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Nota di Radio Spada: continua la rubrica apologetico-polemica il “Tiragraffi” a cura dell’amico Augusto Maria De Gattis. Questa rubrica si inserisce a pieno titolo nel diuturno dibattito su crisi della Chiesa e problema dell’Autorità che da circa tre anni si sviluppa su questo blog.    

di Augusto Maria De Gattis

Tema scottante, quello dell’obbedienza all’autorità. Scottante perché mostra, nella sua totale nudità, la contraddizione del ‘tradizionalismo’ fallibilista: all’autorità  che si ritiene legittima si può tranquillamente disobbedire, financo correggerla. Che, poi, ciò sia legittimato e concesso dal magistero, è tutto da dimostrare.

Nella scorsa puntata, la prima, di “Tiragraffi”, su questo argomento abbiamo lasciato la parola a Pio IX. Oggi, invece, la lasciamo a padre Raffaele Ballerini, uno degli scrittori cattolici più pregnanti del suo tempo. La citazione che riporto è tratta da “La civiltà cattolica” e l’anno è il 1877, pochissimo tempo dopo – guarda caso – il Concilio Vaticano I e la promulgazione del dogma dell’infallibilità. Ecco:
“Nei cattolici la necessitas, ossia l’obbligo di obbedienza al Papa ed alla Chiesa, non è circoscritta solamente a quei casi, nei quali il disubbidire importa scisma ed eresia, ma ancora in quelli, nei quali importa peccato grave. Il corpo della dottrina cattolica ha molte verità, alle quali chi si ribella non può dirsi eretico, ma non può nemmeno scusarsi da colpa mortale. E per ciò in ogni corso il più elementare di teologia si legge spiegata la differenza tra le verità prettamente dommatiche e le verità non propriamente tali, ma tuttavia di fede, o appartenenti alla fede” [1].
Ora, chiedo a resistenti e fallibilisti: che “papi” postconciliari, nell’insegnare (e lo fanno vincolando la loro autorità, altroché!) la libertà religiosa, l’ecumenismo o nel promulgare la nuova “messa” o il nuovo Catechismo, invece che di “verità appartenenti alla fede”, si stiano occupando di ingegneria meccanica o di giardinaggio? 
Riconoscere l’autorità e disobbedire sistematicamente difficilmente potrà non essere considerata come una prassi di natura scismatica. E riconoscere l’autorità e ammettere che possa abitualmente sbagliare in materia di fede significa dedurne che non vi è più la possibilità per la Chiesa stessa di preservare l’ortodossia cattolica. 
Per fortuna che non è così, lo insegna il magistero. A sbagliarsi sono i modernisti: tanto quelli ‘di sinistra’ che rimproverano gli ‘errori’ del passato, quanto quelli ‘di destra’ che disobbediscono agli ‘errori’ del presente. 

 


[1] P. Raffaele Ballerini, “La Civiltà Cattolica anno XXVIII, serie X, vol. I, fasc. 639, 20 genn. 1877, Firenze 1877 pag. 257-272