei video di Efe Bal che si lamenta per essere stato cacciato dal Family Day in corso a Roma.

Efe Bal è un immigrato, mi sembra dimorato in Milano, che si veste da donna e che sostiene pubblicamente di esercitare per professione una sorta di meretricio (precisamente escort), dichiarandosi peraltro in tv evasore fiscale (non mi permettono di pagare le tasse, dice sovente).

Oggi ha ben pensato, oltre che di vestirsi da donna come abitualmente già fa, di travestirsi anche da suora ed infiltrarsi nel Family Day, così da “provocare pacificamente” i presenti. Efe Bal sostiene di essere stato allontanato dalla zona riservata ai manifestanti da soggetti non meglio identificati, mentre la polizia lo avrebbe “trattato benissimo”, dichiara all’ANSA.

Andiamo oltre lo stucchevole vittimismo, tipico di alcuni estremisti, e concentriamoci, invece, sui titoli dei media. ANSA: Trans Efe Bal vestita da suora, io persona non gradita al Family Day. Repubblica: Family day, Efe Bal cacciata dal Circo Massimo: “Non sono gradita.

Come possiamo notare, i media del pensiero unico coniugano i verbi al femminile: “vestita”, “cacciata”, etc…, sebbene si riferiscano ad un uomo.

Questo è uno degli inganni più subdoli della comunicazione contemporanea: far credere che un uomo possa diventare donna.

La strategia non viene dal nulla ma è ben pianificata a livello prima sovranazionale, poi Ministeriale, come dimostrano le Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT, un vero Malleus maleficarum utile a reprimere la libertà di stampa, scritto da UNAR (Ufficio Nazionale AntiDiscriminazioni Razziali) dietro la sponsorizzazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento delle Pari Opportunità.

Alle pagine 11 e 12, capitolo IV, si leggono i diktat di indottrinamento e coercizione per giornalisti e comunicatori remissivi: “Sulla transessualità esiste un’ignoranza diffusa, che – spesso commista a pregiudizi – genera continui errori e confusioni nel discorso mediatico. […] l’errore più diffuso nel giornalismo riguarda l’attribuzione del genere grammaticale al soggetto transessuale. Le persone che sui giornali sentiamo continuamente chiamare I trans in realtà sono LE trans. […] Per la transessualità vale il principio dell’identità. Se la persona di cui si parla transita dal maschile al femminile, non importa in che fase della transizione si trovi, né se si sta sottoponendo all’iter della riassegnazione chirurgica del sesso, se lei sente di essere una donna va trattata come tale”.

Faccio presente che in Italia l’iter di “riassegnazione chirurgica del sesso” può aversi anche a spese di contribuenti.

Allora, secondo lo Stato, o quantomeno secondo quello che oggi si presenta come Stato, non importa che una persona nasca uomo, ma se questi già solo indossa una parrucca e dei tacchi, gli si dovrebbe “attribuire un genere grammaticale femminile”.

Siamo certi che un Cattolico, a patto che non voglia abbandonare l’uso della retta ragione per poi gradualmente apostatare del tutto, non accetterà mai questa violenta costrizione.

Cosa ci dice la Chiesa?

Iddio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza […] Iddio diede al primo uomo il nome di Adamo […] Adamo però era solo. Iddio gli diede una compagna e consorte […] Questi l’accolse con grato affetto e la chiamò Eva, che vuoi dire vita, perché sarebbe diventata la madre di tutti i viventi. […] Adamo ed Eva, dopo che furono scacciati dal paradiso terrestre. […] Per consolare Adamo ed Eva della morte di Abele, Iddio diede loro un altro figliuolo, che chiamarono Seth […]

E così via. Stiamo citando il Catechismo Maggiore di san Pio X dal numero 11 al numero 25.

Passiamo adesso ai numeri 411 e successivi. Che cosa proibisce il quinto comandamento: Non ammazzare? Il quinto comandamento: Non ammazzare, proibisce di dar morte, battere, ferire o fare qualunque altro danno al prossimo nel corpo, sia per sé, sia per mezzo d’altri; come pure di offenderlo con parole ingiuriose e di volergli male. In questo comandamento Iddio proibisce anche il dar morte a se stesso, ossia il suicidio.

Il quinto comandamento ci vieta anche l’auto-avvelenamento o le procurate mutilazioni. La sedicente “riassegnazione chirurgica del sesso” è considerata a tutti gli effetti una mutilazione procurata. Un cosiddetto trans, per la nostra religione resterà sempre un uomo, anche dopo le mutilazioni genitali procurate, al pari di un qualsiasi uomo che, per malattia o per sventura, dovesse subire l’amputazione del pene. Ecco perché non ci è possibile “attribuire un genere grammaticale femminile” ad un uomo.

Inoltre, sempre al quinto comandamento, abbiamo altre proibizioni, come per esempio il divieto di scandalo. Che cosa è lo scandalo? Lo scandalo è qualunque detto, fatto o omissione, che è occasione ad altri di commettere peccati. È peccato grave lo scandalo? Lo scandalo è un peccato grave, perché tende a distruggere la più grande opera di Dio, che è la redenzione, con la perdita delle anime; dà al prossimo la morte dell’anima togliendogli la vita della grazia, che è più preziosa della vita del corpo; è causa di una moltitudine di peccati. Perciò Iddio minaccia agli scandalosi i più severi castighi.

Veniamo al sesto comandamento, dal numero 423 a seguire. Che cosa ci proibisce il sesto comandamento: Non fornicare? Il sesto comandamento: Non fornicare, ci proibisce ogni atto, ogni sguardo, ogni discorso contrario alla castità, e l’infedeltà nel matrimonio. É un gran peccato l’impurità? È un peccato gravissimo ed abominevole innanzi a Dio ed agli uomini; avvilisce l’uomo alla condizione dei bruti, lo trascina a molti altri peccati e vizi, e provoca i più terribili castighi in questa vita e nell’altra. Non si commette peccato di impurità sono nella sfera coniugale nell’amore fecondo e comunque sempre ordinato alla natura (maggiori riferimenti in Casti Connubii di Pio XI).

Le trasgressioni, soprattutto nella legislazione degli stati, sono causa di terribili castighi, ma ne abbiamo già parlato.

In questo breve articolo abbiamo dimostrato che il Cattolico non potrà mai accettare determinati diktat di regime o di lobby, altresì è a tutti chiarissimo che la nostra non è affatto una posizione di intolleranza o di “omofobia”, bensì è semplice osservanza della nostra fede.

Il tema è ordinato, come è evidentissimo, alla dottrina, niente affatto al sentimentalismo od alle passioni, che vanno regolate, per l’appunto, con l’osservanza della dottrina.

Ci auguriamo che Efe Bal, come tutti noi, possa, con l’aiuto di Dio, incamminarsi lungo la strada della redenzione e poi della santificazione. Nel contempo sconsigliamo vivamente ad Efe Bal di recarsi in moschea vestito da imam, se mai volesse decidere di protestare contro le condanne a morte islamiche per omosessualità, poiché probabilmente riceverebbe un trattamento meno caritatevole.

di CdP Ricciotti.