di A. Giacobazzi
Due parole sugli europei di calcio? Su quanto fossero belle quelle partite infarcite di connotazioni morali che hanno fatto brillare gli anni passati. Sul memorabile 1964, l’URSS si confrontava in finale con la Spagna franchista: quanto quel trionfo, quel primo posto spagnolo, fosse un’inconfessabile e insufficiente rivincita per tante questioni attuali e sospese, risulta difficile da definire ma facile da immaginare. Lo sport – sembra retorico ricordarlo – era altra cosa. Gli ultimi scontri ideologici facevano emergere ancora qualche bagliore di differenza, lasciavano intendere cosa significasse una bandiera, una maglia.
Viene quasi male a far un paragone col marasma banalizzante e livellante della competizione unioneuropeista di oggi, dove tutti i Paesi si assomigliano, in una sorta di Erasmus di massa applicato alla società.
Appassiona poco questo europeo.
Scusate se pecco, ma benedetta fu quella “cortina di ferro”