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di Massimo Micaletti

 

Il 10 luglio abbiamo ricordato San Benedetto, padre e Patrono dell’Europa. Uno dei pensieri più citati di questo titano della storia del cattolicesimo e della cultura occidentale è “Nulla anteporre all’amore di Cristo” (RB 4,21; RB 72,2): precetto difficile, quasi violento in un mondo che costantemente ci allontana da Nostro Signore e ci indica, all’opposto, cose e persone da anteporre a Lui. Eppure, quando mettiamo l’amore di Cristo in secondo piano, pecchiamo di certo e pecchiamo contro la Carità.

La “Imitazione di Cristo”, il testo di spiritualità più diffuso dopo i Vangeli, un anonimo del Medioevo, dedica un capitolo intero a questo aspetto. Leggiamolo assieme.

Imitazione di Cristo, Libro II, Capitolo VII

L’AMORE DI GESÙ SOPRA OGNI COSA 

  1. Beato colui che comprende che cosa voglia dire amare Gesù e disprezzare se stesso per Gesù. Si deve lasciare ogni persona amata, per colui che merita tutto il nostro amore: Gesù esige di essere amato, lui solo, sopra ogni cosa. Ingannevole e incostante è l’amore della creatura; fedele e durevole è l’amore di Gesù. Chi s’attacca alla creatura cadrà con la creatura, che facilmente vien meno; chi abbraccia Gesù troverà saldezza per sempre. Ama e tienti amico colui che, quando tutti se ne andranno, non ti abbandonerà, né permetterà che, alla fine, tu abbia a perire. Che tu lo voglia oppure no, dovrai un giorno separarti da tutti; tienti dunque stretto, in vita e in morte, a Gesù, e affidati alla fedeltà di lui, che solo ti potrà aiutare allorché gli altri ti verranno meno.

  2. Per sua natura, Gesù, tuo amore, è tale da non permettere che tu ami altra cosa; egli vuole possedere da solo il tuo cuore, e starvi come un re sul suo trono. Di buon grado Gesù starà presso di te, se tu saprai liberarti perfettamente da ogni creatura. Qualunque fiducia tu abbia posto negli uomini, escludendo Gesù, ti risulterà quasi del tutto buttata via. Non affidarti o appoggiarti ad una canna, che si piega al vento, perché «ogni carne è come fieno e ogni suo splendore cadrà come il fiore del fieno» (1Pt 1,24). Se guarderai soltanto alle esterne apparenze umane, sarai tosto ingannato. E se cercherai consolazione e profitto negli altri, ne sentirai molto spesso un danno. Se cercherai in ogni cosa Gesù, troverai certamente Gesù. Se invece cercherai te stesso, troverai ancora te stesso, ma con tua rovina. Infatti, se non cerca Gesù, l’uomo nuoce a se stesso, più che non possano nuocergli i suoi nemici e il mondo intero.

 

Il Catechismo di San Pio X richiama espressamente la supremazia dell’amore di Cristo nel nostro cuore e lo fa – appunto – parlando della Carità:

7. – Della Carità.

897 D. Che cosa é la Carità?

  1. La Carità è una virtù soprannaturale, infusa da Dio nell’anima nostra, per la quale amiamo Dio per se stesso sopra ogni cosa, e il prossimo come noi stessi per amor di Dio.

898 D. Per quali motivi dobbiamo noi amare Dio?

  1. Noi dobbiamo amare Iddio perché Egli e il sommo bene, infinitamente buono e perfetto; e inoltre per il comando che Egli ce ne fa, e per i tanti benefici che da Lui riceviamo.

899 D. Come si deve amare Iddio?

  1. Dio si deve amare sopra tutte le cose, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l’anima e con tutte le forze.

900 D. Che vuol dire amare Iddio sopra tutte le cose?

  1. Amare Iddio sopra tutte le cose vuol dire preferirlo a tutte le creature più care e più perfette, ed essere disposti a perdere tutto piuttosto che offenderlo e cessare di amarlo.

 

Persino il nebuloso catechismo attuale enuncia lo strettissimo nesso tra amore per Cristo e Carità:

La carità.

1822 La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio.

 

Ecco quindi che se non amiamo Dio prima di ogni cosa e persona, non possiamo amare nessuna cosa e nessuna persona: la nostra Carità, disgiunta dall’amore per Cristo è vuota e vana è solo un affetto ed un trasporto, effimero e non salvifico.

Se ci pensiamo bene, è esattamente l’opposto di quanto ci viene propinato correntemente anche da troppi ecclesiastici. Oggi ci viene detto: “Ama l’uomo, imparerai ad amare Dio”, ma il senso del pensiero benedettino e dei passi che ho riportato poco sopra è: “Ama Dio, imparerai ad amare l’uomo”.

Se Cristo non fonda il nostro amore per l’uomo, la nostra sarà una carità avvelenata e velenosa: amare l’uomo ed amare il mondo è un attimo, ma noi dobbiamo pensare alle cose di Lassù se vogliamo santificarci tra le cose di quaggiù.

Se amiamo Nostro Signore prima di tutto e di tutti, non annacqueremo la Verità sotto le spoglie della misericordia e della carità perché non avremo né bisogno né motivo di venire meno alla sequela di Gesù, non ci sarà posto per la filantropia, degenerazione della carità velenosa ed avvelenata, espressione capitale della simia Dei: a questa “carità” è, per paradosso e provocazione, preferibile l’illuministica tolleranza. Mentre infatti la falsa carità in qual modo giustifica il male e lo incoraggia, la tolleranza, almeno, nel suo esservi sostanzialmente indifferente rivendica il diritto di condannarlo formalmente. Ripeto, è una provocazione: si tratta di due facce della medesima medaglia. La falsa carità si illude di poter fare il bene facendo a meno di Cristo, la tolleranza si illude di costruire la pace e la libertà facendo a meno di Cristo.

E’ necessario forse chiarire che quando si parla dell’amore di Cristo si parla dell’amore nostro per Cristo, non dell’amore di Cristo per noi, il quale non diminuisce mai né viene meno, sia che lo abbiamo sempre presente sia che ce ne dimentichiamo, neppure quando le nostre colpe ci guadagnano l’inferno: proprio ad evitare questo equivoco, i Catechismi che ho sopra riportato parlano dell’amore di Dio “per se stesso”. L’amore di Dio per noi è una certezza: sta a noi creature far sì che il nostro amore per Lui resti saldo e prima di tutto.

Se metteremo al primo posto l’amore per Cristo, sarà più facile amare come Egli ama, pur nei nostri limiti di creature, e diverrà meno gravoso il precetto quasi sovrumano che ci ha lasciato: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 13, 31-35). Ricordiamo San Pio X “Amare Iddio sopra tutte le cose vuol dire preferirlo a tutte le creature più care e più perfette, ed essere disposti a perdere tutto piuttosto che offenderlo e cessare di amarlo”.

Fino alla morte di croce? Fino alla morte di croce.