North Korean troops march past a portrait of the late leader Kim Jong Il during a military parade at Kim Il Sung Square to mark the 65th anniversary of the country's founding in Pyongyang, North Korea, Monday, Sept. 9, 2013. (AP Photo/Jon Chol Jin)

2013 (AP Photo/Jon Chol Jin)

 

di Cinzia Palmacci

 

La Corea del Nord ha stabilito un record: è il paese che perseguita di più i cristiani nel mondo. Lo ha stabilito il consueto rapporto annuale sulla persecuzione dei cristiani stilato dall’organizzazione internazionale Open Doors, il regime ateo-comunista da Pyongyang a Kim Jong-un è il più repressivo nei confronti dei cristiani, peggio anche di Arabia Saudita (secondo posto), Afghanistan e Iraq (terzo e quarto). Ci sono circa 6.000 cristiani nei gulag della Corea del Nord. Quelli che portano con sé una Bibbia o hanno stretto contatti con cristiani cinesi vengono di solito giustiziati. Ma ciò che ultimamente preoccupa non poco il resto del mondo, è la minaccia nucleare che la Corea del Nord può rappresentare. Con la successione al dittatore ateo Kim Jong-il, del terzogenito Kim Jong-un, si rinnovano i quadri nazionali. Kang Sok-ju, il “padre” dell’atomica coreana, sarebbe stato infatti nominato vice premier, mettendo in allarme il mondo occidentale. Lo afferma l’agenzia cinese Xinhua, che cita la consorella nordcoreana Kcna. Secondo la Croce Rossa coreana, “la situazione, dai pochi dati che abbiamo, è disperata: milioni di persone sono alla fame, ma non possiamo fare nulla per aiutarle”. Diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International e Human Rights Watch accusano la Corea del Nord di occupare una delle peggiori posizioni nel mondo. Il 64.31% dei nordocoreani si definisce ateo e sono stati descritti come “uno dei popoli più brutalizzati del mondo”. Degli esuli nord coreani hanno testimoniato l’esistenza di campi di internamento (come Yodok), che si stima contengano dai 150 000 ai 200 000 prigionieri (circa lo 0,85% della popolazione) e hanno riferito torture, omicidi, stupri, esperimenti medici, lavori forzati ed aborti forzati.

In un’intervista del 2012 con Wolf Blitzer della CNN, il Segretario della Difesa degli Stati Uniti, Leon Panetta, ha confessato che ha spesso difficoltà a dormire la notte. Ha citato domande sul potenziale conflitto con l’Iran, la Siria e il Medio Oriente come ragioni per cui egli soffre di insonnia. Interrogato sulla Corea del Nord, Panetta ha dichiarato: “Siamo sull’orlo della guerra quasi ogni giorno in quella parte del mondo. E dobbiamo solo stare molto attenti a quello che diciamo e ciò che facciamo”. Intanto continuano i test di lancio di missili a lunga gittata da parte della Corea di Kim Jong-un che si dice pronto ad un attacco nucleare verso gli Stati Uniti. “Se continuano ad adottare ulteriori azioni provocatorie, dobbiamo naturalmente prendere in considerazione il modo in cui siamo in grado di rafforzare le sanzioni alla Corea del Nord e adottare misure supplementari per fare pressione sul regime”, ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Ben Rhodes.

  • Profezie bibliche e scenario mondiale

Ultimamente stiamo assistendo a “guerre e rumori di guerre” che gradualmente si intensificano man mano che procediamo nel tempo. Anche se questi non sono pensieri piacevoli da considerare, è un altro indicatore che le profezie bibliche si stanno avverando sotto i nostri occhi ad un ritmo sempre più rapido. Poco prima della Sua Crocifissione e Resurrezione, Gesù Cristo enunciò un’importantissima profezia sugli eventi del tempo della fine, riportata in Matteo 24, Marco 13 e Luca 21. I Suoi primi discepoli gli chiesero: «Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?» (Matteo 24, 3). Gesù rispose con una descrizione delle condizioni e degli eventi che porteranno al Suo secondo avvento. Inoltre, disse che dal momento in cui tali segnali si renderanno palesi, il Suo ritorno sarebbe avvenuto nell’arco di tempo di una generazione (Matteo 24, 34). La generazione in questione potrebbe essere la nostra? Ovviamente non possiamo saperlo (Matteo 25, 13). Nel corso dei 2000 anni trascorsi da quando Gesù Cristo enunciò la Sua profezia, sono stati in molti ad aver creduto che il Suo ritorno glorioso sulla terra fosse imminente e di poter vivere abbastanza da riuscire ad esserne testimoni, tuttavia i fatti li hanno smentiti. La cosa interessante è che la Bibbia contiene diverse profezie che non avrebbero potutotrovare compimento prima della nostra epoca moderna, il periodo successivo alla seconda guerra mondiale.

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  • Il genere umano rischia l’autodistruzione?

Descrivendo le condizioni in cui il mondo si troverà prima del Suo secondo avvento, Gesù specificò che «se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a cagion degli eletti, quei giorni saranno abbreviati» (Matteo 24, 22). Anche se alcune profezie sugli eventi che si verificheranno prima dell’avvento del Regno di Dio sulla terra possono suscitare timori, dovremmo tenere sempre a mente che il punto centrale di queste profezia è la buona novella del fatto che «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo» (Marco 1, 15).
Matteo 24, 22 ci dice che se Gesù Cristo non intervenisse nelle questioni terrene, il genere umano andrebbe incontro all’estinzione. E’ di fondamentale importanza notare che l’uomo ha nelle proprie mani il potenziale per l’autoannientamento solamente da poco più di 50 anni, in particolare da quando gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sono entrate in possesso della bomba all’idrogeno, costringendo così il mondo intero a dover imparare a convivere con la minaccia di una distruzione reciproca assicurata. A quel tempo, le potenze nucleari erano solo tre (la terza era l’Inghilterra). Entro la fine degli anni ’60, anche la Francia e la Cina sono entrate a fare parte del club. Oggi come oggi sono almeno otto le nazioni ad avere a disposizione testate nucleari, e questo numero sembra essere destinato ad aumentare a causa della corsa agli armamenti nucleari in Medio Oriente. Ovviamente, più sono le potenze nucleari nel mondo, più probabilità ci sono che un giorno qualcuno decida di abusare di armi così distruttive. Ultimamente l’attenzione mondiale si sta concentrando sui programmi nucleari della Corea del Nord e dell’Iran, trascurando l’eventualità che l’arsenale nucleare del Pakistan possa cadere, in parte o interamente, nelle mani dei fondamentalisti islamici.

La buona notizia in tutto questo è la certezza che Gesù Cristo interverrà per salvare l’umanità. Questa profezia non poteva compiersi prima che l’uomo sviluppasse la capacità di autoestinguersi, non prima cioè che venissero costruite le armi di distruzione di massa. Tutto questo è diventato possibile solo nel corso degli ultimi 50 anni. Da un punto di vista geopolitico, il fulcro degli avvenimenti che caratterizzeranno il tempo della fine sarà naturalmente il Medio Oriente e particolarmente Gerusalemme. Luca 21 presenta molte analogie con Matteo 24. Leggete cosa ci dice Luca riguardo alla lunga profezia di Cristo in risposta alla domanda dei discepoli: «Maestro, quando avverranno dunque queste cose? E quale sarà il segno del tempo in cui queste cose staranno per succedere?» (Luca 21, 7).
Gesù disse loro che Gerusalemme sarebbe stata al centro delle agitazioni politiche e militari che precederanno immediatamente il Suo glorioso ritorno: «Quando vedrete Gerusalemme circondata d’eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina… Perché quelli son giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono scritte, siano adempiute» (Luca 21, 20-22).
Solo un secolo fa, davvero nessuno avrebbe saputo dare un senso a queste parole. Gerusalemme è stata teatro di numerosissimi scontri nell’antichità, ma a partire dal 1517 ha goduto di un periodo di pace durato quattro secoli all’interno dei confini dell’Impero Ottomano, dove gli ebrei vivevano come una minoranza sotto il dominio turco. Tuttavia, questa situazione era destinata a cambiare drasticamente nel corso del XX secolo. Doveva cambiare, affinché la profezia biblica potesse compiersi. Attraverso Zaccaria, un profeta dell’Antico Testamento, Dio fece molte rivelazioni sugli eventi del tempo della fine e sul secondo avvento del Messia. Zaccaria visse 500 anni prima del primo avvento di Cristo, e nonostante le sue profezie siano altrettanto datate, ci forniscono un’incredibile quantità di informazioni sul mondo odierno.
Attraverso questo Suo profeta, Dio dice: «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli all’intorno; e questo concernerà anche Giuda [gli ebrei insediati nella terra di Israele], quando si cingerà d’assedio Gerusalemme. E in quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti, e tutte le nazioni della terra s’aduneranno contro di lei» (Zaccaria 12, 2-3). Nel versetto 9 aggiunge: «E in quel giorno avverrà che io avrò cura di distruggere tutte le nazioni che verranno contro Gerusalemme».

Leggendo queste parole profetiche, si potrebbe pensare che si riferiscano ad eventi passati, dato che nel corso della storia si sono combattute infinite guerre per la conquista di Gerusalemme. Tuttavia, il capitolo 14 rende chiaro il fatto che in realtà qui si sta parlando di eventi futuri, e non già avvenuti in passato. L’ambientazione temporale si colloca immediatamente prima del ritorno di Gesù Cristo.
«Ecco, viene un giorno dell’Eterno… Io adunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme, e la città sarà presa, le case saranno saccheggiate, e le donne violate; la metà della città andrà in cattività… Poi l’Eterno si farà innanzi e combatterà contro quelle nazioni, com’egli combatté, le tante volte, il dì della battaglia…».
«I suoi piedi si poseranno in quel giorno sul monte degli Ulivi ch’è dirimpetto a Gerusalemme a levante, e il monte degli Ulivi si spaccherà per il mezzo, da levante a ponente, sì da formare una gran valle; e metà del monte si ritirerà verso settentrione, e l’altra metà verso mezzogiorno»
(Zaccaria 14, 1-4). Chiaramente, gli eventi descritti nelle ultime righe di questa profezia devono ancora verificarsi. Più avanti nello stesso capitolo leggiamo che quelle stesse nazioni che un tempo invasero Gerusalemme con l’intento di soggiogarla, alla fine ci si recheranno nuovamente, ma questa volta per adorare il Re, Gesù Cristo (versetto 16).
Questi capitoli di Zaccaria sono una profezia sugli eventi precedenti e contemporanei al futuro ritorno di Gesù, il cui punto centrale è evidentemente una Gerusalemme sotto il controllo degli ebrei. Ancora una volta, ci troviamo di fronte a una profezia che può trovare compimento solo ora, ai giorni nostri.

In Daniele 11 troviamo un’interessante profezia che parla di due capi, il «re del Nord» e il «re del Sud», che governano due regioni collocate rispettivamente a nord e a sud della Terra Santa. Daniele 11 è una lunga e dettagliata profezia sui conflitti dinastici tra queste due potenze, ai cui capi ci si riferisce rispettivamente come «il re del Nord» e «il re del Sud». E’ molto importante notare che ogni qual volta le due potenze combattevano l’una contro l’altra, gli ebrei venivano coinvolti. Questa situazione si protrasse dai tempi di Alessandro fino alla metà del II secolo a.C., un periodo di quasi due secoli. Poi, improvvisamente, la profezia fa un salto temporale fino al tempo della fine. Nel versetto 40 leggiamo: «E al tempo della fine, il re del mezzogiorno verrà a cozzo con lui; e il re del settentrione gli piomberà addosso come la tempesta, con carri e cavalieri, e con molte navi; penetrerà nei paesi e, tutto inondando, passerà oltre. Entrerà pure nel paese splendido [la Terra Santa], e molte popolazioni saranno abbattute» (Daniele 11, 40-41). Dunque, l’ultima parte della profezia di Daniele sul conflitto tra Nord e Sud descrive uno scontro tra due civiltà; da una parte troviamo il capo di una superpotenza europea che arriverà rapidamente al potere, una sorta di nuovo impero romano seguito al dominio sirio-seleucida, e dall’altra un successore della dinastia tolemaica d’Egitto, ora parte del mondo islamico. Stiamo assistendo ora all’allinearsi delle condizioni che condurranno a questo inevitabile conflitto internazionale. Segue adesso un’altra circostanza profetizzata che ha potuto trovare le condizioni adatte al suo adempimento solo ai giorni nostri: l’unione finale delle nazioni europee. Apocalisse 17 suggerisce che quest’unione avverrà in modo del tutto spontaneo. Quando questi 10 capi riceveranno il potere, lo cederanno volontariamente nelle mani di uno solo di essi. La profezia chiama questa figura o la nuova superpotenza come «la bestia», riconoscendole il ruolo di successore dei quattro imperi non ebraici profetizzati nel libro di Daniele, ognuno dei quali è rappresentato come una «bestia» o animale selvaggio. Solo ora sussistono le condizioni necessarie al compimento di questa profezia.

Nel 1957 fu firmato il Trattato di Roma da sei nazioni europee che formarono la Comunità Economica Europea. La CEE si è poi evoluta nell’odierna Unione Europea (UE) formata da 27 stati membri, da cui forse emergeranno come leader quelle 10 nazioni o quei 10 leader che faranno risorgere l’ultimo impero della storia umana, simile all’antico Impero Romano. Alcuni hanno ipotizzato che i 10 re a cui ci si riferisce in questa profezia saranno i leader di 10 regioni dell’UE che ridisegneranno i confini dell’Europa, eliminando l’attuale divisione territoriale in nazioni-stati. Nella Bibbia non sono contenuti elementi che indichino quali saranno esattamente le dieci regioni o popolazioni che riporteranno in vita l’ultima superpotenza della storia umana; tuttavia la profezia biblica afferma che essa emergerà poco prima del ritorno di Gesù Cristo. Le basi necessarie al compimento di questa profezia vennero tuttavia gettate solo nel 1981, anno in cui la Grecia, importante dal punto di vista storico-profetico, diventò il decimo membro dell’Unione Europea.

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  • Ascesa e caduta di Israele e Giuda al tempo della fine

«Israele» era il nuovo nome che Dio diede al patriarca biblico Giacobbe in Genesi 32. Le 12 tribù di Israele erano formate dai discendenti dei suoi 12 figli. Queste tribù formarono in seguito un regno unito. Sono passati quasi 3000 anni da quando il regno di Israele fu diviso in due. Dieci delle 12 tribù di Israele si ribellarono al Re Roboamo, figlio di Re Salomone e nipote di Re Davide. La Bibbia continua a riferirsi a queste 10 tribù con il nome di Israele, mentre le altre due tribù (Giuda e Beniamino), che rimasero fedeli ai discendenti di Davide, erano conosciute come il regno di Giuda, o semplicemente Giuda. Talvolta Israele viene definito come il regno settentrionale e Giuda come il regno meridionale. Tra le tribù settentrionali prevarranno i discendenti di Giuseppe, figlio di Giacobbe, grazie ai suoi figli Efraim e Manasse, che secondo la profezia di Giacobbe sarebbero diventati le nazioni più potenti del mondo negli ultimi giorni (Genesi 49, 1, 22-26; confrontate Deuteronomio 33, 13-17).

Il nome Efraim è a volte usato rappresentativamente nelle Scritture per indicare l’intero regno settentrionale, anche se può anche riferirsi solamente ai discendenti del figlio di Giuseppe che portavano quel nome, destinati secondo la profezia a diventare una «moltitudine di nazioni» (Genesi 48, 19). Per alcuni studiosi di profezia, questa promessa fatta ad Efraim avrebbe trovato compimento nell’impero britannico e nel Commonwealth. Secondo la profezia, anche il fratello maggiore di Efraim, Manasse, era destinato a dar vita a una grande nazione (stesso versetto), separandosi dalla moltitudine di nazioni. Questa profezia troverebbe compimento con la formazione, la crescita e il dominio degli Stati Uniti d’America.
Il nome «Giudei», tuttavia, si riferisce sempre agli Ebrei, i discendenti del regno di Giuda. Dobbiamo anche ricordare che la moderna nazione chiamata Israele, formata solo da Giudei, rappresenta in realtà la rinascita dell’antico regno di Giuda.

In Osea 5 leggiamo una profezia che menziona Israele, Efraim e Giuda: «L’orgoglio d’Israele testimonia contro di lui, e Israele ed Efraim cadranno per la loro iniquità; e Giuda pure cadrà con essi» (versetto 5). Sembra che alla fine essi cadranno insieme, nel giro di un mese l’una dall’altra. Questa profezia deve ancora compiersi. Non dimenticate che Israele diede il suo nome ad Efraim e Manasse, i progenitori del popolo inglese e del popolo americano. Mentre Efraim è citato separatamente in questa profezia, il riferimento ad «Israele» deve essere associato agli Stati Uniti, al momento la nazione dominante tra le due.
La profezia di Osea riguarda tutte e tre le nazioni, ovvero gli Stati Uniti, l’Inghilterra e Israele (Giuda). Secondo tale profezia, sembra che tutte e tre cadranno nell’arco di un mese. Il versetto 6 descrive queste nazioni voltarsi indietro verso Dio, ma accorgendosi solo allora che è troppo tardi. A causa dei loro peccati, Egli le lascerà crollare e subire la sconfitta.
Questa profezia non poteva compiersi prima dell’ascesa dell’Inghilterra e degli Stati Uniti al ruolo di potenze mondiali nel XIX secolo e della formazione dello stato ebraico di Israele nel XX secolo.

Nella Sua più importante profezia sul tempo della fine, Gesù risponde alla domanda dei Suoi discepoli: «Quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?» (Matteo 24, 3). Dopo aver elencato diversi segnali che indicheranno l’imminenza del Suo avvento, Egli rivela che «questo evangelo del Regno sarà predicato per tutto il mondo, onde ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine» (versetto 14). Ma solo con i progressi tecnologici raggiunti con la televisione, la radio e altri mezzi di comunicazione di massa dopo la seconda guerra mondiale e la loro diffusione a livello globale che divenne possibile portare il Vangelo a centinaia di milioni di persone. Ciò nonostante, durante gli ultimi 50 anni non è stato possibile recapitare il messaggio in tutti i paesi. Le ex nazioni comuniste, ad esempio, non permettono la libertà di culto. La Cina, la cui popolazione ammonta a un quarto di quella mondiale, la vieta tutt’ora, ma non è la sola, vedi la Corea del Nord. In molte nazioni islamiche non è permesso professare altre religioni all’infuori dell’islam, tanto che in alcuni paesi c’è addirittura la pena di morte per chi cambia religione. Ma l’avvento di internet sta cambiando tutto. E’ molto più difficile per i governi esercitare il loro controllo. Questa è un’altra profezia che non si è potuta compiere fino a poco tempo fa.

C’è un’altra profezia biblica sul tempo della fine che può compiersi solo ora, in quest’epoca caratterizzata da una comunicazione globale in tempo reale. In Matteo 24, Marco 13 e Luca 21, Gesù ha dato una descrizione a grandi linee dei disastri che sconvolgeranno la scena mondiale con sempre maggiore frequenza ed intensità, al punto tale che «gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo» (Luca 21, 26). Per poter avere piena consapevolezza della situazione che verrà a crearsi e per agire di conseguenza, bisogna prima conoscere tali eventi. Al tempo in cui la profezia fu scritta, potevano passare diversi mesi o anni prima che la gente venisse a conoscenza dei vari disastri accaduti in altre parti del mondo, in molti casi addirittura non si veniva a sapeva proprio niente, e ancora più difficile era riuscire a realizzare che le varie catastrofi si stavano verificando su scala globale sempre più frequentemente. Solo con la crescente diffusione dei quotidiani e di altre forme di comunicazione di massa tutto questo è diventato possibile. Tuttavia, il livello di consapevolezza e il conseguente timore di molti di cui parla Cristo implica una disponibilità e una facilità di reperimento di informazioni ancora maggiori, condizione resa possibile solo grazie allo sviluppo di mezzi di comunicazione elettronici rapidissimi come Internet. Infatti, solo con i progressi tecnologici degli ultimi anni potranno prendere corpo gli eventi descritti in Apocalisse 11, e la gente in tutto il mondo potrà conoscere, vedendo in diretta, il destino dei due ultimi testimoni di Dio che questi farà sorgere quando Gerusalemme sarà calpestata dagli eserciti stranieri.
Questi due testimoni, che ricordano altri profeti biblici come Elia e Eliseo, porteranno al mondo l’avvertimento finale di Dio durante i tre anni e mezzo che precederanno il ritorno di Cristo. «Io darò ai miei due testimoni di profetizzare, ed essi profetizzeranno milleduecentosessanta giorni, vestiti di sacco… E quando avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. E i loro cadaveri giaceranno sulla piazza della grande città, che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il nostro Signore è stato crocifisso. E uomini dei vari popoli, tribù, lingue e nazioni vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo, e non permetteranno che i loro cadaveri siano deposti nei sepolcri. E gli abitanti della terra si rallegreranno su di loro, faranno festa e si manderanno doni gli uni agli altri, perché questi due profeti avevano tormentato gli abitanti della terra» (Apocalisse 11, 3, 7-10).
Notate il fatto che tutto il mondo potrà vedere i loro corpi senza vita durante i 3 giorni e mezzo in cui giaceranno a Gerusalemme esposti alla vista di tutti. Questo non sarebbe stato possibile prima dell’avvento della televisione satellitare, degli apparecchi di comunicazione mobile e di internet. Di nuovo, solo negli ultimi anni sono maturate le condizioni necessarie affinché questa profezia potesse compiersi. Sarà questa nostra generazione a vedere il ritorno personale e glorioso di Gesù Cristo e l’instaurazione del Regno di Dio sulla terra?

E’ spaventoso ed incoraggiante allo stesso tempo pensare che forse apparteniamo al secolo che testimonierà all’evento più importante nella storia dell’umanità. Come Gesù Cristo dice ai Suoi discepoli di tutti i tempi in Luca 21, 28: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Ma noi siamo pronti?