Quando nel 1875 il principe Umberto di Savoia venne a trovarsi a Vienna per partecipare ai funerali dell’Imperatore Ferdinando, Francesco V, ormai al termine del suo cammino terreno, non volle avere con lui alcun rapporto, nemmeno protocollare, e si comportò semplicemente come se Umberto non ci fosse.
Erano stati proprio i Savoia a privarlo di quel Ducato di Modena che il Congresso di Vienna, nel 1814, aveva assegnato alla sua famiglia, gli Asburgo-Este, un ramo cadetto della casa imperiale. Vittorio Emanuele II, facendosi beffe di ogni diritto, glielo aveva strappato con l’inganno, una truffa sancita in seconda battuta da un plebiscito farsa.
Nel freddo della capitale imperiale a Francesco non rimaneva più nulla, solo l’amata consorte, Andelgonda di Baviera, sposata a Monaco nel 1842, e un cumolo di ricordi così ingombrante da togliere il sonno, più dolore che piacere. A rincuorarlo non vi era nemmeno l’onore guadagnato sul campo di battaglia. Anche Papa Pio IX e Francesco II di Borbone erano stati sconfitti, ma loro almeno avevano combattuto, avevano tentato di opporsi all’invasore sabaudo. Il Duca aveva solo un manipolo di uomini a disposizione, quanto bastava per mantenere l’ordine all’interno dei confini dello stato, ma nulla più. Nel 1859, dopo le prime rivolte e l’arrivo delle truppe franco-piemontesi dalla Toscana, Francesco V dovette arrendersi. I rinforzi giunsero da Vienna in quantità sufficiente a ritardare l’occupazione, ma non a fermarla.
Il Duca, notoriamente un uomo accorto e lungimirante, fu tra i primi a cogliere la portata rivoluzionario del Risorgimento. Fedelmente ancorato ai valori del cattolicesimo e della cultura politica ancien régime, Francesco V capì che i Savoia si erano prestati, come docili burattini, a fare il gioco dei massoni, dei liberali e degli anticlericali, le stesse forze che, qualche decennio dopo, avrebbero scalzato dal trono anche loro.
Fu così che l’11 giugno 1859 la corte lasciò per sempre le terre del Ducato in direzione dell’Austria. La Brigata Estense – poco più di 3000 uomini – fu l’unico fra gli eserciti italiani a seguire il sovrano in esilio e lo fece esclusivamente per incondizionato amore verso il Principe e per rispetto dei giuramenti prestati, offrendo un esempio straordinario che meravigliò anche i più accesi antiduschisti. Scriveva Teodoro Bayard De Volo, Ministro residente a Vienna:« Una truppa la quale segue il proprio sovrano non il giorno del trionfo ma in quello della sventura, senza esitare un istante, pronta a qualsiasi evento, non protesta essa forse, con tutta l’energia di una fede antica, contro alla vituperevole cedevolezza dei tempi nuovi?».
In esilio con il Duca, brillante saggio della storica cattolica Elena Bianchini Braglia, racconta la dolorosa vicenda di questi uomini, soldati che rinunciarono a tutto, alla casa, agli affetti e, sovente, a una vita di dignitoso ritiro, pur di continuare la guerra contro il nemico, una guerra ideale, un conflitto di testimonianza, ma non per questo meno significativo.
Forse fu proprio la loro riottosità allo scioglimento ad animare diverse insurrezioni filoducali che si verificarono a Modena e dintorni durante i primi anni dell’occupazione piemontese. Le speranze, però, crollarono presto. Le rivolte furono domate facilmente e la proclamazione della nascita del Regno d’Italia, avvenuta nel 1861, spense anche gli spiriti più infuocati.
Il generale Agostino Saccozzi e i suoi uomini furono stanziati in Veneto e lì rimasero fino alla soppressione ufficiale del corpo, avvenuta il 24 settembre 1863 a Cartigliano Veneto.
Domenico Panizzi, uno dei soldati della Brigata, alla morte di Francesco V volle dedicare alla Duchessa una commovente narrazione del momento dello scioglimento dell’esercito estense. Le prime parole dello scritto narrano con amarezza di un’epoca gloriosa ormai passata, sostituita dalla nuova barbarie rivoluzionaria: «È una storia dolorosa quella che mi accingo a raccontare…»
Luca Fumagalli
Il libro: Elena Bianchini Braglia, In esilio con il Duca. La storia esemplare della Brigata Estense, Rimini, Il Cerchio, 2007, pp. 153, Euro16.