La falsa misericordia, ovvero la falsa confessione che condanna all'inferno

A cura di CdP Ricciotti.

Con questo promemoria, utile a tutti noi, si vogliono sintetizzare e spiegare, con semplici definizioni della Chiesa, i precedenti approfondimenti: La vera contrizione, necessaria per non andare all’InfernoChe cos’è la vera misericordia di Dio?

E’ importante conoscere bene le seguenti nozioni elementari di fede cattolica, poiché l’ignoranza in materia così essenziale, semplice e necessaria ordinariamente non scusa presso Dio, ma anzi aggrava la colpa contro l’umiltà e contro la carità (si desidera l’ignoranza per permanere nel peccato), come spiegherà bene San Pio X in seguito. Papa Sarto spiegherà anche in cosa consiste la vera Misericordia di Dio ed in cosa, al contrario, consiste la “presunzione di salvarsi senza merito”, che è un gravissimo peccato contro lo Spirito Santo. Sant’Alfonso diceva che la maggior parte delle anime si dannano perché vengono indotte a credere che Dio sia solo “misericordioso” e non anche Giusto, pertanto, abusando della Misericordia di Dio, muoiono nel peccato pretendendo, senza alcun diritto, che Dio li perdoni senza meriti, dunque finiscono all’inferno. San Tommaso diceva che la giustizia senza  misericordia è crudeltà, come pure la misericordia senza giustizia è principio di ogni dissoluzione.

Dal Secondo Concilio Lateranense, Falsa confessione ed esistenza dei sacramenti:

Can. 22. “Poiché una questione tra le altre turba profondamente la santa Chiesa, e cioè quella della falsa confessione, ammoniamo i nostri confratelli vescovi e i presbiteri a non permettere che le anime dei laici siano ingannate a causa delle false confessioni e trascinate nell’inferno. La falsa penitenza consiste nel far penitenza di un solo peccato, trascurando gli altri, o anche nel far penitenza di un solo peccato senza tuttavia rinunciare agli altri. Perciò sta scritto: “Chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto” [Gc 2,70], s’intende quanto alla vita eterna. Come, infatti, non entrerebbe nella porta della vita eterna se fosse implicato in tutti i peccati, così non entrerà nemmeno se persevera in uno solo. Si tratta ancora di falsa penitenza quando il penitente non rinuncia ai compiti di funzionario o di commerciante, che non può assolutamente esercitare senza peccato; o se egli conserva l’odio nel cuore, o rifiuta di dare soddisfazione a chiunque egli abbia offeso, o essendo lui stesso l’offeso, non perdona all’offensore, o se qualcuno prende le armi contro la giustizia“(*).

(*) Dal sinodo di Amalfi, tenuto sotto Urbano II nel 1089, can. 16 (MaC 20,724CD). Cosa sia “falsa confessione” viene descritto anche nel can. 5 del 5° sinodo di Roma, tenuto sotto Gregorio VII (MaC 20. 510AB / Graziano, Decretum, p. II, cs. 33, dist. 5, e. 6: Frdb 1, 1241).

Dalla Satis Cognitum di Papa Leone XIII sulla Unità della Chiesa:

“[…] Se dunque si conosce che una verità è stata rivelata da Dio, e tuttavia non si crede, ne consegue che nulla affatto si crede per fede divina. Infatti quanto Giacomo Apostolo sentenzia a proposito del delitto in materia di costumi, deve affermarsi circa un’opinione erronea in materia di fede: “Chiunque avrà mancato in un punto solo, si è reso colpevole di tutti”. Anzi, a più forte ragione deve dirsi di questa che di quello. Infatti, meno propriamente si dice violata tutta la legge da colui che la trasgredì in una cosa sola, non potendosi vedere in lui, se non interpretandone la volontà, un disprezzo della maestà di Dio legislatore […]”.

Dal Catechismo Maggiore di San Pio X, Parte IV, Dei Sacramenti:

545. Quali sono i sacramenti più necessari per salvarci? I sacramenti più necessari per salvarci sono due: il Battesimo e la Penitenza: il Battesimo è necessario a tutti, e la Penitenza è necessaria a tutti quelli che hanno peccato mortalmente dopo il Battesimo.

672. Che cosa è il sacramento della Penitenza? La Penitenza detta anche Confessione, è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo.

673. Perché a questo sacramento si dà il nome di Penitenza? A questo sacramento si dà il nome di Penitenza, perché ad ottenere il perdono dei peccati è necessario detestarli con pentimento, e perché chi ha commesso una colpa, deve sottoporsi alla pena che il sacerdote impone.

674. Perché questo sacramento si chiama anche Confessione? Questo sacramento si chiama anche Confessione, perché ad ottenere il perdono dei peccati non basta detestarli, ma è necessario accusarli al sacerdote, cioè farne la confessione.

677. Qual’è la materia del sacramento della Penitenza? La materia del sacramento della Penitenza si distingue in remota e prossima. La materia remota è costituita dai peccati commessi dal penitente dopo il Battesimo, e la materia prossima sono gli atti del penitente stesso, cioè la contrizione, l’accusa e la soddisfazione.

678. Qual’è la forma del sacramento della Penitenza? La forma del sacramento della Penitenza è questa: Io ti assolvo dai tuoi peccati.

679. Chi è il ministro del sacramento della Penitenza? Il ministro del sacramento della Penitenza è il sacerdote approvato dal Vescovo per ascoltare le confessioni.

680. Perché avete detto che il sacerdote deve essere approvato dal Vescovo? Il sacerdote deve essere approvato dal Vescovo ad ascoltare le confessioni, perché ad amministrare validamente questo sacramento non basta la potestà dell’ordine, ma è necessaria anche la potestà di giurisdizione, cioè la facoltà di giudicare, che deve essere data dal Vescovo.

681. Quante sono le parti del sacramento della Penitenza? Le parti del sacramento della Penitenza sono: la contrizione, la confessione e la soddisfazione del penitente, e l’assoluzione del sacerdote.

682. Che cosa è la contrizione, ossia il dolore dei peccati? La contrizione ossia il dolore dei peccati, è un dispiacere dell’animo, pel quale si detestano i peccati commessi e si propone di non farne più in avvenire.

683. Che cosa vuoi dire questa parola contrizione? La parola contrizione, vuol dire rottura o spezzamento, come quando una pietra è pestata e ridotta in polvere.

684. Perché si dà il nome di contrizione al dolore dei peccati? Si dà il nome di contrizione al dolore dei peccati, per significare che il cuor duro del peccatore in certo modo si spezza per dolore di avere offeso Dio.

685. In che consiste la confessione dei peccati? La confessione consiste in un’accusa distinta dei nostri peccati fatta al confessore per averne l’assoluzione e la penitenza.

686. Perché la confessione si chiama accusa? La confessione si chiama accusa, perché non dev’essere un indifferente racconto, ma una vera e dolorosa manifestazione de’ propri peccati.

687. Che cosa è la soddisfazione o penitenza? La soddisfazione o penitenza è quella preghiera o altra opera buona, che il confessore ingiunge al penitente in espiazione de’ suoi peccati.

688. Che cosa è l’assoluzione? L’assoluzione è la sentenza, che il sacerdote pronunzia in nome di Gesù Cristo, per rimettere i peccati al penitente.

689. Delle parli del sacramento della Penitenza qual’è la più necessaria? Delle parti del sacramento della Penitenza la più necessaria è la contrizione, perché senza di essa non si può mai ottenere il perdono dei peccati, e con essa sola, quando sia perfetta, si può ottenere il perdono, purché sia congiunta col desiderio, almeno implicito, di confessarsi.

690. Quanti sono gli effetti del sacramento della Penitenza? Il sacramento della Penitenza conferisce la grazia santificante con la quale sono rimessi i peccati mortali e anche i veniali che si sono confessati e dei quali si ha dolore; commuta la pena eterna nella temporale, della quale pure vien rimesso più o meno secondo le disposizioni; restituisce i meriti delle buone opere fatte prima di commettere il peccato mortale; dà all’anima aiuti opportuni per non ricadere nella colpa, e ridona la pace alla coscienza.

691. Il sacramento della Penitenza è necessario a tutti per salvarsi? Il sacramento della Penitenza è necessario per salvarsi a tutti quelli che dopo il Battesimo hanno commesso qualche peccato mortale.

692. E cosa buona confessarsi spesso? Il confessarsi spesso è cosa ottima, perché il sacramento della Penitenza, oltre al cancellare i peccati dà le grazie opportune per evitarli in avvenire.

693. Il sacramento della Penitenza ha virtù di rimettere tutti i peccati per molti e grandi che siano? Il sacramento della Penitenza ha virtù di rimettere tutti i peccati per molti e grandi che siano, purché si riceva con le dovute disposizioni.

694. Quante cose si richiedono per fare una buona confessione? Per fare una buona confessione si richiedono cinque cose: esame di coscienza; dolore di avere offeso Iddio; proponimento di non più peccare; accusa dei propri peccati; soddisfazione o penitenza.

695. Che cosa dobbiamo noi fare prima di tutto per confessarci bene? Per confessarci bene dobbiamo prima di tutto pregare di cuore il Signore a darci lume per conoscere tutti i nostri peccati e forza per detestarli.

696. Che cos’è l’esame di coscienza? L’esame di coscienza è una diligente ricerca dei peccati che si sono commessi, dopo l’ultima confessione ben fatta.

697. Come si fa l’esame di coscienza? L’esame di coscienza si fa coi richiamare diligentemente alla memoria, innanzi a Dio, tutti i peccati commessi, non mai confessati, in pensieri, parole, opere ed omissioni, contro i Comandamenti di Dio e della Chiesa, e gli obblighi del proprio stato.

698. Sopra quali altre cose dobbiamo esaminarci? Dobbiamo esaminarci ancora sopra le abitudini cattive e sopra le occasioni del peccato.

699. Nell’esame dobbiamo ricercare anche il numero dei peccati? Nell’esame dobbiamo ricercare anche il numero dei peccati mortali.

700. Che cosa si richiede perché un peccato sia mortale? Perché un peccato sia mortale si richiedono tre cose: materia grave, piena avvertenza, e perfetto consenso della volontà.

707. Che cosa il dolore dei peccati? Il dolore dei peccati consiste in un dispiacere ed in una sincera detestazione dell’offesa fatta a Dio.

708. Di quante sorta è il dolore? Il dolore è di due sorta: perfetto, ossia di contrizione; imperfetto, ossia di attrizione.

709. Qual è il dolore perfetto, o di contrizione? Il dolore perfetto è il dispiacere di avere offeso Dio, perché infinitamente buono e degno per se stesso di essere amato.

710. Perché chiamate voi perfetto il dolore di contrizione? Chiamo perfetto il dolore di contrizione per due ragioni: perché riguarda esclusivamente la bontà di Dio, e non il nostro vantaggio o danno; perché ci fa subito ottenere il perdono dei peccati, restandoci però l’obbligo di confessarci.

711. Dunque il dolore perfetto ci ottiene il perdono dei peccati indipendentemente dalla confessione? Il dolore perfetto non ci ottiene il perdono dei peccati indipendentemente dalla confessione, perché sempre include la volontà di confessarsi.

712. Perché il dolore perfetto, o contrizione, produce questo effetto di rimetterci in grazia di Dio? Il dolore perfetto, o contrizione produce questo effetto, perché nasce dalla carità la quale non può trovarsi nell’anima insieme coi peccato mortale.

713. Qual’è il dolore imperfetto o di attrizione? Il dolore imperfetto o di attrizione è quello per cui ci pentiamo di avere offeso Dio, come sommo Giudice, cioè per timore dei castighi meritati in questa o nell’altra vita o per la stessa bruttezza del peccato.

714. Quali condizioni deve avere il dolore per essere buono? Il dolore per essere buono, deve avere quattro condizioni: deve essere interno, soprannaturale, sommo e universale.

715. Che cosa vuoi dire che il dolore deve essere interno? Vuoi dire che deve essere nei cuore e nella volontà e non nelle sole parole.

716. Perché il dolore dev’essere interno? Il dolore deve essere interno, perché la volontà che si è allontanata da Dio col peccato, deve ritornare a Dio detestando il peccato commesso.

717. Che cosa vuol dire che il dolore deve essere soprannaturale? Vuol dire che deve essere eccitato in noi dalla grazia del Signore e concepito per motivi di fede.

718. Perché il dolore dev’essere soprannaturale? Il dolore deve essere soprannaturale, perché è soprannaturale il fine a cui si dirige, cioè il perdono di Dio, l’acquisto della grazia santificante ed il diritto alla gloria eterna.

719. Spiegate meglio la differenza tra il dolore soprannaturale e il naturale? Chi si pente per avere offeso Dio infinitamente buono e degno per se stesso di essere amato, per aver perduto il paradiso e meritato l’inferno, ovvero per la malizia intrinseca del peccato, ha un dolore soprannaturale perché questi sono motivi di fede: chi invece si pentisse solo pel disonore, o castigo che gli viene dagli uomini, o per qualche danno puramente temporale, avrebbe un dolore naturale, perché si pentirebbe solo per motivi umani.

720. Perché il dolore deve essere sommo? Il dolore deve essere sommo, perché dobbiamo riguardare e odiare il peccato come sommo di tutti i mali, essendo offesa di Dio sommo Bene.

722. Che vuol dire che il dolore deve essere universale? Vuol dire che deve estendersi a tutti i peccati mortali commessi.

723. Perché il dolore deve estendersi a tutti i peccati mortali commessi? Perché chi non si pente anche di un solo peccato mortale, rimane nemico di Dio.

725. Come farete per eccitarvi a detestare i peccati? Per eccitarmi a detestare i peccati: considererò il rigore della infinita giustizia di Dio e la deformità del peccato che ha deturpato l’anima mia e mi ha reso meritevole delle pene eterne dell’inferno; considererò che ho perduta la grazia, l’amicizia, la figliuolanza di Dio e l’eredità del paradiso; che ho offeso il mio dentore che è morto per me, e che i miei peccati sono stati la cagione della sua morte; che ho disprezzato il mio Creatore, il mio Dio; che ho voltato le spalle a lui, mio sommo bene degno di essere amato sopra ogni cosa e servito fedelmente.

726. Dobbiamo noi essere grandemente solleciti, quando andiamo a confessarci, d’avere un vero dolore de’ nostri peccati? Quando noi andiamo a confessarci, dobbiamo essere certamente molto solleciti di avere un vero dolore de’ nostri peccati, perché questa è la cosa più importante di tutte: e se manca il dolore, la confessione non vale.

728. Chi si confessa di soli peccati veniali, e non è pentito neppure di un solo, fa una buona confessione? Chi si confessa di soli peccati veniali e non è pentito neppure dì un solo, fa una confessione di nessun valore; la quale è inoltre sacrilega, se la mancanza del dolore è avvertita.

730. E cosa buona fare spesso l’atto di contrizione? È cosa buona ed utilissima il fare spesso l’atto di contrizione, massime prima di andare a dormire, e quando uno si accorge o dubita di essere caduto in peccato mortale, per rimettersi più presto in grazia di Dio; e giova sopratutto per ottenere più facilmente da Dio la grazia di fare simile atto nel maggior bisogno, cioè nel pericolo di morte.

731. In che consiste il proponimento? Il proponimento consiste in una volontà risoluta di non commettere mai più il peccato e di usare tutti i mezzi necessari per fuggirlo.

732. Quali condizioni deve avere il proponimento per essere buono? Il proponimento, affinché sia buono, deve avere principalmente tre condizioni: deve essere assoluto, universale ed efficace.

733. Che cosa vuoi dire: proponimento assoluto? Vuol dire che il proponimento deve essere senza alcuna condizione di tempo, di luogo, o di persona.

734. Che cosa vuol dire: il proponimento deve essere universale? Il proponimento deve essere universale, vuoi dire che dobbiamo voler fuggire tutti i peccati mortali, tanto quelli già altre volte commessi, quanto altri che potremmo commettere.

735. Che cosa vuoi dire: il proponimento deve essere efficace? Il proponimento deve essere efficace, vuol dire che bisogna avere una volontà risoluta di perdere prima ogni cosa che commettere un nuovo peccato, di fuggire le occasioni pericolose di peccare, di distruggere gli abiti cattivi, e di adempiere gli obblighi contratti in conseguenza dei nostri peccati.

736. Che s’intende per abito cattivo? Per abito cattivo s’intende la disposizione acquistata a cadere con facilità in quei peccati ai quali ci siamo assuefatti.

737. Che cosa si deve fare per correggere gli abiti cattivi? Per correggere gli abiti cattivi dobbiamo stare vigilanti sopra di noi, fare molta orazione, frequentare la confessione, avere un buon direttore stabile, e mettere in pratica i consigli e i rimedi che egli ci propone.

738. Che cosa s’intende per occasioni pericolose di peccare? Per occasioni pericolose di peccare s’intendono tutte quelle circostanze di tempo, di luogo, di persone, o di cose che per propria natura, o per la nostra fragilità ci inducono a commettere il peccato.

739. Siamo noi gravemente obbligati a schivare tutte le occasioni pericolose? Noi siamo gravemente obbligati a schivare quelle occasioni pericolose che d’ordinario ci inducono a commettere peccato mortale, le quali si chiamano le occasioni prossime del peccato.

741. Quali considerazioni servono per fare il proponimento? Per fare il proponimento servono le stesse considerazioni, che valgono ad eccitare il dolore; cioè la considerazione dei motivi che abbiamo di temere la giustizia di Do e di amare la sua infinità bontà.

742. Dopo di esservi ben disposto alla confessione con l’esame, col dolore e col proponimento, che cosa farete? Dopo di essermi ben disposto coll’esame, col dolore e col proponimento, andrò a fare al confessore l’accusa de’ miei peccati per averne l’assoluzione.

743. Di quali peccati siamo obbligati a confessarci? Siamo obbligati a confessarci di tutti i peccati mortali; è bene però confessare anche i veniali.

744. Quali sono le condizioni che deve avere l’accusa dei peccati o confessione? Le condizioni principali che deve avere l’accusa dei peccati sono cinque: deve essere umile, intiera, sincera, prudente e breve.

745. Che vuol dire: l’accusa deve esser umile? L’accusa deve esser umile, vuol dire che il penitente deve accusarsi dinanzi al suo confessore, senza alterigia di animo o di parole, ma coi sentimenti di un reo, che riconosce la sua colpa e comparisce davanti al giudice.

746. Che vuol dire: l’accusa dev’essere intiera? L’accusa dev’essere intiera, vuoi dire che si debbono manifestare con le loro circostanze e nel loro numero tutti i peccati mortali commessi dopo l’ultima confessione ben fatta e dei quali si ha coscienza.

747. Quali circostanze si devono manifestare, perché l’accusa sia intiera? Perché l’accusa sia intiera, si devono manifestare le circostanze che mutano la specie del peccato.

748. Quali sono le circostanze che mutano la specie del peccato? Le circostanze che mutano la specie del peccato, sono: quelle per le quali un’azione peccaminosa da veniale diventa mortale; quelle per le quali un’azione peccaminosa contiene la malizia di due o più peccati mortali.

749. Datemi l’esempio di una circostanza che faccia diventar mortale un peccato veniale. Chi per iscusarsi dicesse una bugia dalla quale venisse grave danno al prossimo, dovrebbe manifestare questa circostanza che cambia la bugia da officiosa in gravemente dannosa.

750. Datemi ora l’esempio di una circostanza per la quale una stessa azione peccaminosa contiene la malizia di due o più peccati. Chi avesse rubato una cosa sacra dovrebbe accusare questa circostanza che aggiunge al furto la malizia del sacrilegio.

753. Chi ha taciuto per pura dimenticanza un peccato mortale, o una circostanza necessaria, ha fatto una buona confessione? Chi ha taciuto per pura dimenticanza un peccato mortale, o una circostanza necessaria, ha fatto una buona confessione purché abbia usata la debita diligenza per ricordarsene.

754. Se un peccato mortale dimenticato nella confessione torna poi in mente, siamo obbligati ad accusarcene in un’altra confessione? Se un peccato mortale dimenticato nella confessione torna poi in mente, siamo obbligati senza dubbio ad accusarlo la prima volta che di nuovo ci confessiamo.

755. Chi per vergogna, o per qualche altro motivo tace colpevolmente nella confessione qualche peccato mortale, che cosa commette? Colui che per vergogna o per qualche altro motivo tace colpevolmente qualche peccato mortale in confessione, profana il sacramento e perciò si fa reo di un gravissimo sacrilegio.

756. Chi ha taciuto colpevolmente qualche peccato mortale nella confessione, come deve provvedere alla propria coscienza? Chi ha taciuto colpevolmente qualche peccato mortale nella confessione, deve esporre al confessore il peccato taciuto, dire in quante confessioni l’abbia taciuto e rifare tutte le confessioni dall’ultima ben fatta.

757. Che cosa deve considerare chi fosse tentato a tacere qualche peccato in confessione? Chi fosse tentato a tacere un peccato grave in confessione deve considerare: che non ha avuto rossore di peccare alla presenza di Dio, che tutto vede; che è meglio manifestare i propri peccati al confessore in segreto, che vivere inquieto nel peccato, fare una morte infelice ed essere perciò svergognato nel dì del giudizio universale in faccia a tutto il mondo; che il confessore è obbligato al sigillo sacramentale sotto gravissimo peccato e con la minaccia di severissime pene temporali ed eterne.

758. Che cosa vuoi dire: l’accusa deve essere sincera? L’accusa deve essere sincera, vuoi dire che bisogna dichiarare i propri peccati quali sono, senza scusarli, diminuirli o accrescerli.

759. Che vuol dire: la confessione deve essere prudente? La confessione deve essere prudente, vuol dire che nel confessare i peccati dobbiamo servirci dei termini più modesti, e che dobbiamo guardarci dallo scoprire i peccati degli altri.

760. Che cosa significa: la confessione deve essere breve? La confessione deve essere breve, significa che non dobbiamo dire niente d’inutile al confessore.

761. Non è egli gravoso il dover confessare ad un altro i propri peccati, massimamente se sono assai vergognosi? Sebbene il confessare ad un altro i propri peccati possa essere gravoso, bisogna farlo, perché è di precetto divino e altrimenti non si può ottenere il perdono dei peccati commessi, e inoltre perché la difficoltà di confessarsi è compensata da molti vantaggi e da grandi consolazioni.

768. Compila cosa l’accusa dei peccati che cosa resta a farsi? Compita l’accusa dei peccati, bisogna ascoltare con rispetto quello che dirà il confessore; accettare la penitenza con sincera volontà di farla; e mentre egli darà l’assoluzione, rinnovare di cuore l’atto di contrizione.

769. Ricevuta l’assoluzione, che resta a fare? Ricevuta l’assoluzione, bisogna ringraziare il Signore; fare al più presto la penitenza; e mettere in pratica gli avvisi del confessore.

770. Debbono i confessori dar sempre l’assoluzione a quelli che si confessano? I confessori debbono dare l’assoluzione solamente a quelli che essi giudicano ben disposti a riceverla.

771. Possono i confessori differire o negare qualche volta l’assoluzione? I confessori non solamente possono, ma debbono differire o negare l’assoluzione in certi casi, per non profanare il sacramento.

772. Quali sono i penitenti che debbono ritenersi mal disposti, e ai quali si deve d’ordinario negare o differire l’assoluzione? I penitenti che debbono ritenersi mal disposti sono questi principalmente: coloro che non sanno i misteri principali della fede o trascurano d’imparare le altre cose della Dottrina cristiana, che sono obbligati a sapere secondo il loro stato; coloro che sono gravemente negligenti nel fare l’esame di coscienza o non dànno segni di dolore e di pentimento; coloro che non vogliono restituire, potendo, la roba altrui, o la riputazione tolta; coloro che non perdonano di cuore ai loro nemici; coloro che non vogliono praticare i mezzi necessari per emendarsi dei loro abiti cattivi; coloro che non vogliono lasciare le occasioni prossime del peccato.

773. Non è egli troppo rigoroso il confessore che differisce l’assoluzione al penitente, perché non lo crede ancora ben disposto? Il confessore che differisce l’assoluzione al penitente, perché non lo crede ancora ben disposto, non è troppo rigoroso, ma anzi molto caritatevole, regolandosi come un buon medico, che tenta tutti i rimedi, anche disgustosi e dolorosi, per salvare la vita all’ammalato.

774. Il peccatore al quale si differisce o si nega l’assoluzione, dovrà disperarsi, o affatto ritirarsi dalla confessione? Il peccatore, al quale si differisce, o si nega l’assoluzione, non deve disperarsi, o ritirarsi affatto dalla confessione; ma deve umiliarsi, riconoscere il suo deplorabile stato, profittare dei buoni consigli che il confessore gli dà, e così mettersi al più presto possibile in istato di meritare l’assoluzione.

775. Che cosa deve fare il penitente, quanto alla scelta del confessore? Il vero penitente deve raccomandarsi molto a Dio per la scelta di un confessore pio, dotto e prudente, poi mettersi nelle sue mani, e sottomettersi a lui, come a suo giudice e medico.

776. Che cosa è la soddisfazione? La soddisfazione, che chiamasi anche penitenza sacramentale, è uno degli atti del penitente, col quale egli dà un qualche risarcimento alla giustizia di Dio per i peccati commessi, eseguendo quelle opere che il confessore gli impone.

777. Il penitente è obbligato ad accettare la penitenza ingiuntagli dal confessore? Il penitente è obbligato ad accettare la penitenza ingiuntagli dal confessore, se può farla; e se non può farla, deve dirlo umilmente al confessore stesso, e domandarne un’altra.

780. Perché nella confessione s’ingiunge la penitenza? La penitenza s’ingiunge perché d’ordinario, dopo l’assoluzione sacramentale che rimette la colpa e la pena eterna, resta una pena temporale da scontarsi in questo mondo o nel purgatorio.

782. Possiamo noi soddisfare da noi stessi a Dio? Noi, da noi stessi, non possiamo soddisfare a Dio; ma ben lo possiamo con l’unirci a Gesù Cristo, che col merito della sua passione e morte dà valore alle nostre azioni.

791. Oltre la penitenza, che altro deve fare il penitente dopo la confessione?

Il penitente, dopo la confessione, oltre la penitenza, se ha danneggiato ingiustamente il prossimo nella roba o nell’onore, o se gli ha dato scandalo, deve per quanto gli è possibile al più presto restituirgli la roba, ripararne l’onore e rimediare allo scandalo.

792. Come si può rimediare allo scandalo che si è cagionato? Si più rimediare allo scandalo che si è cagionato, facendone cessare l’occasione, ed edificando con le parole e col buon esempio quelli che abbiamo scandalizzati.

793. In qual maniera si dovrà soddisfare al prossimo, quando è stato da noi offeso? Si dovrà soddisfare al prossimo, quando è stato da noi offeso, con domandargli perdono o con dargli qualche altra conveniente riparazione.

794. Quali frutti produce in noi una buona confessione? Una buona confessione: ci rimette i peccati commessi, e ci dà la grazia di Dio; ci restituisce la pace e la quiete della coscienza; ci riapre le porte del paradiso, e cambia la pena eterna dell’inferno in pena temporale; ci preserva dalle ricadute e ci rende capaci del tesoro delle indulgenze.

A cura di CdP Ricciotti.