di Cinzia Palmacci

 

Anni fa una profezia dello scrittore franco-romeno Emil Cioran gettò una luce sinistra anche sull’Europa: “I francesi non si sveglieranno fino a che Notre Dame non sarà diventata una moschea”. Si è tornati a citare Cioran ora che la chiesa di Saint-Eloi a Vierzon, fra la Loira e la Borgogna, diventerà un luogo di culto islamico.

La diocesi di Bourges, in mancanza di fondi e fedeli, l’ha messa in vendita e l’offerta più significativa, oltre a quella di aziende e commercianti, è arrivata dall’Association des Marocains. La “scristianizzazione” della regione ha spinto a dismettere la chiesa. Su 27 mila abitanti soltanto trecento sono praticanti e vanno a messa una volta alla settimana. Il quotidiano Berry Républicain rivela che siano stati i fedeli, in accordo con la diocesi di Bourges, ad appoggiare la scelta di trasformarla in moschea. Recentemente sono usciti i dati sul cosiddetto “sorpasso islamico in Francia”, dove si costruiscono più moschee, e più di frequente, di chiese cattoliche, e ci sono più praticanti musulmani che cattolici.

Il più noto leader islamico, Dalil Boubakeur, rettore della gran moschea di Parigi, ha ipotizzato che il numero delle moschee dovrà raddoppiare, fino a quattromila, per soddisfare la domanda. Al contrario la chiesa cattolica ha chiuso più di sessanta edifici sacri, molti dei quali sono destinati a diventare moschee secondo una ricerca del quotidiano La Croix. Da anni gruppi musulmani stanno chiedendo ai cattolici il permesso di usare le chiese vuote, anche senza acquisirle, per risolvere i problemi di traffico provocati da migliaia di musulmani che pregano in strada.

Drastico calo di fedeli quindi nella culla dell’illuminismo e della laicità: per questo in Francia, le diocesi pensano di mettere in vendita parte del patrimonio ecclesiastico e molte chiese diventeranno caffè o biblioteche. Immediatamente le principali aziende immobiliari hanno messo gli occhi su una serie di chiese che secondo gli stessi cattolici andrebbero convertiti ad altro uso o destinazione: secondo il 71% degli intervistati nel sondaggio Odoxa, infatti, è preferibile la trasformazione di una parrocchia che il suo abbattimento. Ci sono poi dei precedenti che raccontano dell’attaccamento ancora molto radicato che i francesi – non solo fedeli cristiani – nutrono nei confronti delle chiese: nel 2007, infatti, a Nancy la mobilitazione dei cittadini con tanto di firme e riuscì a scongiurare la trasformazione della locale chiesa nella filiale della catena di fast-food KFC.

Dal 2010, sono state cedute due o tre chiese all’anno in media, soprattutto in provincia: «In parrocchia affluiscono sempre meno fedeli e i finanziamenti sono in calo. Non ci sono più i mezzi per mantenere un tale patrimonio e al tempo stesso mancano i preti per dare la messa», ha raccontato l’agente immobiliare specializzato, Patrice Besse, sottolineando come un numero sempre maggiore di diocesi si veda «costretto a vendere una parte dei beni». Ma il numero è destinato a salire: «Siamo solo all’inizio, nei prossimi anni – sempre secondo Besse – si venderanno oltre mille chiese». «Il patrimonio ecclesiastico non gode di ottima salute. Dal 2000 sono state demolite ventisette chiese e due rischiano di esserlo quest’anno» sono state le parole di Edouard de Lamaze, presidente dell’Osservatorio dei beni religiosi (Obs).

Verrebbe da chiedere cosa pensa Francesco in merito a questo drastico calo di fedeli nella patria non solo della laicità, ma anche di fenomeni come la Vandea o di personaggi come Giovanna d’Arco.

Un fenomeno, quello della conversione degli edifici di culto in moschee, comune a tutto il centro e nord d’Europa. In Olanda 250 luoghi dove per oltre un secolo hanno pregato cattolici, luterani e calvinisti hanno cambiato proprietario. Come la moschea Fatih Camii di Amsterdam, un tempo era una chiesa cattolica. O la chiesa di St. Vincentius, messa all’asta assieme ai confessionali, ai banchi, ai crocifissi e ai candelabri. A oggi oltre la metà della popolazione olandese fa parte dei “buitenkerkelijk”, i senza chiesa, così come i cattolici sono diminuiti del settanta per cento. L’islam è considerato la “religione più praticata” in Olanda.

Lo scorso gennaio Soeren Kern, senior fellow del Gruppo di studi strategici di Madrid, ha sciorinato i dati sulla proliferazione di moschee in ex luoghi di culto cristiani. In Germania, a Duisburg, chiudono sei chiese cattoliche. A Marxloh l’unica chiesa che sopravvive, quella di San Pietro e Paolo, chiuderà alla fine dell’anno. In tutto il paese quattrocento chiese cattoliche e cento protestanti sono state chiuse. Ad Anversa è allo studio la trasformazione delle chiese inutilizzate in moschee. La Scandinavia vive lo stesso fenomeno. Per citare un caso, la chiesa svedese di St. Olfos è per metà in uso ai musulmani.

La principale moschea di Dublino è un’ex chiesa presbiteriana.
In Inghilterra diecimila chiese sono state chiuse dal 1960, e per il 2020 si prevede la chiusura di altre quattromila. Per citare alcuni ex siti cristiani, ci sono la Central Mosque di Brent, la St. Mark’s Cathedral che oggi si chiama New Peckham Mosque e la ex chiesa metodista di Wesleyan. La moschea Didsbury, a Manchester, era una chiesa metodista, mentre una chiesa cattolica a Sydney, nella Nuova Scozia, diventerà presto una moschea. Anche a Clitheroe, nel Lancashire, le autorità municipali hanno concesso il permesso di trasformare una chiesa in moschea. Secondo i dati del Religious Trends nel Regno Unito, il numero dei frequentatori di chiese sta diminuendo a tale velocità che entro una generazione sarà tre volte inferiore a quello dei musulmani che vanno in moschea.

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  • Profezie sull’islamizzazione dell’Europa e della Francia

La progressiva islamizzazione dell’Europa entro il 2050 fu una tragica profezia del colonnello Gheddafi quando, nel 2010 venne a Roma in visita ufficiale, solo che la sua oculata profezia fu scambiata per una minaccia che poi lo condannò a morte.

Ma un’altra profezia sull’islamizzazione dell’Europa e della Francia in particolare, fu pronunciata da una scrittrice russa, che nel 2006 in un libro definito dalla critica “fantascientifico”, pronunciò il vaticinio che oggi si sta tramutando in tragica realtà. All’indomani dei fatti di Parigi, il suo lavoro meriterebbe tutta un’altra considerazione. Scrisse Elena Chudinova: come sarà Parigi nel 2048? Sarà musulmana e la Torre Eiffel diventerà il minareto più alto del mondo, mentre Nôtre-Dame subirà la sorte della chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli, oggi Istanbul: si trasformerà in moschea. Questo il titolo del libro profetico: La Moschea di Nôtre-Dame de Paris (Mecet parizhskoj Bogomateri) che riecheggia quello del celebre romanzo di Orwell del 1984 che avvertiva sul concreto pericolo di una islamizzazione dell’Europa.

Nel lavoro della Chudinova, il cattolicesimo è un protagonista implicito assieme al laicismo più o meno ateistico, della visione cupa della Francia di un non remoto futuro, mentre suo antagonista è un Islam ormai vittorioso grazie anche, oltre che alla sua energia di espansione, alle debolezze dei suoi avversari. La Chudinova, cristiana ortodossa, parla di un «neocattolicesimo» svigorito e rinunciatario al quale essa contrappone con simpatia il tradizionalismo di monsignor Lefebvre, avverso ad ogni ammodernamento religioso. In una Parigi in cui i musulmani hanno instaurato il loro potere totale e la loro egemonia religiosa e pochi renitenti sopravvivono ancora nei ghetti, si è costituito un movimento clandestino di resistenza armata che ha adottato mezzi di lotta terroristici.

La Chudinova, che in numerose interviste e interventi ha approfondito e difeso le sue posizioni, ha tenuto a precisare che nel suo romanzo i cristiani resistenti non sono «terroristi», come i suoi oppositori l’ avevano accusata: i cristiani sono dediti soltanto alla preghiera, convinti che sia giunta la «fine dei tempi» e che non resti che affrontare il martirio per la fede, mentre a resistere disperatamente al dominio musulmano sono i laici, i nuovi Maquis, come li chiama, eredi della resistenza antifascista, «residui della società irreligiosa a noi contemporanea». E prosegue: «Essi posseggono certi valori ai quali non vogliono rinunciare. Ma essi vanno verso il nulla. Prendono in mano il mitra per difendersi, semplicemente per non morire schiavi, ma tali quali sono. Non possono vincere, sono in un vicolo cieco». Già queste dichiarazioni dicono la tensione che si è creata intorno al romanzo, contro il quale si sono schierati critici di tendenza liberale.

A sua volta la Chudinova, conservatrice rigorosa, non manca di controbattere, usando parole dure contro i liberali (in particolare, contro il partito di Grigorij Javlinskij «Jabloko»), definiti «non simbionti, ma parassiti» della società, colpevoli di ridurne l’ immunità di fronte alla «minaccia islamica». La posizione politica della Chudinova non è priva di originalità e impedisce di catalogarla tra i neonazionalisti russi antioccidentali, in particolare tra i nuovi «euroasisti», ai quali essa rimprovera l’ idea secondo cui «la Russia deve associarsi all’ Asia e così sconfiggere l’ America» perché, obietta, in tal modo l’ America sarebbe lei sconfitta, ma anche «la Russia cesserebbe di esistere». Si lamenta la Chudinova che la Russia «troppo a lungo è stata staccata dalla comune famiglia europea» e su questa base «isolazionistica» si è formato un «messianismo artificiale». E precisa a proposito della riforma occidentalizzante di Pietro il Grande: «Quando pensiamo male del confine del XVII-XVIII secolo, non posso essere d’ accordo neppure sotto l’ aspetto religioso. Io questo confine lo percepisco come un periodo benefico». Il suo ideale d’ Europa è nettamente rivolto al passato e l’attuale Chiesa cattolica è accusata di essersi adattata al mondo moderno: «È terribile, certo, ciò che è avvenuto da noi nel periodo sovietico, quando ci hanno strappati dalla religione, ma ancora più terribile è quando si profana la religione» con un lassismo che tutto permette. Rispettando tutte le proporzioni come per il riferimento a Orwell, l’altro nome fatto a proposito della Chudinova è quello di Oriana Fallaci, a proposito della quale l’ autrice della Moschea di Nostra Signora di Parigi ha dichiarato: «In parte la protagonista del mio romanzo ha come modello la giornalista italiana Oriana Fallaci che adesso, grazie a Dio, è conosciuta anche da noi, dopo l’ uscita del suo libro-predicazione La Rabbia e l’ Orgoglio. Ma nel 2048 una donna così non si metterebbe più a predicare: che senso ci sarebbe ormai? Perciò la mia Sofia (l’eroina del romanzo) tiene in mano il kalashnikov, a differenza di Oriana, la cui arma è la penna». Possiamo trascurare le polemiche accesissime intorno al libro della Chudinova per alcuni «affascinante romanzo d’ avventure» e «ardita antiutopia», per altri opera «reazionaria» di istigazione antiislamica.

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  • Per un’Europa che demolisce le chiese una Russia che ne costruisce di nuove

“Non ci sarà alcuno ritardo, né ostacolo” alla realizzazione del progetto di dare a Mosca altre 200 chiese ortodosse. Ad assicurare il Patriarcato russo-ortodosso è stato il sindaco della capitale in persona che ha voluto tranquillizzare i vertici scismatici dopo le numerose polemiche seguite al suo via libera per la costruzione dei nuovi luoghi di culto. “Ora è necessario passare alla fase pratica, disegnare e costruire nuove chiese” ha detto il primo cittadino, gettando le fondamenta della prima delle chiese da edificare, che sorgerà nei pressi del famigerato teatro Dubrovka. Qui nel 2002 un sequestro messo in atto da ribelli ceceni finì nel sangue con l’intervento delle forze di sicurezza russe. Finora il comune ha dato agli scismatici russi 15 appezzamenti di terra e a breve ne consegnerà altri cinque. Lavori sono già in corso in altri 80 siti, ha aggiunto il sindaco. Dal canto suo il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha detto che “200 chiese non bastano a risolvere del tutto il problema, ma cambieranno la situazione radicalmente, perché avremo la possibilità di lavorare in mezzo alla gente con le chiese a pochi passi di distanza dalle abitazioni”. Per lo Stato l’appoggio della chiesa scismatica russa è di grande aiuto nella prospettiva della lotta a piaghe sociali come alcolismo, violenze interetniche e aborti. Per questo Sobianin ha invitato i responsabili ecclesiastici a fare delle chiese non solo un luogo di preghiera, ma anche di incontro e sostegno ai giovani e ai bisognosi. Secondo il Kirill, Mosca servirà da esempio alle altre regioni e “se saremo in grado di attuare questo programma, cambierà tutta l’immagine religiosa della Russia”. Stando a dati del Patriarcato, la proporzione tra il numero di chiese e di fedeli ortodossi a Mosca è di una chiesa per ogni 35mila abitanti e in alcuni quartieri anche ogni 150mila o 200mila abitanti. Questione di prospettive.