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di Martino Mora

 

Cos’ è davvero successo a Rouen? La morte di un prete sgozzato come un agnello al sacrificio, davanti a un altare e al crocifisso su quell’altare, è qualcosa che ci riporta violentemente al senso del sacro, anche se di un sacro rovesciato, arcaico, probabilmente diabolico. L’uomo di Dio, il consacrato che amministra i Sacramenti, che ci ripropone a ogni Messa il sacrificio del Cristo, viene a sua volta sacrificato, sgozzato, davanti al suo altare.

E’ il ritorno del sacrificio umano, per giunta all’interno dello spazio dove si ricompie ogni volta il Sacrificio per eccellenza. E’ stata una profanazione assoluta. C’è qualcosa di demoniaco nell’uccisione di qualsiasi persona innocente, ma qui c’è di più: assistiamo all’irrompere del sacro rovesciato e quindi diabolico – il sacrificio umano – avente come vittima un sacerdote cristiano, attraverso un macabro rituale  E’ stata l’epifania  di una sacralità malevola, arcaica, violenta e oscura nel tempio di Cristo.

Al di là della sua volontà, l’anziano sacerdote è stato immolato come il suo Signore, è divenuto Agnello sacrificale come il Cristo. Tutto questo non può essere compreso che con categorie religiose: solo così possiamo interpretare il fatto di Rouen nella sua essenza, come l’aggressione di una concezione malevola, distruttiva, violenta,inquietante e deviata del sacro ai danni del sacro cristiano. In odio al sacro cristiano.

Da questo punto di vista è quindi una guerra tra religioni, anche se solo una delle due ha dichiarato guerra all’altra. La religione salafita dell’ISIS è diabolica, e non può che essere  necessariamente antagonista della vera religione, anche se quest’ultima si trova nel momento di crisi probabilmente più grande della sua bimillenaria storia. Quello che sconcerta, infatti, è l’incapacità del clero, ai suoi più alti livelli, di comprendere qual è la vera posta in gioco. E la sua incapacità di interpretare, secondo categorie religiose. quanto avvenuto. Questo conferma  che siamo nella più grave di tutte le crisi affrontate storicamente dal cattolicesimo. Se i capi della Chiesa cattolica  non sanno più interpretare con categorie cattoliche  un attacco di questo tipo, significa che si sono completamente secolarizzati. Ragionano come burocrati laici mondanizzati. Da qui le parole intrise di materialismo economicista di Bergoglio, incapace di comprendere l’epifania del sacro rovesciato contro la fede cristiana.

“C’è guerra per interessi, soldi, risorse della natura, per il dominio sui popoli questi sono i motivi. Qualcuno parla di guerra di religione, ma tutte le religioni vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri, capito?”, ha detto, rispondendo a un giornalista, sull’aereo che lo portava a Cracovia. Bergoglio è un vecchio socialista. Secondo lui  le guerre si fanno solo per soldi e per interesse. A suo dire, se si uccide in nome di  una religione in realtà lo si fa per interessi occulti ma assai concreti, quantificabili, che vi stanno dietro. Non può e non vuole capire il Sacrificio di Rouen, l’epifania di un sacro rovesciato, diabolico, nel tempio di Cristo. Per Bergoglio esiste solo l’homo oeconomicus. E’ l’utile e soltanto l’utile che muove l’uomo. E il Dio denaro. Così sembra confondere L’ISIS con Goldman Sachs e la mentalità dei fanatici dell’ islamismo con la quella  borghese e capitalista. Non capisce che chi si fa saltare in aria per una causa non ragiona come un finanziere e nemmeno come un mercante o un consumatore. Il terrorista islamico è disposto a immolare se stesso pur di uccidere più persone possibile. L’idea del vantaggio materiale gli è estranea.

Se Goldman Sachs e J P Morgan appoggiano ignobilmente la guerrafondaia Clinton è evidente che hanno il loro interesse a farlo, ma il terrorista che uccide sapendo di essere ucciso non è mosso certo da motivazioni economiche. Però Bergoglio,  mondialista e socialista (qualcuno ricorderà anche il suo entusiasmo pubblicamente espresso per il Cristo inchiodato su falce e martello regalatogli dal presidente boliviano Morales)  non lo capisce, La sua visione dell’uomo è amputata e unilaterale. Anche quando condanna giustamente l’idolatria del denaro, lo fa per denunciare le diseguaglianze, le ingiustizie sociali, ma mai in nome di esigenze non materiali, mai in nome della dimensione spirituale e trascendente così presente nell’evangelica condanna di Mammona. Così Bergoglio dimostra di essere altrettanto invischiato nel primato dei valori economici di quel capitale globale che pure a parole condanna (e che non a caso ne sostiene l’opera desacralizzante tramite l’entusiastico sostegno dei mass media). Non può capire ciò che è successo realmente a Rouen.