Bergoglio: bene gli anticoncezionali (abortivi) in caso di violenza, lo disse “Paolo VI il grande”

di CdP Ricciotti.

Dichiarazioni di Bergoglio di ritorno dal suo ultimo viaggio sul cosiddetto “aereo papale” (17 febbraio 2016).

Ad alcune domande dei giornalisti, Bergoglio ha risposto: «L’aborto non è un “male minore”. È un crimine. È fare fuori uno per salvare un altro. È quello che fa la mafia. È  un crimine, è un male assoluto. Riguardo al “male minore”: evitare la gravidanza è un caso – parliamo in termini di conflitto tra il quinto e il sesto comandamento. Paolo VI – il grande! – in una situazione difficile, in Africa, ha permesso alle suore di usare gli anticoncezionali per i casi di violenza. Non bisogna confondere il male di evitare la gravidanza, da solo, con l’aborto. L’aborto non è un problema teologico: è un problema umano, è un problema medico. Si uccide una persona per salvarne un’altra – nel migliore dei casi – o per passarsela bene. È contro il Giuramento di Ippocrate che i medici devono fare. È un male in sé stesso, ma non è un male religioso, all’inizio, no, è un male umano. Ed evidentemente, siccome è un male umano – come ogni uccisione – è condannato. Invece, evitare la gravidanza non è un male assoluto, e in certi casi, come in quello che ho menzionato del Beato Paolo VI, era chiaro. Inoltre, io esorterei i medici che facciano di tutto per trovare i vaccini contro queste due zanzare che portano questo male: su questo si deve lavorare … Grazie.» (sito Vatican.va).

Che ne pensa la Chiesa?

Pio XI in Casti Connubii è dogmaticamente categorico: «[…] per venire ormai, Venerabili Fratelli, a trattare dei singoli punti che si oppongono ai diversi beni del matrimonio, il primo riguarda la prole, che molti osano chiamare molesto peso del connubio e affermano doversi studiosamente evitare dai coniugi, non già con l’onesta continenza, permessa anche nel matrimonio, quando l’uno e l’altro coniuge vi consentano, ma viziando l’atto naturale. E questa delittuosa licenza alcuni si arrogano perché, aborrendo dalle cure della prole, bramano soltanto soddisfare le loro voglie, senza alcun onere; altri allegano a propria scusa la incapacità di osservare la continenza, e la impossibilità di ammettere la prole a cagione delle difficoltà proprie, o di quelle della madre, o di quelle economiche della famiglia. Senonché, non vi può esser ragione alcuna, sia pur gravissima, che valga a rendere conforme a natura ed onesto ciò che è intrinsecamente contro natura. E poiché l’atto del coniugio è, di sua propria natura, diretto alla generazione della prole, coloro che nell’usarne lo rendono studiosamente incapace di questo effetto, operano contro natura, e compiono un’azione turpe e intrinsecamente disonesta. Quindi non meraviglia se la Maestà divina, come attestano le stesse Sacre Scritture, abbia in sommo odio tale delitto nefando, e l’abbia talvolta castigato con la pena di morte, come ricorda Sant’Agostino: Perché illecitamente e disonestamente si sta anche con la legittima sposa, quando si impedisce il frutto della prole. Così operava Onan, figlio di Giuda, e per tal motivo Dio lo tolse di vita. Pertanto, essendovi alcuni che, abbandonando manifestamente la cristiana dottrina, insegnata fin dalle origini, né mai modificata, hanno ai giorni nostri, in questa materia, preteso pubblicamente proclamarne un’altra, la Chiesa Cattolica, cui lo stesso Dio affidò il mandato di insegnare e difendere la purità e la onestà dei costumi, considerando l’esistenza di tanta corruttela di costumi, al fine di preservare la castità del consorzio nuziale da tanta turpitudine, proclama altamente, per mezzo della Nostra parola, in segno della sua divina missione, e nuovamente sentenzia che qualsivoglia uso del matrimonio, in cui per la umana malizia l’atto sia destituito della sua naturale virtù procreatrice, va contro la legge di Dio e della natura, e che coloro che osino commettere tali azioni, si rendono rei di colpa grave. Perciò, come vuole la suprema autorità Nostra e la cura commessaCi della salute di tutte le anime, ammoniamo i sacerdoti che sono impegnati ad ascoltare le confessioni e gli altri tutti che hanno cura d’anime, che non lascino errare i fedeli loro affidati, in un punto tanto grave della legge di Dio, e molto più che custodiscano se stessi immuni da queste perniciose dottrine, e ad esse, in qualsiasi maniera, non si rendano conniventi. Se qualche confessore o pastore delle anime, che Dio non lo permetta, inducesse egli stesso in simili errori i fedeli a lui commessi, o, se non altro, ve li confermasse, sia con approvarli, sia colpevolmente tacendo, sappia di dovere rendere severo conto a Dio, Giudice Supremo, del tradito suo ufficio, e stimi a sé rivolte le parole di Cristo: Sono ciechi, e guide di ciechi: e se il cieco al cieco fa da guida, l’uno e l’altro cadranno nella fossa».

Bergoglio, citando «Paolo VI – il grande!» (sic! – il grande pederasta???), si riferisce ad un caso limite, tuttavia Pio XI ha già risposto quando ha affermato: «non vi può esser ragione alcuna, sia pur gravissima, che valga a rendere conforme a natura ed onesto ciò che è intrinsecamente contro natura», vediamo altri casi specifici.

A tal proposito la Chiesa afferma (Decreto del Sant’Uffizio, 21 maggio 1851): «Per giusti motivi è lecita (la contraccezione, NdA)? Risposta: Scandalosa, erronea e contraria al diritto naturale […] È possibile che questo uso (del matrimonio) non sia proibito dal diritto naturale? Risposta: Scandalosa, e altra volta condannata implicitamente da Innocenzo XI, proposizione 49 in Denzinger n° 2149[…]».

Ancora [Risposta del Sant’Uffizio, 6 (19) aprile 1853]: «[…] è lecito l’uso onanistico o condomistico nel matrimonio? […] In un rapporto condomistico, può la moglie consapevole offrirsi in modo passivo? Risposte: No, è intrinsecamente male. La moglie consapevole che si offre in modo passivo compirebbe un atto intrinsecamente illecito».

Il Sant’Uffizio prima ha citato Papa Innocenzo XI. Si riferiva alla condanna degli errori della dottrina morale lassista – errores doctrinae moralis laxioris, Decreto del 2 marzo 1679. Si legge la condanna alla proposizione n° 49. Noi condanniamo coloro i quali affermano che «la pederastia non è proibita dal diritto naturale. Per cui, se Dio non l’avesse proibita, spesso sarebbe buona e talvolta obbligatoria sotto pena di peccato mortale».

Altre condanne della Chiesa all’uso dei contraccettivi (amediante l’aiuto di strumenti artificiali) in Denzinger n°ri 2715, 2758-2760, 2791-2793, a2795, 3185-3187, 3634, a3638-3640, 3716-3718, a3917.

In situazione di conflitto cosa è consentito alla donna?

Addirittura nella risposta della S. Penitenzieria del 3 aprile 1916  (Papa Benedetto XV) si legge: «[…]se il marito (la vicenda analizzata è fra coniugi, ma la sentenza non cambia, NdA) vuole commettere con lei la colpa dei Sodomiti, poiché questo coito sodomitico è un atto contro natura da parte di entrambi i coniugi […] è gravemente cattivo, la moglie, per nessun motivo, neppure per evitare la morte, può lecitamente in questo cso compiacere il marito».

Ulteriori approfondimenti in Catechismus Romanus Concilii Tridentini, II, 8 (qui); Papa Pio XII, Discorso all’Unione italiana medico-biologica di S. Luca (v. Discorsi e Radiomessaggi di Pio XII, 6[1944] 191s).

Qui leggiamo: «Il quinto comandamento – Non occides (Exod. 20, 13) -, questa sintesi dei doveri riguardanti la vita e la integrità del corpo umano, è fecondo d’insegnamenti, così per il docente sulla cattedra universitaria, come per il medico esercente. Finché un uomo non è colpevole, la sua vita è intangibile, ed è quindi illecito ogni atto tendente direttamente a distruggerla, sia che tale distruzione venga intesa come fine o soltanto come mezzo al fine, sia che si tratti di vita embrionale o nel suo pieno sviluppo ovvero giunta ormai al suo termine. Della vita di un uomo, non reo di delitto punibile con la pena di morte, solo signore è Dio! Il medico non ha diritto di disporre né della vita del bambino né di quella della madre: e niuno al mondo, nessuna persona privata, nessuna umana potestà, può autorizzarlo alla diretta distruzione di essa. Il suo ufficio non è di distruggere le vite, ma di salvarle. Principi fondamentali e immutabili, che la Chiesa nel corso degli ultimi decenni si è vista nella necessità di proclamare ripetutamente e con ogni chiarezza contro opinioni e metodi opposti. Nelle risoluzioni e nei decreti del magistero ecclesiastico il medico cattolico trova a questo riguardo una guida sicura per il suo giudizio teorico e la sua condotta pratica. […] chiunque offende e trasgredisce le leggi della natura, avrà prima o poi a soffrirne le funeste conseguenze nel suo valore personale e nella sua integrità fisica e psichica. Ecco il giovane, che sotto l’impulso delle nascenti passioni ricorre al medico; ecco i fidanzati, i quali in vista delle loro prossime nozze gli chiedono consigli, che non di rado pur troppo desiderano in senso contrario alla natura e alla onestà; ecco i coniugi, che cercano da lui lume e assistenza o più ancora connivenza, perché pretendono di non poter trovare altra soluzione o via di scampo nei conflitti della vita, all’infuori della voluta infrazione dei vincoli e dei doveri inerenti all’uso dei rapporti matrimoniali. Si tenterà allora da essi di far valere tutti i possibili argomenti o pretesti (medici, eugenici, sociali, morali), per indurre il medico a dare un consiglio o a prestare un aiuto, che permetta il soddisfacimento dell’istinto naturale, privandolo però della possibilità di raggiungere lo scopo della forza generatrice di vita. Come potrà egli rimaner fermo di fronte a tutti questi assalti, se a lui stesso faranno difetto la chiara conoscenza e la convinzione personale che il Creatore stesso per il bene del genere umano ha legato l’uso volontario di quelle energie naturali al loro scopo immanente con un vincolo indissolubile, che non ammette alcun rilasciamento né rottura?».

Ancora Papa Pio XII nel Discorso ai Partecipanti del Congresso dell’Unione cattolica delle ostetriche (AAS 43 [1951] 842s). Leggiamo: «Inoltre ogni essere umano, anche il bambino nel seno materno, ha il diritto alla vita immediatamente da Dio, non dai genitori, nè da qualsiasi società o autorità umana. Quindi non vi è nessun uomo, nessuna autorità umana, nessuna scienza, nessuna “indicazione” medica, eugenica, sociale, economica, morale, che possa esibire o dare un valido titolo giuridico per una diretta deliberata disposizione sopra una vita umana innocente, vale a dire una disposizione, che miri alla sua distruzione, sia come a scopo, sia come a mezzo per un altro scopo, per sè forse in nessun modo illecito. Così, per esempio, salvare la vita della madre è un nobilissimo fine; ma l’uccisione diretta del bambino come mezzo a tal fine, non è lecita. La diretta distruzione della cosiddetta « vita senza valore », nata o non ancora nata, praticata pochi anni or sono in gran numero, non si può in alcun modo giustificare. Perciò, quando questa pratica ebbe principio, la Chiesa dichiarò formalmente essere contrario al diritto naturale e divino positivo, e quindi illecito, l’uccidere, anche se per ordine della pubblica autorità, coloro che, sebbene innocenti, tuttavia per tare fisiche o psichiche non sono utili alla nazione, ma piuttosto ne divengono un aggravio (Decr. S. Off. 2 dec. 1940 – Acta Ap. Sedis vol. 32, 1940, p. 553-554). La vita di un innocente è intangibile, e qualunque diretto attentato o aggressione contro di essa è violazione di una delle leggi fondamentali, senza le quali non è possibile una sicura convivenza umana. – Non abbiamo bisogno d’insegnare a voi nei particolari il significato e la portata, nella vostra professione, di questa legge fondamentale. Ma non dimenticate : al di sopra di qualsiasi legge umana, al disopra di qualsiasi “indicazione”, si leva, indefettibile, la legge di Dio».

Concetti riconfermati, contro le pretese della modernità, ancora da Papa Pio XII nel Discorso ai partecipanti del Congresso del Fronte della Famiglia e dell’Associazione delle famiglie numerose (AAS 43 [1951] 857-859).

Spiega la Chiesa che vi è un’unica “eccezione” (Denzinger 3634): «Se il marito nell’uso del matrimonio vuole commettere la colpa di Onan, spargendo cioè il seme al di fuori del vaso naturale, dopo aver iniziato la copula, e minaccia di morte o di gravi molestie la moglie se non si sottomette alla sua perversa volontà, la moglie, secondo l’opinione di provati teologi, può in questo caso congiungersi con suo marito, dal momento che lei da parte sua dà corso ad una cosa ed azione lecita, mentre permette il peccato del marito per un grave motivo che la scusa, poiché la carità, per la quale sarebbe tenuta ad impedirlo, non obbliga di fronte ad una così grave molestia (minaccia di morte o di grave violenza, Nda)» (S. Penitenzieria, 3 aprile 1916).

AmDg

di CdP Ricciotti.