abbé-Schmidberger

Riportiamo il documento scritto dall’ex Superiore Generale della FSSPX, che fa tanto discutere in questi giorni. Il documento, nelle intenzioni del Rettore del seminario di Zaitzkofen, sarebbe dovuto rimanere riservato. Dal momento che molti lo hanno già ripreso, lo riprendiamo anche noi. [RS]

 

di don Franz Schmidberger

 

I. La Chiesa è un mistero. È il mistero della presenza di Dio tra noi, del nostro Salvatore, Dio, che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e che viva. La conversione richiede la nostra collaborazione.

 

II. La Chiesa è infallibile nella sua natura divina; ma è diretta da persone che possono fare degli errori e talvolta li fanno. Noi dobbiamo distinguere la funzione dalla persona. Quest’ultima resta un certo tempo a svolgere la funzione e poi la lascia, perché muore o per altre circostanze, ma la funzione rimane. Oggi, Papa Francesco ha il ministero papale e il primato dell’autorità. Da qui a un’ora, non lo sappiamo, potrebbe dimettersi e verrebbe eletto un altro papa. Tuttavia, fintanto che egli occupa la Sede Papale, noi lo riconosciamo come tale e preghiamo per lui.

 

Non diciamo che sia un buon papa. Al contrario, con le sue idee liberali egli provoca e crea una grande confusione nella Chiesa. Ma quando Cristo fondò il Papato, Egli vedeva tutta la serie dei papi di tutta la storia della Chiesa, compreso Papa Francesco. Eppure ha permesso la sua elevazione al trono papale.

Del pari, Nostro Signore ha stabilito il Sacramento della Sua Divina Presenza, benché abbia previsto i numerosi sacrilegi della storia.

 

III. Mons. Lefebvre ha fondato la FSSPX in mezzo a questo tempo di confusione per la Chiesa. Essa è chiamata a dare alla Chiesa una nuova generazione di sacerdoti, per preservare il vero Sacrificio della Messa e proclamare il Regno di Gesù Cristo dovunque nella società, anche contro i papi e i prelati liberali che hanno tradito la Fede. Così, questo doveva sfociare in un conflitto: nel 1975 la Fraternità è stata mandata in esilio. Là, non solo essa ha sopravvissuto, ma si è ingrandita e per numerose persone è diventata un segno di contraddizione contro la distruzione della nostra epoca.

 

L’opposizione divenne chiara per tutti il 30 giugno 1988, quando per ragioni di necessità Mons. Lefebvre consacrò quattro vescovi.

IV. Tuttavia, Mons. Lefebvre cercò sempre una soluzione canonica per la Fraternità e non evitò le conversazioni con le autorità romane, che chiedevano di fare un passo indietro. Egli continuò nei suoi sforzi anche dopo le consacrazioni episcopali, benché nel suo realismo avesse poche speranze di successo. Egli chiedeva, usando degli argomenti ad hominem, di lasciar «fare l’esperienza della Tradizione», Egli riconosceva bene che la Fraternità era in una situazione eccezionale e non per sua colpa, ma per colpa dei suoi avversari. Fino al 2000 la situazione restò così. A partire da allora, Roma pensò di rimediare a questa situazione, talvolta in maniera astuta, talvolta con intenzioni oneste, a seconda della persona incaricata da Roma di gestire il dossier.

 

V. Il declino della Chiesa, contemporaneo allo sviluppo costante della Fraternità, porta alcuni vescovi e cardinali ad essere d’accordo in tutto o in parte, benché la  cosa sia difficile da riconoscere. Roma abbassa progressivamente le sue richieste e le proposte recenti non parlano più di riconoscere il Vaticano II, né la legittimità del Novus Ordo Missae. Così, sembra che sia arrivato il momento di una normalizzazione della Fraternità, e questo per diverse ragioni:

 

1) Ogni situazione anormale porta di per sé alla normalizzazione. È nella natura delle cose.

2) Noi non dobbiamo perdere di vista il pericolo che i fedeli e alcuni membri si siano abituati alla situazione e la vedano come se fosse normale: le opposizioni qua e là contro la partecipazione all’Anno Santo o anche il disprezzo per l’attribuzione di una giurisdizione ordinaria da parte di Papa Francesco (Noi ci siamo sempre richiamati allo stato di necessità e siamo ricorsi alla giurisdizione straordinaria conformemente alla legge). Questo provoca della turbolenza. Se i fedeli o i membri della Fraternità trovano confortante questa situazione di libertà dalla dipendenza dalla gerarchia, questo implica una perdita graduale del «sensus ecclesiae». Non dobbiamo mai pensare: «Noi abbiamo la sana dottrina, la vera Messa, i nostri seminari, priorati e vescovi, non ci manca niente».

3) Noi abbiamo dei simpatizzanti tra i sacerdoti e i cardinali, tra i quali certuni vorrebbero appellarsi a noi per aiutarli, ci darebbero delle chiese e forse ci affiderebbero la cura di un seminario. Ma attualmente, a causa della nostra situazione, per loro è impossibile farlo. In ogni caso, gli ostacoli che hanno i fedeli timorosi diminuirebbero. Dai media e dappertutto noi siamo considerati come degli scismatici, noi respingiamo queste affermazioni.

4) Negli anni a venire noi avremo un bisogno urgente di nuovi vescovi. È certamente possibile consacrare senza mandato pontificio in caso d’urgenza, ma è possibile consacrare dei vescovi col permesso di Roma e questo permesso dev’essere richiesto.

5) Modernisti, liberali e altri nemici della Chiesa sono molto interessati a ciò che riguarda la soluzione canonica per la Fraternità. A riguardo, il discernimento degli spiriti non suggerisce qual è la buona e la migliore via?

6) Come supererà questa crisi la Chiesa? Nello stato attuale delle cose, si vede che non vi è neanche un barlume di speranza. Di contro, l’atto ufficiale di riconoscimento della Fraternità innescherebbe un sano trambusto all’interno della Chiesa. Il bene sarebbe incoraggiato, i malevoli subirebbero una disfatta.

VI. Risposte ad alcune obiezioni

1) Come si può aspirare ad un riconoscimento da parte di Papa Francesco?

 

Risposta: Sopra abbiamo già detto della necessaria distinzione tra la funzione e il titolare di questa funzione. Non v’è alcun dubbio che il Papa attuale esercita il suo ruolo stabilito da Dio. Ma noi dobbiamo tenere a mente che cosa è stato realmente il Concilio e le conseguenze che ha prodotto nella Chiesa: confusione, dittatura del relativismo, pastorale superiore alla dottrina, amicizia con i nemici di Dio e i nemici del cristianesimo. Ma sta proprio qui uno degli errori del Concilio: separare la causa dagli effetti. Per certuni, fin troppo soggetti al fascino della persona di Benedetto XVI, invece di considerare prima la funzione papale e poi la persona, le sue dimissioni furono una doccia fredda. Noi non dobbiamo fare lo stesso errore di sottostare troppo al fascino di una persona invece che dell’istituzione divina. Forse Papa Francesco è il solo in grado di prendere questa decisione, per imprevedibilità e improvvisazione. I media potrebbero perdonargli di aver preso questa decisione, ma non avrebbero mai perdonato Benedetto XVI.
Con il suo stile di governo autoritario, per non dire tirannico, egli sarebbe in grado di mettere in opera questa decisione, anche per la Resistenza.

2) Ma allora che diranno le persone della “Resistenza”?

 

Risposta: Non possiamo muovere la nostra azione tenendo conto delle persone che, in tutta evidenza, hanno perso il senso della Chiesa e dell’amore per la Chiesa nella sua forma concreta. In questo momento, combattono tra di loro.

3) Per l’avvenire dovremo stare zitti su tutti gli errori attuali.

 

Risposta: Non staremo zitti, al contrario chiameremo gli errori col loro nome, dopo come prima della nostra normalizzazione. Dobbiamo pur uscire dall’«esilio» in cui oggi ci troviamo.

4) Papa Francesco ha una così cattiva reputazione tra i cattolici che un riconoscimento della Fraternità da parte sua provocherebbe più danni che benefici alla Fraternità.

 

Risposta: Fin dall’inizio abbiamo distinto la funzione dalla persona. Se Francesco è il Papa – e lo è – allora ha anche il primato di giurisdizione su tutta la Chiesa, che faccia del bene o del male alla Chiesa. Noi dobbiamo seguire questo cammino, quello di fare del bene alla Chiesa, non lasciamoci guidare dalla ricerca dei favori umani e Dio ci benedirà.

5) Ma questa integrazione della FSSPX nel sistema conciliare le «costerà» la sua immagine, forse anche la sua identità.

 

Risposta: Tutto dipende dalla fermezza che manteniamo e da chi converte chi. Se noi agiamo con vigore, appoggiandoci alla grazia di Dio, la nostra situazione potrà essere una grazia per la Chiesa. Vi è forse un altro ambito in cui potrebbe trovarsi la Fraternità per essere in grado di rendere possibile una tale conversione?
Evidentemente, noi non dobbiamo contare sulle nostre qualità e le nostre forze, ma sull’aiuto di Dio. Si pensi allo scontro fra Davide e Golia. Facciamo un paragone: come cristiani noi siamo in un mondo cattivo e corrotto ed è qui che dobbiamo vivere le nostre prove. Il pericolo di contagio è grande, ma noi possiamo e dobbiamo evitarlo con la grazia di Dio.

6) Tutte le congregazioni che si sono sottomesse a Roma si sono adattate al sistema conciliare o sono sparite.

 

Risposta: La nostra posizione di partenza non è la stessa: nel nostro caso è Roma che fa pressione per trovare una soluzione e che si avvicina a noi. Negli altri casi erano queste congregazioni che chiedevano, recandosi spesso a Roma con un senso di colpa.

Per di più, nessuna di esse aveva un vescovo, tranne l’Amministrazione Apostolica San Giovanni Maria Vianney di Campos in Brasile, il cui vescovo, Mons. Rifan, è pronto ad ogni compromesso.

Certo, noi abbiamo bisogno di una solida protezione con una struttura ecclesiale appropriata. Questo sembra garantito da una Prelatura personale. Questa struttura non è stata offerta ad alcuna delle altre congregazioni. Dopotutto, l’obiezione sollevata è solo parzialmente esatta: per esempio, La Fraternità San Pietro esiste da 27 anni ed è rimasta fedele, almeno nelle regioni germanofone, alla Santa Messa tradizionale, con poche concessioni. Comunque, la Fraternità San Pio X, «dietro le quinte», è stata la sua assicurazione sulla vita.
VII. Conclusione

Se Dio vuole aiutare la Sua Chiesa, vi sono molti mezzi. Uno di questi è il riconoscimento della FSSPX da parte delle autorità romane. La FSSPX, non è consacrata alla Santissima Vergine, che la proteggerà e la guiderà nei suoi travagli in questa nuova situazione?

Dignare me laudare te, Virgo sacrata ; da mihi virtutem contra hostes tuos.
Fai, o Vergine santa, che io canti le tue lodi; dammi la forza contro i tuoi nemici.

Zaitzkofen, 19 febbraio 2016
Don Franz Schmidberger
Rettore

 

 

 



1. Il documento Riflessioni sulla Chiesa e sulla posizione della Fraternità al suo interno, è stato scritto da me, di mia iniziativa, senza che nessuno mi abbia incitato, né spinto, né che mi abbia incaricato di farlo. Esso presenta le riflessioni mie proprie ed ha un carattere puramente privato.

2. Esso è stato reso noto a una piccola cerchia di persone, in tutto nove: al Superiore Generale, a un altro vescovo della Fraternità, ad altri sacerdoti del seminario di Zaitzkofen e ad un laico non nominato. Esso non è stato mostrato ai seminaristi, né agli altri Fratelli del seminario, che non hanno avuto conoscenza del suo contenuto. Del pari, non è stata fatta alcuna traduzione in un’altra lingua, né è stata considerata, né autorizzata. Io non ho alcuna responsabilità per la pubblicazione di questo documento su internet.

3. Naturalmente, mi assumo la responsabilità delle considerazioni che ho espresse, che ritengo siano pertinenti nell’attuale situazione della Chiesa e della Fraternità. Del resto, io non mi impedisco né di pensare né di Sentire cum Ecclesia.

Zaitzkofen, 15 aprile 2016
Don Franz Schmidberger
Rettore