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Il 1° settembre esce la fondamentale ristampa italiana di un’opera cattolica di estremo successo, nella quale è illustrato in dettaglio come il cattolico non possa mai – se vuole rimanere tale – dirsi liberale. Info e prenotazioni qui.

“Ingolosiamo” i lettori, nell’attesa, proponendo alcuni spunti di riflessione sul tema!

  • “Ciò che deriva direttamente dal liberalismo è o l’anarchia o la tirannia.” (Abbé Philippe)
  • “Il liberalismo, infatti, che l’uomo moderno ha teorizzato e imposto, si è eretto fin dall’origine contro il Creatore e il diritto naturale. Esso rappresenta una scelta e una sfida. E’ l’antico e sempre risorgente grido dell’uomo che proclama il suo non serviam. I risultati sono sotto gli occhi di tutti…” (Danilo Castellano) (leggi altro)
  • Qui un breve estratto dell’opera in prossima uscita: “Spesso si cade nella corruzione del cuore per la perversione della mente; più spesso però avviene di dar nell’errore della mente per la corruzione del cuore. Chiaro lo dimostra la storia di tutte le eresie. Nel loro principio quasi tutte si rassomigliano: o un puntiglio d’amor proprio, o una disdetta, onde altri vuolsi ricattare, o una femmina dietro la cui gonnella perde l’eresiarca il ben dell’intelletto, o il luccicore dell’argento che l’abbaglia, e gli fa vendere la coscienza. Rare volte l’errore scaturisce da profondi e faticosi studii, sì bene rampolla da quelle tre teste dell’Idra che descrive s. Giovanni, e ch’egli chiama “concupiscentia carnis, concupiscentia oculorum, superbia vitae”. Quindi si corre ad ogni errore, ed al Liberalismo altresì. Veggiamo coteste chine nel loro più ordinario pendio.” (leggi altro) 
  • “Sacerdoti vinti dalla seduzione osino pure a dire a chiare note ciò che insinuano con molte reticenza; proclamino, se ne hanno il coraggio, facciano recitare e cantare un Credo aggiornato, e dicano: “Credo in una Chiesa mutevole, che deve mettersi al passo con la storia e convertirsi dai suoi peccati”. Quanto a noi, inseriti nella Tradizione di due millenni, continuiamo a credere alla Chiesa Santa, una attraverso i secoli, che non commette colpe e non deve convertirsi, benché non cessi di rendere più effettiva la conversione di coloro che ha generato alla vita soprannaturale; una Chiesa che non è mai in ritardo per portare ai peccatori la salvezza; una Chiesa, il cui movimento e il cui cammino non sono determinati dalla storia, ma dallo Spirito di Dio (la storia è un’occasione, non una causa efficiente).” (padre Roger Thomas Calmel) (leggi altro)

 

  • Giugno 2015, sulla rivista Instaurare:

Ai paragrafi n. 130 e n. 131 dell’«Instrumentum laboris» n. 2 viene recepita (e, quindi, fatta propria) un’espressione della Relatio Synodi dal significato e dalle conseguenze dirompenti. Si tratta di un’espressione entrata formalmente nella cultura europeo-occidentale alla fine del secolo scorso, a partire precisamente dagli anni ‘90 del Novecento. Essa si è imposta soprattutto per l’effetto irradiante di pronunciamenti di organismi internazionali e di sentenze sia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sia delle supreme Corti degli Stati. In Italia, per esempio, è stata accolta e utilizzata in diverse sentenze soprattutto della Corte di Cassazione. A loro volta Organismi e Tribunali l’hanno accolta, utilizzata, imposta e divulgata perché essa piano piano si è diffusa nel modo di pensare generale in virtù di un insistente bombardamento ideologico che ha favorito «letture» discutibili di norme positive anche molto anteriori agli anni ‘90 del Novecento, ed ha «aperto» a nuovi costumi. Si tratta dell’espressione «orientamento sessuale» (che taluni definiscono «identità erotica»), la quale sostituisce il sesso. Essa segna il passaggio dall’ordine naturale all’«ordine» ideologico e rappresenta il tentativo di sostituire le relazioni sociali basate sulla natura con le relazioni meramente antropologiche. In altre parole si passa dal biologico al «culturale». Se tutto è «culturale» in senso antropologico (quindi, non umanistico), tutto è possibile e lecito, perché tutto dipende esclusivamente dalla volontà degli esseri umani. L’«Instrumentum laboris» n. 2 recepisce, dunque, acriticamente un’espressione che, sul piano culturale, è «rivoluzionaria» in quanto si pone in aperto contrasto con l’ordine naturale, vale a dire con l’ordine della creazione. E ciò nonostante sia riconosciuta in questa tesi una contraddizione, sottolineata apertamente al n. 8 dello stesso «Instrumentum laboris». Il fatto è che la cultura cattolica è attualmente ipotecata dalla cultura liberale. Essa è figlia di un’errata concezione della persona che non è quella «classica»; quella, per esempio, proposta da Severino Boezio (Rationalis naturae individua substantia), ma quella elaborata dalle dottrine apparentemente opposte ma sostanzialmente subordinate alle teorie individualistiche proposte dalla Modernità. Anche l’«Instrumentum laboris» n. 2 è ipotecato dalla dottrina del personalismo contemporaneo (si vedano, in particolare, i nn. 7, 17, 35, 109), la quale è una forma di radicale individualismo. Questa porta a rivendicare come diritto la piena realizzazione della persona (rectius della sua volontà); a farne il centro di tutta la storia; a sostenere che ogni persona deve essere accolta con la sua «esistenza concreta», vale a dire «così come essa si manifesta»; a erigerla a «entità sacra» inviolabile nella sua sfera nella quale è interdetto ogni intervento fosse anche solamente magisteriale.