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Nel 1990 Dave Hunt, “apologeta” e scrittore evangelico, compone Global Peace and the Rise of Antichrist. Nonostante la matrice e la natura ovviamente eretica degli scritti e della teologia su cui si basano, le critiche mosse da Hunt all’ecumenismo “cattolico” vaticansecondista sono ficcanti: vale quindi la pena di leggere queste righe del suo libro, citate nel sito internet del suo progetto, “The Berean Call”. Traduzione, con adattamenti, a cura della redazione. [RS]

In attesa dell’Anticristo, e in preparazione della sua venuta, molti leader mondiali perseguono convintamente l’obiettivo di un’unione ecumenica di tutte le religioni. Giovanni Paolo II dichiarò, di fronte al Consiglio ecumenico delle chiese protestanti riunito a Ginevra (in rappresentanza di 400 milioni di protestanti), che dall’inizio del suo ministero aveva sempre tenuto ben presente che il coinvolgimento della Chiesa Cattolica nel movimento ecumenico era irreversibile e inarrestabile.

A dire il vero, tale coinvolgimento risaliva a ben prima dell’elezione di Giovanni Paolo II. […] Si pensi a Madre Teresa e a chi lavorava con lei: non tentarono di convertire a Cristo i malati e gli agonizzanti di cui si prendevano cura. Madre Teresa dichiarò anzi che il nostro incontro personale con “dio”, l’accettarlo nella nostra vita, ci deve rendere un indù migliore, un musulmano migliore, un cattolico migliore, un “qualsiasi” migliore, accettando ciò che “dio” è nella nostra mente. Il fatto che moltissimi adorino falsi dèi non sembrava turbare il ragionamento. Ma questa “evangelizzazione” è contraffatta, e gli esempi di una simile “prostituzione spirituale” nel clero cattolico sono “legione”.

 

Un mese prima della sua morte, il notissimo e acclamato trappista statunitense Thomas Merton disse ad una riunione ecumenica tenutasi a Calcutta che “siamo già una cosa sola, anche se pensiamo di non esserlo: dobbiamo dunque scoprire la nostra unità originaria”. Queste parole riecheggiano quelle di Madre Teresa, ma anche quelle di alcuni pontefici. Sono dotati di imprimatur libri scritti da chierici cattolici, in cui si legge che non dovremmo esitare a fruire dell’antica sapienza orientale, o che la vita di preghiera può essere grandemente aiutata da pratiche yoga e zen. Del resto, durante la sua visita in India nel 1986, Giovanni Paolo II definì pubblicamente “cruciale” la missione dell’India, a motivo della sua storica intuizione della natura spirituale dell’uomo; tutto il mondo doveva volentieri abbeverarsi all’antica sapienza indiana, per trovarvi ricchezza. Non male per un Papa dire ciò in merito ad una religione, quella indù, idolatrica, legata al culto dei demoni e responsabile di tanti orrori! Immaginate San Paolo Apostolo, ad Atene, lodare l’antica sapienza del culto di Zeus e la commendevole visione spirituale dell’uomo offerta dal paganesimo greco! Tale è la situazione odierna del Cattolicesimo romano, che sembra dare un grosso aiuto al Nuovo Ordine Mondiale, basato sulla “nuova” tolleranza [rectius libertà] religiosa.

Merton scrisse che Buddismo e Cristianesimo si assomigliano, nel considerare la vita di ogni giorno come materiale per trasformare radicalmente la nostra “consapevolezza”. La “grande morte” del Buddismo Zen era da lui assimilata alla “morte e resurrezione in Cristo”: entrambe conducono, secondo Merton, alla “morte del sé” e alla “nuova vita”, non però in un paradiso futuro, ma nel presente, nel “qui ed ora”. Niente di più lontano dalla realtà, naturalmente. […] L’ecumenismo finisce per negare l’unicità di Nostro Signore Gesù Cristo. San Paolo Apostolo non morì a se stesso attraverso tecniche di meditazione, ma attraverso la fede nella morte di Cristo per i nostri peccati, una fede di cui Induismo, Buddismo e altre false dottrine non solo mancano, ma che esplicitamente rigettano.

Ma la gerarchia cattolica ha una lunga storia di leadership ecumenica e gli esempi potrebbero riempire un libro. Si pensi a Giovanni XXIII e a Paolo VI, che si unirono al Dalai Lama, ad Anwar el-Sadat e al segretario generale ONU U. Thant (buddista) nel costituire un “tempio della comprensione” [ente con sede a New York presso la maggiore cattedrale presbiteriana, oltre che presso il Palazzo di Vetro; poi Organizzazione delle Religioni Unite dal 1995]. Il direttore dei programmi internazionali di tale ente è [era, ndr] un prete passionista, padre Luis Dolan (1921-2000). L’Arcivescovo Angelo Fernandes guidò invece per otto anni l’interconfessionale Conferenza mondiale sulla religione e sulla pace, con sede anch’essa a Ginevra.

Il Dalai Lama poi, che molti buddisti tibetani considerano divino, è stato regolarmente ricevuto da leader cattolici di tutto il mondo. Ha incontrato due volte Paolo VI e almeno cinque volte il suo buon amico Giovanni Paolo II. […]

 

E’ proprio a Giovanni Paolo II che si deve gran parte del successo che sta avendo il movimento ecumenico nel mondo. Come Gorbacev ha cambiato la situazione politica mondiale, così il Papa ha cambiato la situazione religiosa. Facendo uso del suo immenso prestigio, e dell’appeal emotivo della “pace”, è riuscito nel 1986 a riunire i capi di 12 religioni mondiali ad Assisi, per pregare il “dio” in cui ciascuno credeva, e chiedere a tale “dio” la pace nel mondo. E per giustificare la preghiera comune con stregoni e animisti, Wojtyla affermò che “la sfida della pace trascendeva le differenze religiose”.