neonata-3-settimane

La Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea) inglese ha dato il via libera ad alcuni scienziati del Francis Crick Institute a modificare geneticamente gli embrioni umani, provenienti da cliniche che utilizzano tecniche di fecondazione in vitro, per comprendere il processo cruciale nelle prime fasi di sviluppo. Gli esperimenti si svolgeranno nei primi sette giorni dopo la fecondazione per capire anche che cosa va storto quando si verifica un aborto spontaneo. Nel dettaglio gli scienziati vogliono disattivare alcuni geni di questi embrioni per vedere che cosa succede e chiarire quali sono i geni cruciali per sviluppare bambini sani. Non sarà comunque possibile impiantare gli embrioni modificati in una donna.

È la seconda volta al mondo che viene autorizzata questo tipo di procedura. Lo scorso anno un team cinese aveva condotto esperimenti molto simili e aveva annunciato di aver effettuato, per la prima volta al mondo, la modifica umana di embrioni umani per correggere un gene che causa la talassemia. [non solo: cfr. https://www.radiospada.org/2013/03/cina-bambini-sempre-piu-intelligenti-fabbricati-grazie-alleugenetica/]

Attualmente circa il 50% degli ovociti fecondati non si sviluppa correttamente e secondo gli esperti il responsabile potrebbe essere proprio un’anomalia nel codice genetico. Una volta identificati quali sono i geni cruciali per la divisione delle cellule sane, si potrebbero escludere da metodiche di procreazione medicalmente assistita gli embrioni in cui Dna non funziona correttamente. In questo modo, sostengono gli studiosi britannici, si potrebbero prevenire aborti e favorire la fertilità. Il progetto pilota – che dovrà essere sottoposto anche a una valutazione di tipo etico – coinvolgerà fino a 30 embrioni e il team potrebbe lavorare su ulteriori 3 geni, portando il totale a 120.

La richiesta di modificare gli embrioni umani era stata avanzata al governo conservatore britannico dalla scienziata Kathy Niakan, che l’aveva giustificata così: «Ci piacerebbe davvero capire quali sono i geni necessari in un embrione umano per sviluppare con successo in un bambino sano. La ragione per cui è così importante è perché gli aborti e l’infertilità sono molto comuni, ma non sono molto ben compresi».

L’annuncio è chiaramente destinato ad alimentare polemiche etiche e religiose, ma anche scientifiche, visto che in molti temono che alterare il DNA di un embrione sia un rischioso passo in avanti per la creazione di bambini su misura. Sarah Chan, dell’università di Edimburgo, ha detto alla BBC che «L’utilizzo delle tecnologie di genome editing nelle ricerca sugli embrioni tocca alcune questioni delicate, quindi, è opportuno che questa ricerca e le sue implicazioni etiche siano attentamente considerate dall’HFEA, prima di dare l’approvazione a procedere. Dobbiamo essere sicuri che il nostro sistema di regolamentazione in questo settore stia funzionando bene, per mantenere la scienza in linea con gli interessi sociali». Già sull’esperimento cinese gli scienziati avevano invitato alla prudenza perché si erano verificate mutazioni inaspettate.

«Modificare geneticamente un embrione umano per studiare cosa succede nei primi giorni del suo sviluppo ci permetterà di capire cosa possiamo fare per prevenire gli aborti spontanei, un problema molto diffuso e importante» ha commentato il genetista Edoardo Boncinelli. «Sappiamo che non tutti gli embrioni portano alla nascita di un bambino. Molti non si sviluppano – ha detto Boncinelli – e muoiono nei primissimi giorni. La ricerca britannica ci consentirà di far luce su cosa può andare storto e cosa impedisce la nascita di un bambino». Per il genetista questo tipo di ricerca è «di base» e non avrebbe nulla a che vedere con l’eventualità di far nascere bambini «su misura». «Studiare per cercare di capire qualcosa non è mai sbagliato, che poi un giorno la scienza ci condurrà verso la creazione di bambini geneticamente modificati non lo possiamo escludere».
«Non sono sorpreso dal fatto che in Inghilterra sia stata data questa autorizzazione, era nell’aria e ce l’aspettavamo» commenta il professor Bruno Dallapiccola, genetista e direttore scientifico dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma. «Vorrei ricordare però le parole dette recentemente da Papa Francesco in occasione dell’incontro con il comitato nazionale di Bioetica, che richiamano a non compromettere la dignità dell’uomo per fini industriali e commerciali. Anche ammesso che tali finalità non siano nello spirito di questa approvazione bisogna però essere consci dei rischi che comporta. In ogni caso qui si delinea il divario fra chi pensa , come me, che in ogni embrione ci sia dall’inizio un programma genetico umano unico e irripetibile e chi ritiene che fino a un certo numero di giorni si sia in presenza solo di un gruppo di cellule su cui si possono operare manipolazioni». «Queste ricerche, rimanendo in un ambito strettamente tecnico, poi, vanno valutare anche sotto un altro aspetto» prosegue Dallapiccola. «Infatti se si interviene su un gene correggendolo si rischia di indurre una mutazione di un’altra parte del genoma, e questo è il grande limite di questa tecnica».

Fonte