di Mattia Rossi
San Pio X, nel suo Catechismo Maggiore, trattando delle domeniche di settuagesima, sessagesima e quinquagesima, precisa: “La Chiesa dalla domenica di settuagesima fino al sabato santo tralascia nei divini uffici l’Alleluia, che è voce di allegrezza, ed usa paramenti di color violaceo, che è color di mestizia, per allontanare con questi segni di tristezza i fedeli dalle vane allegrezze del mondo ed insinuare ad essi lo spirito di penitenza”.
E questo è immediatamente percepibile dall’introito di settuagesima: “Circumdederunt me gemitus mortis, dolores inferni circumdederunt me: et in tribulatione mea invocavi Dominum, et exaudivit de templo sancto suo vocem meam” (Mi circondano gemiti di morte e i dolori dell’inferno, in mezzo alla tribolazione ho invocato il Signore ed Egli, dal suo tempio santo, ha esaudito la mia preghiera).
Non passa, né potrebbe passare, inosservato il pesante allargamento iniziale su “gemitus” (pes quadrato + bivirga episemata). Ma nemmeno sfugge la correlazione che questa prima domenica penitenziale ha con la quaresima e, in particolare, con l’introito della III che, oltre a un medesimo impianto musicale, con il testo dell’introito di settuagesima, fa quasi a specchio: “Oculi mei semper ad Dominum quia ipset evellet de laqueo pedes meo : respice in me, et miserere mei, quoniam unicus et pauper sum ego”.
Come ben insegna sempre Pio X, poi, dalla settuagesima l’Alleluia viene sostituito dal Tractus. E in questa prima domenica, in questo inizio di cammino che condurrà alla Passione, ma anche alla Risurrezione, oltre ai richiami quaresimali, troviamo anche il rimando alla Pasqua.
Il tratto, appunto, con un testo fortemente drammatico come il “De profundis”, è modellato sulla stessa melodia dei cantici (tratti) della Veglia pasquale. Nell’inizio della penitenza è già racchiuso, quasi in guisa di assaggio, il gusto melodico proprio della Pasqua.
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