La recentissima attualità riporta alla ribalta un tema ancora estremamente controverso. I grassetti nell’articolo sono nostri. [RS]

 

Secondo la Procura di Trani non c’è alcuna correlazione tra l’autismo e la somministrazione del vaccino pediatrico trivalente contro morbillo, parotite e rosolia (Mpr). Lindagine era partita dopo la denuncia di una coppia i cui figli sono entrambi malati di autismo, e che aveva prodotto la documentazione del medico della Polizia di Stato Massimo Montinari, secondo la quale entrambi i bambini, che oggi hanno 14 e 9 anni, si siano ammalati dopo il vaccino.

Secondo gli accertamenti effettuati dai consulenti della procura però non vi è alcuna relazione tra la malattia e il vaccino, tanto che il pm Michele Ruggiero sta per chiedere l’archiviazione dell’indagine per «lesioni personali gravissime a carico di ignoti». Il team di consulenti, composto fra gli altri anche dal dirigente dell’Iss Giovanni Rezza, ha escluso qualsiasi relazione tra Mpr e autismo. Sono gli stessi consulenti però a suggerire che prima delle vaccinazioni «sembra razionale eseguire alcuni esami ematochimici nei soggetti a rischio e, in particolare, nei bambini piccoli», in modo «da avere qualche elemento in più per capire se sono nella condizione di sopportare lo stress immunitario delle vaccinazioni senza rischi gravi per la salute». Su questo aspetto però sembra non esserci accordo fra tutti gli esperti. In particolare Giovanni Rezza chiarisce: «Sugli esami del sangue forse c’è stato un fraintendimento. Non ritengo siano assolutamente necessari e in nessun modo possono predire il rischio di autismo. Quello che più conta è che l’inchiesta è sulla via dell’archiviazione perché nel nostro lavoro di consulenza è stata rispettata l’evidenza scientifica: come dimostrato dall’ampia letteratura scientifica non esiste correlazione tra i vaccini, in particolare quello contro il morbillo e l’autismo».

E dai consulenti della Procura di Trani è arrivata anche la critica alle linee guida di Organizzazione Mondiale della Sanità, Acip (Advisory committee on immunization practices) e Aafp (American academy of family physicians) «non sembrano assolutamente adeguate per promuovere una corretta sicurezza vaccinale» e anche per rispettare il ‘principio di precauzione’ che dovrebbe essere il pilastro di ogni intervento sanitario». In particolare, sottolineano «stupisce che si limitino semplicemente a dire che i vaccini non dovrebbero essere usati se il paziente ha febbre alta o altri segni di malattia grave». Le linee guida, scrivono Rezza e i medici Aldo Ferrara e Francesca Fusco «Sembrerebbero invece finalizzate solo a promuovere le vaccinazioni pediatriche focalizzandosi semplicemente sulla loro utilità nell’evitare quella specifica patologia per cui il vaccino è stato preparato». «L’Oms – proseguono i consulenti – dimentica per esempio di consigliare una attenta e dettagliata raccolta anamnestica delle condizioni fisiologiche e patologiche del bambino, ma anche dei suoi familiari, unitamente ad una valutazione dell’ambiente in cui vive, su come viene alimentato e trattato e sulle caratteristiche psico-comportamentali dei genitori. A ciò si associa la frequente disattenzione sulle condizioni del bambino nei 40 giorni antecedenti l’inoculo vaccinale in relazione a comparsa di febbre, virosi, patologie esantematiche fruste, somministrazioni anche estemporanee di farmaci a qualunque livello immuno-interferenti quali, ad esempio, steroidi anche in formulazione topica dermatologica, anche banali patologie, contratte in ambito scolastico o da nido materno».

Alberto Villani, vicepresidente della Società italiana di Pediatria risponde alle critiche emerse sulle linee guida dell’Oms: «Le linee guida dell’Oms sui vaccini sono elaborate per tutto il mondo, e vanno poi adattate ai singoli paesi. Un’organizzazione che deve basarsi sull’intero mondo ha parametri diversi da quelli che può avere un paese come il nostro. Le linee guida tengono conto della situazione di tutti, poi sta al singolo stato adattarsi. Da noi le procedure vanno benissimo così come sono, bisogna lavorare però sulla cultura medica della popolazione italiana, che al momento è la più bassa d’Europa». Secondo Villani chiedere dei test che verifichino la capacità del sistema immunitario di tollerare la vaccinazione non ha senso: «Un banale raffreddore determina in un organismo una risposta anticorpale equivalente ad eseguire più di mille vaccinazioni – sottolinea l’esperto -. Per quanto riguarda i test non c’è nessuna ragionevolezza neanche nel proporli, non esistono test, non vanno fatti. La salute dei bambini non lo richiede, forse servono per qualcuno che ha interessi economici».

Medici e pediatri da tempo ribadiscono che non esiste alcuna correlazione tra vaccini e insorgenza dell’autismo. Le maggiori istituzioni scientifiche mondiali, a partire dall’Organizzazione mondiale della sanità e i Centers for disease control di Atlanta, hanno escluso, sulla base di vari studi, qualsiasi correlazione tra autismo e vaccino trivalente. Al contrario, avvertono gli esperti «sono gravissime, e questa volta certe, le conseguenze delle mancate vaccinazioni: è infatti accertato che un calo delle coperture vaccinali può portare a un ritorno di malattie pericolose, si pensi alla poliomielite, mentre ancora oggi in vari Paesi si contano morti a causa del morbillo». In oltre 15 anni di studi non è stata trovata correlazione tra il vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia e i disturbi dello spettro autistico. L’ultima ricerca pubblicata su Jama un anno fa aveva smentito ancora una volta il rapporto fra immunizzazione e questa patologia. L’indagine era stata condotta su ben 95.000 bambini, tutti con fratelli più grandi, alcuni dei quali autistici, ed aveva accertato che il vaccino contro morbillo-parotite-rosolia non era associato a un aumento del rischio di disturbi dello spettro autistico. Un altro studio pubblicato nel marzo 2013 sul Journal of Pediatrics aveva confermato che non esiste una relazione tra malattia e immunizzazione. Nella ricerca dei Centers for disease control (Cdc) di Atlanta, sono stati studiati 256 bambini con disturbi dello spettro autistico e confrontati con 752 bambini non autistici.

Il giudizio sulla correlazione tra vaccini e autismo è nato nel 1998 a causa di uno studio che si rivelò una bufala. Un medico inglese, Andrew Wakefield, pubblicò su Lancet uno studio su 12 bambini autistici in cui affermava che c’era un legame tra la malattia, alcuni problemi gastrointestinali e l’immunizzazione. Il testo fu poi ufficialmente ritirato dalla rivista nel 2010. Fu provato che Wakefield, poi espulso dall’ordine dei medici inglese, aveva ricevuto 500mila sterline da un avvocato specializzato in cause contro le case farmaceutiche. Nonostante questo l’articolo è ancora citato ampiamente da siti e organizzazioni contro i vaccini.

Fonte

Contra: sentenza Trib. Busto Arsizio 2009