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all’edificazione della Chiesa, su Cristo e su Pietro, ad oggi, vi sono stati,e ancora vi saranno, a DIO piacendo, numerosi sacerdoti, religiosi e religiose che sapranno distinguersi, come già in passato, per l’Amore a DIO e alle Anime, per l’Onore della Santa Madre Chiesa e perché no…anche per una rilevante importanza nel mondo della Scienza, della Cultura e dell’Inventiva.

i seguito vi espongo una lista di Ecclesiastici che si sono distinti nelle varie Arti e Scienze. Primo fra tutti, anzi prima…

Ildegarda di Bingen (Bermersheim vor der Höhe, 1098 – Bingen am Rhein, 17 settembre 1179) fu scrittrice, drammaturga, poetessa, musicista e compositrice, filosofa, linguista, cosmologa, guaritrice, naturalista, consigliera politica e ideatrice di una delle prime lingue artificiali, denominata Lingua ignota.

San Francesco d’Assisi (Assisi 1181-1226) fu inventore del Presepe, Tradizione che ancor oggi ritroviamo nelle nostre Chiese e nelle nostre case.

Nicolaus Copernicus (Toruń, 19 febbraio 1473 – Frombork, 24 maggio 1543) fu ecclesiastico, giurista, governatore, astronomo e medico, autore del De revolutionibus orbium coelestium, in cui espose la teoria eliocentrica

Matteo Ricci  (1552–1610), matematico e cartografo, è riconosciuto come uno dei più grandi missionari della Cina. Ricevette il titolo onorifico di Studioso confuciano del grande Occidente da parte dei cinesi. Introdusse presso di loro la scienza occidentale e il pensiero greco. Tradusse in cinese il Manuale di Epitteto e gli Elementi di Euclide. Realizzò un atlante mondiale in cinese e introdusse in Europa molti aspetti della civiltà cinese.

Nicolaus Steno (Copenaghen, 1º gennaio 1638 – Schwerin, 25 novembre 1686) fu un naturalista, geologo, anatomista e vescovo cattolico danese. Per i suoi studi è considerato il padre della geologia e della stratigrafia. Originariamente luterano, si convertì al Cattolicesimo e fu ordinato dapprima presbitero e poi vescovo. È venerato come beato dalla Chiesa Cattolica.

Antonio Lucio Vivaldi (Venezia, 4 marzo 1678 – Vienna, 28 luglio 1741) fu un compositore e violinista italiano cittadino della Repubblica di Venezia, esponente di spicco del tardo barocco veneziano. Detto il Prete Rosso per via del colore dei suoi capelli, fu uno dei violinisti più virtuosi del suo tempo e uno dei più grandi compositori di musica barocca. Considerato il più importante, influente e originale musicista italiano della sua epoca, Vivaldi contribuì significativamente allo sviluppo del concerto, soprattutto solistico, genere iniziato da Giuseppe Torelli, e della tecnica del violino e dell’orchestrazione. Non trascurò inoltre l’opera lirica. Vastissima la sua opera compositiva che comprende inoltre numerosi concerti, sonate e brani di musica sacra.

Le sue opere influenzarono numerosi compositori del suo tempo tra cui Bach, Pisendel, Heinichen, Zelenka, Boismortier, Corrette, De Fesch e Quantz.

Giovanni Battista Beccaria (1716–1781), fisico, astronomo e religioso, fu il principale fautore del rinnovamento scientifico dell’Ateneo torinese nel XVIII secolo e uno dei più grandi studiosi dell’elettrologia. Classificò inoltre i corpi in base alle loro proprietà elettriche. Inventò il parafulmine e ricavò il valore della circonferenza terrestre.

Lazzaro Spallanzani (Scandiano, 12 gennaio 1729 – Pavia, 11 febbraio 1799) fu un gesuita e naturalista italiano; considerato il “padre scientifico” della fecondazione artificiale, è ricordato soprattutto per aver confutato la teoria della generazione spontanea con un esperimento che verrà successivamente ripreso e perfezionato da Luigi Pasteur.

Giovanni Caselli (1815-1891) fu abate ed è considerato il padre ante litteram del moderno fax. Studioso di fisica e in particolare di elettricità, fondatore del giornale di scienze Ricreazione, nel 1854 radunò nel suo laboratorio di Firenze amici scienziati e mostrò loro la sua scoperta: un telegrafo che, a differenza di quello di Morse, riusciva a trasmettere non punti e linee, ma uno scritto, un disegno, una frase all’altro apparecchio, anche se questo fosse stato a chilometri di distanza. Egli chiamò questa sua invenzione Pantelegrafo. Lo strumento veniva costruito nelle officine parigine di Léon Foucault e nel 1865 poté esser messo in funzione. Uno dei primi a servirsene fu Gioacchino Rossini che, trovandosi a Parigi, poté tele-trasmettere ad Amiens un suo spartito musicale. Caselli fu anche l’inventore del timone idromagnetico e questi suoi ritrovati gli valsero l’alta onorificenza dei Santi Maurizio e Lazzaro a lui accordata da Vittorio Emanuele II. A Caselli, sorprendentemente, non è dedicata alcuna voce nel Dizionario biografico degli italiani, ed è assente pure nel Dizionario degli scienziati e dei tecnici (Zanichelli).

Il gesuita Angelo Secchi (1818-1878), direttore dell’Osservatorio Vaticano (prima del Denza), fu promotore del progresso dell’Osservatorio del Collegio Romano, autore di numerosissime pubblicazioni, membro dell’Accademia dei Lincei, osservatore della luce del Sole, disegnatore delle prime mappe di Marte, studioso delle protuberanze solari e padre di una ancor valida classificazione delle stelle. Portano il suo nome un asteroide, un cratere della Luna e uno di Marte, una montagna e un crepaccio della Luna.

Amico di padre Denza e di padre Secchi, parimenti studioso come loro di astronomia, fu il cardinale Pietro Maffi (1858-1931), arcivescovo di Pisa dal 1903, creato cardinale nel 1907; insegnante di fisica, matematica e scienze naturali da giovane, nel 1904 fu chiamato alla presidenza della Specola Vaticana, tenendo l’ufficio fino al 1931. Fu studioso delle stelle cadenti, inventore del globo meteoroscopico, una riproduzione del cielo stellato illuminata all’interno da una lampada colorata.

Gregor Johann Mendel (Hynčice, 22 luglio 1822 – Brno, 6 gennaio 1884) fu un naturalista, matematico e monaco agostiniano ceco di lingua tedesca, considerato il precursore della moderna genetica per le sue osservazioni sui caratteri ereditari.

Sismologo, insegnante di fisica e direttore dell’Osservatorio Ximeniano di Firenze dal 1872, fu Filippo Cecchi (1822-1887), dell’Ordine degli Scolopi, costruttore del termometro e barometro della Loggia dell’Orcagna (ora nel Museo di storia della scienza), costruttore di un motore elettromagnetico, di due nefoscopi (strumenti che individuano la direzione dei venti); fu lui che rinnovò nel 1866 i parafulmini della cupola del duomo di Firenze e ripeté l’esperienza del pendolo di Foucault.

Passando alla geologia, è l’abate Antonio Stoppani da Lecco (1824-1891) a essere considerato da tutti il padre della geologia e della paleontologia italiana. Ordinato sacerdote a Milano nel 1848, fu insegnante straordinario di geologia all’università di Pavia dal 1861, quindi docente al nascente Politecnico di Milano dal 1867; fu uno dei fondatori del Museo Civico di Scienze di Milano, primo presidente del Club Alpino Italiano, istitutore del Museo Civico di Lecco; il campo preferito dei suoi studi fu la formazione sedimentaria del Triassico e del Giurassico inferiore dell’Italia settentrionale e celebri restano i suoi studi pubblicati a fascicoli in quattro serie; la sua opera più famosa è forse Il Bel Paese (1876) che — ironia della sorte — ispirò la Galbani per il suo celebre formaggio, sulla cui fascetta per tanti anni figurava proprio la serena e veneranda immagine dell’abate.

In meteorologia brilla il barnabita napoletano Francesco Denza (1834-1894), alunno del gesuita Angelo Secchi, laureato in ingegneria a Napoli e in fisica a Torino e per lungo tempo insegnante di matematica e fisica al Collegio Carlo Alberto di Moncalieri. Da lì intessé una fitta rete di rapporti con i migliori scienziati d’Europa, tanto che ancora oggi si conservano centinaia di lettere sue e dei suoi corrispondenti. Dal primo Congresso di Meteorologia a Vienna del 1873 fino alla morte egli sostenne questa scienza con pubblicazioni fondamentali e con il Bollettino Meteorologico; intessé una rete di ben sedici osservatori meteorologici nel 1871 nel solo Piemonte e Val d’Aosta, collaborò con il Club Alpino Italiano; fu il primo che misurò con esattezza l’altezza del Monviso (che aveva scalato nel 1870); estese la sua rete di osservatori a tutta Italia, dalla Val d’Aosta alla Sicilia; fu il primo direttore generale della Società Meteorologica Italiana (Napoli 1822), dal 1890 al 1894 (anno della sua morte) diresse la Specola Vaticana, chiamatovi da Leone XIII.

Nel campo delle telecomunicazioni si impone il nome del bresciano monsignor Luigi Cerebotani (1847- 1928), vissuto quasi sempre in Germania dove compì studi di elettricità e di fisica; le sue invenzioni riguardano il campo della geodesia, della telegrafia e telefonia. Celebri fra le sue invenzioni il teletipografo — uno strumento che precorse le telescriventi: in pratica era l’unione di un telegrafo con la macchina da scrivere — e il teletopometro — che serviva a misurare le distanze fra due punti, molto usato poi per la redazione delle mappe topografiche.

Passando al campo delle scienze naturali ricordiamo il sacerdote milanese Giuseppe Mercalli (1850- 1914), alunno dell’abate Antonio Stoppani; fu sismologo e vulcanologo, docente universitario a Catania e Napoli, direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Fu insignito del cavalierato della Corona d’Italia. Pubblicò opere di vulcanologia e, per beffa della sorte, morì tragicamente in un incendio che distrusse il suo studio.

Meteorologo fu il benedettino cassinese Bernardo Paoloni (1881-1944), pioniere delle trasmissioni radioatmosferiche, padre dell’Osservatorio meteorologico di Montecassino (1913), stimato da Marconi e Pio XI; istituì il Servizio Radio Atmosferico Italiano (1928) e nel 1930 il primo Servizio Meteorico Sanitario che raccoglieva dati sulla mortalità e le infezioni in rapporto ai mesi, studiando la connessione fra fenomeni atmosferici e malattie. Fu membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Astronomo fu anche il prete lazzarista Giovanni Boccardi (1859-1936), che nel 1906 fondò la Società Astronomica Italiana.

Il nome di Giuseppe Gianfranceschi (1875-1934), gesuita, è legato soprattutto alla fondazione della Radio Vaticana; fu collaboratore di Guglielmo Marconi (del quale favorì la conversione al cattolicesimo), ma i suoi studi di fisica rimontano agli anni 1912-1919; fu presidente dell’Accademia delle Scienze «Nuovi Lincei», docente per molti anni alla Gregoriana nelle facoltà  di chimica-fisica e fisica-matematica; partecipò con Umberto Nobile alla seconda spedizione al Polo nel 1928; si applicò all’analisi della relatività fisica dei quanti e fu uno dei primi in Italia a comprendere la rilevanza della teoria di Einstein, tanto che nel 1909 tradusse in italiano il lavoro di Hermann Minkowski sullo spazio-tempo dal titolo Nuovo Cimento.

Georges Edouard Lemaître (Charleroi, 17 luglio 1894 – Lovanio, 20 giugno 1966) fu un presbitero, fisico e astronomo belga. Fu il primo a capire che lo spostamento verso il rosso della luce delle stelle era la prova dell’espansione dell’universo e a proporre la legge di Hubble, secondo la quale vi è una proporzionalità fra distanza delle galassie e loro velocità di recessione. Nel 1927, infatti, pubblicò l’Ipotesi dell’atomo primigenio, oggi nota come teoria del Big Bang, basata sulla relatività generale, per spiegare entrambi i fenomeni. Lemaître fu sempre un sostenitore dell’espansione illimitata dell’universo e a questo scopo conservò nel suo modello la costante cosmologica, proposta da Einstein, ma abbandonata da lui e da quasi tutti gli altri fisici dopo la scoperta del Big Bang. L’espansione illimitata e l’uso della costante cosmologica furono generalmente accettati solo dopo che venne scoperta l’accelerazione dell’espansione dell’universo.

Paleontologo ancora vivente e stimato è il sacerdote bolognese Fiorenzo Facchini (1929), si è laureato in scienze naturali, è stato docente di antropologia e poi di paleontologia umana all’università di Bologna ed è socio di numerose società scientifiche nazionali e internazionali; si è occupato dell’adattamento umano in alta quota e di antichi reperti preistorici.

Si sarà osservato che alcuni ambiti della ricerca scientifica, come la medicina e le ricerche farmacologiche e, oggi, la biologia cellulare non sono mai state prerogativa di ecclesiastici; e questo perché la vita del clero, obbligato a residenza e a impegni pastorali, non consentiva e non consente un impegno stabile presso ospedali, cliniche e laboratori.

Vero è, invece, che — al contrario di quel che accadeva spesso per gli scienziati laici — i ricercatori e studiosi ecclesiastici univano alla produzione scientifica quella letteraria, teologica, filosofica e umanistica. A ciò erano condotti dalla loro formazione nei seminari e nelle università, oltre che dalla loro missione di pastori d’anime. Chi ha parlato o intrattenuto rapporti d’amicizia con scienziati o studiosi ecclesiastici—e ne ha poi lasciato traccia— ha avuto sempre l’impressione di un sapere non meramente specialistico, ma universale, irrobustito da una visione del creato, dell’uomo e del suo destino che andava oltre l’orizzonte scientifico.

Non a caso fra gli ecclesiastici dediti al sapere e alla conoscenza vi sono anche grandi figure di esploratori — come Guglielmo Massaja, poi cardinale, l’apostolo dei Galla; don Federico Lunardi, etnologo e archeologo livornese di primo Novecento studioso dei Maya dell’Honduras — e di esimi archeologi, dal Polo Nord fino all’Africa, all’Asia e all’Oceania; amanti, anche qui, non solo delle scoperte geografiche o etnologiche delle civiltà del passato, ma di quella che è stata definita la géographie humaine.

Questo è solo un breve elenco di ecclesiastici, religiosi e religiose Cattolici che hanno fornito un eccezionale contributo scientifico all’umanità. Direi che quindi è assodato che la Fede pone nell’uomo un’intelligenza non superiore, ma diversa da chi non crede.

In che senso diversa? Un’intelligenza completa e più profonda della realtà, che permette di rispondere alle domande profonde ed inestirpabili del nostro io e dare un’ipotesi di significato a tutto.

Partire da qualcosa che c’è, da una Presenza qui e ora, è totalmente diverso che partire da un vuoto, da un’assenza, da un’irrazionalità ultima della vita, che chi si professa ateo non può non sperimentare.

Inoltre, l’ipotesi di significato ultimo, porta l’uomo credente ad essere maggiormente stimolato e produttivo proprio per rispondere alla vocazione che Dio dà.

Tutto questo è dimostrato dalla storia, infatti i più grandi scienziati della storia erano e sono credenti e  cattolici

Possa questo mio breve excursus essere un gradito dono a compimento del periodo Natalizio per tutti i lettori di Radio Spada.

Simone Petrus Basileus I. G.