Nessuna contrapposizione tra Chiesa e Massoneria, ma ricerca di nuovo dialogo

A cura di CdP Ricciotti.

L’articolo, una vera e propria mistificazione della storia e fantaeresia autoreferenziale, è di Luigi Danesin (già Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia), pubblicato oggi su “Il Gazzettino”, titolo: “Nessuna contrapposizione tra Chiesa e Massoneria, ma ricerca di nuovo dialogo”.

Riportiamo il testo senza alcuna aggiunta. Seguirà un commento di Papa Leone XIII.

Citazione:

L’intervento del Cardinale Gianfranco Ravasi, pubblicato sul “Sole 24 ore” intitolato “Cari fratelli massoni”, mi dà occasione propizia per affrontare un tema che, da cristiano cattolico praticante, che ogni domenica si accosta alla Comunione mi è assai caro: il rapporto tra Chiesa e Massoneria. La Massoneria è un istituzione iniziatica a cui mi onoro di appartenere da circa cinquantanni, essendo anche il decano del Supremo Consiglio. Il Cardinale Ravasi, come noto, punta di diamante della cultura ecclesiastica, spiega con chiarezza, parole saggie ed “illuminate” come, al di là della diversa identità tra Chiesa e Massoneria, non manchino valori comuni come comunitarismo, beneficenza e lotta al materialismo. Come abbiamo più volte ribadito la Massoneria non è una religione, e nemmeno un suo surrogato, operando su un piano assolutamente diverso; la Massoneria, per me, è una vera “Scuola di Vita”, è un cammino di crescita che perfeziona l’uomo, in un mondo di simboli, e con una certa ritualità. Vorrei anche smentire un errato luogo comune: non è affatto vero che il massone è ateo. Anzi è l’esatto contrario: la Massoneria postula l’esistenza di un Ente supremo che chiama Grande Architetto dell’Universo ed ogni massone in ossequio alla Sua Credenza riconosce il proprio Dio. In questo momento di crisi di valori la Massoneria, anche veneziana, ha avuto un fiorente impulso. Anche tra i giovani perché, in momenti di difficoltà aumenta la ricerca anche di “spiritualità” e dei veri valori. L’esempio più emblematico lo viviamo in una loggia della Gran Loggia d’Italia a Beirut in Libano. Qui nella loggia “Cavalieri d’Oriente” vi sono, assieme, allo stesso tavolo, “fratelli” di dodici credenze religiose diverse: Cristiano Cattolici, Cristiano Ortodossi, Cristiano Siriaca, Musulmani Shiiti, Musulmani Sunniti, Cristiano Protestanti, Musulmani Alawiti, Cristiano Maroniti, Cristiano Armeni Ortodossi, Cristiano Armeni Cattolici, Druzi, Cristiano Latini. Alla nostra Gran Loggia aderiscono uomini e donne, diversamente da quanto accade nelle obbedienze di schema dogmatico. Il nostro obiettivo è quello di conoscere l’Uomo – questo grande sconosciuto – ed a condurlo al perfezionamento attraverso l’educazione, quindi alla sua vittoria sul vizio e sulle passioni mediante la conoscenza e l’esercizio delle virtù. Si cerca di raggiungere la conquista della Verità, il culto della Giustizia ed il rispetto della Gerarchia. Infine il ruolo Sociale, anche esso molto rilevante. La Massoneria Universale, non concepisce come fine a se stessa l’acquisizione delle virtù fondamentali che sono i pilastri del suo Ordine. Ma si comporta in modo da far lievitare il mondo in cui vive: quello della famiglia, della società e del Paese di origine e dell’umanità. Vi è, quindi, un preciso e chiaro ruolo sociale in tutto ciò. Tutto ciò sapendo che fin dalle remote età, lo sforzo dei nostri Maestri tese a fare del mondo intero una “Famiglia Ideale” in cui deve regnare lo spirito di Eguaglianza, di Libertà e di Fraternità. In questo senso va ricordato, con riconoscenza, il ruolo avuto da tanti nostri fratelli eminenti e valorosi. Massoni famosi se ne contano a migliaia; dalla cultura alla politica, dallo spettacolo all’imprenditoria. Numerosi i premi Nobel: Carducci, Quasimodo, Flaming. Inventori ed esploratori: Antonio Meucci, Giuseppe Garibaldi che fu anche Gran Maestro della Massoneria Italiana, il mio amico Hugo Pratt, veneziano come me, Kipling, Mozart, Napoleone Bonaparte, Pascoli, Goethe, Voltaire Amstrong. Non vanno dimenticati George Washington e quasi tutti i Presidenti americani. Nessuna contrapposizione con la Chiesa e la religione. L’auspicio è che ora il brillante intervento del Cardinale Gianfranco Ravasi possa contribuire, e dare nuovo slancio, al dialogo, nel rispetto delle reciproche appartenenze e prerogative, tra Chiesa e Massoneria; dialogo, ad oggi, un po’ sopito che potrà ricevere nuovo slancio.

Fine della citazione.

Adesso leggiamo cosa dice la Chiesa cattolica (che non è Ravasi):

Il genere umano, dopo che “per l’invidia di Lucifero” si ribellò sventuratamente a Dio creatore e largitore de’ doni soprannaturali, si divise come in due campi diversi e nemici tra loro; l’uno dei quali combatte senza posa per il trionfo della verità e del bene, l’altro per il trionfo del male e dell’errore. Il primo è il regno di Dio sulla terra, cioè la vera Chiesa di Gesù Cristo; e chi vuole appartenervi con sincero affetto e come conviene a salute, deve servire con tutta la mente e con tutto il cuore a Dio e all’Unigenito Figlio di Lui. Il secondo è il regno di Satana, e sudditi ne sono quanti, seguendo i funesti esempi del loro capo e dei comuni progenitori, ricusano di obbedire all’eterna e divina legge, e molte cose imprendono senza curarsi di Dio, molte contro Dio. Questi due regni, simili a due città che con leggi opposte vanno ad opposti fini, con grande acume di mente vide e descrisse Agostino, e risali al principio generatore di entrambi con queste brevi e profonde parole: “Due città nacquero da due amori; la terrena dall’amore di sé fino al disprezzo di Dio, la celeste dall’amore di Dio fino al disprezzo di sé (De Civit. Dei, lib. XIV, c. 17).

In tutta la lunga serie dei secoli queste due città pugnarono l’una contro l’altra con armi e combattimenti vari, benché non sempre con l’ardore e l’impeto stesso. Ma ai tempi nostri i partigiani della città malvagia, ispirati e aiutati da quella società, che larga mente diffusa e fortemente congegnata prende il nome di Società Massonica, pare che tutti cospirino insieme, e tentino le ultime prove. Imperocché senza più dissimulare i loro disegni, insorgono con estrema audacia contro la sovranità di Dio; lavorano pubblicamente e a viso aperto a rovina della Santa Chiesa, con proponimento di spogliare affatto, se fosse possibile, i popoli cristiani dei benefizi recati al mondo da Gesù Cristo nostro Salvatore.

Gemendo su questi mali, spesso, incalzati dalla carità, Noi siam costretti a gridare a Dio: “Ecco, i nemici tuoi menano gran rumore e quei che t’odiano hanno alzato la testa. Hanno formato malvagi disegni contro i tuoi santi. Hanno detto: venite, e cancelliamoli dai numero delle nazioni” (Psalm. XXXII, 2-5).

In sì grave rischio, in sì fiera ed accanita guerra al Cristianesimo, è dover Nostro mostrare il pericolo, additare i nemici, e resistere quanto possiamo ai disegni ed alle arti loro, affinché non vadano eternamente perdute le anime che Ci furono affidate, e il regno di Gesù Cristo, commesso alla Nostra tutela, non solo stia e conservisi intero, ma per nuovi e continui acquisti si dilati in ogni parte della terra.

Chi fosse e a che mirasse questo capitale nemico, che usciva fuori dai covi di tenebrose congiure, lo compresero tosto i Romani Pontefici Nostri Antecessori, vigili scolte a salute del popolo cristiano; e antivenendo col pensiero l’avvenire, dato quasi il segnale, ammonirono Principi e popoli non si lasciassero ingannare alle astuzie e trame insidiose. Diede il primo avviso del pericolo Clemente XII (Cost. In eminenti, 24 Aprile 1738); e la Costituzione di lui fu confermata e rinnovata da Benedetto XIV (Cost. Providas, 18 maggio 1751). Ne seguì le orme Pio VII (Cost. Ecclesiam a Jesu Christo, 13 Settembre 1821); poi Leone XII con l’Apostolica Costituzione Quo graviora (Cost. in. data del 23 Marzo 1825), abbracciando in questo punto gli atti e i decreti de’ suoi Antecessori, li ratificò e suggellò con irrevocabile sanzione. Nel senso medesimo parlarono Pio VIII (Encicl. Traditi, 31 Maggio 1829), Gregorio XVI (Encicl. Mirari, 15 Agosto 1832) e più volte Pio IX (Encicl. Qui pluribus, 9 Novembre 1846. Alloc. Multiplices inter, 25 Settembre 1865, ecc.).

Imperocché da fatti giuridicamente accertati, da formali processi, da statuti, riti, giornali massonici pubblicati per le stampe, oltre alle non rare deposizioni dei complici stessi, essendosi venuto a chiaramente conoscere lo scopo e la natura della setta massonica, quest’Apostolica Sede alzò la voce, e denunziò al mondo, la setta dei Massoni, sorta contro ogni diritto umano e divino, essere non men funesta al Cristianesimo che allo Stato, e fece divieto di darvi il nome sotto le maggiori pene, onde la Chiesa suol punire i colpevoli. Di che irritati i settari e credendo di poter, parte col disprezzo, parte con calunniose menzogne sfuggire o scemare la forza di tali sentenze, accusarono d’ingiustizia o di esagerazione i Papi, che le avevano pronunziate.

Prosegue ….