Vostre Eccellenze Reverendissime,

 

la Chiesa di Cristo si trova in mezzo ad una tremenda tempesta, che da cinquant’anni a questa parte ha fatto perdere l’orientamento ai suoi timonieri in capo, provocando il mal di mare a molti fedeli dell’equipaggio. Pochi sono coloro che, rimanendo ben saldi nella tecnica di navigazione appresa dalla tradizione degli antichi padri, riescono a calcolare la giusta rotta da intraprendere per riportare la nave nella giusta direzione.

Voi, cari vescovi, siete alcuni di questi. Voi non Vi siete lasciati confondere dagli errori del neomodernismo penetrati nella Chiesa con il Concilio Vaticano II, rimanendo saldi nella Dottrina salvifica e nella Tradizione santificante. Il Vostro coraggio, a partire dal Vostro padre nella Fede, di venerabile memoria, Mons. Marcel Lefebrve, si è fatto sentire con quella ponderata ma decisa voce controcorrente e con delle scelte dolorose ma necessarie per la salvezza delle anime e la continuazione della tradizione apostolica del Santo Sacrificio della Messa donatoci da Nostro Signore Gesù Cristo; questo stesso coraggio si è trasmesso a molti che, nel loro piccolo, vivendo tempi bui di persecuzione e di sconforto, hanno trovato nel Vostro esempio l’ entusiasmo per andare avanti e non tradire la Verità e la Bellezza della unica Fede salvifica, rifiutando gli errori, sia teorici che pratici, e perpetuando la Santa Messa cattolica. I marinai che non si sono lasciati influenzare dalle bugie dettate a prua sanno che la rotta deve essere tenuta a denti stretti e braccia salde sulle corde dell’albero.

Ma non è per tessere un elogio che io, povero seminarista che si impegna a vivere a pieno la autentica Fede cattolica, mi trovo oggi a indirizzarVi queste poche righe. Lo faccio, spinto da zelo di carità fraterna, per supplicarVi di usare prudenza, ponderatezza, attenta riflessione nei riguardi delle relazioni che la Fraternità Sacerdotale San Pio X intrattiene con la Santa Sede di Roma, e specialmente con Francesco, il quale ha recentemente aperto le porte ad una presumibile “riconciliazione” secondo specifiche forme del Diritto Canonico, peraltro postconciliare.

Vi supplico, di cuore, siate attenti!

La Chiesa è da sempre piena di lupi che con fortuiti agguati sbranano le pecore, e non sempre il pastore è capace di difendersi, perché i lupi viaggiano in branco.

Sento le parole di Mons. Lefebvre, che fu uomo di profetica santità, riecheggiare in questi giorni di politica ecclesiale per richiamare alla fermezza, al rigore e alla fervorosa opposizione ad ogni errore, anche se piccolo. Perché la Verità pretende di essere vissuta senza se e senza ma. La Chiesa nella storia tante volte ha dovuto dire “non possumus” per custodire il tesoro della Fede, per difendersi dagli attacchi del male, per compiere il sommo volere di Dio. E quante, quante volte egli si fece sentire con forza, in tutto il mondo, per denunciare l’eresia e il male dilagante, subendo calunnie, persecuzioni, oltraggi, violenze. Ma non è forse questo ciò che spetta a chi desidera la santità? Non bisogna forse vivere la Croce del nostro Signore fino alla cima del Calvario?

Che grave peccato di condanna sarebbe l’accondiscendenza al male, il piegarsi ad illusioni di favoritismi vacui e soluzioni che non comportino il sacrificio del sangue, così come Gesù ci chiede ogni giorno.

Molto mi hanno colpito le parole di Papa Celestino V rivolte ai vescovi di Gallia: “Temo che, in questo caso , il tacere equivalga alla connivenza: temo che il nostro tacere sia più dannoso del loro parlare: in queste materie, infatti il silenzio non va esente da sospetto, poiché se la falsità ci dispiacesse veramente , difenderemmo la verità: è dunque una colpa per noi il silenzio che favorisce l’errore” .

No, Vostre Eccellenze, non potete permetterVi un errore proprio adesso. Dalle Vostre sacre mani dipende il futuro di tante anime, che il buon Dio Vi ha affidato come gregge da pascere, santificare, governare in santità e giustizia, per edificare il Regno sociale di Gesù Cristo, per compiere il trionfo del Cuore Immacolato di Maria, che rapidamente si avvicina.

Quale catastrofe sarebbe perdere il punto di riferimento che la Vostra Fraternità rappresenta: chi ci darebbe ancora la formazione puramente cattolica alla teologia di San Tommaso e della Scolastica, la pratica di vita di santificazione e donazione di sé, il catechismo dei padri, ma soprattutto la cosa più importante al mondo che è la Santa Messa di sempre?

Lo Spirito Santo non ha mai mancato di illuminare gli uomini di buona volontà e soprattutto gli eletti figli posti a guida della Chiesa: non mancherà certamente di suggerire anche a Voi in questo momento di delicata tensione.

Da parte mia, così come da parte dei tanti sacerdoti, seminaristi, uomini e donne di retta Fede che contano su di Voi, giungano ora e sempre sostegno e umili preghiere affinché possiate essere santi sacerdoti di Cristo e della Sua Chiesa.

L’Immacolato Cuore di Maria vi custodisca!

Con filiale devozione,

Mich’ael