La deposizione del Papa eretico secondo il Gaetano (Tommaso de Vio)

A cura di CdP Ricciotti.

Il Gaetano nell’Opera Comparazione dell’autorità del Papa, e del Concilio, divisa in ventotto capitoli (cf. Storia ecclesiastica di monsignor Claudio Fleury, Genova, 1773, CXX, pag. 153 ss.), tratta fra gli altri anche la questione se abbia maggior potere il Papa o il Concilio universale, o se la Chiesa ed il Concilio siano più “potenti” del Papa.

Il Gaetano (anno di G.C. 1512) considera sulla questione varie ipotesi: la Chiesa ed il Concilio, o tenuto col Papa, che ne è il Capo, o autorizzato da lui, o diviso da lui.

Se si prende la Chiesa, o il Concilio col Papa, non ha maggiore potere né autorità di quel che ne abbia il Papa da solo; ma se si prende il Concilio senza il Papa, non ha esso veruna facoltà, essendo un copro imperfetto, e senza capo.

Il Gaetano afferma che la Chiesa senza il Papa non ha alcuna autorità di fare leggi, di giudicare persone, né di tenere un perfetto Concilio.

Ovviamente qui sto fornendo una sintesi, quindi non accennerò nulla sulla supplita giurisdizione.

Egli confessa tuttavia, che in certi casi si può convocare un Concilio senza l’autorità del Papa, se egli non vuol convocarlo, essendone richiesto (necessario); ed in caso che il Papa meriti di essere deposto per eresia, o che vi sia una questione fra molti “papi” (scisma), che pretendano di avere diritto tutti al Pontificato supremo.

Il Gaetano tuttavia restringe la facoltà di questo Concilio (imperfetto) unicamente a provvedere al Pontificato (redimere lo scisma o risolvere il problema dell’eresia/apostasia nel sedente), e ad eleggere un legittimo Papa (come fu per il Concilio di Costanza, per esempio).

Egli dichiara che in ogni altro caso, se si convocasse un Concilio Generale, quando vi sia un Papa certo e non eretico, questa convocazione sarebbe inutile e non avrebbe nessun effetto; avendo il Papa l’autorità di cassare tutto ciò che facesse ed ordinasse questo Concilio (senza di lui).

Il Gaetano non si libera facilmente dalla seguente obiezione: come possa il Concilio deporre un Papa eretico, se non ha l’autorità sopra di lui.

Porta varie soluzioni.

La prima soluzione è quella di coloro i quali dicono che il Papa, che ha perduto la fede, non è più membro della Chiesa; che nello stesso tempo è privo della autorità e cessa di essere Papa.

Potrebbe sembrare più che logico, tuttavia il Gaetano non approva questa risposta, poiché il Papa, divenuto Eretico, non è deposto di fatto, ma merita solamente di essere deposto.

Egli dice: “Vi sono alcuni che vogliono, che quantunque il Papa in altri casi non abbia nessun superiore sulla terra, uno ne abbia nel caso di eresia”.

Il Gaetano non approva questa riposta.

Distingue tre cose con l’autorità Papale, la persona, e la unione della persona con l’autorità.

Quantunque l’autorità Pontificia venga immediatamente da Dio, l’unione di questa autorità ad una tale persona si fa con l’assenso degli uomini, cioè della persona eletta, e di quelli che la eleggono.

Così un uomo può essere fatto Papa, e cessare di esserlo dipendentemente da una potestà umana, che non ne è superiore, né uguale, ma anzi è inferiore, che non ha diritto sopra la potestà Pontificia, ma solamente sopra la unione di quella potestà ad un dato uomo.

E’ chiarissimo che chi depone non ha assolutamente autorità sopra la potestà Pontificia, ma solo sopra la unione di quella potestà ad un dato uomo [uomo che per vizio cessa di essere Papa o non lo diventa (questo lo preciso io, in futuro capiremo perché)]. Secondo il Gaetano, più precisamente, la sentenza del Concilio che depone il Papa eretico non  ha altro effetto che di sciogliere la unione esistente fra la persona del Papa ed il Papato (cf. De Concilio generale e della pace religiosa, p. I, vol. II, Lecce, Del Vecchio, 1870, pag. 131 – testo utile solo per comparare alcune citazioni).

Gaetano spiega: “Vi ha tre cose nel Papa, cioè: il papato, la persona del Papa, Pietro per esempio, e l’unione del papato con Pietro … dalla quale unione risulta che Pietro è Papa … Destituendo un Papa, sia che egli rinunzi da se stesso a questa dignità, o che venga deposto, e che ne sia cacciato, non si distrugge né il Papato e né Pietro, ma solamente l’unione che vi è fra Pietro ed il papato. Quando dunque si tratta di destituire un Papa, si deve sempre avere innanzi agli occhi questa regola piena di sapienza e buon senso, che non è necessario che vi sia una potestà superiore a quella del Papa, ma solamente alla unione di Pietro col papato” (Auctoritas Papae, cap. XX).

Come?

Il Gaetano, dunque, non ha ragione di confessare da un lato, che può essere deposto il Papa da un Concilio, per motivo di eresia, quando è stato avvertito per due volte (potrei ipotizzare che egli faccia riferimento alle monitio canoniche); e di sostenere dall’altro lato, che egli è superiore al Concilio.

Avanza ancora un altro paradosso, assicurando che il Papa non possa essere deposto per nessuna altra colpa, che per quella dell’eresia; fondato sopra questo principio , che vi sia il solo caso di eresia, nel quale il DIVINO DIRITTO ESIGE LA SUA DEPOSIZIONE; Diritto che è sopra tutte le altre leggi e che condanna l’infedeltà (credo si riferisca all’apostasia) e l’eresia, poiché sono direttamente opposte alle condizioni richieste per essere Papa.

Egli inoltre esamina poi dei casi particolari:

1) Papa prigioniero. Non sarebbe possibile deporlo fino a quando non si sappia certamente della sua morte;

2) Papa in pazzia perpetua. In questo caso, dice, non ci sarebbe bisogno di deposizione poiché, essendo morto alla vita ragionevole, si può procedere all’elezione di un altro Papa, come se il pazzo fosse morto;

[…] 5) Se tutto il mondo fosse talmente prevenuto e sollevato contro il Papa e nessuno volesse obbedirgli. In questo caso il Gaetano afferma che non sarebbe assolutamente possibile deporre il Papa;

6) Se un Papa fosse (per varie ragioni) indotto ad abdicare, oppure obbligato (da voto, giuramento, etc ). Secondo il Gaetano, la Chiesa non dovrebbe accettare questo gesto, anche se il Papa fosse in coscienza obbligato a farlo.

Il Gaetano si interroga anche sulla natura del Capo. In una comunità libera e perfetta come è quella della Chiesa, egli ritiene che si debba avere la facoltà di provvedersi di un Capo, di correggerlo e di deporlo se questi abusa della sua autorità (eresia/apostasia che chiama “infedeltà”, almeno così sembra).

Risponde a queste sue riflessioni: che la natura della Chiesa dipende da un solo Capo; cioè da Gesù Cristo, che ha stabilito San Pietro ed i suoi successori, per essere Suoi Vicari, e governare la Chiesa dopo la sua Ascensione.

E quindi egli approfondisce. Il secondo principio riguarda il Diritto divino, cioè basato sopra i passi della Scrittura, dove l’autorità e la facoltà sono date alla Chiesa, come in san Matteo (c. 18 v. 17): Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo alla Chiesa; e se non ascolterà neanche la Chiesa, sia per te come un pagano e un pubblicano.

 Egli termina la sua apologia il 29 Novembre del 1512

A cura di CdP Ricciotti