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di Isacco Tacconi

[segue dalla prima parte]

 

Riprendo il filo della mia ultima riflessione con la domanda con cui avevo lasciato aperto il finale: “se il Family Day non ha una reale efficacia ai fini della battaglia contro il Demonio, cosa possiamo fare?”.

Credo che nella domanda sia implicita già la risposta. Infatti se il nostro Nemico è il Diavolo, e non il tal politico o la tal parlamentare, essendo egli puro spirito si dovranno usare contro di lui le armi spirituali. Abbiamo già evidenziato come i buoni cristiani attraverso una vita di penitenza e di santità costituiscano già un fondamentale contrappeso agli spiriti demoniaci che assediano la Chiesa da ogni parte. Tuttavia, ciò che oggi manca in maniera così drammatica è la testimonianza “pubblica” di un popolo che adori “pubblicamente” Dio, l’Unico vero Dio, il Creatore e Redentore del mondo.

Dunque, bisogna comprendere che la preghiera e la santificazione personale e domestica sono soltanto il primo gradino imprescindibile perché si possa realizzare un qualsiasi risultato nell’ordine del bene sociale, familiare, nazionale e internazionale. A queste, però, dovrà aggiungersi la preghiera pubblica di espiazione, di riparazione, di adorazione e di intercessione per questo mondo che si è rivoltato contro il suo Dio.

Perché insisto nel parlare di “preghiera pubblica”? Perché i mali che ci troviamo a dover affrontare oggi non sono (solo) i peccati privati e l’immoralità diffusa nell’interno delle famiglie e nelle sfere più private del vivere umano, ma sono i ben più gravi peccati pubblici; quelli cioè non di un solo ceto sociale (il proletariato per esempio) o di pochi ricchi tirannici e sanguinari (i capitalisti o gli strozzini ad esempio) come succedeva a Padova al tempo di sant’Antonio. Oggi i peccati sono “societari”, sono perpetrati dalla totalità del consorzio umano, sono peccati dell’umanità intera che si rivolta contro il suo Creatore, ben peggiori del peccato di Babele giacché il Redentore promesso è già venuto, il Sacrificio d’espiazione è già stato consumato, e l’unica attesa che oggi è rimasta è quella del suo ritorno, della sua seconda ed ultima venuta nel mondo per fare giustizia e chiudere definitivamente la storia.

Inoltre, sappiamo che i nostri singoli peccati personali troveranno giusta e piena soddisfazione solo dopo la nostra morte corporale, e che i peccatori impenitenti verranno condannati nell’aldilà. Ma i peccati dei popoli e delle nazioni vengono puniti e castigati da Dio (avete letto bene: Dio castiga, proprio perché giusto e misericordioso, «Iustus et misericors Dominus»), qui in terra. Questo perché le nazioni non sono organismi personali dotati di un’anima, eppure sono formati da uomini e perciò stesso la società umana, essendo la modalità fondamentale in cui Dio ha voluto che l’uomo vivesse (zoòn politikòn), è soggetta al giudizio di Dio.

Per riparare i peccati, le perversioni e gli abomini che non solo vengono commessi pubblicamente, ma vengono diffusi, imposti, stabiliti come leggi, sostenuti e giustificati è necessaria una penitenza e un’espiazione pubblica, non solo privata. Questo perché il peccato diviene un peccato della comunità che rifiuta di riconoscere Iddio come Signore e Redentore. Non è la prima volta che succede qualcosa del genere nella storia: “Or i suoi concittadini l’odiavano e gli mandarono dietro degli ambasciatori per dire: “Non vogliamo che costui regni su di noi” (Lc 19,14). Papa San Pio X, già all’inizio del novecento dichiarò che il liberalismo, che oggi si chiama “laicità dello stato”, incarna questo rifiuto di Dio espresso nel “Non vogliamo che costui regni su di noi“. Possiamo dire allora che, in un certo senso, il modernismo così fortemente combattuto dai Papi fino a Pio XII, ha trionfato nella società riuscendo a detronizzare Cristo dal Tempio Santo, e assegnandogli un posto nel pantheon dell’ecumenismo gnostico-sincretistico. Cristo è stato davvero privato, qui in terra ma non nei cieli, della regalità, detronizzato e abbassato al rango di un’opinione fra le altre nella pluralistica e multireligiosa società democratica.

 

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Urge perciò riappropriarsi della res pubblica ossia degli spazi pubblici, non manu militari ovviamente ma con la forza della recita del Rosario nelle piazze, delle processioni pubbliche, delle Sante Messe pubblicamente celebrate in riparazione dei peccati di sodomia, dell’aborto, del divorzio, della contraccezione, della fornicazione.

Ecco le alternative ai grandi raduni di piazza in cui soltanto si sventolano bandiere, si grida, si canta e, in fin dei conti, si autocelebra l’umanità, la natura e la ragione dimenticando ciò che disse l’Apostolo “cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto?” (1Cor 4,7). E se dobbiamo vantarci di fronte al mondo, non vantiamoci della natura o della ragione, “ma chi si vanta, si vanti nel Signore” (2Cor 10,17). Quanto sarebbe stato più fruttuoso (e potrebbe sempre esserlo), se quei due milioni d’italiani riuniti al Circo Massimo avessero recitato il Santo Rosario o la Via Crucis in ginocchio sotto il vessillo della Croce, credendo nel cuore e confessandolo ad alta voce: “Adiutorium nostrum in nomine Domini, qui fecit coelum et terram!”. Chiediamoci sinceramente: tra le due manifestazioni, cosa avrebbe gradito maggiormente il Signore?

Ma quanto sia maggiore il valore e l’efficacia della preghiera liturgica pubblicamente celebrata rispetto alle devozioni private lo illustra magnificamente l’abate francese dom Prosper Gueranger: “Quanto importanti sono i fini che si propone la santa Chiesa in queste Processioni, alle quali dovrebbero prendere parte tutti i fedeli che hanno la possibilità di farlo e che, invece di consacrare quel tempo al servizio di Dio per mezzo delle opere di vera pietà cattolica, lo passano in devozioni private, che non potranno attirare su di essi le stesse grazie, né portare alla comunità cristiana i medesimi aiuti di edificazione!”.

Ma facciamo anche qualche esempio storico.

Nell’Antico Israele, per trionfare dei nemici, il popolo doveva uscire in battaglia al seguito dell’Arca dell’Alleanza, unica garanzia di salvezza e di vittoria. Ma cosa conteneva l’Arca? Le tavole della Legge divina, ovvero la Divina Rivelazione consistente nei precetti di adorazione verso Dio, l’Unico Vero Dio, e di carità verso il prossimo. Ciò significa che solo nella Legge di Dio c’è salvezza e trionfo.

165-163 a.C: La rivolta maccabaica. I Maccabei, posti a capo del popolo di Dio in difesa della vera fede contro l’invasore pagano, vennero sconfitti in battaglia, e come mai? loro che erano l’unico resto d’Israele? La risposta è da ricercare nella loro miscredenza ed idolatria. Essi, infatti non riposero tutta la loro fede in Dio bensì nei loro idoli nascosti sotto le vesti. Quegli idoli, opera di mano d’uomo, rappresentano l’orgoglio dell’uomo che confida in se stesso: “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo” (Ger 17,5).

28 ottobre 312 d.C.: la battaglia di Ponte Milvio. In una rivelazione privata Dio promise al futuro imperatore Costantino che avrebbe riportato vittoria contro Massenzio a condizione che tutti i suoi soldati avessero portato sui loro scudi il cristogramma “XP”, ovvero, il Santissimo nome di Cristo. La visione non si diffuse in spiegazioni ma garantì semplicemente “in hoc Signo vinces”: Costantino credette, e vinse.

7 ottobre 1571: la battaglia di Lepanto. Il Papa san Pio V indisse una crociata di Rosario pubblico in tutte le nazioni cristiane: la flotta turca, meglio equipaggiata e numericamente superiore rispetto a quella della Lega Santa, venne sconfitta: il Rosario fu la chiave della vittoria dei cristiani, in seguito alla quale San Pio V istituì la festa della Madonna del Rosario o Santa Maria della Vittoria.

11 settembre 1683: la battaglia di Vienna. I maomettani di Kara Mustafa, in netta maggioranza, avevano cinto d’assedio Vienna, ultimo baluardo d’Europa. Il beato padre Marco d’Aviano, frate cappuccino infuocato di amore di Dio, nei giorni precedenti alla battaglia impose pubbliche penitenze, Sante Messe di intercessione e processioni per invocare il nome Santissimo di Maria contro i turchi: la Madonna, invocata con fede, ottenne la vittoria, e da quel momento il 12 di settembre la Chiesa, per istituzione di Papa Innocenzo XI, festeggia la solennità del Santissimo Nome di Maria. In alcune zone della Sicilia è ancora sentita la devozione alla “Regina delle Vittorie”.

1689: la rivelazione del Sacro Cuore per Luigi XIV. Il Sacro Cuore di Gesù rivelò a santa Margherita Maria Alacoque un messaggio per il re di Francia: doveva raffigurare sulla bandiera di Francia l’insegna del Sacro Cuore. Queste le parole della santa: “Il Sacro Cuore desidera entrare con pompa e magnificenza nei palazzi dei principi e dei Re, per esservi oggi onorato tanto quanto venne oltraggiato, umiliato e disprezzato durante la sua Passione. Egli desidera di vedere i grandi della terra tanto abbassati e umiliati ai suoi piedi, quanto allora venne annichilito”. Una consacrazione pubblica, dunque, non solamente privata che, se adempiuta, avrebbe portato con sé una pioggia di benedizioni.  “Il Sacro Cuore – continua – vuole regnare nella sua [di Luigi XIV] reggia, essere raffigurato sui suoi stendardi e inciso sulle sue armi, per renderle vittoriose su tutti i suoi nemici, abbattendo ai suoi piedi le teste orgogliose e superbe, per farlo trionfare su tutti i nemici della Chiesa”. La richiesta non venne eseguita e presto giunse la decadenza morale e spirituale che sfociò nella devastante Rivoluzione Francese.

Si potrebbero aggiungere molti altri esempi sulla necessità del culto reso pubblicamente a Cristo, Re dell’Universo per la salvezza dei popoli e delle nazioni.

 

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È ancora dom Gueranger a sottolineare la necessità vitale di partecipare alle processioni pubbliche della Chiesa e alle azioni esterne, esteriori, che manifestino la nostra appartenenza a Dio e il Suo dominio sul mondo e sulla società e non solo sui cuori e nel segreto dei nostri grandi o piccoli gruppi di preghiera. “Si tratta – dice – di allontanare i flagelli che le iniquità della terra hanno meritato; di ottenere, umiliandoci e invocando l’aiuto della Madre di Dio e dei Santi, la cessazione delle malattie, la conservazione delle messi; di presentare infine alla divina giustizia un compenso per l’orgoglio, la mollezza e le ribellioni dell’uomo”.

Per i grandi peccati di Ninive, Dio decise di distruggerla e mandò ad avvertire del suo imminente castigo il profeta Giona: “«Ancora quaranta giorni, e Ninive sarà distrutta!». I Niniviti credettero a Dio, proclamarono un digiuno, e si vestirono di sacchi, tutti, dal più grande al più piccolo” (Gion 3,4-5). Il Figlio di Dio Incarnato disse: “Nel giorno del giudizio i Niniviti si alzeranno con questa generazione e la condanneranno; perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui c’è più di Giona” (Lc 11,32). E quale sarà il giudizio di Dio su Roma, sull’Italia, sull’Europa un tempo cristiana, che hanno ricrocifisso il Redentore e stracciato la tunica della sua divina dottrina?

Facciamo nostri questi sentimenti, – dice ancora l’abate di Solesmes – e riconosciamo umilmente la parte che hanno i nostri peccati nei motivi che causarono il divino sdegno. E le nostre deboli suppliche, unite a quelle della Chiesa, otterranno grazia per i colpevoli, e per noi che siamo nel numero di essi”.

Per concludere vorrei ribadire quelle che credo siano delle valide, forse le uniche, alternative veramente efficaci ai family day: 1) Sante Messe pubbliche di riparazione dei peccati di sodomia, che gridano vendetta al cospetto di Dio; dell’aborto, del divorzio, della contraccezione e della fornicazione; 2) Pubbliche processioni di espiazione e impetrazione del perdono sull’Italia per i peccati contro-natura; 3) Preghiere pubbliche nelle piazze e nelle strade per implorare il perdono e chiedere la liberazione dai nostri oppressori.

E se si volesse dare un nome ad un raduno in difesa della famiglia lo si chiami, se proprio si vuole usare la lingua inglese, cosa che personalmente non gradisco, “Holy Family day”, cioè il giorno della Sacra Famiglia, il modello unico e supremo di ogni famiglia umana, tanto più di quelle cristiane. Ovviamente non basta cambiare il nome, ma è necessario mutare la sostanza di un’assemblea che voglia opporsi all’ingiustizia di un governo infame, che in disprezzo alla legge divina impone l’abominio per la rovina delle anime, attirando il castigo di Dio sulle nostre teste. È ancora una volta un ammonimento dell’abate Gueranger a ricordarci le conseguenze nefaste di una concezione privatista, laicista, intimistica e, in fin dei conti, “liberale” della preghiera della Chiesa. Scriveva nel XIX secolo: “Il rilassamento su questo punto è giunto al colmo. […] Dio non è tenuto a prendere in considerazione preghiere alle quali non si uniscono quelli che sono chiamati ad offrirle. E questo è uno dei molti punti sui quali una pretesa devozione privata ha gettato nell’illusione molte persone”. Se questa era la condizione deplorevole della Francia verso la fine dell’800, cosa avrebbe detto se avesse visto la desolazione attuale?

Non cerchiamo perciò la soluzione alle ingiustizie fra i meandri paludosi e labirintici della dittatura politico-culturale democratica, anzi, abbandoniamo quelle aule dove vige una forma di governo ingiusta, immorale, e contro natura: la democrazia liberale. “Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre? E quale accordo fra Cristo e Beliar? O quale relazione c’è tra il fedele e l’infedele? E che armonia c’è fra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente” (2Cor 6,14-16).

Infine vorrei concludere con un’altra domanda, forse un po’ più caustica della precedente, eppure è giunto il momento di chiederci seriamente: crediamo noi veramente che soltanto Dio possa salvarci dal peccato, dal Demonio, dalla schiavitù della concupiscenza, dalle calamità, dalle guerre, dai nostri nemici, e dai nemici della Vera Fede…oppure no? “Se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria del Padre suo con i santi angeli»” (Mc 8,38).