burkini
di Cristiano Lugli

Le righe che mi appresto a scrivere sono già evidentemente esplicate nel titolo stesso, tuttavia risulta urgente qualche piccola considerazione in merito allo stato di cose in cui ci troviamo.

La noiosa e solita estate non aveva evidentemente niente di meglio da offrire, e purtroppo le commoventi e ben costruite immagini provenienti da Aleppo sotto gli scatti dell'”eroico” fotografo sono arrivate troppo tardi. Ragion per cui con qualcosa bisognava tappare, e cosa ci poteva essere di meglio se non un demenziale dibattito nazionale e finanche europeo su “burkini si, burkini no?”.

Troppe parole si sono già spese in merito a questo caso mediatico che ha travolto per giorni tutte le maggiori testate, facendo emergere in modo particolare la pochezza che trasuda dalla mentalità moderna di cui i politicanti sono il perfetto riflesso.

Fra le grandi genialate spicca certamente il comportamento “duro e puro” del Primo Ministro francese Manuel Valls , il quale ha definito il burkini “incompatibile con i valori della Francia“ rappresentando questo un’ “espressione di un’ideologia basata sull’asservimento della donna”.

Sarebbe interessante infatti capire quali siano i “valori della Francia” visto il ruolo che dall’Illuminismo in poi ha avuto in ambito disgregatore: delle radici cristiane dell’Europa, della famiglia cattolica in quanto cellula fondamentale dello Stato.

Il peggio però arriva quando Angelino detto Alfano si dice contrario alle norme di restrizione volute dalla Francia, e principalmente da alcuni sindaci della Costa Azzurra e della Corsica, pronti ad intimidire tramite salate multe le donne musulmane che osino presentarsi in spiaggia con il burkini. A questo punto Angelino crea un interessante corto circuito ideologico, che se pur in apparenza ritragga due posizioni opposte non di meno si può capire quanto esse siano invece figlie della stessa mentalità tipicamente ed instancabilmente moderna.

Da una parte abbiamo Francia e Germania, terrorizzate dai recenti attentati e resesi conto della visione che l’Islam ha della donna ( vedi fatti di Colonia ); dall’altra abbiamo l’Italia, fedelissima alla democrazia e che , paradossalmente, è più coerente con il piano dissolutivo che l’Occidente ha deciso di attuare da tempo abbandonando l’unica Fede.

È infatti assurdo che due stati assolutamente pregni da relativismo e libertinaggio possano imporre ad una donna di non coprirsi secondo il proprio credo, così com’ è assurdo che Alfano si esprima in estrema sintesi per difendere la libertà di usi e costumi religiosi, non tanto per una visione della donna decorosa ovviamente, ma per il semplice annesso dell’ “ognuno faccia quello che gli pare”.

Sono due facce di una stessa medaglia, l’una contraddittoria con il proprio regime di pensiero laico, che dovrebbe garantire a tutti la possibilità di “fare ciò in cui crede“, di “essere ciò che è” – visto che la frocianza LGBT ben sviluppata in Francia ed Europa intera ha la possibilità di andare vestita in opposizione al proprio sesso biologico – , ma che nel medesimo tempo è contraria a ciò che è dettato dalla “religione”, pur conscia ( ormai si spera ) di aver creato nel proprio stato la capitale di ciò che la Fallaci chiamava “Eurabia”: terra di foreign fighters, culla di un nichilismo esasperato che genera conseguentemente giovani amebe pronte a tutto pur di dare uno sfacciato senso alla vuota vita che l’Occidente offre.

Quando allora la religione “impone” qualcosa ecco che la laicité francese esce allo scoperto parlando di “valori”, i quali si può finalmente presupporre siano legati alla donna sconcia, che va in spiaggia in topless e bikini, e perché no, quella che preferisce la spiaggia nudisti.

Intercultura, interreligiosità, ma a patto che queste non presuppongano “divieti” di esibire tutta la dovuta somiglianza fra l’uomo e la bestia… Una sorta di contradictio in adiecto.

L’Italia risponde invece a gran voce, come dicevamo, dissociandosi da questi “limitatori di libertà”, incalzando la parte del Paese libero, che ci tiene al rispetto del culto altrui purché questo non generi violenza e non contrasti la legge… e che legge!

Questo tana liberi tutti è in effetti molto più coerente, tipico del vero pensiero pusillanamente italiano che se ne infischia di qualsiasi valore che riguardi il pudore e la moralità in sé.

Il salto è breve, e per uscire dalla galleria senza uscita per cui l’Europa si contende il titolo di ultimo stadio della corsa alla dissoluzione, si fanno sempre più vere le parole di Plinio Corrêa de Oliveira circa il passaggio rivoluzionario che dalla “libertà assoluta” convoglia il primato all’ “eguaglianza assoluta”:

«Quando la Rivoluzione si rese conto che, se si lasciano liberi gli uomini, diseguali per le loro attitudini e la loro volontà di impegno, la libertà genera la diseguaglianza, decise, in odio a questa, di sacrificare quella. Da ciò nacque la sua fase socialista. Questa fase ne costituisce soltanto una tappa. La Rivoluzione spera, al suo termine ultimo, di realizzare uno stato di cose in cui la completa libertà coesista con la piena uguaglianza. Così, storicamente, il movimento socialista è un semplice compimento del movimento liberale».

Due ultime brevi note vanno espresse in merito ad una foto postata dall’imam di Firenze, al quale è poi stato bloccato l’account Facebook ( anche se ancora non è certa la motivazione ), e ad un corso straordinario di acquagym per sole donne musulmane.

Nel primo caso abbiamo questo imam che posta la foto di alcune suore vestite con l’abito religioso camminare divertite per una spiaggia, a piedi nudi. L’immagine ovviamente fa il giro del web in pochissimo tempo, riempiendo le caselle dei commenti in cui se ne intravedono di quelli veramente urtanti: “Non credo che il Vaticano approverebbe un bagno in topless delle sorelle, probabilmente nemmeno in bikini”. A parte il fatto che non siamo nemmeno certi che quest’ ultima affermazione rispecchi la verità, è bene dire che la situazione risulta essere parecchio diversa: forse qualcuno dovrebbe spiegare all’imam provocone e ai molteplici commentatori che quella della suora è una vocazione religiosa, volontaria ed ispirata per la consacrazione totale a Dio. Quella della musulmana coperta da capo a piedi il più delle volte è una scelta obbligata di cui certe donne farebbero persino a meno. Rispecchia il fanatismo e non un vero credo, questo non potendo essere a causa della radice dell’Islam, che è appunto un falso credo. La sostanziale diversità sta proprio nel simbolo che il vestito religioso della suora ricopre e nel non-simbolo che il burkini rappresenta.

Se l’oggetto è lo stesso ma l’intenzione è priva di vero senso allora il risultato cambia, e di molto.

 

La seconda nota riguarda un corso in acqua organizzato nella città di Reggio-Emilia, per cui a livello locale si è alzato un gigantesco polverone. Due associazioni “umanitarie” e paladine dei c.d. “diritti per tutti” hanno ideato, con l’appoggio del Comune sinistroide, un corso di acquagym per sole donne musulmane, suscitando le ire dei rappresentati della Lega Nord. Anche in questo caso traspaiono i corti circuiti mentali dei politicomani, di cui si fa portavoce Matteo Melato, commissario provinciale del Carroccio:

«L’approccio del Pd  è sempre il solito, sempre supino alla religione e alla cultura islamica e immemore delle conquiste ottenute dalla nostra civiltà nel corso dei decenni. Addirittura a Reggio si organizzano corsi di acquagym per sole donne musulmane, dove all’interno della piscina non possono entrare uomini e il personale addetto alla piscina è solo di sesso femminile. È un vero affronto alla nostra cultura».

“Un affronto alla nostra cultura”, memore di “conquiste ottenute dalla nostra civiltà nel corso dei decenni” sarebbe dunque coprire la donna, che invece vorrebbe nuda come mamma l’ha fatta, e come si vede in tutte le piscine d’Italia.

Dall’altra parte invece c’è l’indecenza dei radiacal-buonisti sempre pronti a denigrare i “bigottismi” dei cattolici, salvo poi asservire supinamente l’integralismo islamico.

In conclusione possiamo semplicemente dire che il regnante odierno porta il nome di chaos magnum, uno stato caotico in cui non vi è nulla di sussistente, e in cui, cessando di esistere ogni assetto tradizionalmente gerarchico, si è finiti per avere governanti che in un’epoca in cui vigeva la sacrosanta Monarchia sarebbero stati considerati come quelli che, con un termine indiano, vengono definiti pària.

L’Occidente ha, riguardo alla donna, infinite responsabilità che non saranno mai risolte fintantoché non si ripartirà a ricostruire una civiltà deificata dalla sapienza antica, che affonda nell’eterno e quindi nella Roma Cattolica. Principalmente i popoli anglosassoni hanno voluto spingere la donna là dove non dovrebbe stare, nel mondo, con il mondo, prostituendola alla luce del sole e rinnegando la bellezza e la potenza per cui veniva definita “l’angelo del focolare domestico”.

Da un’angolatura abbiamo il libertinismo della donna-bestia il cui modello affermato traspare dalla televisione; nell’altro senso abbiamo i tanti sguardi tristi che s’intravedono dai burka e dai burkini, persino dai soli veli: una sottomissione al Nulla, una costrizione che non ha come fine l’adesione alla Chiesa di Cristo e la conseguente sottomissione all’uomo, all’essere moglie e madre.

Due opposti più simili che mai, un po’ come accade fra il retaggio comunista e quello liberal-capitalista. Lo scopo è sempre lo stesso, ovvero distruggere il Cristianesimo e sradicare la Dottrina della Chiesa dalle popolazioni.

Proprio stamattina, intento a sfogliare “Breviario antimoderno” edito da Radio Spada, mi sono ritrovato a leggere una frase di Domenico Giuliotti, calzante a pennello con il tema sopra proposto e con cui vorrei concludere in modo definitivo:

“La libertà, l’umanità, la democrazia, la civiltà, la scienza. Per esse si muore come cani; con esse si vive come porci.” 

L’uomo torni ad essere Uomo. Solo allora la donna tornerà ad essere Donna in senso assoluto. Generatrice, autrice della Vita stessa, pietra fondamentale su cui ergere la famiglia tradizionale che ha donato alla Chiesa milioni di santi sacerdoti nel corso dei secoli.