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Oggi abbiamo già pubblicato Lettera agli amici e benefattori n° 63 (6 gennaio 2003, sul triste destino degli ‘accordisti’) scritta da Mons. Fellay per ammonire il popolo “tradizionalista” da certi rischi.

Sulla stessa scia riportiamo una riflessione che dovrebbe condurre ad un’ampia meditazione, non tanto per il valore complessivo del testo – che è la tipica lagna banalotta e raccogliticcia del girone dossettiano – quanto per lo spirito profondo che lo contraddistingue.

L’autore è  Giovanni Bianchi, presidente dei Circoli Dossetti e dell’associazione nazionale Partigiani Cristiani, già Presidente Regionale delle Acli Lombarde, deputato del PPI e segretario cittadino milanese del PD.

Il testo, intitolato “Le pecore smarrite“, è tratto appunto da CircoliDossetti.it:

[…]

La sensazione è che, visto l’oggettivo vicolo cieco in cui la Fraternità si trova, chiusa fra la duplice negazione del Vaticano II e della possibilità di uno scisma come “Chiesa alternativa”, la via via d’uscita offerta da Francesco (che differirebbe di poco da quelle a suo tempo offerte da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) sia quella della Prelatura personale, sullo stile dell’Opus Dei, ottenendo in pari tempo di riportare alla pienezza della comunione cattolica (accettazione del Concilio inclusa) la comunità tradizionalista e dall’altro di costringerla, di circoscriverla in un recinto ben definito per toglierle ogni possibilità di nuocere alla vita pastorale ordinaria.

Uno specchio d’acqua stagnante, in sostanza, accanto al fiume impetuoso dell’autentica vita ecclesiale.