SCV++áensando all’arte prodotta tra il Rinascimento ed il Barocco si è soliti considerare personaggi illustri quali Brunelleschi, Raffaello, Leonardo, Caravaggio, etc, come membri del Pantheon degli artisti. Accanto ad essi, tuttavia, ed è l’argomento che vado a trattare, si distinguono personalità facenti parte dell’universo Ecclesiastico che, nel nascondimento e nel silenzio dei monasteri, hanno prodotto opere ineguagliabili, talvolta persino migliori di quelle dei sopracitati artisti.  È il caso, ad esempio, di Caterina de’ Vigri o da Bologna, vissuta verso la metà del ‘400. Ella è stata una religiosa italiana, fondatrice e prima badessa del monastero delle clarisse del Corpus Domini di Bologna, canonizzata da papa Clemente XI il 22 maggio 1712.

Fin da piccola viene educata a Bologna dalla madre e dai parenti e, nel 1424 all’età di undici anni, Caterina entra nella corte estense come damigella di compagnia di Margherita d’Este. Riceve l’educazione propria del tempo: studia musica, pittura, danza, impara a poetare e diventa esperta nell’arte della miniatura e della copiatura. Nel 1427 lascia la corte estense e si unisce ad un gruppo di giovani di famiglie gentilizie che facevano vita in comune, intenzionate inizialmente a seguire la spiritualità agostiniana.

Madonna con Bambino

Madonna con Bambino

Nel 1432 professa con le compagne la regola di Santa Chiara e dà inizio alla vita claustrale francescana nel monastero del Corpus Domini.

Venerata già in vita dal popolo che la considerava una seconda Santa Chiara per le sue virtù carismatiche,  nel 1456, dopo insistente invito della cittadinanza e delle autorità civili e religiose, Caterina giunge a Bologna per fondarvi il Monastero del Corpus Domini, di cui sarà badessa per i successivi sette anni, cioè fino alla morte, avvenuta il 9 marzo 1463 all’età di cinquanta anni. Questo monastero diventa in pochi anni un centro particolarmente vivace di vita intellettuale e spirituale. Durante la sua vita, suor de Vigri compone versi di formazione e di devozione, un racconto in latino sulla Passione, un breviario bilingue ed un trattatello autobiografico, Le sette armi spirituali. Ciò che la rende celebre sono sicuramente i suoi dipinti: Caterina infatti, oltre a miniare i codici e le sue stesse opere, dipinge vari quadri di soggetto religioso che sono custoditi nel Santuario del Monastero del Corpus Domini. Uno dei suoi quadri, che ritrae Sant’Orsola con le sue compagne, e Santa Caterina stessa inginocchiata davanti a loro, si trova alla Pinacoteca nazionale di Venezia.

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Nello stesso convento del Corpus Domini è ottimamente conservata la Violetta che, secondo la tradizione, viene suonata dalla santa. Si tratta di un piccolo strumento ad arco, di fattura piuttosto inconsueta, data la presenza di due tavole armoniche, una più larga in acero, dove attualmente è situato il ponticello, e una più stretta e distale, in abete (dove più verosimilmente il ponte era collocato). Le particolarità di questo strumento hanno suscitato dubbi circa la sua autenticità nonostante sia dipinta quasi identica in una pala del 1608.

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Degna di nota è anche Barbara Ragnoni, suora del Convento di Santa Marta a Siena ed artista del XV secolo; le è attribuito un gruppo di quattro opere di soggetto sacro attorno al 1500. Nelle sue opere è chiara la volontà di rappresentare il Divino cercando di avvicinarlo il più possibile agli usi dell’uomo. Così non è difficile vedere nei gesti della Madonna dell’Adorazione dei pastori della Ragnoni, conservata nella Pinacoteca Nazionale di Siena, “soltanto” quelli di una madre amorevole e non quelli di una regina, madre del Salvatore.

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Altra artista di fama internazionale è Plautilla Nelli, al secolo Polissena de’ Nelli (Firenze 1524-1588),  religiosa e pittrice italiana. Emette i voti a quattordici anni nel convento domenicano di Santa Caterina da Siena e prende il nome di Suor Plautilla col quale è conosciuta nell’ambiente pittorico. Nonostante la vita ritirata è conquistata dalla pittura: impara a dipingere autonomamente attraverso l’imitazione di altre opere, probabilmente grazie ai disegni di Fra Bartolomeo e stampe di opere dell’epoca in suo possesso. Non ha la possibilità di seguire i progressi della pittura come, ad esempio, il passaggio dal Rinascimento al Manierismo, pur conoscendo le opere dei maestri che hanno lavorato per i domenicani. Viene considerata la prima donna fiorentina pittrice e, probabilmente, è veramente così. Di lei parla Vasari in termini abbastanza lusinghieri, notando nei suoi quadri la non conoscenza del corpo umano maschile e l’apparenza femminile dei suoi santi, così come i volti degli Apostoli dell’Ultima Cena, dipinta per il suo convento.

« È tradizione che Suor Plautilla, volendo studiare il nudo per la figura del Cristo, si giovasse di quello di una monaca defunta, e le altre suore celiando fossero solite dire, che la Nelli in luogo di Cristi faceva Criste »

(Vincenzo Fortunato Marchese)

La maggior parte delle sue tele sono state dipinte per il Convento di Santa Caterina, ma oggi, purtroppo, sono disperse o in altro luogo. Per fortuna in altre chiese domenicane si trovano alcune opere da lei dipinte come: le lunette con San Domenico e Santa Caterina per il Cenacolo di San Salvi, attribuite a lei soltanto di recente.

Tre opere certamente sue sono:

– Un Compianto sul Cristo morto, proveniente dalla chiesa del convento di Santa Caterina, oggi al Museo di San Marco a Firenze.

– Una Pentecoste, ancora nel luogo in cui era stata originariamente destinata: la chiesa di San Domenico a Perugia.

– Una Ultima Cena, proveniente dal refettorio del monastero di Santa Caterina, oggi nel refettorio del monastero di Santa Maria Novella a Firenze.

Muore nel suo convento nel 1588.

Infine vi presento Orsola Maddalena Caccia suora e pittrice italiana, conosciuta per essere una delle poche artiste donne ad affermarsi nello scenario pittorico del ‘600 italiano.

Nasce nel 1596 a Moncalvo, figlia di Laura Oliva e del pittore Guglielmo Caccia, viene ricordata per  affreschi e pitture. Nel 1620 entra nel convento delle Orsoline di Bianzè e solo nel 1625 si trasferisce in un nuovo convento di Moncalvo con le tre sorelle per il volere del padre. Nella sua pittura ripete temi trattati precedentemente dal genitore, quali dipinti devozionali per numerose chiese, non solo piemontesi. La sua pittura ha successo anche presso la famiglia dei Savoia. Ultimamente sono state identificate anche alcune nature morte di Maddalena che hanno acceso l’interesse degli studiosi. I primi dipinti a lei attribuiti sono l’Immacolata della chiesa parrocchiale di Rosazza, la Madonna col Bambino dormiente della chiesa parrocchiale di Bianzè e la Natività dei depositi di Palazzo Bianco a Genova. I soggetti affrescati riprendono le idee tipiche del padre e sono collocabili tra il 1615 e il 1620. Spetta ugualmente alla sua mano la parte alta del Martirio di San Maurizio nella chiesa di San Francesco a Moncalvo iniziato dal padre, ma non terminato a causa della morte improvvisa di quest’ultimo nel 1625. L’attività tarda della Caccia è caratterizzata da un minore controllo formale accompagnato da un incupirsi dei colori utilizzati in precedenza. Nonostante alcuni dipinti siano andati perduti, il numero della produzione delle opere della pittrice conservate supera il centinaio.

Il suo stile pittorico presenta una struttura compositiva semplice ed equilibrata, in cui ogni elemento è situato con cura; vi è una particolare attenzione alla verticalità, soprattutto nelle opere con motivi floreali. Le sue nature morte includono normalmente pezzi di frutta e un animale, di solito un fagiano o un insetto. Orsola dipinge, inoltre, oggetti di devozione e crea graziose miniature con uno stile assai delicato ereditato dal padre. Queste opere si trovano oggi in collezioni private, palazzi, musei e chiese del Piemonte e si riconoscono dalla firma che contraddistingue l’artista, costituita da un fiore o un mazzo di fiori.

È importante ricordare tale pittrice in quanto è un esempio di religiosa che ha esercitato l’arte pittorica in un’epoca in cui la donna era artisticamente meno considerata rispetto all’uomo.

Queste sono le più famose artiste a noi note, ma chissà quante altre suore e donne nel nascondimento o nella vita e nella storia di Santa Madre Chiesa hanno realizzato capolavori mirabili e sono, ahimè, state dimenticate. Ciò prova, comunque, a dispetto di quanto oggi si dice e si pensa, che la Chiesa Cattolica, allora come oggi, ha sempre dato e sempre darà spazio alle donne nell’arte, nella musica e nella cultura in generale.

Simone Petrus Basileus I.G.

Fonti:

vita e opere di Caterina, Barbara, Plautilla e Orsola.