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di Massimo Micaletti

 

Leggendo della vicenda dei due ottantenni piemontesi che hanno richiesto che un’unione civile suggellasse decenni di sodomia, mi è venuta una domanda. Ed è una domanda che rivolgo a tutti quei soggetti che in tv, sulla carta o nei Tribunali ritengono lecito ed anzi moralmente lodevole “donare bambini” (è l’espressione usata da Melita Cavallo, Giudice del Tribunale dei minori di Roma, estensore di una sentenza che di fatto sdogana l’utero in affitto[1], in una recente intervista a Radio 24[2]).

La domanda è facile facile: se costoro commissionassero una gravidanza per ottenere un bambino, per voi sarebbe buona cosa? Sarebbe amore? Li difendereste?

Premettendo che il quesito non ha nulla a che vedere colle reali intenzioni dei signori in questione, che non conosco, vorrei tuttavia avere risposta.

Non obiettate che avere figli a ottant’anni è contro natura e che non si può biologicamente essere genitori a quell’età: neppure due persone dello stesso sesso possono essere biologicamente genitori se vogliono diventarlo mediante i loro rapporti. E del resto da un pezzo la gravidanza su commissione viene utilizzata per soddisfare le più disparate necessità di persone completamente sane che però preferiscono ottenere un bambino così.

Non obiettate neanche che, data l’età avanzata dei committenti – genitori, il bambino sarebbe destinato a restare presto orfano, quindi infelice, perché certo alcuni altri di voi porterebbero casi di persone che hanno perso entrambi i genitori in tenerissima età eppure sono felici. E del resto i bambini pagati da quelli che possono permettersi l’utero in affitto partono già orfani, di madre o di padre.

Non obiettate nemmeno che due persone di ottant’anni non potrebbero amarlo come genitori perché voi stessi dite che basta essere amati per essere figli felici. E poi, direbbero molti di voi, quanta gente è cresciuta coi nonni ed è serena?

Insomma, la mia domanda è retorica e capziosa perché la risposta ce l’ho già: cari sostenitori della gravidanza su commissione, voi dovete essere d’accordo sul fatto che due persone con tendenze omosessuali di ottant’anni possano procurarsi un bambino in quel modo e dovete convincervi che questo bambino sarà felice. Voi dovete commuovervi dinanzi a due facoltosi ottantenni che spingono una carrozzina.

Quanto a noi, che ci ostiniamo a credere che esista una linea di confine tra l’amore e il delirio e che questa linea sia un solco profondo scritto da Colui che è Vero Amore, aspettiamo di vedere in quali nuovi lunari abissi di follia vorrete precipitare i bambini che la tecnica e il danaro vi premetteranno di procurarvi e certo infimo diritto vi assicurerà.

 


[1]  Mi riferisco alla sentenza del 14 dicembre 2015 che ha consentito l’adozione da parte di due uomini di un bambino nato in Canada attraverso la pratica dell’utero in affitto, vietata in Italia, così come è vietata l’eterologa tra persone non sposate e dello stesso sesso, anch’essa usata per far nascere il bimbo. La sentenza non è stata impugnata dal Procuratore del Tribunale dei minori che pure aveva dato parere contrario all’adozione, e così il 7 marzo scorso la sentenza è divenuta irrevocabile
[2]    Nella trasmissione mattutina “Questa estate”, puntata del 7 agosto, ascoltabile all’indirizzo http://www.radio24.ilsole24ore.com/programma/questa-estate/trasmissione-agosto-2016-100244-gSLAd1fSzB